Siamo tutti creduloni?

Una verifica del cosidetto "effetto Barnum" nel contesto italiano

  • In Articoli
  • 16-11-2006
  • di Cristina Maria Provenzi
Phineas Taylor Barnum era uno showman ottocentesco famoso per le bizzarre attrazioni che era solito esibire nel suo circo: la donna di 161 anni, il nano, oppure gli albini spacciati per marziani... Tutti questi numeri erano ovviamente dei freaks, fenomeni da baraccone, perciò Barnum fu soprannominato "il principe degli inganni"; egli aveva successo perché, come soleva dire, nel suo circo «c'era qualcosa per tutti», ma anche perché «ogni minuto nasce un credulone».
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Un ritratto di P. T. Barnum, l'inventore dell'omonimo circo a cui si ispira il nome dell'effetto descritto in queste pagine.
Circa un secolo dopo, viene a lui intitolato il cosiddetto effetto Barnum, definito come quel fenomeno per cui le persone accettano volontariamente interpretazioni della personalità composte da frasi vaghe che si adattano bene a gran parte della popolazione.

Il primo a occuparsi di come le persone tendano a rimanere impressionate da descrizioni vaghe credute personali, fu nel 1949 lo psicologo Bertram Forer. Egli rimase incuriosito dall'affermazione di un suo amico grafologo che gli rivelò che tutte le proprie descrizioni di personalità erano universalmente valide. Forer, quindi, sottopose degli studenti a un semplice test riguardante hobby, letture e ambizioni. Una settimana dopo la compilazione del test, Forer consegnò a ogni studente una descrizione di personalità, richiedendo a ognuno una valutazione della corrispondenza fra essa e il proprio carattere, su una scala da 1 (scarsamente) a 5 (perfettamente). Forer richiese la segretezza circa il contenuto del feedback, poiché, a loro insaputa, tutti gli studenti avevano ricevuto lo stesso profilo, ricavato dall'autore estraendo delle frasi a caso da un libro di astrologia. Questo profilo ottenne una valutazione media di 4,2. Forer, quindi, concluse che un soggetto, non avendo le competenze necessarie per una critica autovalutazione, tende ad accettare una qualsiasi descrizione di personalità, soprattutto se considerata unica e personale.

Primo obiettivo: dimostrare l'effetto Barnum

Nella prima parte di questa ricerca è stato replicato l'esperimento di Forer.

Sono stati sottoposti 100 studenti universitari (79 femmine e 21 maschi) a un questionario ideato sulla scia dei molti test che si trovano in riviste non specializzate. Non è uno strumento di misura valido né attendibile, lo scopo era semplicemente quello di rendere il successivo profilo (cioè il risultato delle loro risposte al test) "personale" agli occhi dei soggetti.

Ecco due esempi delle 15 semplici domande del test:

  • L'aggettivo che più mi descrive è...
    1. sensibile
    2. originale
    3. furbo/a
    4. l mio motto è...
      1. l'unione fa la forza
      2. chi si accontenta gode
      3. al cuore non si comanda
Dopo aver risposto a tutte le domande, ai soggetti era restituito lo stesso profilo, creato parafrasando le affermazioni utilizzate da Forer; il loro compito era di valutare la sua corrispondenza con la propria personalità in una scala da 1 (scarsa) a 5 (molto buona).

I risultati sono stati molto soddisfacenti. Infatti, ben il 51 per cento dei soggetti ha assegnato al profilo il massimo punteggio, mentre il 39 per cento ha giudicato che il feedback fosse buono e solo il 10 per cento dei soggetti ha valutato che il profilo li descrivesse abbastanza. Nessuno studente ha valutato negativamente la descrizione. È stato dunque ottenuto un punteggio medio di 4,41.

Tra le variabili analizzate è stata trovata una differenza solo per il genere dei soggetti; purtroppo la grande diversità tra il numero dei maschi e quello delle femmine non ha permesso una corretta analisi. Comunque, le femmine sono state più generose nelle valutazioni di quanto non abbiano fatto i maschi. In precedenti ricerche questa disuguaglianza è stata motivo di un dibattito, per la verità, non ancora risolto. Una prima ipotesi sostiene che la maggior disponibilità delle femmine ad accettare facilmente una descrizione di personalità è la conseguenza di un fattore, lhelpfulness, e cioè un certo senso di utilità nei confronti dello sperimentatore; una seconda teoria prevede, invece, che sia la razionalità a guidare le femmine verso alti giudizi, accortesi esse della generalità del profilo.

