Nel numero di Focus del settembre 2002, nel rispondere a un lettore che chiedeva lumi sulla raccolta di tappi di plastica per donare una carrozzina a un handicappato, scrivevo che si trattava di una leggenda che circola in tutto il mondo da molti anni e di cui esistono decine di versioni. Talvolta varia l'oggetto della raccolta, e dagli scontrini dei negozi si passa ai biglietti dell'autobus o alla carta stagnola delle sigarette, altre volte cambia l'obiettivo della raccolta che diventa l'acquisto di una macchina per la dialisi o l'aiuto per i bambini di un orfanotrofio. In tutti i casi, però, dopo aver riempito i cassetti del bene prezioso si scopre di essere caduti vittime di una leggenda perché quegli oggetti non interessano a nessuno e anche l'amico che aveva suggerito di iniziare la raccolta confessa che in realtà non ha mai capito bene a chi andassero consegnati.
Secondo un'interpretazione su cui concordano molti ricercatori, il diffondersi di queste leggende è legato al bisogno di attenuare il sentimento di disagio o di colpa che molte persone vivono in relazione al loro comportamento consumistico. La possibilità di riciclare tutto o in parte il bene consumato e di devolvere in beneficenza gli utili che ne conseguono consente, infatti, di non modificare le proprie abitudini di consumo e allo stesso tempo di pensare che si stanno aiutando altri che non vivono nella stessa condizione di privilegio.
Dopo la pubblicazione su Focus, alcuni lettori scrissero alla rivista per protestare, segnalando il fatto che la raccolta dei tappi di plastica la facevano davvero e che ne avevano ricavato buoni risultati. Scoprii così che mi ero imbattuto in quello che gli esperti di leggende chiamano un'"ostensione", ovvero il trasformarsi di una leggenda in realtà. Ma andiamo per gradi.
Una rete internazionale
La più imponente raccolta di tappi di plastica al mondo viene realizzata da un'associazione francese che, non a caso, si chiama Bouchons d'Amour, Tappi d'Amore (www.bouchonsdamour.com). È un'organizzazione interamente basata sul volontariato: ha 97 punti di raccolta che coprono tutta la Francia, ognuno coordinato da un capo area, che oltre a gestire la raccolta deve trovare i locali idonei per depositare i tappi. E non si tratta di un compito da poco perché Bouchons d'Amour dichiara di aver raccolto sin qui oltre 485 milioni di tappi, pari a 1.167 tonnellate di plastica da riciclo. Un risultato importante anche da un punto di vista economico, che ha fruttato oltre 90.000 euro, utilizzati per la costruzione di un orfanotrofio in Madagascar e per altre iniziative di beneficenza in favore di associazioni di handicappati. Visto il successo dell'iniziativa, da circa un anno la raccolta si è estesa anche in Belgio dove si è costituita un'associazione analoga a quella francese.
I tappi in Italia
In Italia la raccolta dei tappi viene realizzata prevalentemente in Toscana ed è coordinata da organizzazioni religiose, la Caritas o le Confraternite di Misericordia. La rete più estesa è gestita dalla Caritas di Livorno che da due anni raccoglie tappi in città e in molti comuni della provincia e li ricicla grazie a un accordo con una società specializzata. "Col denaro raccolto nel 2001 abbiamo comprato una carrozzina da donare alla missione di Malawi, in Africa" mi ha spiegato Enrico Sassano, responsabile della Caritas Diocesana, che per il 2002 si è data l'obiettivo di contribuire a finanziare la costruzione di pozzi, canali e fontanelle per portare l'acqua potabile in 15 villaggi della Tanzania. Ogni progetto, coordinato dal Centro Mondialità Sviluppo Reciproco, un'associazione non governativa di Livorno, ha un costo di 7.500 euro. "Il nostro scopo - ha aggiunto - è quello di ottenere dalla raccolta dei tappi circa 3.000 euro, che poi verranno integrati da altri finanziamenti. Siamo sulla buona strada perché sinora abbiamo già raccolto oltre 11 tonnellate di materiale, ben 4,5 milioni di tappi, per un valore di circa 2.000 euro". La raccolta viene realizzata soprattutto nelle parrocchie e nelle scuole, elementari e medie, dove sono stati istallati 200 tapponetti, ossia dei cassonetti nei quali si possono depositare i tappi da riciclare.
