Soprattutto quando si discute tra scettici, mi pare che si dia generalmente per scontato quanto segue:
a) i parapsicologi e i loro simpatizzanti ammettono più facilmente degli scettici l'esistenza di un gran numero di fenomeni;
b) le persone affascinate dalla parapsicologia tendono a non far uso del "rasoio di Occam".
Be', tali pregiudizi non mi trovano affatto d'accordo. Ritengo, invece, che sia vero il contrario: i simpatizzanti della parapsicologia mostrano una spiccata tendenza a escludere l'esistenza di un grandissimo numero di fenomeni la cui esistenza è, viceversa, tranquillamente ammessa dagli scettici; ma, soprattutto, ho notizia di supporters della parapsicologia che fanno grande uso del "rasoio di Occam", in maniera persino eccessiva e magari maldestra... Un esempio tra tanti: James Randi ha raccontato (S&P anno III, n. 6, p. 31) di una signora "...convinta di avere un potere nelle dita che poteva influenzare il comportamento del suo pesce rosso. Quando puntava il dito ad un lato dell'acquario, il pesce andava dall'altra parte. Lei diceva che era psicocinesi...". Risulta evidente che la signora in questione brandiva un rasoio di Occam - misura extralarge - con entrambe le mani, facendolo volteggiare con gran vigore, lasciando infine sul campo di battaglia i cadaveri di parecchi "enti": con pochi decisi fendenti, infatti, ha saputo sbarazzarsi di una pluralità di fenomeni assai controversi, come quello del "pesce vedente", quello del "pesce reagente a uno stimolo" e quello del "pesce nuotante (e non psicotrasportato)". Ella ha così ridotto più enti a uno solo - l'usuale telecinesi -, rispettando non tanto il principio di economia oggettiva, o parsimonia, quanto il principio di pigrizia dell'apprendista parapsicologo (talvolta involontario riduzionista...).
Infatti, l'ammonimento attribuito a William of Ockham precisa che non dovremmo moltiplicare gli enti al di là della necessità. Supporre che un pesce sia in grado di vedere, sappia reagire in qualche modo ad alcuni stimoli - e sia persino capace di nuotare nell'acqua - non sembra però, alla luce dell'esperienza di miliardi di persone, tanto azzardato... Non si tratta, direi, di una bizzarra ipotesi formulata ad hoc per spiegare lo strano caso di una signora che aveva inventato un così avventuroso passatempo ittico... La protagonista dello sconvolgente fenomeno spontaneo - ma forse ripetibile - ha ritenuto, tuttavia, che sarebbe stata un'evidente esagerazione se si fosse ammessa l'esistenza di ben tre entia (se non di più) quando la psicocinesi era perfettamente in grado, da sola, di spiegare tutto...
La signora che ha vissuto la non eccessivamente toccante esperienza con il pesce rosso non è - almeno così immagino - una parapsicologa professionista... Ma quanti tra gli studiosi assertori dell'esistenza dei fenomeni paranormali cadono regolarmente in errori che possono considerarsi versioni assai più sottili e insidiose della buffa cantonata che ha preso la loro simpatica seguace?
a) i parapsicologi e i loro simpatizzanti ammettono più facilmente degli scettici l'esistenza di un gran numero di fenomeni;
b) le persone affascinate dalla parapsicologia tendono a non far uso del "rasoio di Occam".
Be', tali pregiudizi non mi trovano affatto d'accordo. Ritengo, invece, che sia vero il contrario: i simpatizzanti della parapsicologia mostrano una spiccata tendenza a escludere l'esistenza di un grandissimo numero di fenomeni la cui esistenza è, viceversa, tranquillamente ammessa dagli scettici; ma, soprattutto, ho notizia di supporters della parapsicologia che fanno grande uso del "rasoio di Occam", in maniera persino eccessiva e magari maldestra... Un esempio tra tanti: James Randi ha raccontato (S&P anno III, n. 6, p. 31) di una signora "...convinta di avere un potere nelle dita che poteva influenzare il comportamento del suo pesce rosso. Quando puntava il dito ad un lato dell'acquario, il pesce andava dall'altra parte. Lei diceva che era psicocinesi...". Risulta evidente che la signora in questione brandiva un rasoio di Occam - misura extralarge - con entrambe le mani, facendolo volteggiare con gran vigore, lasciando infine sul campo di battaglia i cadaveri di parecchi "enti": con pochi decisi fendenti, infatti, ha saputo sbarazzarsi di una pluralità di fenomeni assai controversi, come quello del "pesce vedente", quello del "pesce reagente a uno stimolo" e quello del "pesce nuotante (e non psicotrasportato)". Ella ha così ridotto più enti a uno solo - l'usuale telecinesi -, rispettando non tanto il principio di economia oggettiva, o parsimonia, quanto il principio di pigrizia dell'apprendista parapsicologo (talvolta involontario riduzionista...).
Infatti, l'ammonimento attribuito a William of Ockham precisa che non dovremmo moltiplicare gli enti al di là della necessità. Supporre che un pesce sia in grado di vedere, sappia reagire in qualche modo ad alcuni stimoli - e sia persino capace di nuotare nell'acqua - non sembra però, alla luce dell'esperienza di miliardi di persone, tanto azzardato... Non si tratta, direi, di una bizzarra ipotesi formulata ad hoc per spiegare lo strano caso di una signora che aveva inventato un così avventuroso passatempo ittico... La protagonista dello sconvolgente fenomeno spontaneo - ma forse ripetibile - ha ritenuto, tuttavia, che sarebbe stata un'evidente esagerazione se si fosse ammessa l'esistenza di ben tre entia (se non di più) quando la psicocinesi era perfettamente in grado, da sola, di spiegare tutto...
La signora che ha vissuto la non eccessivamente toccante esperienza con il pesce rosso non è - almeno così immagino - una parapsicologa professionista... Ma quanti tra gli studiosi assertori dell'esistenza dei fenomeni paranormali cadono regolarmente in errori che possono considerarsi versioni assai più sottili e insidiose della buffa cantonata che ha preso la loro simpatica seguace?