Il libro Il 4 ottobre del 1957 l'umanità intera fu sorpresa, impaurita e inorgoglita da una palla di acciaio con le antenne che aveva iniziato a girare nel cielo emettendo un segnale monotono e continuo. Era lo Sputnik, il primo satellite arti?ciale a entrare in orbita. Il successo di un paese, l'Unione Sovietica, che allora sembrava destinato a uno straordinario futuro tecnologico, militare e politico e che solo 34 anni dopo non sarebbe esistito più. Questo libro non è un testo scienti?co, nemmeno una storia dell'astronautica. È il racconto di tante storie, aneddoti, vicende umane, personali e collettive, che portarono a quella straordinaria notte di ottobre. E che a quella notte seguirono, cambiando il futuro in modo imprevedibile. Gli Autori Romeo Bassoli. Giornalista scienti?co, ha lavorato per 25 anni alle redazioni milanese e romana de l'Unità. Tra i fondatori dell'agenzia giornalistica Zadigroma, attualmente è capo uf?cio stampa dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. È autore di diversi libri, tra cui Portiamo anche i bambini, Feltrinelli, 1997. Federico Ungaro. Giornalista, ha lavorato all'agenzia di giornalismo medico-scienti?co Zadigroma, scrivendo su numerose testate nazionali. Attualmente lavora per il periodico dell'associazione Altroconsumo. Dalla Prefazione di Umberto Guidoni Quando sei lassù, nello spazio, hai decisamente un'altra visione di quello che sulla Terra chiami cielo e che a quattrocento chilometri di altezza è tutto attorno a te. Quando sei sul pianeta, di notte il cielo ti sembra una superficie più o meno piatta dove tutto appare alla stessa distanza. Se viaggi al di sopra dell'atmosfera, lo spazio ti appare a tre dimensioni, con stelle lontane e vicine. Ne puoi intuire le profondità immense, infinite. In questo oceano di tenebre la Terra ti appare un gioiello azzurro venato di bianco, una macchia di colore che rompe una realtà dove il nero è l'unica tonalità cromatica. Da meno di mezzo secolo, da quando una piccola, fortunata frazione è riuscita a viaggiare nello spazio, l'umanità guarda alla Terra in un modo nuovo, con una diversa sensibilità. Da quando cioè Yuri Gagarin, giovane pilota sovietico, è stato lanciato per un'ora e mezza in orbita, su una palla di cannone che non poteva minimamente governare, con un paracadute per arrivare a terra e nessun esempio da seguire. Nessun altro essere che fosse andato lassù e tornato integro prima di lui. Se si esclude un pupazzo di forma umana che trasmetteva a terra, come unico segnale, le voci registrate di un coro che cantava Battellieri del Volga. Ma il buon Gagarin poteva andare e tornare dal cielo (con il contorno di Kruscev che nel frattempo gli attribuiva la frase "Non ho visto né Dio né angeli lassù") solo perché un grande uomo il cui nome era tenuto rigorosamente segreto, Sergei Korolev, appena pochi decenni prima era riuscito a fare di un sogno antico una realtà quasi incredibile: aveva messo in orbita un satellite. Una luna artificiale, in quell'ottobre del 1957 che per i sovietici era così carico di significati, a quarant'anni dalla Rivoluzione. Lo Sputnik è stato quel sogno, il sogno di volare nello spazio, di uscire dal nido della Terra e provare a vedere se esistono altri luoghi dove l'umanità può fermarsi. E il grande traghetto bianco e nero che mi ha portato per due volte nello spazio, lo Space Shuttle, è l'adattamento, la contaminazione dello Sputnik, la sua evoluzione avvenuta in tempi tutt'altro che darwiniani: solo pochi decenni per partire da un lancio segreto di poche decine di chilogrammi e arrivare a migliaia di tonnellate di acciaio, combustibile, ceramiche speciali, cavi, umanità varia, tutti trasportati più o meno sull'orbita dello Sputnik, dove li aspetta una stazione orbitante. Uno strano luogo nel quale si parlano lingue e idiomi nati più in basso, sulla Terra. Lo Sputnik è stato un momento di quelli che hanno un prima e un dopo. È stato l'evento che improvvisamente ha obbligato una letteratura di gran moda, quella della fantascienza, a ricostruire tutto il proprio orizzonte, perché il fantastico era diventato reale. È stato il momento in cui l'umanità ha scoperto un nuovo mondo, oltre l'oceano di aria che ci sta sopra la testa. Leggendo questo libro, vedrete quanto conflitto politico e militare intrecciasse le storie e le imprese dei sognatori che costruivano razzi e satelliti. Ma quel conflitto durissimo, che a un certo punto ha portato gli uomini sull'orlo del genocidio nucleare, ha comunque permesso di stabilire che lassù non ci sono frontiere, non ci sono confini invalicabili e diritti sacri. Lo spazio è aperto a tutti, lo possono raggiungere e presidiare i pakistani e gli indiani, gli americani, i cinesi, i russi, gli italiani, i francesi, i giapponesi…
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