Il dottor Beniamino Placido suole deliziare lettrici e lettori trovando illuminanti risposte - ovviamente parziali, ovviamente provvisorie - a grandi interrogativi, grazie alla consultazione di libri - in lingua inglese o francese, quando non tedesca - spesso di ardua reperibilità. Anche l'umile sottoscritto, questa volta, è riuscito a trovare alcune risposte in un libro - facilmente reperibile, però, in edizioni economiche adeguate al censo... -. Desidero riportare qui di seguito - it will be my honour and privilege - un brano significativo tratto dal romanzo Tre uomini in barca di Jerome K. Jerome (edito da Newton Compton, traduzione di Maria Grazia Oddera Bianchi).
Il profeta a noi caro è il vecchietto che, in un mattino particolarmente lugubre di un giorno che noi vorremmo particolarmente sereno, scruta l'orizzonte tutto attorno con occhio particolarmente esperto e dice: "Oh, no, signore, penso che schiarirà, senza dubbio. Il sole riuscirà a sbucare senz'altro, signore". "Ah", diciamo, "lui sa", augurandogli il buon giorno e incamminandoci; "è straordinario come questi vecchietti sappiano predire il tempo!" E nei riguardi di quell'uomo proviamo un affetto per nulla sminuito dal fatto che il cielo non si schiarisce per niente e che la pioggia continua incessante per tutto il giorno. "Ah, be' ", ci diciamo, "ha fatto del suo meglio."
Nei confronti dell'uomo che prevede il maltempo proviamo soltanto sentimenti di astio e di rancore. "Non crede che si rasserenerà?", gridiamo allegramente, passando. "Ma, direi proprio di no, signore; temo che il cielo rimarrà coperto per l'intera giornata", risponde il tizio scuotendo il capo. "Stupido vecchio balordo!", borbottiamo scuotendo a nostra volta la testa. "Che cosa può saperne, lui." E se risulta che il pronostico è azzeccato, torniamo indietro ancora più irritati nei suoi confronti e con la vaga convinzione che, in un modo o nell'altro, lui ne sia responsabile.
Fin qui il brano del sommo umorista... Ora - immagino - alcuni di voi avranno colto qualche riferimento al tema della preveggenza. Da parte mia, be', non giungo ad affermare ch'essi siano in errore; tuttavia - a mio avviso - un nesso ancora più pregnante può riscontrarsi tra l'atteggiamento dei gitanti di Jerome e quello che il pubblico e gli operatori dell'informazione sogliono tenere in materia di "medicine alternative"... Al di là della faccenda specifica delle previsioni,[1] i due vecchietti (una traduttrice più à la mode preferirebbe forse scrivere "i due anzianotti") rivestono rispettivamente il ruolo del "buono (perché dice cose gradite)" e del "cattivo (perché dice cose sgradite)". Grazie a Mr Jerome si giunge così al cuore del problema: poco importa che - in un confronto del tipo "massmediatico" corrente - l'esponente del Cicap sia educato e gradevole e dica cose verissime, magari di fronte a un sostenitore dell'omeopatia che sia invece alquanto rozzo nei modi e racconti un mucchio di fandonie inverosimili... Chi nega la possibilità che una cura a base di acqua stantìa sia efficace contro il cancro, riveste comunque il ruolo del "cattivo", come il secondo vecchietto che, correttamente, aveva previsto che sarebbe piovuto. Chi al contrario afferma che tutte le malattie più spaventose - udite, udite... buone nuove! - potranno esser facilmente debellate - in modo "naturale" e senza gli effetti collaterali sadicamente inflitti dalla "medicina ufficiale" - grazie a pastigliette di amido, assai attraenti nelle loro confezioni dai colori appropriati, riveste (per ora di fatto, prossimamente di diritto) il ruolo del "buono", come il primo anzianotto che aveva erroneamente predetto il risbucar del sole.
