Sia i sostenitori dei fenomeni paranormali, sia gli inveterati scettici del CICAP che li tallonano dappresso per mostrare che questi fenomeni sono effetto d'illusioni di vario tipo, si sono molto occupati della premonizione. Nessuno si è mai occupato della postmonizione, che pure è fenomeno straordinario. Ebbene, io ne posseggo il dono, ma sino a ora lo avevo tenuto gelosamente segreto, temendo di espormi a ironie e cachinni.
Soltanto adesso, incoraggiato da alcuni esempi più che eccellenti, sono pronto a rivelare quanto tenevo gelosamente nel profondo del cuore.
Mi accade dunque talora, preso da una sorta di trance, di vedere con chiarezza quasi eidetica episodi che si svolgono in un tempo che non è quello in cui vivo. Ma non li vedo oscuramente, così da doverli esprimere per allusioni ambigue, come faceva Nostradamus, i cui presunti vaticini possono applicarsi ad avvenimenti diversi. No, vedo quanto vedo in modo limpido, così da non dar adito a equivoci. Ecco alcuni esempi.
Vedo una grande e florida città sulle rive dell'Asia Minore, stretta d'assedio da una grande armata guidata da un eroe dalla lunga chioma bionda, e vedo un cavallo di legno in quella città, da cui escono i nemici sterminandone gli abitanti, così che solo due ne sfuggono, uno che andrà vagabondando per mare e l'altro che fonderà una nuova civiltà nelle terre ausonie.
Vedo un'orda di uomini barbuti dalle chiome unte di grasso, che invadono la città più potente del mondo conosciuto, e il loro capo che getta una spada su una bilancia gridando guai ai vinti.
Vedo un genovese con la chioma più corta dei precedenti che naviga con tre caravelle sino a che il suo gabbiere urla terra terra, e perviene in quelle che egli credeva le Indie e che invece sono un nuovo e inesplorato continente.
Vedo un uomo coi capelli non lunghi che fissa la luna con un tubo mai visto e che dichiara che la Terra gira intorno al Sole, subisce un doloroso processo e ne esce sconfitto mormorando eppur si muove.
Vedo un uomo coi capelli corti e un ciuffo sulla fronte, nato in una piccola isola, che con le sue armate percorre vittorioso l'Europa dall'Alpi alle piramidi e dal Manzanarre al Reno, sino a che viene sconfitto in una pianura del Belgio e muore abbandonato da tutti in un'isola più piccola di quella in cui era nato.
Vedo un uomo con capelli ancora più corti, ma con ciuffo e monobaffo, che scatena una guerra mondiale, commette un orrendo genocidio e si toglie la vita in un bunker.
Vedo un uomo assolutamente pelato che conquista il potere marciando sulla capitale, trebbia il grano, bacia i bambini e finisce in una piazza con il nome di un pappagallo.
Che debbo pensare di queste mie visioni? Giuro che si sono tutte avverate. Tanto che ho deciso di tentare anche alcune premonizioni, gioco certamente più rischioso, ma in cui basta muoversi con avvedutezza.
Pertanto: vedo che entro un secolo un presidente degli Stati Uniti subirà un attentato, che un ciclone si scatenerà sui Caraibi, che precipiterà l'aereo di una grande compagnia, che un uomo di umili natali farà una grande vincita al lotto, che un uomo politico italiano cambierà di schieramento, che un altro vorrà salvare il paese dal comunismo, che un presentatore televisivo chiederà a Samanta di Piacenza quale era il nome di battesimo di Garibaldi (non so perché, ma sento che le due ultime premonizioni sono strettamente collegate).
Umberto Eco
Ordinario di semiotica, Università di Bologna
Per gentile concessione dell'autore. Da L'Espresso del 1 giugno 2000.