Due distinte signore inglesi, in visita ai giardini di Versailles nel 1901, si ritrovarono improvvisamente alla corte di Luigi XVI. Un pilota della Royal Air Force, nel 1935, dopo una tempesta sorvolò una base aerea che ancora non esisteva (fu costruita 4 anni dopo). Nel 1957, tre ragazzi a passeggio nella campagna inglese, smarrirono “la retta via” e si imbatterono in un villaggio fermo al Medioevo...
Che cosa portò queste persone a pensare di essere state catapultate nel passato? E la scienza quale spiegazione ha dato a questi fenomeni?
Era un pomeriggio pieno di sole quello del 10 agosto 1901. Anne Moberly e Eleanor Jourdain, dirigenti del St. Hugh’s College a Oxford, passeggiavano per i giardini della reggia di Versailles in cerca del Petit Trianon, il piccolo castello dove amava ritirarsi dai fasti di corte la regina Maria Antonietta. Assorbite dalla conversazione, le due donne si smarrirono. «Avevo quasi l’impressione di camminare nel sonno, mi sentivo circondata da un’atmosfera opprimente, molto simile a un sogno», raccontò in seguito la Jourdain.
Le due dame incrociarono alcuni giardinieri, con lunghe giacche e cappello a tricorno, dai quali si fecero indicare la strada. Poi si imbatterono in altri due strani personaggi: uno avvolto in una mantella e un altro con abiti antiquati. Giunte al Petit Trianon, scorsero una donna, in vesti settecentesche, seduta sull’erba. Seppure intenta a disegnare, la donna prese a fissare le turiste in maniera insistente. Poco dopo, le visitatrici entrarono nella villa, incontrarono altre persone in visita e il senso di inquietudine sparì. Solo dopo tre mesi, rientrate in Inghilterra, le due turiste inglesi si confrontarono. E scoprirono di avere pensato entrambe che qualcosa di straordinario fosse successo quel giorno a Versailles. Indagando, scoprirono che proprio il 10 agosto, ma del 1792, Maria Antonietta e il marito Luigi XVI erano stati imprigionati nel Petit Trianon in attesa del processo. Due anni dopo, le amiche tornarono a Versailles e, ancora una volta, sorpresa: tutto era cambiato. Gli edifici e il giardino non erano più come li ricordavano dalla precedente visita, eppure sulle vecchie planimetrie l’impostazione era simile a quella che avevano visto la prima volta. Solo allora, insospettite, si soffermarono ad analizzare un ritratto di Maria Antonietta. Ebbene, il volto della regina era uguale a quello della dama che avevano visto disegnare sul prato. Nel 1911 raccontarono la straordinaria esperienza in un libro, An Adventure, che fece scalpore. Avevano per caso aperto una porta che le aveva proiettate nel passato?
Nel 1935 Sir Victor Goddard, alto ufficiale della Raf, finì con il suo velivolo in una tempesta: i comandi non rispondevano, lampi, pioggia e strane nuvole gialle lo avvolgevano. Tutto sembrava perduto, quando ecco riaprirsi le nuvole e spuntare il sole. Sotto di sé però Goddard vide qualcosa che non si seppe spiegare: avrebbe dovuto trovarsi all’altezza di Drem, in Scozia, lui invece poteva osservare un aerodromo in piena attività, con operai in tuta blu indaffarati attorno ad alcuni aerei gialli. Strano, perché i tecnici della Raf, come quelli di Drem, vestivano tute marroni e non usavano aerei di quel colore. Ma, soprattutto, due giorni prima, Goddard era passato sopra la stessa zona e aveva visto un campo di aviazione in abbandono. Dovevano passare 4 anni prima che la Raf dipingesse gli aerei di giallo e gli operai iniziassero a indossare tute di colore blu. Goddard si convinse di essere incappato in un varco spazio-temporale in cui aveva scorto per qualche istante l’aerodromo di Drem, come sarebbe diventato in futuro.