Secondo obiettivo: dimostrare l'universalità di un profilo Barnum

Un profilo Barnum è una descrizione di personalità universalmente valida. Tra le caratteristiche che lo permettono vi è il suo carattere non definito ma generico, in modo che si possa attribuire alla maggioranza della popolazione (ad es. "a volte dubiti seriamente di aver preso la giusta decisione o di aver fatto la cosa giusta"). Inoltre, la descrizione deve essere ambigua: le contraddizioni hanno successo poiché, sostenendo sia una cosa sia il suo opposto, sono vere almeno a metà; o completamente, quando la personalità di un soggetto non è stabile, bensì flessibile (ad es. "a volte sei estroverso, affabile, socievole, mentre altre volte sei introverso, diffidente e riservato"). Un profilo Barnum deve avere nel complesso un carattere positivo (ad es. "pur avendo alcune debolezze nel carattere, sei generalmente in grado di porvi rimedio").

Nel precedente esperimento i soggetti hanno valutato il profilo Barnum credendolo il frutto delle loro risposte al questionario. In quest'ottica di personalizzazione sono stati sfruttati tutti i fattori che aumentato tale effetto e cioè che il soggetto ritenga la fonte competente, lo strumento plausibile e che creda nell'importanza di avere dei dati precisi.

In questa seconda parte della ricerca è stata valutata l'effettiva universalità del profilo Barnum, senza nessuna presunta personalizzazione da parte del soggetto. In questo caso, altri 50 studenti universitari sono stati sottoposti alla valutazione del solo profilo (lo stesso della verifica precedente). I risultati sono stati di nuovo molto soddisfacenti, infatti, il 26 per cento dei soggetti ha assegnato al profilo il massimo punteggio, mentre il 36 per cento ha giudicato che esso lo descrivesse
bene e il 30 per cento abbastanza, solo l'8 per cento dei soggetti ha valutato negativamente il profilo, assegnandogli solo 2 punti. La media è risultata di 3,8.

La discrepanza di questi risultati con quelli del primo esperimento è dovuta all'influenza che il questionario ha da solo apportato nelle valutazioni del profilo. Questo contributo, circa il 12 per cento, è causato quindi dal principale elemento che il test porta a favore delle valutazioni, cioè la presunta personalizzazione del profilo agli occhi dei soggetti.

Implicazioni

Si può concludere che sono stati verificati sia l
effetto Barnum
sia l'universalità di un profilo Barnum. Le conseguenze non sono esclusivamente psicologiche. Sebbene sia lo psicologo uno fra i professionisti che possono far ampio uso di tale tecnica, egli tende, se competente, a rendere la propria analisi realmente specifica e personale.

Un'altra categoria di persone pronte ad usufruire di questa tendenza delle persone a credere a ciò che un professionista sostiene, è quella di chi esercita attività antiscientifiche. Questi indovini generano in coloro che li stanno ad ascoltare una sorta di magnetismo dovuto al fatto che sembra riescano effettivamente a indovinare la personalità dei loro clienti. Per fare un esempio, un astrologo, basandosi sul solo segno zodiacale, riesce a descrivere la personalità di un suo cliente. Ma è davvero possibile che la popolazione mondiale si possa suddividere, anche solo a grandi linee, in 12 prototipi di personalità? In questo modo le influenze biologiche, i fattori ambientali e le esperienze di un individuo non hanno nessuna conseguenza sul suo carattere. Ragionando in questo senso, essendo nati lo stesso giorno, le personalità di Dante Alighieri e di John F. Kennedy dovrebbero essere identiche; Fernanda Lessa, invece, compie gli anni lo stesso giorno di Leonardo da Vinci...

Cristina Maria Provenzi Si è laureata in Psicologia all'Università di Milano-Bicocca con una tesi incentrata sull'Effetto Barnum (Relatore: Massimo Polidoro).

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