Ma non vi sembra che lo sforzo non valga la candela? ho domandato a Sassano. In fondo, chiedendo a tutti questi volontari di donare 1 centesimo di euro anziché un tappo, si potrebbero raccogliere molti più soldi. "Certo - ha risposto - ma noi crediamo che questa azione sia più educativa perché, invece che mettere mano al portafoglio una sola volta, le persone vengono coinvolte maggiormente e così dedicano più attenzione ai problemi dell'Africa. E inoltre si rendono conto dell'importanza di riciclare tutti i rifiuti ed evitano di lasciare i tappi sulle bottiglie di plastica, visto che non possono venir riciclati insieme" perché il materiale di cui sono fatti i tappi è Polietilene (PE), mentre quello delle bottiglie è Polietilene tereflatato (PET), e il processo di riciclaggio per i due materiali è differente.
Ma perché non raccogliere anche le bottiglie, insieme ai tappi, visto che si otterrebbe molto più denaro per le opere di beneficenza? ho chiesto ai volontari toscani, memore della leggenda americana che prescriveva di raccogliere le linguette delle lattine, ma non le lattine stesse che contenevano evidentemente molto più alluminio da riciclare. E ho così scoperto che la legge lo vieta perché la raccolta dei rifiuti urbani è affidata a società che ne hanno la concessione in esclusiva. Le bottiglie, quindi, possono essere raccolte solo da questi Enti, mentre i tappi non sono considerati rifiuto urbano e così anche i privati o le associazioni possono farsene carico.
I problemi
della raccolta
E in ogni caso "non saremmo attrezzati per le bottiglie" ha aggiunto Carlo Maffei che coordina un'altra raccolta toscana. Perché chi organizza la raccolta dei tappi ha già il problema di trovare degli spazi sufficientemente grandi per accumulare i tappi: 1 tonnellata, che rende circa 150 euro, corrisponde a più di 400.000 tappi. Un'altra difficoltà, ha spiegato "è quella di trovare dei camion con cui portare gratuitamente tutto questo materiale alle società di riciclaggio. Noi abbiamo dei volontari che ci prestano i loro furgoni, ma so di altre associazioni che hanno dovuto smettere perché quasi tutto quello che guadagnavano se ne andava per pagare il trasporto". Le due questioni sono tutt'altro che marginali perché rivelano che la raccolta dei tappi di plastica di per sé è un'operazione anti-economica, se si considerano i costi per promuovere l'iniziativa, quelli sostenuti dai volontari per il trasporto del materiale al punto di raccolta, quelli di deposito e infine quelli per portare i tappi presso le società di riciclaggio. Diventa invece un'attività molto importante se produce un risultato di carattere più generale e cioè quello di sensibilizzare una comunità rispetto a un problema come quello delle condizioni di vita nei Paesi sottosviluppati o delle carenze del servizio offerto dal sistema sanitario in Italia, creando una rete di volontari capaci di mobilitarsi su nuove iniziative.
Realtà o leggenda?
Ma visto che queste raccolte esistono realmente, possiamo ancora dire che la raccolta dei tappi di plastica è una leggenda urbana? "Certo" mi ha risposto Paolo Toselli, fondatore del Centro italiano per la raccolta delle voci e delle leggende contemporanee. "Perché quando nel 1993 si è sparsa per la prima volta in Italia la voce che con la raccolta dei tappi si poteva contribuire a comprare una carrozzina per un handicappato in realtà non esisteva nessuna raccolta. Nel 1995 fece molto scalpore la storia di un disabile che in provincia di Novara aveva raccolto 5 quintali di tappi, ma poi dovette amaramente scoprire che in realtà nessuno glieli avrebbe "convertiti" in una carrozzina. Quando la notizia uscì sui giornali una signora organizzò una colletta e così per fortuna la vicenda ebbe un lieto fine".
È probabile allora che l'idea di organizzare realmente questa raccolta sia venuta proprio a chi aveva sentito la vecchia leggenda, ma a confermare il carattere leggendario della storia resta anche il fatto che la voce della raccolta dei tappi è oggi diffusa un po' in tutta Italia, mentre le raccolte effettivamente realizzate sono poche e tutte di carattere locale. Il confine tra realtà e leggenda è in questo caso quindi davvero sfumato. Perciò è importante, se vi propongono di raccogliere tappi o altro materiale, capire subito se c'è un Ente serio che sta davvero organizzando la raccolta o se si tratta solo dell'ennesima riproposizione di una vecchia leggenda. Solo così non rischierete di prendere... tappi per lanterne!
Lorenzo Montali
Università degli Studi
Milano-Bicocca
Relazioni esterne CICAP
e-mail: [email protected]
Una versione parzialmente modificata di questo articolo è stata pubblicata su Focus (dicembre 2002). Ringraziamo la Direzione della rivista per aver concesso di riprendere l'articolo.