Quando tre giovani cadetti dell’aeronautica britannica, impegnati una domenica in un’esercitazione di orientamento, entrarono a Kersey, si accorsero subito che in quel villaggio del Suffolk qualcosa non andava. La campana della chiesa non suonava, le anatre del laghetto erano immobili, neppure le foglie sugli alberi si muovevano e gli uccellini erano silenziosi. Le strade apparivano deserte e, nonostante fosse il 1957, non c’era una sola automobile in giro e non si vedevano lampioni o cavi dell’elettricità. Il villaggio sembrava insomma una vera città fantasma. Avvicinandosi alle finestre delle casette, i ragazzi non scorsero anima viva all’interno. Scossi, lasciarono velocemente il villaggio e tornarono da dove erano venuti.
Sarà però solo trent’anni dopo che due di loro, ritrovandosi e rievocando insieme l’episodio, si convinsero di avere forse assistito a un fenomeno davvero inspiegabile.
Un giornalista inglese appassionato di parapsicologia, Andrew Mackenzie, si interessò alla storia e si persuase che i tre ragazzi non avevano visto Kersey com’era nel 1957, ma piuttosto come era stata ben sei secoli prima.
Storie come queste affascinano perché lasciano intendere che, in circostanze straordinarie, il passato e il futuro possano essere vissuti nel presente. Ma non serve rivoluzionare la fisica ed elaborare nuove teorie sul continuum spazio-temporale per spiegare questi fenomeni. Nel caso delle due donne a Versailles, per esempio, un’indagine condotta dagli esperti della Society for Psychical Research britannica chiarì in modo convincente che cosa poteva essere successo. Esaminando la corrispondenza che Anne Moberly ed Eleanor Jourdain avevano avuto con gli studiosi della SPR, si scoprì che i dettagli più intriganti e interessanti erano stati aggiunti solo anni dopo l’accaduto, quando le due donne si erano ormai documentate sulla storia del luogo. La straordinarietà del loro racconto, infatti, era tale poiché si credeva che nel 1901 non avrebbero potuto fornire una descrizione così accurata della Versailles del 1789. È probabile che le donne avessero visto qualcosa che le aveva molto colpite durante quel viaggio. Potrebbero, per esempio, essersi imbattute in una festa in costume, forse una di quelle che il poeta Robert de Montesquiou organizzava proprio lì vicino.
Non solo. In seguito, volendo a tutti i costi essere credute, può darsi che deliberatamente o anche inconsciamente abbiano arricchito sempre di più il loro racconto, lasciando pensare che l’incontro con Maria Antonietta (o qualcuno che le assomigliava) fosse realmente accaduto. Quanto a Victor Goddard, benché esperto aviatore, è possibile che con la tecnologia del 1935 abbia perso l’orientamento e sia transitato a 150 chilometri da Drem, su un aeroporto civile, dove era plausibile trovare operai in tuta blu e biplani dai colori sgargianti. Un’ipotesi ragionevole, che però Goddard si sarebbe probabilmente rifiutato di accettare. Il pilota era infatti un fervente fan del soprannaturale. Goddard fu protagonista anche di un altro caso celebre, in cui si disse convinto che in una foto di uno squadrone militare, da lui ritrovata, comparisse il fantasma di un meccanico morto pochi giorni prima dello scatto.
Quella dei tre cadetti che si imbattono nel villaggio medievale è la storia più plausibile. Non perché possano essersi davvero ritrovati improvvisamente a sei secoli di distanza, ma perché il villaggio di Kersey negli anni Cinquanta del secolo scorso conservava un aspetto medioevale, e in parte lo conserva ancora. Per tre ragazzi forestieri, la cosa poteva sembrare piuttosto strana. Molti dei cottage ancora in piedi, infatti, risalgono all’Età di Mezzo e il villaggio è spesso utilizzato come set cinematografico per ricostruzioni storiche. Esistono addirittura documenti da cui si evince che al tempo dell’esercitazione dei tre ragazzi c’erano state petizioni per impedire che cavi elettrici e lampioni rovinassero “l’atmosfera d’epoca” di Kersey.
L’episodio del Suffolk, come anche quello della gita a Versailles, confermano il fatto che l’illusione di un viaggio nel tempo diventa più forte quando ci sono più testimoni che si incoraggiano a vicenda (anche se in quest’ultimo il terzo cadetto non ricordava nulla di strano). La spiegazione è nella nostra mente: più passa il tempo e più i ricordi si alterano così che parlarne insieme a chi ha vissuto la stessa esperienza aiuta ad aggiungere nuovi dettagli, ignorare le incongruenze e ritrovarsi alla fine con una storia straordinaria da raccontare. Diversa da quella vissuta in realtà, ma decisamente più affascinante.
