"Ci troviamo di fronte a un fatto di grande rilievo verso cui sembrano ricondurci tutti i lavori relativi alle leggende di guerra... Una falsa notizia nasce sempre da rappresentazioni collettive che preesistono alla sua nascita; questa, solo apparentemente è fortuita, o, più precisamente, tutto ciò che in essa vi è di fortuito è l'incidente iniziale, assolutamente insignificante, che fa scattare il lavoro dell'immaginazione; ma questa messa in moto ha luogo soltanto perché le immaginazioni sono già preparate e in silenzioso fermento."
Marc Bloch
Così scriveva nel 1921 lo storico Marc Bloch nel suo libro Riflessioni sulle false notizie della guerra, spiegando che attraverso le leggende "gli uomini esprimono inconsapevolmente i propri pregiudizi, gli odi, le paure, tutte le proprie forti emozioni". A ottant'anni (e decine di guerre) di distanza possiamo dire che queste riflessioni conservano un'illuminante validità e trovano puntuale conferma nelle voci e leggende che si sono sviluppate dopo gli attentati dell'11 settembre negli Stati Uniti e la successiva guerra in Afghanistan.
Scienza & Paranormale ha già presentato un'analisi di alcune delle più diffuse leggende dedicate a quei tragici avvenimenti (vedi numero 40), ma ci sono due elementi che ci spingono a tornare ad approfondire questo tema.
Il primo è la possibilità di segnalare ai lettori di S&P il bel libro scritto da Paolo Toselli, (fondatore del meritorio Centro Italiano per la Raccolta delle Voci e delle Leggende Contemporanee) e pubblicato da Avverbi: un'analisi completa e rigorosa, frutto di un lavoro appassionato su tutte le storie diffusesi dopo l'attacco alle Twin Towers.
Il secondo elemento è una mail che abbiamo ricevuto da alcuni lettori, tra cui Manfredi e Cesare Baj, nella quale segnalano una catena che sta circolando in rete e che riporta una nuova leggenda sull'attentato al Pentagono dell'11 settembre.
Manfredi scrive: "Ho ricevuto in questi giorni più di una mail da parte di alcuni miei amici a proposito dell'attentato al Pentagono. Si tratta di una serie di fotografie commentate in modo da far pensare che sul Pentagono non ci sia mai stato alcuno schianto di alcun aereo, ma si sia trattato invece di un camion bomba. Ho trovato la fonte di tale teoria nel sito francese www.asile.org, che crea un fantomatico complotto, tirando in ballo la CIA, eccetera. Mi vengono ovviamente in mente mille dubbi (ad esempio: ma l'aereo che fine ha fatto, allora?). Potreste dirmi qualcosa di più?".
La teoria presentata sul sito segnalato da Manfredi e Bay ha avuto grande diffusione anche a livello internazionale, anche perché le pagine del sito sono state tradotte in diverse lingue, tra cui l'italiano.
Le affermazioni presenti su Asile costituiscono un'anticipazione dei contenuti di un libro scritto da Thierry Meyssan, L'incredibile menzogna (Fandango, 2002), che ha avuto un clamoroso successo editoriale in Francia e nel quale si sostiene la tesi di un complotto ordito dal Governo americano che avrebbe inventato un falso attentato al Pentagono ad opera di terroristi arabi. Diventa a questo punto interessante esaminare le prove che vengono prodotte su Asile a sostegno di tale tesi e analizzare il valore di queste prove.
Un'analisi critica dei contenuti di Asile è stata effettuata da diversi siti di leggende (tra gli altri) e una delle migliori è stata proposta dal nostro amico e socio Paolo Attivissimo che cura un interessante sito (www.attivissimo.net/) in cui trova spazio un'apposita sezione dedicata alle "bufale" che circolano in rete (www.attivissimo.net/antibufala/elenco.htm).
Asile presenta diverse foto del Pentagono scattate dopo l'attentato e pone alcune domande che contestano la tesi ufficiale fornita dal Governo americano. Particolare rilevante è che le foto non sono state ritoccate, come invece, per esempio, accadde con la leggenda del turista che sarebbe stato fotografato pochi istanti prima dell'impatto dell'aereo dirottato sulle Torri di New York. Si può però sostenere, come vedremo, che le foto sono state scelte ad arte per poter supportare la tesi complottista. Consideriamo dunque le domande poste da Asile e le relative foto.
Domanda 1
"Si vede chiaramente che solo il primo anello è stato toccato dall'aereo. I quattro anelli più interni sono intatti e sono stati danneggiati soltanto dall'incendio che si è sviluppato dopo l'esplosione. Riuscite a spiegare come un Boeing 757-200, del peso di circa 100 tonnellate che si schianta ad almeno 400km/h possa aver danneggiato soltanto la facciata del Pentagono?"
La realtà è che tutti i cinque anelli della struttura sono stati danneggiati dall'impatto e che anche nella foto di Asile, come scrive Altissimo, è visibile una "macchia nera isolata, lungo la fiancata interna del terzo anello, circondata da zone non bruciate... logica conseguenza di un aereo che penetra nell'edificio". Peraltro, le foto esterne di un edificio possono trarre facilmente in inganno circa la reale entità di un danno, come dimostra il fatto che anche quando vi fu il primo schianto di aereo contro le Twin Towers il danno esterno sembrava così marginale da far pensare che l'aereo fosse un piccolo Cesna e non un Boeing come si è poi rivelato.
Domanda 2
"Si può notare che solo il piano terra è stato toccato dall'aereo. I quattro piani superiori sono crollati alle 10:10 circa. L'altezza dell'edificio è di 24m. Riuscite a spiegare come un Boeing alto 13,6m, lungo 47,3 m, apertura alare di 47,32m ed una cabina larga 3,5m possa aver toccato soltanto il piano terra dell'edificio?"
