Nella letteratura d'evasione i fenomeni paranormali sono solitamente accomunati da una caratteristica: sono tutti autentici prodigi soprannaturali (beninteso, nel contesto della storia narrata).
In altre parole, in narrativa un fantasma è quasi sempre un "vero" fantasma, un vampiro ha "davvero" il potere di trasformarsi in pipistrello e le comunicazioni con l'aldilà sono "realmente" possibili.
Esiste però un particolare genere letterario in assoluta controtendenza rispetto a questa consuetudine: il romanzo poliziesco, o giallo che dir si voglia (a proposito, sconsiglio caldamente di recarsi in libreria all'estero chiedendo ad esempio uno yellow book, dato che identificare col termine "giallo" questo tipo di racconto è limitato alla nostra penisola e deriva dal colore delle copertine dei periodici Mondadori, la prima casa editrice italiana in assoluto a pubblicare regolarmente una serie dedicata).
In un racconto giallo, dunque, quando si verifica un evento apparentemente ultraterreno, questo risulta sempre essere un falso paranormale, né potrebbe essere altrimenti, dato che lo scopo principale di questo tipo di narrazione è quello di proporre al lettore una sfida intellettuale, che deve risultare ad armi pari e quindi rispettare certe regole.
Uno dei primi esempi di questo binomio è un classico della letteratura poliziesca, una delle avventure più riuscite del principe dei detective, Sherlock Holmes. Ne Il mastino dei Baskerville (The Hound of Baskerville, 1901-1902) il più celebre degli investigatori deve infatti aiutare il suo cliente ad affrontare un'antica maledizione di famiglia e un immortale cane demoniaco, che alla fine si rivela naturalmente essere tutt'altro (i lettori di S&P e i sostenitori del CICAP saranno ormai abituati al curioso contrasto tra la ferrea logica delle avventure di Holmes e l'altrettanto rigida fede del suo creatore, Sir Arthur Conan Doyle, nello spiritismo e nel paranormale in genere, come nel caso delle fate di Cottingley).
Ma è nel periodo unanimemente riconosciuto come Età d'Oro del giallo - gli anni Trenta e Quaranta - che l'accostamento tra il racconto del brivido e quello enigmistico conosce il suo massimo splendore, con lo sviluppo e il perfezionamento di una particolare sottocategoria del romanzo poliziesco: quella dei cosiddetti "delitti impossibili".
Contrariamente alla classica, e molto "inglese", immagine del ricco zio trovato elegantemente morto stecchito nell'ordinata biblioteca della tenuta di campagna dove chiunque poteva entrare, qui ci troviamo di fronte a casi del tutto inverosimili, con cadaveri rinvenuti in stanze dalle porte e finestre ermeticamente chiuse dall'interno, oppure abili nuotatori che si tuffano senza più riemergere in piscine che vengono immediatamente prosciugate e trovate vuote, o torri inaccessibili e altre varianti ancora.
Spesso, inoltre, l' incipit della storia è quanto di più vicino si possa immaginare ad un racconto gotico del terrore: medium che, cadendo in trance, prevedono terribili avvenimenti che puntualmente si verificano; sconcertanti apparizioni in case dalla sinistra fama; morti che ritornano per chiedere vendetta.
Tuttavia, spettri intangibili o streghe volanti non saranno mai i responsabili di un assassinio, neppure se il cadavere viene ritrovato al centro di un candido prato innevato o di un terreno sabbioso senza alcuna impronta nel raggio di centinaia di metri. Il colpevole è senza dubbio un essere umano che segue le care vecchie regole della fisica: tutto verrà spiegato alla fine ed il divertimento sta proprio nel cercare di capire non solo "chi" ma anche "come" prima che venga svelato dall'abile investigatore di turno, senza naturalmente fare ricorso a facili scappatoie come passaggi segreti o altri semplicistici espedienti.