I rispettivi ruoli di "buono" e di "cattivo" sono alla base delle ulteriori argomentazioni... Così, si affermerà poi che gli "attacchi" nei confronti dell'omeopatia sono organizzati dalle multinazionali plutofarmaceutiche, suscitando in tal modo l'impressione (a vague notion, secondo il lessico di J. K. Jerome) che i "rimedi omeopatici" siano prodotti, invece, non già anch'essi da industrie con il loro bravo (e quanto mai cospicuo) fatturato - e la loro brava lobby -, bensì (ma qui possiamo soltanto tirare a indovinare) da operose casalinghe, che possono quindi contare su qualche euro in più per fare la spesa, oppure da volenterosi studenti che di giorno appunto studiano, mentre di notte - per mantenersi agli studi - fabbricano medicinali "dolci" e naturali (nel timore, peraltro, d'essere scoperti e assoggettati a inique sanzioni...). Tante stupidaggini, purtroppo, appaiono plausibili al pubblico come ai giornalisti, una volta che i ruoli nel gioco siano stati predeterminati. Occorre - a parer mio - cambiare gioco; evitare, cioè, di sedersi al tavolo predisposto, forse con una certa astuzia, per le partite a "due vecchietti", nelle quali noi ci troveremo sempre in una posizione di svantaggio. Spero d'esser stato chiaro: se il programma televisivo, o l'inserto del periodico, o la tavola rotonda, si basano sul confronto diretto tra chi sostiene che una data cosa, assai desiderabile, sia possibilissima e chi ritiene invece di dover avvisare che tale cosa, purtroppo, non può aversi, si riproporrà il paradigma tradotto in forma letteraria, con grande acume, da Jerome K. Jerome. è indispensabile, io credo, uno slancio di fantasia da parte degli psicologi e degli artisti scettici, al fine di coinvolgere il pubblico in giochi ben diversi, nei quali chi rappresenta la posizione del Cicap non sia più percepito, istintivamente, come l'incarnazione del secondo vecchietto - sapiente ma antipatico -, bensì (per azzardare una possibile "ricetta") come un impasto di tenente Colombo, Robin Hood e Piero Marrazzo [2]... Insomma, per tornare ai prodotti omeopatici, in qualche modo deve farsi strada - tra il pubblico e, ancor prima, tra gli operatori dell'informazione - l'idea che non si vogliono eliminare le medicine "dolci" - dimostrando grande crudeltà[3] - per favorire i fabbricanti delle medicine "violente", ma si vuole ricercare esclusivamente la verità, qualunque essa sia, affinché imbroglioni vecchi e nuovi non abbiano modo di approfittare della carenza di nozioni specifiche che rende ancora più vulnerabili le persone sofferenti, né le mille superstizioni vecchie e nuove possano continuare a indurre in tragici errori milioni di persone in buona fede.
Il profeta a noi caro è il vecchietto che, in un mattino particolarmente lugubre di un giorno che noi vorremmo particolarmente sereno, scruta l'orizzonte tutto attorno con occhio particolarmente esperto e dice: "Oh, no, signore, penso che schiarirà, senza dubbio. Il sole riuscirà a sbucare senz'altro, signore". "Ah", diciamo, "lui sa", augurandogli il buon giorno e incamminandoci; "è straordinario come questi vecchietti sappiano predire il tempo!" E nei riguardi di quell'uomo proviamo un affetto per nulla sminuito dal fatto che il cielo non si schiarisce per niente e che la pioggia continua incessante per tutto il giorno. "Ah, be' ", ci diciamo, "ha fatto del suo meglio."
Nei confronti dell'uomo che prevede il maltempo proviamo soltanto sentimenti di astio e di rancore. "Non crede che si rasserenerà?", gridiamo allegramente, passando. "Ma, direi proprio di no, signore; temo che il cielo rimarrà coperto per l'intera giornata", risponde il tizio scuotendo il capo. "Stupido vecchio balordo!", borbottiamo scuotendo a nostra volta la testa. "Che cosa può saperne, lui." E se risulta che il pronostico è azzeccato, torniamo indietro ancora più irritati nei suoi confronti e con la vaga convinzione che, in un modo o nell'altro, lui ne sia responsabile.
Fin qui il brano del sommo umorista... Ora - immagino - alcuni di voi avranno colto qualche riferimento al tema della preveggenza. Da parte mia, be', non giungo ad affermare ch'essi siano in errore; tuttavia - a mio avviso - un nesso ancora più pregnante può riscontrarsi tra l'atteggiamento dei gitanti di Jerome e quello che il pubblico e gli operatori dell'informazione sogliono tenere in materia di "medicine alternative"... Al di là della faccenda specifica delle previsioni,[1] i due vecchietti (una traduttrice più à la mode preferirebbe forse scrivere "i due anzianotti") rivestono rispettivamente il ruolo del "buono (perché dice cose gradite)" e del "cattivo (perché dice cose sgradite)". Grazie a Mr Jerome si giunge così al cuore del problema: poco importa che - in un confronto del tipo "massmediatico" corrente - l'esponente del Cicap sia educato e gradevole e dica cose verissime, magari di fronte a un sostenitore dell'omeopatia che sia invece alquanto rozzo nei modi e racconti un mucchio di fandonie inverosimili... Chi nega la possibilità che una cura a base di acqua stantìa sia efficace contro il cancro, riveste comunque il ruolo del "cattivo", come il secondo vecchietto che, correttamente, aveva previsto che sarebbe piovuto. Chi al contrario afferma che tutte le malattie più spaventose - udite, udite... buone nuove! - potranno esser facilmente debellate - in modo "naturale" e senza gli effetti collaterali sadicamente inflitti dalla "medicina ufficiale" - grazie a pastigliette di amido, assai attraenti nelle loro confezioni dai colori appropriati, riveste (per ora di fatto, prossimamente di diritto) il ruolo del "buono", come il primo anzianotto che aveva erroneamente predetto il risbucar del sole.
