Gli episodi raccontati nelle ultime puntate di questa rubrica sono indubbiamente illuminanti, e ci mostrano come noi stessi possiamo guidare un veggente e dare la risposta giusta, senza che neppure ce ne accorgiamo.
Ma, possiamo chiederci: se il veggente è in buona fede, cioè non compie trucchi, come fa a volte a indovinare particolari riservati che solo l'interessato poteva conoscere o azzeccare in pieno alcuni tratti del suo carattere?
È interessante a questo punto inserire un aspetto molto importante: l'aspetto statistico. Ascoltiamo il professor Christoper Scott di Londra, matematico e psicologo, esperto in problemi di parapsicologia: "Il fatto è che la gente tende a interpretare in modo molto personale quello che un veggente dice. Per esempio, se il veggente dice: "Lei ha una personalità sensibile, ha il senso dell'umorismo, ha un'intelligenza che non è apprezzata pienamente eccetera", ebbene ognuno può riconoscersi in questi caratteri, e magari ricorda episodi della sua vita che confermano questa descrizione. C'è stato uno studio molto interessante in proposito: uno psicologo olandese preparò una descrizione caratteriale abbastanza dettagliata, e la sottopose a 32 diverse persone. Tutti dissero: "Oh! questo sono proprio io!", e si riconobbero in questa descrizione..."
"Quindi ognuno, per così dire, adatta al suo caso personale certe frasi o descrizioni?"
"Sì, se per esempio il veggente dice: "Siete quattro in famiglia", ognuno mentalmente tende ad adattare questa frase alla sua situazione: cioè si può essere sposati con due figli, oppure avere un fratello e due genitori, oppure essere in tre e avere una zia a carico ecc. Ci sono molte combinazioni possibili. E c'è un'altissima probabilità statistica di trovare un comune denominatore. Questo, è vero per molte altre caratteristiche: cioè persone che si trovano in situazioni del tutto diverse possono riconoscersi in una stessa descrizione. E poi c'è la lettura delle espressioni del viso, che aiuta moltissimo il veggente a proseguire nella sua descrizione, avvantaggiandosi di ogni dettaglio. Tenga presente che questo può essere fatto dal veggente in perfetta buona fede, nel senso che egli può avere veramente l'impressione di indovinare dettagli personali".
"Inoltre un cliente tende a rimanere colpito soltanto dalle previsioni che ritiene azzeccate, e dimentica le altre?"
"Esattamente. Si tende a dimenticare tutte le affermazioni sbagliate o senza valore fatte dal veggente. Di solito, si ricordano solo le informazioni che si adattano alla propria storia personale. Se poi, ogni tanto c'è un'osservazione particolarmente azzeccata, è proprio quella (e quella soltanto) che viene raccontata a tutti".
C'è, insomma, una specie di selezione dei risultati favorevoli (si pubblicano solo i risultati positivi, come dicevamo nel capitolo sulla ESP statistica) e c'è anche un adattamento psicologico che viene compiuto, innestando questi frammenti sulle situazioni personali un po' come avviene in quel famoso gioco della "Settimana Enigmistica", in cui si propone al lettore di completare un disegno composto solo da linee frammentarie: partendo dagli stessi tratti si possono sviluppare migliaia di disegni diversi, si può disegnare un cavallo o una poltrona da barbiere. Cioè ognuno può "vedere" in quelle stesse linee una cosa diversa.
Provate a fare i tarocchi
In proposito lo psicologo Christopher Evans suggerisce un esperimento che chiunque può tentare.
"Penso che ognuno potrebbe fare questa piccola prova" dice Evans. "Prenda un mazzo di tarocchi, di quelli usati dalle cartomanti, legga le istruzioni e poi provi a "fare le carte" a qualcuno che crede a questo tipo di divinazione, dicendo di essere un medium. Ebbene, qualunque cosa dirà, sentirà l'altro esclamare: "Mio Dio! È stupefacente! Lei ha proprio indovinato". E alla fine questa persona sarà convinta di aver avuto a che fare con un vero veggente. II fatto è che in questi casi chi crede nel fenomeno cerca nella sua mente avvenimenti o ricordi che hanno una corrispondenza con quanto sta dicendo il medium".