Le testimonianze e le fotografie raccolte quel giorno dimostrano che in realtà sia il primo che il secondo piano dell'edificio sono stati toccati dall'aereo, che peraltro volava a bassissima quota. La foto scelta da Asile (a sin.) è in realtà ingannevole perché l'edificio è parzialmente coperto dall'acqua sparata dai pompieri intervenuti sul luogo dello schianto. Una raccolta più completa di foto (come sopra) è invece disponibile, per chi fosse interessato, anche sul sito della CNN (www.cnn.com).
Domanda 3
"Sapendo che il Boeing 757-200 ha penetrato l'edificio all'altezza del piano terra, trovate nell'immagine qualche rottame dell'aereo?"
Questa volta la domanda si basa su una premessa falsa, ossia che l'aereo sia entrato solo al primo piano dell'edificio, mentre, come si è detto sopra, le foto dimostrano che è penetrato anche al secondo piano. Peraltro, l'esplosione dei serbatoi di benzina causata dall'impatto con l'aereo ha provocato numerosi incendi che hanno parzialmente distrutto l'aereo stesso, così come l'interno dell'edificio. Parzialmente, appunto, perché piccoli rottami dell'aereo sono visibili anche dalle foto scattate dall'esterno, come dimostra questa immagine riportata su Snopes.com.
Domanda 4
"Potete spiegare perché il Segretario alla Difesa ha ritenuto necessario coprire il prato di sabbia e sassi nonostante esso non sia stato danneggiato dall'attentato?"
In questo caso la domanda si basa su una premessa non dimostrata, ovvero che l'operazione di copertura sia stata attuata per ordine del Segretario alla Difesa. Asile non indica alcuna fonte o prova a supporto della sua tesi ed è quindi più logico pensare che in realtà la copertura sia stata attuata perché come scrive Altissimo si tratta di "una prassi comune quando occorre far lavorare dei veicoli molto pesanti in zone erbose e cedevoli" come è appunto avvenuto sul prato del Pentagono.
Domanda 5
"Riuscite a spiegare cosa sia accaduto alle ali dell'aereo e perché queste non abbiano causato alcun danno?"
Le ali dell'aereo si sono disintegrate a causa dello schianto e degli incendi che ne sono seguiti, ma altre foto dimostrano chiaramente che l'impatto con le ali ha provocato danni all'edificio. In questa immagine ripresa da Snopes, per esempio, si vedono proprio le due zone bruciate ai lati del varco aperto dal corpo centrale dell'aereo.
Domanda 6
Asyle riporta un estratto della conferenza stampa tenuta il 12 settembre da Chef Plaugher, il Capo dei pompieri intervenuti sul luogo dell'attentato: "Domanda di un giornalista: "Cosa è rimasto dell'aereo?" Chef Plaugher: "In primo luogo, la domanda sull'aereo, vi erano alcuni frammenti di aereo visibili dall'interno durante le operazioni di spegnimento dell'incendio di cui parlavo, ma non si trattava di rottami di grosse dimensioni. Non ci sono pezzi di fusoliera o cose simili. (...) Sapete, preferirei non fare commenti in merito a questo. Abbiamo numerosi testimoni oculari che sono grado di darvi maggiori informazioni su cosa è accaduto quando l'aereo è arrivato. Noi non sappiamo, io non so nulla". E poi chiede: "Riuscite a spiegare perché il comandante dei pompieri non riesce a dire dove si trovano i resti dell'aereo?"
In realtà il comandante dei pompieri parla esplicitamente dei pezzi dell'aereo e dice che essi erano visibili quando i soccorsi sono giunti. Semplicemente, specifica che tali rottami erano di piccole dimensioni, come è peraltro logico considerata la violenza dell'impatto e gli incendi immediatamente successivi.
Domanda 7
"Riuscite a trovare il punto d'impatto dell'aereo?"
Non esistono foto nitide che mostrino il punto dell'impatto perché, come rileva Snopes, subito dopo l'esplosione dall'edificio si è sprigionata una nube di fuoco, polvere e detriti e nel giro di 30 minuti la struttura del palazzo colpito ha ceduto oscurando in maniera permanente il punto di impatto. Peraltro, fa notare Altissimo, anche nella foto presentata da Asile si può intravedere dove è avvenuto l'impatto: "sta proprio dietro il pompiere in piedi sulla sinistra, nella foto più piccola. Infatti, notate che le finestre sono tutte inclinate più o meno partendo da metà dell'immagine verso sinistra, come se la struttura avesse ceduto in quella zona nella parte bassa dell'edificio".
Per concludere
Questa breve analisi dimostra che il successo della leggenda del falso attentato non è evidentemente dovuto alla solidità delle prove che vengono riportate a sostegno della tesi complottista. Esso sembra piuttosto dipendere, come ricordava la citazione di Bloch all'inizio dell'articolo, dalla capacità delle leggende di dare corpo a sentimenti e paure diffuse a livello sociale. La leggenda è stata infatti "adottata" e trasmessa soprattutto da chi ritiene di avere giustificati motivi di risentimento o scetticismo nei confronti del Governo americano e che ha trovato in questa voce puntuale conferma delle sue attese e dei suoi timori.
Proprio il fatto che la leggenda denunci l'esistenza di un complotto la rende peraltro impermeabile alle smentite: qualsiasi nuova informazione o fonte che sembri smentirla viene infatti interpretata come un'ulteriore dimostrazione dell'esistenza di un complotto.
E così il cerchio si chiude e... la leggenda continua!
Lorenzo Montali
Università degli Studi, Milano-Bicocca
Relazioni esterne CICAP. L'autore sta preparando, per l'editore Avverbi,
il suo primo libro dedicato alle più
recenti leggende metropolitane.