Molti autori si sono specializzati in questo sottogenere (che, per inciso, al giorno d'oggi è ormai caduto in disuso, surclassato dal ricercato realismo dei police procedural e dei legal thriller) e, tra questi, coloro che potrebbero raccogliere molti consensi tra i lettori di S&P e soci CICAP, secondo il parere di chi vi scrive, sono tre dei massimi esponenti della letteratura gialla di tutti i tempi: Hake Talbot, Clayton Rawson e John Dickson Carr.
Hake Talbot, avvocato di Baltimora il cui vero nome era Henning Nelms, è un caso veramente unico nel vasto panorama del giallo: con due soli romanzi ed altrettanti racconti (questi ultimi ancora inediti in Italia) è riuscito ad assicurarsi un posto d'onore tra gli autori più celebrati grazie alla superba qualità letteraria ed enigmistica delle sue opere.
Nel primo romanzo, Terrore nell'isola (The hangman's handyman, 1942), il protagonista Rogan Kincaid, singolare personaggio presentato come "giocatore" e detective suo malgrado, dovrà spiegare alcuni inquietanti misteri: come è possibile uccidere un uomo semplicemente maledicendolo o come può accadere che un cadavere marcisca completamente in poche ore e dovrà soprattutto capire se esiste un fondamento alla leggenda delle Ondine, malevole ninfe acquatiche capaci di alterare la loro consistenza corporea. Di questo terrificante potere Kincaid avrà apparentemente diretta e tangibile esperienza quando verrà assalito e quasi ucciso nella più completa oscurità da un nemico inafferrabile.
Nel corso della storia, inoltre, l'autore coglie l'occasione di descrivere e spiegare in dettaglio alcuni classici giochi di prestigio, come far galleggiare una moneta nel caffè o far passare un bicchiere attraverso un solido tavolo.
Ma è con L'orlo dell'abisso (The rim of the pit, 1944) che Talbot raggiunge vette di eccellenza quasi insuperabili.
Protagonista di questo secondo romanzo, ambientato in uno chalet di montagna durante un freddo inverno, è ancora Kincaid, che si troverà ad affrontare una serie di misteri che si susseguono a ritmo vertiginoso lasciando il lettore senza fiato: la voce di un morto udita distintamente durante l'attraversamento di un lago ghiacciato, una fisarmonica chiusa nella sua custodia che si mette improvvisamente a suonare da sola, un cadavere che volteggia nell'aria, un uomo trovato assassinato in una stanza chiusa dall'interno, impronte che improvvisamente si interrompono nella neve come se fossero state lasciate da un Wendigo, leggendario spirito capace di strappare l'anima agli uomini e di impossessarsi dei loro corpi.
Ma la vera perla di questo straordinario racconto è senza alcun dubbio la descrizione della seduta spiritica che dà inizio alla vicenda e che avrà un imprevisto e terrificante finale. La stessa medium, dopo essersi esibita in alcuni classici fenomeni, come le risposte a domande scritte e sigillate in buste chiuse o il tavolo ballerino (manifestazioni che verranno in seguito spiegate da un curioso personaggio, il signor Vok, che elencherà anche altri trucchi utilizzati dagli spiritisti) rimarrà terrorizzata da un'inquietante apparizione non provocata dai suoi presunti "poteri": uno spettro, che pare librarsi a mezz'aria nel buio, la accuserà di avere ingannato i partecipanti con banali trucchi, costringendola ad ammettere che si trattava di un'elaborata messinscena per ottenere una concessione forestale.
Clayton Rawson rappresenta un altro caso atipico nella letteratura gialla essendo anch'egli, come Talbot, un autore dilettante, non intendendo con questo dare un giudizio negativo sulla qualità delle sue opere (davvero sopraffina) ma semplicemente affermare che la sua produzione di romanzi polizieschi era appunto un diletto. Rawson era infatti un prestigiatore professionista, membro dell'Associazione Maghi d'America ed è stato per molti anni uno degli illusionisti più noti degli Stati Uniti.
