“Detto da noi” è la rubrica di interviste ai responsabili dei progetti CICAP, nata per raccontare ai nostri sostenitori le tante attività che portiamo avanti, ma anche per dare un volto e un nome a tutti coloro che con il loro impegno quotidiano, quasi sempre a titolo volontario, tengono in piedi la nostra associazione.
Oggi parliamo con Sonia Ciampoli, che nel nostro ufficio stampa si occupa di tenere i contatti con i giornalisti che si rivolgono a noi per richiedere interviste e interventi radiotelevisivi e di tenere aggiornata la rassegna stampa.
Laureata in filosofia, ha lavorato per alcuni anni nell'editoria. Oggi si occupa per lavoro di informatica, per passione di serie tv, cucina e ovviamente casi bizzarri analizzati con sano scetticismo.
Con il CICAP ha pubblicato Misteri Svelati, un viaggio tra i classici del mistero raccontati con tono lieve e d'intrattenimento, ma senza perdere di vista la razionalità.
Come hai iniziato a collaborare all'ufficio stampa?
Questa è facile, me lo ricordo nitidamente: ero a un appuntamento personale durante il quale non potevo controllare il cellulare. Facevo parte già da un po' del "Social Club", e sentivo regolarmente alcuni soci con cui si era creata anche un'amicizia personale. Era verso la fine del 2016, inizio del 2017. A un certo punto sentii il vibracall e vidi che mi stava chiamando la responsabile del Social Club, Alessia Donzelli, che subito dopo mi mandò un messaggio dicendomi che mi cercava con urgenza Massimo Polidoro.
Non era un evento consueto, quindi mi preoccupai un po' finché non finii quello che stavo facendo: pensavo di aver combinato qualche guaio nei social del Comitato, ma invece Massimo voleva solo propormi di estendere la mia collaborazione all'attività di Ufficio Stampa, appunto. Ero un po' perplessa, confesso, visto che non sono propriamente famosa per le mie doti sociali, ma al CICAP non dico praticamente mai di no, e quindi eccomi qui.
Che cosa hai imparato da questa attività?
Che il mondo del giornalismo non può contare su pianificazioni troppo anticipate: la maggior parte delle richieste di contatto che ricevo sono urgenti, a volte anche per la sera stessa. E che si può dire molto del carattere di una persona dal modo in cui interagisce con chi si occupa di gestire questa attività: chi è gentile e disponibile anche con lo sconosciuto ufficio stampa, di solito è una persona amabile anche nella vita reale, e già alla seconda volta che ti sente sa perfettamente chi sei. Ho avuto la fortuna di veder confermati molti dei miei bias positivi in questo senso.
Quali sono le difficoltà più grandi che incontri?
Combinare gli appuntamenti con il pochissimo preavviso che mi viene dato di solito: "Ciao, avremmo bisogno di una persona esperta di decifrazione del rongorongo dell'Isola di Pasqua nei nostri studi di Greppolischieto oggi pomeriggio fra le 16 e le 16.28".
Davanti a queste richieste faccio partire immediatamente il "ring" di messggi whatsapp e email, ma a volte è impossibile soddisfarle, mentre sarebbe bastato saperlo un giorno o due prima per organizzare il tutto senza difficoltà. E questo mi dispiace, perché sono fermamente convinta che il CICAP abbia tantissimo da dire e dovrebbe poter avere più spazio sui media.
... e le soddisfazioni maggiori?
Sono di due tipi: la prima è quando riusciamo a far intervistare una nuova leva, che mostra con chiarezza quanto il Comitato sia in continua crescita, quanto di nuovo ci sia da dire, e come i testimoni dei soci storici passino in mani assolutamente affidabili e degne di portare avanti il progetto.
La seconda, che spesso è collegata alla prima, è quando qualche giornalista si "innamora" di noi e ci chiede continuamente contatti, interviste, opinioni, etc, perché trova che facciamo bene una cosa importante.
