Dehli. Se i progetti del ministro per lo sviluppo delle risorse umane indiano Murali Manohar Joshi (membro del partito fondamentalista indù) avranno successo, le maggiori università indiane sforneranno presto laureati e dottorati in astrologia e antica matematica vedica. Inoltre gli studenti delle scuole smetteranno di studiare la storia e dovranno studiare una nuova materia chiamata heritage che potremmo tradurre in italiano con "tradizione".
Il piano del ministro Joshi viene proposto in un'epoca in cui si assiste a un generale declino dell'educazione scientifica in tutto il paese. I corsi scientifici dei college e delle università indiane, infatti, attirano sempre meno studenti che preferiscono seguire corsi di tecnologia dell'informazione e di management.
Il ministro, che presiede il Dipartimento dell'Educazione, ha trovato l'appoggio della Commissione delle Concessioni Universitarie che decide i programmi di studio universitari di tutto il paese. La Commissione ha chiesto a tutte le università di formulare proposte per l'attivazione di corsi di astrologia. Ha inoltre deciso di introdurre corsi di rituali indù. In altre parole le università, anziché scienziati, produrranno santoni e sacerdoti. A tale scopo la Commissione ha stanziato una cifra di 4 milioni di rupie per quelle università che aderiranno al progetto. La commissione crede che "l'astrologia rappresenti non solo la materia principale della tradizione culturale indiana, ma che sia una disciplina in grado di farci conoscere gli eventi futuri".
Anche il Consiglio Nazionale per la Ricerca Educativa e la Formazione si è allineato con la posizione del ministro Joshi. Si sta infatti occupando di riscrivere i libri di storia. In pratica vuole far sì che gli studenti ignorino completamente il dominio musulmano nell'India meridionale durato dal 1000 al 1800 d.C. e siano edotti solamente sulla "gloriosa" tradizione induista.
Questi progetti educativi hanno ovviamente suscitato le reazioni di numerosi scienziati indiani (tra cui il famoso astrofisico Jayant Narlikar) che si sono rivolti alla Corte Suprema presentando una petizione. Secondo gli scienziati i programmi del ministro e della Commissione rappresentano "un gigantesco passo all'indietro che mina la credibilità scientifica che il paese ha faticosamente conquistato".