Protagonista assoluto dei 4 romanzi e 12 racconti da lui scritti è il suo alterego Merlini, mago ormai ritiratosi dalle scene e proprietario di una frequentatissima Bottega della Magia a Times Square.
La sua prima avventura è significativamente intitolata Morte dal cappello a cilindro (Death from a Top Hat, 1938) ed offre al lettore ben due misteri di camera chiusa, oltre ad una nutrita serie di personaggi davvero ben assortita, partendo dal sinistro dottor Sabbat, occultista ed esperto di demonologia nonché prima vittima del caso e continuando con una medium, una coppia di lettori del pensiero, un ventriloquo e un esperto di evasioni.
Il Grande Merlini dovrà far ricorso a tutta la sua esperienza nell'arte dell'illusione per venire a capo dell'enigma, lasciando sconcertato in più di un'occasione il povero ispettore Gavigan, dimostrandogli ad esempio come si può uscire e rientrare da una stanza guardata a vista quasi fosse possibile rendersi invisibile, o ancora fare in modo che una macchina da scrivere componga da sola un minaccioso avvertimento, salvo poi spiegare il trucco allo sbalordito poliziotto e al lettore.
Non verranno mai svelate le grandi illusioni dei prestigiatori, giustamente coperte dal segreto professionale, ma Merlini saprà affascinare il lettore con la descrizione delle tecniche psicologiche alla base della grande arte della Magia, anche ricorrendo ad alcuni esempi (vedi il Problema sotto).
Gli altri romanzi di Rawson sono: Le impronte sul soffitto (The footprints on the ceiling, 1939; una ricca ereditiera viene ritrovata morta avvelenata in un edificio abbandonato sul cui soffitto qualcuno si è divertito a passeggiare a testa in giù), Muori, Muori (The headless Lady, 1940; forse il meno riuscito dal punto di vista puramente enigmistico ma di grande atmosfera essendo ambientato in un circo, tra donne senza testa, acrobati, clown, fenomeni viventi di vario genere) e L'assassino invisibile (No coffin for the corpse, 1942; viene citata in dettaglio la famosa sfida della sepoltura subacquea tra Harry Houdini e il fachiro Rahman Bey).
Tra i racconti va ricordato almeno Il Mago Merlini e l'extraterrestre (Off the face of the Earth, 1949) in cui l'enigmatico signor Zyyzk, affermando di essere un visitatore alieno di passaggio sul nostro pianeta, per dar prova dei propri poteri farà scomparire come per incanto un uomo da una normalissima cabina telefonica tenuta costantemente d'occhio da alcuni poliziotti.
Concludiamo questa brevissima carrellata con l'autore considerato l'insuperato specialista dei delitti impossibili, tema cui dedicò la sua intera produzione sviluppandolo in ogni possibile variante: John Dickson Carr.
Con 23 romanzi dedicati al pantagruelico dottor Fell, 22 con l'altrettanto corpulento sir Henry Merrivale (questi ultimi firmati come Carter Dickson), 4 sviluppati attorno alla sinistra figura del capo della polizia parigina Henri Bencolin ed altri ancora senza personaggio fisso, più svariate raccolte di racconti e drammi radiofonici, uno studio su Carr meriterebbe senza dubbio un articolo monografico.
In questa occasione mi limiterò pertanto a citare le opere che secondo il mio parere personale non possono mancare nella biblioteca degli amici del CICAP.
Iniziamo senz'altro con Le tre bare (The three coffins, 1935) giudicato da una giuria di esperti il miglior romanzo di camera chiusa mai scritto, non solo per la qualità e varietà degli enigmi proposti, tra cui un delitto in una stanza con porte e finestre chiuse dall'interno e un altro omicidio avvenuto in mezzo ad una strada deserta e innevata che naturalmente non reca impronte di alcun tipo, ma anche e soprattutto per l'imperdibile conferenza sulla camera chiusa tenuta dal dottor Fell, dove vengono analizzate a beneficio del lettore le numerose e ingegnose tecniche utilizzate per rendere possibile l'impossibile.