Che cosa portò queste persone a pensare di essere state catapultate nel passato? E la scienza quale spiegazione ha dato a questi fenomeni?
Fantasmi a Versailles
Era un pomeriggio pieno di sole quello del 10 agosto 1901. Anne Moberly e Eleanor Jourdain, dirigenti del St. Hugh’s College a Oxford, passeggiavano per i giardini della reggia di Versailles in cerca del Petit Trianon, il piccolo castello dove amava ritirarsi dai fasti di corte la regina Maria Antonietta. Assorbite dalla conversazione, le due donne si smarrirono. «Avevo quasi l’impressione di camminare nel sonno, mi sentivo circondata da un’atmosfera opprimente, molto simile a un sogno», raccontò in seguito la Jourdain.
Le due dame incrociarono alcuni giardinieri, con lunghe giacche e cappello a tricorno, dai quali si fecero indicare la strada. Poi si imbatterono in altri due strani personaggi: uno avvolto in una mantella e un altro con abiti antiquati. Giunte al Petit Trianon, scorsero una donna, in vesti settecentesche, seduta sull’erba. Seppure intenta a disegnare, la donna prese a fissare le turiste in maniera insistente. Poco dopo, le visitatrici entrarono nella villa, incontrarono altre persone in visita e il senso di inquietudine sparì. Solo dopo tre mesi, rientrate in Inghilterra, le due turiste inglesi si confrontarono. E scoprirono di avere pensato entrambe che qualcosa di straordinario fosse successo quel giorno a Versailles. Indagando, scoprirono che proprio il 10 agosto, ma del 1792, Maria Antonietta e il marito Luigi XVI erano stati imprigionati nel Petit Trianon in attesa del processo. Due anni dopo, le amiche tornarono a Versailles e, ancora una volta, sorpresa: tutto era cambiato. Gli edifici e il giardino non erano più come li ricordavano dalla precedente visita, eppure sulle vecchie planimetrie l’impostazione era simile a quella che avevano visto la prima volta. Solo allora, insospettite, si soffermarono ad analizzare un ritratto di Maria Antonietta. Ebbene, il volto della regina era uguale a quello della dama che avevano visto disegnare sul prato. Nel 1911 raccontarono la straordinaria esperienza in un libro, An Adventure, che fece scalpore. Avevano per caso aperto una porta che le aveva proiettate nel passato?
Tempesta scozzese
Nel 1935 Sir Victor Goddard, alto ufficiale della Raf, finì con il suo velivolo in una tempesta: i comandi non rispondevano, lampi, pioggia e strane nuvole gialle lo avvolgevano. Tutto sembrava perduto, quando ecco riaprirsi le nuvole e spuntare il sole. Sotto di sé però Goddard vide qualcosa che non si seppe spiegare: avrebbe dovuto trovarsi all’altezza di Drem, in Scozia, lui invece poteva osservare un aerodromo in piena attività, con operai in tuta blu indaffarati attorno ad alcuni aerei gialli. Strano, perché i tecnici della Raf, come quelli di Drem, vestivano tute marroni e non usavano aerei di quel colore. Ma, soprattutto, due giorni prima, Goddard era passato sopra la stessa zona e aveva visto un campo di aviazione in abbandono. Dovevano passare 4 anni prima che la Raf dipingesse gli aerei di giallo e gli operai iniziassero a indossare tute di colore blu. Goddard si convinse di essere incappato in un varco spazio-temporale in cui aveva scorto per qualche istante l’aerodromo di Drem, come sarebbe diventato in futuro.
Trasporto Douglas Dakota della RAF simile all'aereo in cui Goddard sopravvisse a un incidente nel 1946.
Tre ragazzi a zonzo
Quando tre giovani cadetti dell’aeronautica britannica, impegnati una domenica in un’esercitazione di orientamento, entrarono a Kersey, si accorsero subito che in quel villaggio del Suffolk qualcosa non andava. La campana della chiesa non suonava, le anatre del laghetto erano immobili, neppure le foglie sugli alberi si muovevano e gli uccellini erano silenziosi. Le strade apparivano deserte e, nonostante fosse il 1957, non c’era una sola automobile in giro e non si vedevano lampioni o cavi dell’elettricità. Il villaggio sembrava insomma una vera città fantasma. Avvicinandosi alle finestre delle casette, i ragazzi non scorsero anima viva all’interno. Scossi, lasciarono velocemente il villaggio e tornarono da dove erano venuti.