Lo stesso esperimento si può fare con i fondi del caffè, oppure leggendo la mano. Se si conoscono le regole, se si afferma di possedere dei poteri e se la persona è fiduciosa si possono ottenere brillanti risultati.
Male linee della mano non indicano proprio nulla? "Sì," mi ha risposto lapidariamente uno degli intervistati che ho incontrato "le linee della mano indicano... l'età! Per il resto siamo noi a interpretare ciò che dice la chiromante, dando un nostro significato alle sue parole. E dimenticando ciò che non si inserisce in questa nostra immagine mentale".
"Dottor Evans, anche per quanto riguarda le profezie avviene un meccanismo analogo?"
"Esattamente. Quando qualcuno dice: "La chiromante me lo aveva predetto!", compie inconsciamente una selezione delle previsioni, ricordando soltanto quelle giuste, e non le altre. Bisognerebbe recarsi dal veggente con un registratore, e a distanza di tempo riascoltare il nastro per verificare esattamente quante e quali cose, in realtà, erano state dette, e valutare quindi la percentuale di previsioni indovinate. Non solo, ma si potrebbe andare ancora più in là: per esempio si potrebbe valutare quante altre cose sarebbero comunque state indovinate se la propria vita fosse andata in un modo del tutto diverso..."
Una controllata
alle profezie
Naturalmente nessuno va dalla cartomante con il registratore, e non è possibile svolgere un'indagine di questo tipo. Tuttavia una valutazione statistica delle profezie dei veggenti più celebri può essere fatta abbastanza facilmente: basta conservare le loro previsioni pubblicate da giornali e settimanali per l'anno nuovo, e riscontrarle a fine anno.
Il prestigiatore Milbourne Christopher ha tenuto, in proposito, un interessante archivio.
"Sì, ho tenuto tutte le previsioni annunciate dai veggenti in questi ultimi anni; controllando i risultati a ogni fine anno si può constatare che queste previsioni sono molto scadenti, a volte addirittura al di sotto della media probabilistica. Qui in America c'è una veggente, Jean Dixon, che diventò celebre per una previsione di cui si parla sempre, cioè l'uccisione di John Kennedy. In realtà Jean Dixon in questi 20 anni ha fatto una grandissima quantità di previsioni, clamorosamente sbagliate. E anche per quel che riguarda l'uccisione di Kennedy, se si va a vedere esattamente cosa disse la Dixon, ci si rende conto che aveva affermato cose molto diverse. Ebbene, è stato effettuato un accurato studio statistico su Jean Dixon, che conferma che l'insieme delle sue previsioni si situa sulla media probabilistica: cioè se le previsioni fossero state fatte a caso ci sarebbe stato un numero analogo di avvenimenti indovinati, così come, quando si giocano a caso dei numeri alla roulette, ogni tanto si azzecca un en plein".
Ma se queste profezie hanno un così basso indice di probabilità di verificarsi, ciò significa che per azzeccare una profezia non è necessario disporre di alcuna facoltà paranormale? E che quindi chiunque sarebbe in grado di fare altrettanto? Qualcuno ha voluto fare la prova con un gruppo di studenti.
Ne ho parlato con il professor Kurtz, presidente del comitato scientifico sorto negli Stati Uniti per verificare la fondatezza delle affermazioni volte a dimostrare l'esistenza di fenomeni paranormali.
"Professor Kurtz, la vostra rivista ha pubblicato un interessante studio sui veggenti. Vuole spiegarci di cosa si tratta?"
