Mittente: Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca.
Oggetto: Iniziativa di solidarietà a favore di un ragazzo gravemente ammalato che vorrebbe essere iscritto nel Guinnes Book con una lettera a catena.
Testo: Dalla Banca d'Italia - Filiale della Spezia è pervenuta una lettera a Catena1 in cui si segnala il desiderio del piccolo Draian Ernold, un bambino di sette anni gravemente ammalato di cancro, che vorrebbe essere inserito nel libro dei records. Vi preghiamo, pertanto, di non interrompere la catena trasmettendo uguale missiva ad altri dieci uffici e per conoscenza al piccolo Draian.
Distinti saluti.
Firmato: Il Dirigente.
Ettore Putortì, che ci ha segnalato questo incredibile fax del Ministero datato 26 febbraio 2002, scrive: "Ho risolto in 20 minuti il dubbio sull'autenticità dell'esistenza di Draian". In effetti, una semplice ricerca su Internet consente di appurare in breve tempo che questa catena rappresenta l'ennesima versione di una storia che ha ormai 13 anni, ma che ciclicamente e inesorabilmente torna a riproporsi.
Dobbiamo ritornare al 1989 per rintracciare l'origine della vicenda. Craig Shergold, un bambino inglese di 9 anni con un tumore al cervello esprime un desiderio: quello di entrare nel Guinnes dei primati come la persona che ha ricevuto il maggior numero di cartoline d'auguri al mondo. Nel giro di un anno questa sua speranza comincia a diventare una concreta realtà: 16 milioni di cartoline giungono al suo indirizzo. Il flusso sembra non fermarsi mai e l'anno successivo le cartoline sono più che raddoppiate: 33 milioni. A questo punto Craig entra ufficialmente nel libro dei Guinnes, così come aveva sognato. Ma il 1991 è un anno importante per un secondo avvenimento. Il bambino viene infatti operato e, grazie all'asportazione del tumore, ottiene una piena guarigione. Craig cresce normalmente e oggi è un giovanotto di 22 anni.
Insieme a lui, però, hanno continuato a crescere anche le cartoline recapitate al suo indirizzo. Si calcola che ne siano ormai giunte almeno 200 milioni, spedite da persone del tutto ignare del lieto esito della vicenda. In realtà è in effetti impossibile determinare con precisione quale sia il numero esatto di missive inviate perché la vera storia di Craig ha dato il via a un filone di leggende che hanno tutte per protagonisti bambini colpiti da mali apparentemente incurabili che si rivolgono al mondo per ricevere cartoline, biglietti da visita o, come nel caso del fax del Ministero dell'Istruzione, semplici lettere.
Come in ogni gioco del "telefono senza fili" che si rispetti, il nome e l'indirizzo del bambino vengono regolarmente storpiati, o in alcuni casi sostituiti da quelli di persone che non esistono o che non hanno mai chiesto di ricevere alcunché e che improvvisamente cominciano a ricevere ogni settimana chili e chili di posta da ogni parte del mondo. Proprio per contribuire a interrompere queste spedizioni la Società che pubblica il libro dei Guinnes ha deciso di eliminare la categoria nella quale Craig aveva conseguito il suo record nel 1991. Nessuno potrà battere il suo primato perché la competizione non avrà mai più luogo.
Nulla sembra però davvero in grado di interrompere questa serie di catene la cui funzione, come viene indicato nel fax ministeriale, è quella di compiere "un'iniziativa di solidarietà a favore di un ragazzo gravemente ammalato". Chi potrebbe dire di no a una simile richiesta, soprattutto se l'unico impegno richiesto sembra essere quello di scrivere poche righe al povero malato e "ad altri dieci uffici"?