Sarà però solo trent’anni dopo che due di loro, ritrovandosi e rievocando insieme l’episodio, si convinsero di avere forse assistito a un fenomeno davvero inspiegabile.
Un giornalista inglese appassionato di parapsicologia, Andrew Mackenzie, si interessò alla storia e si persuase che i tre ragazzi non avevano visto Kersey com’era nel 1957, ma piuttosto come era stata ben sei secoli prima.
Suggestioni
Storie come queste affascinano perché lasciano intendere che, in circostanze straordinarie, il passato e il futuro possano essere vissuti nel presente. Ma non serve rivoluzionare la fisica ed elaborare nuove teorie sul continuum spazio-temporale per spiegare questi fenomeni. Nel caso delle due donne a Versailles, per esempio, un’indagine condotta dagli esperti della Society for Psychical Research britannica chiarì in modo convincente che cosa poteva essere successo. Esaminando la corrispondenza che Anne Moberly ed Eleanor Jourdain avevano avuto con gli studiosi della SPR, si scoprì che i dettagli più intriganti e interessanti erano stati aggiunti solo anni dopo l’accaduto, quando le due donne si erano ormai documentate sulla storia del luogo. La straordinarietà del loro racconto, infatti, era tale poiché si credeva che nel 1901 non avrebbero potuto fornire una descrizione così accurata della Versailles del 1789. È probabile che le donne avessero visto qualcosa che le aveva molto colpite durante quel viaggio. Potrebbero, per esempio, essersi imbattute in una festa in costume, forse una di quelle che il poeta Robert de Montesquiou organizzava proprio lì vicino.
Non solo. In seguito, volendo a tutti i costi essere credute, può darsi che deliberatamente o anche inconsciamente abbiano arricchito sempre di più il loro racconto, lasciando pensare che l’incontro con Maria Antonietta (o qualcuno che le assomigliava) fosse realmente accaduto. Quanto a Victor Goddard, benché esperto aviatore, è possibile che con la tecnologia del 1935 abbia perso l’orientamento e sia transitato a 150 chilometri da Drem, su un aeroporto civile, dove era plausibile trovare operai in tuta blu e biplani dai colori sgargianti. Un’ipotesi ragionevole, che però Goddard si sarebbe probabilmente rifiutato di accettare. Il pilota era infatti un fervente fan del soprannaturale. Goddard fu protagonista anche di un altro caso celebre, in cui si disse convinto che in una foto di uno squadrone militare, da lui ritrovata, comparisse il fantasma di un meccanico morto pochi giorni prima dello scatto.
Inganni della memoria
Quella dei tre cadetti che si imbattono nel villaggio medievale è la storia più plausibile. Non perché possano essersi davvero ritrovati improvvisamente a sei secoli di distanza, ma perché il villaggio di Kersey negli anni Cinquanta del secolo scorso conservava un aspetto medioevale, e in parte lo conserva ancora. Per tre ragazzi forestieri, la cosa poteva sembrare piuttosto strana. Molti dei cottage ancora in piedi, infatti, risalgono all’Età di Mezzo e il villaggio è spesso utilizzato come set cinematografico per ricostruzioni storiche. Esistono addirittura documenti da cui si evince che al tempo dell’esercitazione dei tre ragazzi c’erano state petizioni per impedire che cavi elettrici e lampioni rovinassero “l’atmosfera d’epoca” di Kersey.
L’episodio del Suffolk, come anche quello della gita a Versailles, confermano il fatto che l’illusione di un viaggio nel tempo diventa più forte quando ci sono più testimoni che si incoraggiano a vicenda (anche se in quest’ultimo il terzo cadetto non ricordava nulla di strano). La spiegazione è nella nostra mente: più passa il tempo e più i ricordi si alterano così che parlarne insieme a chi ha vissuto la stessa esperienza aiuta ad aggiungere nuovi dettagli, ignorare le incongruenze e ritrovarsi alla fine con una storia straordinaria da raccontare. Diversa da quella vissuta in realtà, ma decisamente più affascinante.