"Sì, è un esperimento condotto per verificare la probabilità statistica di azzeccare certe previsioni. A un gruppo di 10 studenti dell'Università di Harvard è stato chiesto all'inizio dell'anno di fare delle profezie sugli avvenimenti inattesi che potevano accadere nel corso dell'anno. Ognuno di loro ha stilato una lista di avvenimenti possibili".
"Di che tipo, per esempio?"
"Be', per esempio la morte di individui celebri, oppure l'andamento della Borsa, e altri eventi tipici di cui di solito si parla in queste previsioni di inizio d'anno. Poi sono state esaminate le profezie dei 10 più conosciuti veggenti americani pubblicate sui giornali. Alla fine dell'anno è stata fatta una valutazione comparata tra le profezie degli studenti e quelle dei veggenti".
"E il risultato?"
"II risultato è stato che gli studenti, mediamente, avevano fatto previsioni migliori dei 10 celebri veggenti..."
"Effettivamente ,dice dal canto suo il professor Scott ,quando si guardano più da vicino le cose ci si rende conto che certe veggenze rientrano semplicemente nella media probabilistica. Ricordo che in passato mi occupai di un caso che appariva straordinario. Si trattava di un esperimento preparato in questo modo: una persona sfogliava un album di fotografie, e una medium, a distanza, tenendo in mano un oggetto di quella persona, cercava di descrivere la fotografia che stava guardando in quel momento. Fu pubblicato un libro, con la riproduzione delle foto e delle descrizioni scattate dalla medium: si trattava a prima vista di un risultato impressionante. Ma guardandole dal punto di vista statistico le cose cambiavano completamente: infatti tenendo conto del gran numero di prove e del fatto che si potevano usare le stesse descrizioni anche per la foto che precedeva e per quella che seguiva (cioè si concedeva che la medium potesse a volte aver descritto, per effetto di precognizione o postcognizione, la fotografia situata immediatamente prima o immediatamente dopo la foto esaminata in quel momento), gli esempi portati nel libro erano in realtà scelti tra 60.000 possibili combinazioni di abbinamento. E solo quelle buone erano state selezionate e inserite nel libro..."
L'incidente ferroviario
Molti parapsicologi oggi ammettono la difficoltà di dare una valutazione attendibile a una profezia, o anche a una premonizione individuale, proprio a causa di questi problemi statistici.
Un'indagine statistica può infatti rimettere in questione anche certi sogni premonitori che sembrano azzeccati.
Qualche tempo fa, su questo argomento ho interrogato il professor Martin Johnson, allora direttore del laboratorio di parapsicologia all'Università di Utrecht, in Olanda.
"Professor Johnson, lei ha un esempio assai chiaro per spiegare qual è la difficoltà per valutare questi fenomeni".
"Sì, l'esempio è questo. Supponga che qualcuno sogni che un incidente ferroviario si verificherà il giorno seguente tra Amsterdam e Rotterdam, e che un suo amico perderà la vita. Supponga che dopo il sogno decida subito di trascrivere nei vari dettagli questa premonizione e consegni ciò che ha scritto a una persona di fiducia, per esempio il Rettore dell'università. Se, il giorno dopo, l'incidente si verifica in ogni dettaglio si tratta evidentemente di una premonizione. Ma se l'incidente avviene dopo 6 mesi o dopo un anno? In un'altra località? Se l'amico è un altro? E se è solo ferito? E se si tratta di un incidente automobilistico? Bisogna considerarla, sempre una premonizione oppure no? Vede, è assai difficile dirlo, non abbiamo strumenti validi per valutare".
"D'altra parte il Rettore può aver ricevuto in consegna la de-scrizione di altri mille sogni, novecentonovantanove dei quali non si verificano, neppure in parte..."
"Certo, e allora bisognerebbe valutare la probabilità statistica che si tratti solo di una coincidenza. Non abbiamo vere leggi, in questo campo. Siamo agli inizi. Ci sono alcune correlazioni possibili, ma non mi spingerei a chiamarle leggi".