Quali sono le richieste più frequenti che arrivano al CICAP?
Per la carta stampata le richieste sono varie e numerose, da interviste sul terrapiattismo ai classici intramontabili del paranormale, mentre in tv negli ultimi tempi ci hanno chiesto spesso interventi su questioni legate ai vaccini e alle para-religiosità.
Negli anni il CICAP è cambiato molto: da comitato ad associazione, dalla specializzazione nel paranormale all'allargamento a pseudoscienze, teorie del complotto e disinformazione, dall'azione "militante" contro l'irrazionalità a quella educativa per il dialogo basato sui fatti, dalla vocazione per le scienze "dure" all'allargamento a psicologi, sociologi, storici e filosofi della scienza. Nella tua esperienza, i mezzi di comunicazione hanno percepito questo cambiamento o continuano a vederci soltanto come gli smascheratori di ciarlatani?
Direi che per la gran parte dei media con cui ho avuto a che fare abbiano abbastanza chiaro questo passaggio, ma ho la sensazione che si limitino ancora a vedere l'aspetto legato strettamente alla battaglia contro le fake news e le pseudoscienze, mentre manchi ancora la visione d'insieme su tutte quelle discipline aggiuntive di cui parli tu.
È mai capitato che il ruolo del CICAP venisse frainteso dai tuoi interlocutori?
Sì, e in modi a volte sorprendenti. Ad esempio, una volta ci hanno richiesto se potevamo dare loro nomi di persone vittime di santoni e che sarebbero state disponibili a raccontare la loro esperienza nella setta. E ho impiegato un po' per convincerli che non facciamo sostegno psicologico e legale ad personam, ma studiamo i fenomeni nel loro insieme. Secondo me, un po' sono rimasti col dubbio.
Che cosa c'è di diverso tra l'ufficio stampa e le altre iniziative del CICAP?
Che l'ufficio stampa non vive di vita propria. Senza un Comitato da pubblicizzare, senza le iniziative da promuovere, l'ufficio stampa passerebbe serenamente la sua giornata davanti a Reddit e il mondo non se ne accorgerebbe proprio.
Oggi parliamo con Sonia Ciampoli, che nel nostro ufficio stampa si occupa di tenere i contatti con i giornalisti che si rivolgono a noi per richiedere interviste e interventi radiotelevisivi e di tenere aggiornata la rassegna stampa.
Laureata in filosofia, ha lavorato per alcuni anni nell'editoria. Oggi si occupa per lavoro di informatica, per passione di serie tv, cucina e ovviamente casi bizzarri analizzati con sano scetticismo.
Con il CICAP ha pubblicato Misteri Svelati, un viaggio tra i classici del mistero raccontati con tono lieve e d'intrattenimento, ma senza perdere di vista la razionalità.
Come hai iniziato a collaborare all'ufficio stampa?
Questa è facile, me lo ricordo nitidamente: ero a un appuntamento personale durante il quale non potevo controllare il cellulare. Facevo parte già da un po' del "Social Club", e sentivo regolarmente alcuni soci con cui si era creata anche un'amicizia personale. Era verso la fine del 2016, inizio del 2017. A un certo punto sentii il vibracall e vidi che mi stava chiamando la responsabile del Social Club, Alessia Donzelli, che subito dopo mi mandò un messaggio dicendomi che mi cercava con urgenza Massimo Polidoro.
Non era un evento consueto, quindi mi preoccupai un po' finché non finii quello che stavo facendo: pensavo di aver combinato qualche guaio nei social del Comitato, ma invece Massimo voleva solo propormi di estendere la mia collaborazione all'attività di Ufficio Stampa, appunto. Ero un po' perplessa, confesso, visto che non sono propriamente famosa per le mie doti sociali, ma al CICAP non dico praticamente mai di no, e quindi eccomi qui.
Che cosa hai imparato da questa attività?