I rispettivi ruoli di "buono" e di "cattivo" sono alla base delle ulteriori argomentazioni... Così, si affermerà poi che gli "attacchi" nei confronti dell'omeopatia sono organizzati dalle multinazionali plutofarmaceutiche, suscitando in tal modo l'impressione (a vague notion, secondo il lessico di J. K. Jerome) che i "rimedi omeopatici" siano prodotti, invece, non già anch'essi da industrie con il loro bravo (e quanto mai cospicuo) fatturato - e la loro brava lobby -, bensì (ma qui possiamo soltanto tirare a indovinare) da operose casalinghe, che possono quindi contare su qualche euro in più per fare la spesa, oppure da volenterosi studenti che di giorno appunto studiano, mentre di notte - per mantenersi agli studi - fabbricano medicinali "dolci" e naturali (nel timore, peraltro, d'essere scoperti e assoggettati a inique sanzioni...). Tante stupidaggini, purtroppo, appaiono plausibili al pubblico come ai giornalisti, una volta che i ruoli nel gioco siano stati predeterminati. Occorre - a parer mio - cambiare gioco; evitare, cioè, di sedersi al tavolo predisposto, forse con una certa astuzia, per le partite a "due vecchietti", nelle quali noi ci troveremo sempre in una posizione di svantaggio. Spero d'esser stato chiaro: se il programma televisivo, o l'inserto del periodico, o la tavola rotonda, si basano sul confronto diretto tra chi sostiene che una data cosa, assai desiderabile, sia possibilissima e chi ritiene invece di dover avvisare che tale cosa, purtroppo, non può aversi, si riproporrà il paradigma tradotto in forma letteraria, con grande acume, da Jerome K. Jerome. è indispensabile, io credo, uno slancio di fantasia da parte degli psicologi e degli artisti scettici, al fine di coinvolgere il pubblico in giochi ben diversi, nei quali chi rappresenta la posizione del Cicap non sia più percepito, istintivamente, come l'incarnazione del secondo vecchietto - sapiente ma antipatico -, bensì (per azzardare una possibile "ricetta") come un impasto di tenente Colombo, Robin Hood e Piero Marrazzo [2]... Insomma, per tornare ai prodotti omeopatici, in qualche modo deve farsi strada - tra il pubblico e, ancor prima, tra gli operatori dell'informazione - l'idea che non si vogliono eliminare le medicine "dolci" - dimostrando grande crudeltà[3] - per favorire i fabbricanti delle medicine "violente", ma si vuole ricercare esclusivamente la verità, qualunque essa sia, affinché imbroglioni vecchi e nuovi non abbiano modo di approfittare della carenza di nozioni specifiche che rende ancora più vulnerabili le persone sofferenti, né le mille superstizioni vecchie e nuove possano continuare a indurre in tragici errori milioni di persone in buona fede.
Note
1) Adattando e riassumendo... 1° vecchietto: "Ah, vedrà, si sentirà subito meglio, non c'è dubbio! Questo rimedio omeopatico la guarirà in modo dolce e senza effetti collaterali." (etc. etc.) - 2° vecchietto: "Ma, direi proprio di no... La diluizione è talmente esagerata che queste gocce, temo, non potranno esserle d'aiuto." (etc. etc.)
2) Bene può inserirsi, in tale contesto, l'idea di portare all'attenzione del pubblico forme di coordinamento tra l'attività del CICAP e quella del Telefono Antiplagio di Giovanni Panunzio.
3) Con tutti i soprusi e le angherie che si patiscono a cagione dell'insensibilità di tanti individui - operatori sanitari e no -, solo gli spacciatori di pseudomedicamenti "dolci" potevano accusare di crudeltà la "medicina ufficiale" in sé e per sé. Ricordo che, più di una volta, il mio medico - senza dubbio esponente della medicina ufficiale - mi ha prescritto, come cura, riposo e bevande tiepide. Più dolce di così...