Qualcuno, forse, ricorderà uno strano romanzo che il reverendo Charles Lutwidge Dodgson pubblicò con lo pseudonimo di Lewis Carroll, Alice's Adventures in Wonderland. La deliziosa protagonista, a un certo punto, beve un sorso di un saporitissimo liquido e, in una manciata di secondi, raggiunge dimensioni gigantesche... Ebbene, io ho l'impressione che molte persone si aspettino dai comuni alimenti risultati altrettanto notevoli; per lo meno, paiono attendersi effetti decisamente superiori a quelli che una data quantità di cibo sembrerebbe, a prima vista, in grado di produrre. Certo, capisco anch'io che, talvolta, una minuscola quantità di sostanze alimentari può produrre macroscopiche conseguenze: cibi avariati che provocano gravi intossicazioni, cibi ai quali si è allergici che "gonfiano" grottescamente... Tuttavia, ciò attiene alla patologia dell'alimentazione; desidero invece considerare qui la normale esigenza di alimentarsi mantenendo un giusto peso corporeo. A tale proposito, mi colpisce ciò che molte persone traggono, per così dire, dalle onnipresenti tabelle ove son riportati, in termini di calorie, i valori nutrizionali di svariati alimenti. A lume di logica, penserei - come, in effetti, ho sempre pensato - che con l'ausilio di tali tabelle ci si possa "dare una regolata", concedendosi una maggiore o minore quantità di un alimento a seconda del suo potere nutritivo. Per esempio, se un certo formaggio fornisce cento calorie per ettogrammo, poniamo, posso mangiarne - in un dato quadro alimentare complessivo - mezz'etto o poco più; se un altro formaggio ne fornisce solo sessanta, posso divorarne quasi un etto... Errore! Da quanto ho potuto osservare nella mia pur limitata vita sociale, tali tabelle sono utilizzate piuttosto per distinguere le pietanze che "ingrassano" da quelle che "non ingrassano": se volete ingrassare, mangiate le prime; se - saggiamente - volete invece dimagrire, mangiate le seconde - a volontà, sembra... -. "Oh, accipicchia, quanto ingrassa la carne di manzo! Ah, bene, il pollo "lo si può mangiare tranquillamente"..." Insomma, se un formaggio "light" contiene "il 20% di grassi in meno", le persone "a dieta" - tutte contente - ne mangeranno almeno il 30% in più...
Già, capiterà pure a voi, ogni tanto, di udire qualche giornalista televisivo che domanda a un esperto: "Ma, allora, la pastasciutta ingrassa o no?". Al bar, poi - dato che nessuno mette in dubbio la presenza di insidiosissime calorie nello zucchero -, si vedranno molte persone dolcificare il caffè con aspartame o prodotti simili (peraltro preziosi per chi soffra di diabete). Sembra che questo rito magico ponga i celebranti al riparo dal pericolo d'aumentar di peso - pur avventandosi poi su impressionanti "insalatone" servite in recipienti extra large -. Secondo la communis opinio, insomma, alcuni cibi ci fanno ingrassare, magicamente; altri cibi, invece, ci mantengono snelli, per fortuna...
Tale magico potere si disvela grazie alle famose tabelle. Certo, in un primo momento non si comprende perché esse non distinguano semplicemente tra cibi che ingrassano e cibi che non ingrassano - risparmiandoci tutti quei noiosissimi numeri -, dato che il loro contenuto sarà comunque tradotto nei termini di tale bipartizione... A una più attenta riflessione, sembra però ch'entri in gioco un altro classico atteggiamento dei cultori del pensiero magico; sarebbe infatti troppo facile presentare un elenco di alimenti ingrassanti e un elenco di alimenti non ingrassanti sic et simpliciter... L'adepto - che diamine! - si sente veramente degno soltanto se dimostra d'esser capace di tradurre tutti quei numeri, misticamente incomprensibili ai non iniziati (e che ai miei occhi ingenui, ripeto, parrebbero solo indicazioni utili per adeguare in qualche modo le porzioni di ogni vivanda alle esigenze di ciascuno), in termini di "alimenti positivi" e "alimenti negativi". Tra questi ultimi sembrano incutere particolare timore i dolci al cioccolato, ufficialmente messi al bando da moltissime persone - tutt'ora in sovrappeso, peraltro - per lunghi, gloriosi anni di orgogliosa "dieta" (detto tra noi, personalmente ne ho divorati a bizzeffe, con gran piacere, anche nei dieci mesi in cui mi è capitato di "perdere" sedici chili...).
Al solito, il profilo quantitativo svanisce, come per incanto, affinché possa dominare, incontrastato, l'aspetto qualitativo - ben più pregno di simbologie, immagino... -.