Similmente, non può mancare in una collezione gialla il pregevole Assassinio nell'abbazia (The White Priory murder, 1951) dove l'estroso Henry Merrivale, oltre a risolvere il mistero della donna assassinata in un padiglione posto nel mezzo di un laghetto ghiacciato dove nessuno ha lasciato tracce, spiegherà le motivazioni che possono indurre un assassino a creare una situazione del genere, apparentemente controproducente (come diceva Sherlock Holmes, la stranezza è infatti un indizio già di per sé).
Le raccolte di racconti brevi e drammi radiofonici I morti hanno il sonno leggero e La porta sul delitto sono straordinarie per la varietà di situazioni proposte: si va dalla telefonata di una donna morta da anni ricevuta su un apparecchio scollegato da tempo, alla scomparsa di un uomo denunciata dalla moglie su una nave da crociera in cui però passeggeri ed equipaggio giurano di averla vista salire sola, o ancora un delitto in una stanza inesistente o l'omicidio apparentemente commesso da un paio di guanti.
Infine, tra le opere senza personaggio fisso, spicca senza dubbio La corte delle Streghe (The Burning Court, 1937) non solo per l'affascinante mistero dell'uomo avvelenato da una dama velata in abito seicentesco, comparsa dal nulla nella sua stanza e per la successiva ed impossibile sparizione del cadavere dalla bara tumulata nella cripta di famiglia, ma soprattutto per il suo doppio finale, in cui tutto viene spiegato secondo una ferrea logica investigativa che viene però completamente sconvolta proprio nell'ultima pagina.
Prima di terminare, ritengo giusto avvisarvi che la ricerca di tutti i romanzi citati, disponibili in varie edizioni del Giallo Mondatori, singolarmente o inclusi in qualche raccolta, potrebbe richiedere tempo e pazienza: l'unico modo per recuperarli, infatti, è quello di spulciare con attenzione le bancarelle dell'usato (e mi raccomando, controllate che non manchino le ultime pagine!).
Desidero concludere questo articolo con una citazione della conferenza sulla camera chiusa del dottor Fell, che i lettori di S&P, sono certo, apprezzeranno:
"Perché siamo dubbiosi quando sentiamo la spiegazione della stanza chiusa? Non perché siamo increduli, no, nel modo più assoluto, ma semplicemente perché ci sentiamo vagamente delusi...Vedete, l'effetto è così magico che in certo qual modo ci aspettiamo che sia magica anche la causa. Quando vediamo che non è magia, diciamo che è una buffonata. Il che non è giusto."
Questo spiega molto bene perché, quando ci viene svelato il trucco di un gioco di prestigio, spesso diciamo "Be', tutto qui?" e forse anche perché molte persone preferiscono non ammettere nemmeno di fronte all'evidenza di aver assistito ad un vero e proprio spettacolo di illusionismo anziché ad un genuino fenomeno paranormale.
Fabrizio Marchesano
Ingegnere.
Allievo alla terza edizione del Corso per Investigatori del paranormale del CICAP.
In altre parole, in narrativa un fantasma è quasi sempre un "vero" fantasma, un vampiro ha "davvero" il potere di trasformarsi in pipistrello e le comunicazioni con l'aldilà sono "realmente" possibili.
Esiste però un particolare genere letterario in assoluta controtendenza rispetto a questa consuetudine: il romanzo poliziesco, o giallo che dir si voglia (a proposito, sconsiglio caldamente di recarsi in libreria all'estero chiedendo ad esempio uno yellow book, dato che identificare col termine "giallo" questo tipo di racconto è limitato alla nostra penisola e deriva dal colore delle copertine dei periodici Mondadori, la prima casa editrice italiana in assoluto a pubblicare regolarmente una serie dedicata).