Ma la storia di Craig non è interessante solo per la sua persistenza, che è peraltro degna di nota perché testimonia l'esistenza di una memoria sociale che si alimenta negli scambi comunicativi, che si organizza anche intorno a nuclei narrativi e che conserva traccia di eventi se si vuole banali, ma ricchi di implicazioni e significati per certi gruppi sociali più o meno ampi. Vi è infatti un secondo aspetto che credo meriti di essere rilevato e cioè che le diverse versioni della leggenda di Craig hanno origine da un fatto vero. Questo pone evidentemente un problema perché uno dei caratteri che siamo soliti attribuire alle leggende è il fatto di essere racconti falsi, il che consente di distinguerle con chiarezza da altre narrazioni, che consideriamo invece resoconti fedeli di eventi accaduti, come ad esempio gli articoli di cronaca giornalistica. Se invece anche le leggende sono in piccola o grande parte vere, è chiaro che i confini sfumano e distinguere realtà e fantasia diventa un gioco più complesso. Di questo tema torneremo ad occuparci nel prossimo numero di S&P, a partire da un'altra interessante e-mail di un lettore, perché dopo esserci occupati di una storia ormai "antica" vogliamo segnalare un nuovo libro sulle leggende.
Leggende di guerra
11 settembre. Leggende di guerra, edito da Avverbi, è il nuovo libro di Paolo Toselli, uno dei più autorevoli ricercatori di leggende del nostro Paese, fondatore dell'unico centro italiano che si occupa dal 1990 di raccogliere e classificare voci e leggende contemporanee.
Nel libro sono raccolte e commentate le leggende che si sono sviluppate e diffuse in tutto il mondo dopo l'attentato alle Twin Towers di New York (argomento di cui ci siamo ampiamento occupati anche noi su S&P 40, N.d.R.). Come osserva Toselli le diffusione di voci e storie accompagna da sempre lo scoppio delle guerre. L'eccezionalità degli avvenimenti, la loro stranezza e il loro rilievo spinge infatti le persone a interrogarsi e a confrontarsi con gli altri sui significati e sulle conseguenze di quanto accade alimentando così la produzione di leggende che servono a "dare un senso a ciò che ci sfugge".
Esiste ormai una tradizione di ricerche sulle leggende legate alla guerra che si fa risalire alle prime ricerche nel campo della psicologia della testimonianza svolte dopo la prima guerra mondiale e che dimostrano come "le sofferenze legate alla guerra si accompagnassero a ogni sorta di racconti immaginari: atrocità commesse dal nemico, azioni eroiche inventate, voci di tradimento, invenzioni di armi segrete, apparizioni sovrannaturali".
In quest'ambito di studi, come peraltro segnala Toselli, il contributo forse più rilevante resta quello di Marc Bloch, che sposta l'analisi di questo fenomeno da un piano individuale a uno sociale e, studiando le leggende diffusesi durante la seconda guerra mondiale, ne rivela il carattere di produzioni collettive sviluppate a partire da bisogni profondi che attraversano la società.
Il merito del libro di Toselli è proprio quello di presentare e discutere le diverse leggende post 11 settembre cercando di spiegare, con un linguaggio molto chiaro, come ciascuna di queste si riconnetta a motivazioni di ordine psicologico e sociale. In questo modo si dimostra anche che le leggende non sono etichettabili in maniera semplicistica come fughe nell'irrazionale, ma sono un fenomeno sociale complesso la cui lettura può aiutarci a comprendere come si struttura il discorso sociale intorno a eventi significativi.
Di ogni storia viene ricostruita la genesi, i percorsi di diffusione e gli effetti che ha provocato, per esempio la chiusura di alcuni centri commerciali per timore di attentati o gli assalti ai supermercati da parte di centinaia di persone alla ricerca di acqua minerale perché si era sparsa la voce di un avvelenamento degli acquedotti. Emerge così anche l'importanza di questi racconti perché credere ad una certa voce porta ad assumere comportamenti congruenti che possono avere un impatto sociale rilevante.
Molte di queste storie, come scrive l'autore nelle conclusioni, "tra breve non saranno più ricordate... altre invece rimarranno impresse nella memoria e tramandate nel tempo. Di sicuro i prossimi decenni saranno popolati sempre più di leggende, manifestazioni di un pensiero simbolico che rivendica uno spazio appropriato".
È chiara la rilevanza di questo tema per chi si interessa allo studio delle credenze nella magia e nei diversi fenomeni paranormali e, anche da questo punto di vista, il taglio divertente e stimolante del libro di Toselli offre interessanti motivi di riflessione e approfondimento.
Lorenzo Montali
Università degli Studi
Milano-Bicocca
Relazioni esterne CICAP
e-mail: [email protected]