La città all'origine di (quasi) tutto

  • In Articoli
  • 04-10-2023
  • di Giuseppe Stilo
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Le pietre di Gerusalemme
di Fosco Maraini
Il Mulino, Bologna, 2022
pp. 276, ill., euro 28,00


C’è chi sostiene che, svuotando il cielo da ogni presenza soprannaturale che non sia quella del Dio trascendente, le tre religioni monoteiste, fra l’era classica e il primo Medioevo, avrebbero gettato le basi della discussione sul rapporto fra uomo e natura, necessaria - molto più tardi - per la comparsa della moderna concezione scientifica del mondo. La tesi è seducente, ma è difficile dire se avrebbe sedotto anche Fosco Maraini, che a Gerusalemme, cuore e nervo scoperto dei tre monoteismi, si fermò per due volte. Lo fece in un momento cruciale, più che mai nervo scoperto del mondo: all’indomani della Guerra dei sei giorni del 1967, quando Israele batté gli aggressori arabi coalizzati e riunificò la città.

Quando Maraini giunse a Gerusalemme aveva già compiuto un lungo percorso, che lo aveva portato a confrontarsi con le spiritualità giapponesi e del Tibet. Quella che affrontava adesso, però, era una nuova sfida - una sfida che, come preannunciato dal titolo, lo portava a confrontarsi, prima che con uomini e sentimenti diversi, con le pietre plurimillenarie della città.

Nelle parole di Maraini, le pietre di Gerusalemme, così avvezze alla preghiera e alla rabbia, raccontano di uomini e di sangue; poiché nelle sue riflessioni quasi sempre sono parte di edifici costruiti a fini religiosi, quelle pietre rimandano a ogni istante al sacro - a questa parola così magica per qualsiasi antropologo - e all’ambiguità e alla violenza di cui può essere portatrice.

Maraini è noto per i suoi studi sul pensiero orientale più che per questa sua attrazione per il cuore d’Israele. Però, come scrive Franco Cardini nella sua introduzione, forse è proprio in un libro come questo che di Maraini si trova più intera e più efficace la scrittura: perché proprio in quelle righe c’è lo sguardo e la considerazione del non specialista che osserva sorpreso, ma che non di meno è in grado di valutare la realtà. Una capacità di valutazione che negli specialisti, che per definizione studiano e ricercano e centellinano, può suscitare invidia, a volte reazioni stizzite, spesso ingiustificate. È un rischio che questo scritto di Maraini ci ricorda: chiunque fa ricerca, soprattutto negli ambiti in cui è più difficile quantificare, dovrebbe tenerlo presente.
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