E' possibile che una prestigiosa rivista culturale pubblichi un articolo sulle ultime frontiere della fisica pieno di assurdità e di errori? E' proprio quello che èa ccaduto alla rivista americana Socioal Text che ha pubblicato, nel numero di Aprile del 1996, un articolo di Alan Sokal, professore di Fisica all'università di New York, sulle frontiere della fisica quantistica e sulle sue implicazioni filosofiche ed epistemologiche.
Il titolo dell'articolo, che in italiano diventa "Trasgredire le frontiere - Verso un'ermeneutica trasformativa della gravità quantistica", non aiutava molto a capire le intenzioni dell'autore.
Nell'introduzione Sokal spiegava che l'articolo era nato dall'esigenza di fornire una nuova lettura, di tipo umanistico, di alcune nuove teorie scientifiche, secondo le nuove tendenze culturali e filosofiche. Il suo scopo era quello di contribuire a questa analisi tenendo conto dei recenti sviluppi della gravità quantistica, la branca emergente della fisica che tenta di combinare in modo coerente la relatività generale e la meccanica quantistica. L'autore si proponeva di far vedere come nella meccanica quantistica "lo spazio-tempo cessa di esistere come realtà oggettiva, la geometria diventa relazionale e contestuale e le categorie concettuali su cui si basa la vecchia scienza diventano discutibili". Una rivoluzione concettuale, come lui stesso l'ha definita, con implicazioni profonde per il contenuto di una futura scienza "post-moderna e liberatoria".
Era lo stesso Sokal ad annunciare un po' di tempo dopo, all'interno della rivista Lingua Franca, che l'articolo era in realtà uno scherzo. L'autore spiegava di aver volutamente inserito nell'articolo un miscuglio di verità, mezze verità, menzogne, strafalcioni di matematica e di fisica, e frasi sintatticamente corrette ma prive di senso.
Tra i dibattiti e le polemiche che la vicenda ha subito sollevato è da segnalare il commento autorevole, pubblicato nel numero di novembre di La rivista dei libri, del premio Nobel per la Fisica Steven Weimberg. La beffa è riuscita, secondo Weimberg, perché l'autore, prendendo come pretesto alcuni temi di attualità della fisica, ne aveva tratto alcune morali filosofiche e politiche destinate a far presa su quegli accademici alla moda che contestavano le rivendicazioni di oggettività da parte della scienza. Il premio Nobel non ha esitato a considerare la beffa di pubblica utilità in quanto è servita a mettere in evidenza quello che lo stesso Sokal ha definito "il declino dei criteri di rigore nella comunità accademica".
Sul concetto di pubblica utilità si è trovato d'accordo anche il direttore della rivista Le Scienze Enrico Bellone, che nel numero di dicembre ha commentato la vicenda sottolineando l'esistenza di un fossato tra la conoscenza scientifica e le mode culturali dei pensatori postmodemi. "Mi piace credere", ha precisato Bellone, "che la crescita di Le Scienze si leghi all'esistenza di questo fossato e al desiderio sempre più diffuso di gettare ponti tra buona scienza e buona filosofia".
In alcuni suoi articoli scritti successivamente, Sokal si è detto divertito dal fatto che uno degli editori di Social Text non avesse creduto che il suo pezzo fosse una parodia. L'autore ha precisato che, a suo parere, il vero scandalo non consisteva tanto nella pubblicazione dell'articolo quanto nel contenuto dell'articolo stesso che poteva anche essere considerato come "un'accurata bibliografia di ciarlatanerie e assurdità dei maggiori pensatori postmoderni". Ma non sono mancate le critiche anche nei confronti degli scienziati, e in particolare degli insegnanti, incapaci di diffondere quella mentalità razionale che permette di distinguere tra scienza e pseudoscienza.
Uno scherzo utile, dunque, che è servito a ribadire ancora una volta, con le parole con cui il premio Nobel Weimberg conclude il suo commento, "il bisogno di confermare e rafforzare la visione di un mondo comprensibile in maniera razionale se vogliamo proteggerci dalle tendenze irrazionali che ancora affliggono l'umanità"