Che il mondo del giornalismo non può contare su pianificazioni troppo anticipate: la maggior parte delle richieste di contatto che ricevo sono urgenti, a volte anche per la sera stessa. E che si può dire molto del carattere di una persona dal modo in cui interagisce con chi si occupa di gestire questa attività: chi è gentile e disponibile anche con lo sconosciuto ufficio stampa, di solito è una persona amabile anche nella vita reale, e già alla seconda volta che ti sente sa perfettamente chi sei. Ho avuto la fortuna di veder confermati molti dei miei bias positivi in questo senso.
Quali sono le difficoltà più grandi che incontri?
Combinare gli appuntamenti con il pochissimo preavviso che mi viene dato di solito: "Ciao, avremmo bisogno di una persona esperta di decifrazione del rongorongo dell'Isola di Pasqua nei nostri studi di Greppolischieto oggi pomeriggio fra le 16 e le 16.28".
Davanti a queste richieste faccio partire immediatamente il "ring" di messggi whatsapp e email, ma a volte è impossibile soddisfarle, mentre sarebbe bastato saperlo un giorno o due prima per organizzare il tutto senza difficoltà. E questo mi dispiace, perché sono fermamente convinta che il CICAP abbia tantissimo da dire e dovrebbe poter avere più spazio sui media.
... e le soddisfazioni maggiori?
Sono di due tipi: la prima è quando riusciamo a far intervistare una nuova leva, che mostra con chiarezza quanto il Comitato sia in continua crescita, quanto di nuovo ci sia da dire, e come i testimoni dei soci storici passino in mani assolutamente affidabili e degne di portare avanti il progetto.
La seconda, che spesso è collegata alla prima, è quando qualche giornalista si "innamora" di noi e ci chiede continuamente contatti, interviste, opinioni, etc, perché trova che facciamo bene una cosa importante.
Quali sono le richieste più frequenti che arrivano al CICAP?
Per la carta stampata le richieste sono varie e numerose, da interviste sul terrapiattismo ai classici intramontabili del paranormale, mentre in tv negli ultimi tempi ci hanno chiesto spesso interventi su questioni legate ai vaccini e alle para-religiosità.
Negli anni il CICAP è cambiato molto: da comitato ad associazione, dalla specializzazione nel paranormale all'allargamento a pseudoscienze, teorie del complotto e disinformazione, dall'azione "militante" contro l'irrazionalità a quella educativa per il dialogo basato sui fatti, dalla vocazione per le scienze "dure" all'allargamento a psicologi, sociologi, storici e filosofi della scienza. Nella tua esperienza, i mezzi di comunicazione hanno percepito questo cambiamento o continuano a vederci soltanto come gli smascheratori di ciarlatani?
Direi che per la gran parte dei media con cui ho avuto a che fare abbiano abbastanza chiaro questo passaggio, ma ho la sensazione che si limitino ancora a vedere l'aspetto legato strettamente alla battaglia contro le fake news e le pseudoscienze, mentre manchi ancora la visione d'insieme su tutte quelle discipline aggiuntive di cui parli tu.
È mai capitato che il ruolo del CICAP venisse frainteso dai tuoi interlocutori?
Sì, e in modi a volte sorprendenti. Ad esempio, una volta ci hanno richiesto se potevamo dare loro nomi di persone vittime di santoni e che sarebbero state disponibili a raccontare la loro esperienza nella setta. E ho impiegato un po' per convincerli che non facciamo sostegno psicologico e legale ad personam, ma studiamo i fenomeni nel loro insieme. Secondo me, un po' sono rimasti col dubbio.
Che cosa c'è di diverso tra l'ufficio stampa e le altre iniziative del CICAP?
Che l'ufficio stampa non vive di vita propria. Senza un Comitato da pubblicizzare, senza le iniziative da promuovere, l'ufficio stampa passerebbe serenamente la sua giornata davanti a Reddit e il mondo non se ne accorgerebbe proprio.