In un racconto giallo, dunque, quando si verifica un evento apparentemente ultraterreno, questo risulta sempre essere un falso paranormale, né potrebbe essere altrimenti, dato che lo scopo principale di questo tipo di narrazione è quello di proporre al lettore una sfida intellettuale, che deve risultare ad armi pari e quindi rispettare certe regole.
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Delitti impossibili
Uno dei primi esempi di questo binomio è un classico della letteratura poliziesca, una delle avventure più riuscite del principe dei detective, Sherlock Holmes. Ne Il mastino dei Baskerville (The Hound of Baskerville, 1901-1902) il più celebre degli investigatori deve infatti aiutare il suo cliente ad affrontare un'antica maledizione di famiglia e un immortale cane demoniaco, che alla fine si rivela naturalmente essere tutt'altro (i lettori di S&P e i sostenitori del CICAP saranno ormai abituati al curioso contrasto tra la ferrea logica delle avventure di Holmes e l'altrettanto rigida fede del suo creatore, Sir Arthur Conan Doyle, nello spiritismo e nel paranormale in genere, come nel caso delle fate di Cottingley).
Peter Cushing nei panni di SherlockHolmes per una versione cinematografica de Il mastino dei Baskerville (1959)
Contrariamente alla classica, e molto "inglese", immagine del ricco zio trovato elegantemente morto stecchito nell'ordinata biblioteca della tenuta di campagna dove chiunque poteva entrare, qui ci troviamo di fronte a casi del tutto inverosimili, con cadaveri rinvenuti in stanze dalle porte e finestre ermeticamente chiuse dall'interno, oppure abili nuotatori che si tuffano senza più riemergere in piscine che vengono immediatamente prosciugate e trovate vuote, o torri inaccessibili e altre varianti ancora.
Spesso, inoltre, l' incipit della storia è quanto di più vicino si possa immaginare ad un racconto gotico del terrore: medium che, cadendo in trance, prevedono terribili avvenimenti che puntualmente si verificano; sconcertanti apparizioni in case dalla sinistra fama; morti che ritornano per chiedere vendetta.
Tuttavia, spettri intangibili o streghe volanti non saranno mai i responsabili di un assassinio, neppure se il cadavere viene ritrovato al centro di un candido prato innevato o di un terreno sabbioso senza alcuna impronta nel raggio di centinaia di metri. Il colpevole è senza dubbio un essere umano che segue le care vecchie regole della fisica: tutto verrà spiegato alla fine ed il divertimento sta proprio nel cercare di capire non solo "chi" ma anche "come" prima che venga svelato dall'abile investigatore di turno, senza naturalmente fare ricorso a facili scappatoie come passaggi segreti o altri semplicistici espedienti.
Molti autori si sono specializzati in questo sottogenere (che, per inciso, al giorno d'oggi è ormai caduto in disuso, surclassato dal ricercato realismo dei police procedural e dei legal thriller) e, tra questi, coloro che potrebbero raccogliere molti consensi tra i lettori di S&P e soci CICAP, secondo il parere di chi vi scrive, sono tre dei massimi esponenti della letteratura gialla di tutti i tempi: Hake Talbot, Clayton Rawson e John Dickson Carr.
Talbot, il cantastorie
Hake Talbot, avvocato di Baltimora il cui vero nome era Henning Nelms, è un caso veramente unico nel vasto panorama del giallo: con due soli romanzi ed altrettanti racconti (questi ultimi ancora inediti in Italia) è riuscito ad assicurarsi un posto d'onore tra gli autori più celebrati grazie alla superba qualità letteraria ed enigmistica delle sue opere.
