Le misteriose seduttrici che ci attirano verso l'ignoto

  • In Articoli
  • 05-01-2024
  • di Nicolò Bagnasco
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Atlante delle Sirene
di Agnese Grieco
Il Saggiatore, Milano, 2023
pp. 343, euro 28,00


La figura mitologica delle sirene ha accompagnato l’uomo da tempo immemore, mutando forma e significato nei secoli di pari passo con il mutamento culturale legato all’evoluzione della civiltà e alle trasformazioni sociali e culturali che ne derivano. Raccontare questo meraviglioso viaggio non è semplice: si devono analizzare e raccogliere racconti, testimonianze e voci che si incrociano e si sovrappongono. Voci a volte così differenti da far dubitare se sia mai esistito qualcosa di univocamente definibile come “sirena”, e altre volte sorprendentemente identiche attraverso epoche, lingue e luoghi diversi.

Un approccio efficace per affrontare questo problema è quello adottato da Agnese Grieco, scrittrice, regista e traduttrice, che ha deciso di tentare una trattazione di queste sfuggenti figure mitologiche costruendo un atlante che raccogliesse testimonianze, racconti e raffigurazioni di ogni tipo e ogni tempo. Leggendo l’Atlante delle Sirene, si compone passo a passo un'immagine sempre più nitida di qualcosa che è molto complesso definire - un po’ come se si descrivesse un oggetto con diverse proiezioni assonometriche, che ne rivelano pian piano ogni lato. Restando nelle metafore geometriche, nella prefazione l’autrice ne usa una estremamente significativa: le sirene sono «creature assai poco cartesiane». I confini che permettono di delineare delle caratteristiche per discernere ciò che, attraverso i secoli, è testimonianza, racconto o raffigurazione di sirena da ciò che non lo è sono estremamente sfumati, e la questione rimane irrisolta. Forse l’unico tratto che veramente le accomuna tutte è il significato, magari il movente, che nella storia ci ha portati a cercarle ovunque - anche se con nomi diversi e in forme diverse - per sfogare qualche bisogno filosofico recondito, che sia di amor fati o di tentazione e hybris.

L’Atlante delle Sirene si immerge quindi nelle profondità della natura umana, esplorando il modo in cui queste creature simboleggiano una fusione di seduzione e pericolo, mettendo in luce il perpetuo sforzo dell'umanità di ascoltarne il canto che attira attraverso l’ignoto; un canto che riflette la continua ricerca di significato, di bellezza e trascendenza, nonostante i pericoli che può comportare.

Certe volte però queste testimonianze assumono tratti molto concreti. Nella prima sezione del libro, decine e decine di citazioni di letteratura, folklore, arte e teatro servono da base per le riflessioni dell’autrice. A un certo punto, però, il lettore viene fermato da un “Intermezzo”, come in uno spettacolo teatrale, e le sirene iniziano ad apparire un po’ più concrete. Questo perché, a volte per menzogna e inganno, a volte per genuino fraintendimento, sono state avvistate, disegnate e descritte.

La seconda sezione si intitola “Corpo”: come sono fatte, in fin dei conti, queste sirene? Alle cronache che raccontano più o meno meravigliosi avvistamenti si affiancano tentativi di spiegarne scientificamente la natura. Perché alcune sirene hanno la coda di pesce e altre le ali di uccello? Tra tentate teorie medioevali e rinascimentali con inevitabili infiltrazioni di miti e leggende si arriva così agli eclatanti casi delle sirene delle Fiji, molto care al sottoscritto. Questi grotteschi collage tassidermici, che nell’Ottocento sono diventati tra i reperti più famosi e chiacchierati al mondo, sono stati oggetto di analisi non sempre oggettive e di grande attenzione mediatica, ma anche di contese e inganni. Ne parliamo ancora oggi perché siamo convinti che ricostruire come, quando e da chi sono stati realizzati possa condurci a capire qualcosa di più su come funzioniamo noi e su perché abbiamo bisogno di ascoltare «…chi ha visto le sirene, o forse le ha solo sentite cantare da lontano. Chi le ha amate, inseguite e catturate. Catalogate, descritte o sezionate con lo scalpello del chirurgo».

Il canto stesso delle sirene sembra indicarci come procedere, poiché esse sembrano averlo preferito al discorso guidato dalla Ragione, al logos, ed esserne perfettamente coscienti. E dunque nulla ci resta da fare se non abbracciare quel canto anche noi, e lasciarci trascinare con l’autrice in un racconto che potrebbe omettere delle parti - alcune delle proiezioni assonometriche di prima - e potrebbe soffermarsi troppo su altre. In tutto questo, forse, alcuni tratti e racconti potrebbero essere distorti: è l’inevitabile prezzo da pagare per il peccato di hybris che Grieco accetta di commettere, e noi con lei, ascoltando i canti delle sirene.
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