Correva l'anno 1988, quando in Italia si iniziò a prendere coscienza di una curiosa forma di "prodotto collettivo". E ciò che più stupiva era che il tutto nasceva e si alimentava non per volere di un'istituzione o un gruppo di potere occulto, ma per necessità dei singoli.
Il mondo anglosassone se n'era accorto da tempo e, aprendo la strada all'istituzionalizzazione di un nuovo campo di ricerche, aveva battezzato il fenomeno urban legends, da noi tradotto come "leggende metropolitane". Anche se sarebbe più corretto chiamarle "contemporanee", visto che la loro ambientazione non sempre è la metropoli, né tantomeno vengono raccontate solo nelle grandi città, ormai la definizione è entrata a far parte del linguaggio comune.
Come riconoscerle?
- sono brevi storie dal contenuto sorprendente raccontate di persona in persona come vere
- hanno protagonisti dei nostri giorni (ma sfuggenti, solitamente anonimi)
- nascono da discussioni collettive
- circolano in modo incontrollato
- il messaggio trasmesso è di solito conservatore
- mescolano elementi reali con alcuni verosimili e altri decisamente falsi.
Su cosa si focalizzano?
- le nuove tecnologie
- lo straniero
- la natura selvaggia
- la violenza urbana
- l'evoluzione dei costumi
- il sovrannaturale, anche se più raramente
Perché esistono?
- esprimono le paure e le aspirazioni di un determinato ambiente sociale
- danno un senso a fatti socialmente importanti che non hanno un'interpretazione chiara o accettata
- sono una manifestazione contemporanea del pensiero simbolico
Lungi dall'essere storie insignificanti sono al contrario narrazioni piene di significato, che vale la pena di studiare e comprendere. Le leggende metropolitane sono un relativamente nuovo oggetto di ricerca che non è proprietà esclusiva di una singola disciplina scientifica. Oggi gli studiosi di scienze umane, dai folkoristi ai sociologi, dagli etnologi agli storici, dagli psicologi agli antropologi, dispongono di una copiosa documentazione per applicarsi e dare il proprio contributo. Uno dei possibili approcci, tra i più interessanti, è la ricerca degli elementi reali che sono all'origine di una leggenda o che l'hanno alimentata.
Tutto vero, tutto falso?
Negli ultimi anni, oltre alla pubblicazione di diversi libri e articoli che hanno contribuito a far riconoscere al grande pubblico il fenomeno come genere narrativo ben definito, si è diffusa la moda di utilizzare la "leggenda metropolitana" per indicare una bufala, una battuta scherzosa, una diceria, un pettegolezzo, insomma qualcosa di "non vero". Ma una simile generalizzazione, sempre più spesso attuata dai mezzi di informazione, è quantomeno fuorviante.
Dobbiamo sfuggire alla tentazione di considerare le leggende metropolitane come sinonimo di falso o un genere esclusivamente da smitizzare e screditare, magari assumendo un atteggiamento denigratorio nei confronti di coloro che credono in queste storie. La tentazione per molti è forte, ma non è l'atteggiamento corretto o quantomeno condivisibile dal punto di vista di una seria ricerca.
Molti ritengono che la "credenza" nelle leggende metropolitane denoti ignoranza e mancanza di senso critico. Ma sovente sono proprio le persone istruite, razionali, che rivestono incarichi di responsabilità, i maggiori portatori e diffusori di leggende metropolitane.
È tra l'altro divenuto sempre più difficile fare una demarcazione netta tra sola leggenda e fatto di cronaca. Vedasi le numerose notizie, più o meno sorprendenti, che sovente leggiamo sui giornali, la cui fonte è niente più di un dispaccio d'agenzia.
Coppie di amanti rimaste inesorabilmente incastrate, poveri gattini sopravvissuti ad involontari lavaggi in lavatrice, mogli scordate a terra in autostrada da mariti troppo distratti.
Fatti sovente ambientati in luoghi sperduti o senza alcun riferimento alle generalità dei presunti protagonisti. Ciò non significa che siano tutte leggende, né tantomeno esperienze reali. Sicuramente i due mondi convivono, influenzandosi l'un l'altro, senza eliminarsi a vicenda.
L'impatto delle leggende metropolitane sulla nostra conoscenza e sul nostro comportamento, ci ricorda com'è fragile la separazione tra il reale e l'immaginario, il vero e il falso, senza tuttavia dar spazio a qualche illuminato revisionista per gridare al complotto ad ogni piè sospinto.
Paolo Toselli
Segretario del Centro Raccolta Voci e Leggende Contemporanee