Nel primo romanzo, Terrore nell'isola (The hangman's handyman, 1942), il protagonista Rogan Kincaid, singolare personaggio presentato come "giocatore" e detective suo malgrado, dovrà spiegare alcuni inquietanti misteri: come è possibile uccidere un uomo semplicemente maledicendolo o come può accadere che un cadavere marcisca completamente in poche ore e dovrà soprattutto capire se esiste un fondamento alla leggenda delle Ondine, malevole ninfe acquatiche capaci di alterare la loro consistenza corporea. Di questo terrificante potere Kincaid avrà apparentemente diretta e tangibile esperienza quando verrà assalito e quasi ucciso nella più completa oscurità da un nemico inafferrabile.
Nel corso della storia, inoltre, l'autore coglie l'occasione di descrivere e spiegare in dettaglio alcuni classici giochi di prestigio, come far galleggiare una moneta nel caffè o far passare un bicchiere attraverso un solido tavolo.
Ma è con L'orlo dell'abisso (The rim of the pit, 1944) che Talbot raggiunge vette di eccellenza quasi insuperabili.
Protagonista di questo secondo romanzo, ambientato in uno chalet di montagna durante un freddo inverno, è ancora Kincaid, che si troverà ad affrontare una serie di misteri che si susseguono a ritmo vertiginoso lasciando il lettore senza fiato: la voce di un morto udita distintamente durante l'attraversamento di un lago ghiacciato, una fisarmonica chiusa nella sua custodia che si mette improvvisamente a suonare da sola, un cadavere che volteggia nell'aria, un uomo trovato assassinato in una stanza chiusa dall'interno, impronte che improvvisamente si interrompono nella neve come se fossero state lasciate da un Wendigo, leggendario spirito capace di strappare l'anima agli uomini e di impossessarsi dei loro corpi.
Ma la vera perla di questo straordinario racconto è senza alcun dubbio la descrizione della seduta spiritica che dà inizio alla vicenda e che avrà un imprevisto e terrificante finale. La stessa medium, dopo essersi esibita in alcuni classici fenomeni, come le risposte a domande scritte e sigillate in buste chiuse o il tavolo ballerino (manifestazioni che verranno in seguito spiegate da un curioso personaggio, il signor Vok, che elencherà anche altri trucchi utilizzati dagli spiritisti) rimarrà terrorizzata da un'inquietante apparizione non provocata dai suoi presunti "poteri": uno spettro, che pare librarsi a mezz'aria nel buio, la accuserà di avere ingannato i partecipanti con banali trucchi, costringendola ad ammettere che si trattava di un'elaborata messinscena per ottenere una concessione forestale.
Rawson, il mago
Clayton Rawson rappresenta un altro caso atipico nella letteratura gialla essendo anch'egli, come Talbot, un autore dilettante, non intendendo con questo dare un giudizio negativo sulla qualità delle sue opere (davvero sopraffina) ma semplicemente affermare che la sua produzione di romanzi polizieschi era appunto un diletto. Rawson era infatti un prestigiatore professionista, membro dell'Associazione Maghi d'America ed è stato per molti anni uno degli illusionisti più noti degli Stati Uniti.
Protagonista assoluto dei 4 romanzi e 12 racconti da lui scritti è il suo alterego Merlini, mago ormai ritiratosi dalle scene e proprietario di una frequentatissima Bottega della Magia a Times Square.
La sua prima avventura è significativamente intitolata Morte dal cappello a cilindro (Death from a Top Hat, 1938) ed offre al lettore ben due misteri di camera chiusa, oltre ad una nutrita serie di personaggi davvero ben assortita, partendo dal sinistro dottor Sabbat, occultista ed esperto di demonologia nonché prima vittima del caso e continuando con una medium, una coppia di lettori del pensiero, un ventriloquo e un esperto di evasioni.
Il Grande Merlini dovrà far ricorso a tutta la sua esperienza nell'arte dell'illusione per venire a capo dell'enigma, lasciando sconcertato in più di un'occasione il povero ispettore Gavigan, dimostrandogli ad esempio come si può uscire e rientrare da una stanza guardata a vista quasi fosse possibile rendersi invisibile, o ancora fare in modo che una macchina da scrivere componga da sola un minaccioso avvertimento, salvo poi spiegare il trucco allo sbalordito poliziotto e al lettore.
Non verranno mai svelate le grandi illusioni dei prestigiatori, giustamente coperte dal segreto professionale, ma Merlini saprà affascinare il lettore con la descrizione delle tecniche psicologiche alla base della grande arte della Magia, anche ricorrendo ad alcuni esempi (vedi il Problema sotto).
Gli altri romanzi di Rawson sono: Le impronte sul soffitto (The footprints on the ceiling, 1939; una ricca ereditiera viene ritrovata morta avvelenata in un edificio abbandonato sul cui soffitto qualcuno si è divertito a passeggiare a testa in giù), Muori, Muori (The headless Lady, 1940; forse il meno riuscito dal punto di vista puramente enigmistico ma di grande atmosfera essendo ambientato in un circo, tra donne senza testa, acrobati, clown, fenomeni viventi di vario genere) e L'assassino invisibile (No coffin for the corpse, 1942; viene citata in dettaglio la famosa sfida della sepoltura subacquea tra Harry Houdini e il fachiro Rahman Bey).
Tra i racconti va ricordato almeno Il Mago Merlini e l'extraterrestre (Off the face of the Earth, 1949) in cui l'enigmatico signor Zyyzk, affermando di essere un visitatore alieno di passaggio sul nostro pianeta, per dar prova dei propri poteri farà scomparire come per incanto un uomo da una normalissima cabina telefonica tenuta costantemente d'occhio da alcuni poliziotti.
Carr, il re
Concludiamo questa brevissima carrellata con l'autore considerato l'insuperato specialista dei delitti impossibili, tema cui dedicò la sua intera produzione sviluppandolo in ogni possibile variante: John Dickson Carr.
Con 23 romanzi dedicati al pantagruelico dottor Fell, 22 con l'altrettanto corpulento sir Henry Merrivale (questi ultimi firmati come Carter Dickson), 4 sviluppati attorno alla sinistra figura del capo della polizia parigina Henri Bencolin ed altri ancora senza personaggio fisso, più svariate raccolte di racconti e drammi radiofonici, uno studio su Carr meriterebbe senza dubbio un articolo monografico.
In questa occasione mi limiterò pertanto a citare le opere che secondo il mio parere personale non possono mancare nella biblioteca degli amici del CICAP.
Iniziamo senz'altro con Le tre bare (The three coffins, 1935) giudicato da una giuria di esperti il miglior romanzo di camera chiusa mai scritto, non solo per la qualità e varietà degli enigmi proposti, tra cui un delitto in una stanza con porte e finestre chiuse dall'interno e un altro omicidio avvenuto in mezzo ad una strada deserta e innevata che naturalmente non reca impronte di alcun tipo, ma anche e soprattutto per l'imperdibile conferenza sulla camera chiusa tenuta dal dottor Fell, dove vengono analizzate a beneficio del lettore le numerose e ingegnose tecniche utilizzate per rendere possibile l'impossibile.
Similmente, non può mancare in una collezione gialla il pregevole Assassinio nell'abbazia (The White Priory murder, 1951) dove l'estroso Henry Merrivale, oltre a risolvere il mistero della donna assassinata in un padiglione posto nel mezzo di un laghetto ghiacciato dove nessuno ha lasciato tracce, spiegherà le motivazioni che possono indurre un assassino a creare una situazione del genere, apparentemente controproducente (come diceva Sherlock Holmes, la stranezza è infatti un indizio già di per sé).
Le raccolte di racconti brevi e drammi radiofonici I morti hanno il sonno leggero e La porta sul delitto sono straordinarie per la varietà di situazioni proposte: si va dalla telefonata di una donna morta da anni ricevuta su un apparecchio scollegato da tempo, alla scomparsa di un uomo denunciata dalla moglie su una nave da crociera in cui però passeggeri ed equipaggio giurano di averla vista salire sola, o ancora un delitto in una stanza inesistente o l'omicidio apparentemente commesso da un paio di guanti.
Infine, tra le opere senza personaggio fisso, spicca senza dubbio La corte delle Streghe (The Burning Court, 1937) non solo per l'affascinante mistero dell'uomo avvelenato da una dama velata in abito seicentesco, comparsa dal nulla nella sua stanza e per la successiva ed impossibile sparizione del cadavere dalla bara tumulata nella cripta di famiglia, ma soprattutto per il suo doppio finale, in cui tutto viene spiegato secondo una ferrea logica investigativa che viene però completamente sconvolta proprio nell'ultima pagina.
Prima di terminare, ritengo giusto avvisarvi che la ricerca di tutti i romanzi citati, disponibili in varie edizioni del Giallo Mondatori, singolarmente o inclusi in qualche raccolta, potrebbe richiedere tempo e pazienza: l'unico modo per recuperarli, infatti, è quello di spulciare con attenzione le bancarelle dell'usato (e mi raccomando, controllate che non manchino le ultime pagine!).
Desidero concludere questo articolo con una citazione della conferenza sulla camera chiusa del dottor Fell, che i lettori di S&P, sono certo, apprezzeranno:
"Perché siamo dubbiosi quando sentiamo la spiegazione della stanza chiusa? Non perché siamo increduli, no, nel modo più assoluto, ma semplicemente perché ci sentiamo vagamente delusi...Vedete, l'effetto è così magico che in certo qual modo ci aspettiamo che sia magica anche la causa. Quando vediamo che non è magia, diciamo che è una buffonata. Il che non è giusto."
Questo spiega molto bene perché, quando ci viene svelato il trucco di un gioco di prestigio, spesso diciamo "Be', tutto qui?" e forse anche perché molte persone preferiscono non ammettere nemmeno di fronte all'evidenza di aver assistito ad un vero e proprio spettacolo di illusionismo anziché ad un genuino fenomeno paranormale.
Bibliografia delle edizioni italiane
- Doyle, A.C. 1987. Il mastino dei Baskerville (raccolta Omnibus Gialli "L'infallibile Sherlock Holmes"), Milano: Arnoldo Mondadori Editore
- Talbot, H. 1995. Terrore nell'isola, Milano: Arnoldo Mondadori Editore
- Talbot, H. 2003. L'orlo dell'abisso (speciale del Giallo Mondadori "Delitti in camera chiusa"), Milano: Arnoldo Mondadori Editore
- Rawson, C. 1983. Morte dal cappello a cilindro, Milano: Arnoldo Mondadori Editore
- Rawson, C. 1998. Le impronte sul soffitto, Milano: Arnoldo Mondadori Editore
- Rawson, C. 2001. Muori, muori, Milano: Arnoldo Mondadori Editore
- Rawson, C. 1996. L'assassino invisibile, Milano: Arnoldo Mondadori Editore
- Rawson, C. 2003. Il Mago Merlini e l'extraterrestre (speciale del Giallo Mondadori "Delitti in camera chiusa"), Milano: Arnoldo Mondadori Editore
- Carr, J.D. 1988. Le tre bare, Milano: Arnoldo Mondadori Editore
- Carr, J.D. 1995. Assassinio nell'abbazia (speciale del Giallo Mondadori "Misteri sotto la neve"), Milano: Arnoldo Mondadori Editore
- Carr, J.D. 1997. I morti hanno il sonno leggero, Milano: Arnoldo Mondadori Editore
- Carr, J.D. 2001. La porta sul delitto, Milano: Arnoldo Mondadori Editore
- Carr, J.D. 2001. La corte delle streghe, Milano: Arnoldo Mondadori Editore
Fabrizio Marchesano
Ingegnere.
Allievo alla terza edizione del Corso per Investigatori del paranormale del CICAP.