Cerchiamo di tirare le fila di questa Copertina, riassumendo, e analizzando ulteriormente, come Dianetics e Scientology siano intrecciate alla pseudoscienza. Una domanda che mi sento comunemente rivolgere in occasione di conferenze o conversazioni su Scientology, e che io stesso mi sono posto, è: Hubbard ci credeva davvero? Ovviamente non siamo in grado di determinare quanto Hubbard, specie ai tempi di Dianetics, fosse sinceramente convinto delle sue “teorie”. Possiamo chiederci se la sua ricerca di una approvazione da parte della psichiatria professionale esprimesse l’ingenua convinzione di essere davvero arrivato, da “indipendente”, a qualche rivoluzionaria “scoperta”, o fosse maliziosamente motivata dalla speranza di riuscire a coinvolgere qualcuno dotato di credenziali solide in modo da aggiungere un’aria di serietà al suo prodotto. Sappiamo però per certo che Hubbard in varie occasioni millantò, di persona e per iscritto, credenziali scientifiche che non possedeva, per esempio presentandosi come “fisico nucleare”[1]. La buona fede o meno del “primo” Hubbard è una questione che può interessare i suoi biografi, ma poco cambia quanto al giudizio su Scientology. A sessant’anni di distanza l’esistenza degli engrammi non è mai stata dimostrata, per non parlare dei poteri acquisiti dagli individui che asseriscono di avere raggiunto i livelli più alti della “liberazione” che i metodi hubbardiani promettono.
Agli scientologi a cui tutto questo sia fatto presente non rimane che trincerarsi dietro argomenti di tipo paranoico-cospirazionista. In altre parole, in una estrema difesa di Dianetics e Scientology come “scienze” non rimane loro altro da fare che asserire che le scoperte di Hubbard furono ignorate dalla “scienza istituzionale” per indifferenza, invidia, o per malizia, e che i superpoteri non vengono esibiti per non creare turbamento, per modestia, o simili. È anche ovvio che, per credere che Hubbard fosse un pioniere e un genio incompreso nella scoperta del funzionamento della mente, occorre ignorare che lui stesso non presentò le sue “teorie” sotto forma di risultati sperimentali, misurati, e riproducibili, né tantomeno in articoli sottoposti a revisione paritaria, ma in pubblicazioni autoprodotte (per tacere dell’articolo in una rivista di racconti di fantascienza). In altre parole, Hubbard non fu, a rigore, nemmeno “smentito sperimentalmente”: semplicemente non presentò mai alcunché di sottoponibile a verifica.
Hubbard fu sempre un formidabile narratore, e un astuto imprenditore capace di volgere a proprio vantaggio qualunque obiezione o situazione avversa. Anche il rifiuto da parte della psichiatria fu da lui trasformato in un nuovo e potente dispositivo retorico e pubblicitario. È una strategia comune, per i movimenti che si basano su una qualche forma di pseudoscienza, attaccare la scienza istituzionale, o almeno una sua branca, il che consente loro di cavalcare temi di volta in volta sotto i riflettori o di presentare il proprio discorso come una contro-disciplina “alla pari” di quella attaccata (qualcosa di analogo accade con gli attacchi portati dal creazionista Harun Yahya all’evoluzione biologica[2]). Tuttora la polemica anti-psichiatrica è una delle strategie con cui gli scientologi si presentano al grande pubblico senza darsi subito a vedere come tali, per esempio attraverso mostre dedicate ai lati a loro dire inumani della psichiatria[3]. Va detto, per amor di completezza, che la psichiatria dei tempi di Hubbard continuava a ritenere accettabili pratiche come la lobotomia e l’elettroshock, ma questo ovviamente non conferisce un grammo di scientificità ai discorsi hubbardiani né ci deve indurre a dimenticare i gravissimi episodi di abuso e violazione dei diritti umani per cui si è caratterizzato il suo stesso movimento.
Considerazioni analoghe valgono per l’E-Meter. Anche in questo caso ci troviamo di fronte a una serie di strategie discorsive pseudoscientifiche intrecciate e interagenti, a cui possiamo riconoscere una certa sofisticatezza. L’oggetto chiamato E-Meter, fino a un certo livello, tollera una descrizione scientifica in senso proprio. È infatti, come abbiamo visto, un dispositivo che reagisce ai cambiamenti di resistenza. Reagisce, però: ma non misura. Infatti non fa riferimento ad alcuna unità di misura (nemmeno “hubbardiana”: infatti Hubbard prescrive di interpretare i suoi movimenti), ed è sensibile a una serie di interferenze quali la salinità del sudore e la pressione delle mani che lo renderebbero del tutto inaffidabile come rilevatore e come misuratore[4]. Con un procedimento testuale tipico della fantascienza (basti pensare al “tecno-bla-bla” di Star Trek) Hubbard mescola, nella sua descrizione, termini fisici propri (“massa” e “resistenza”) e termini che hanno un significato solo nella sua affabulazione (come appunto engramma), e il risultato è totalmente privo di senso e di validità scientifica. Per tacere, ovviamente, delle palesi falsità enunciate da Hubbard come la sua valutazione dell’età del nostro pianeta.
Machiavellicamente, quando si trattò di far brevettare il dispositivo, sia Hubbard sia gli scientologi che se ne incaricarono per o dopo di lui, si mostrarono perfettamente in grado di distinguere tra parlata hubbardiana e terminologia scientificamente accettabile, spacchettando quest’ultima dalla prima, visto che in nessuna delle descrizioni depositate dell’E-Meter vi è traccia della teoria degli engrammi. Ovviamente l’ottenimento dei brevetti era essenziale a livello commerciale, ma sottacendo il particolare della descrizione, viene sfruttato per dare l’impressione di un riconoscimento esterno e autorevole del funzionamento dell’E-Meter.
Analogo machiavellismo fu dimostrato nel reagire al rischio che l’E-Meter fosse screditato in tutto e per tutto, e vietato, in sede tribunalizia. Come abbiamo visto, si riuscì infatti a farne accettare la descrizione e l’uso come di un oggetto religioso. È però anche vero che gli scientologi usano i due concetti di scienza e religione, in rapporto all’E-Meter, in un perpetuo “gioco delle tre carte”: l’aura di “religiosità” serve a proteggere il dispositivo dalle obiezioni di tipo scientifico e ad assicurarlo contro divieti totali (il che, almeno negli USA, violerebbe il Primo Emendamento della Costituzione), tuttavia al tempo stesso si pretende che Scientology non sia una religione come tutte le altre, ma abbia appunto una base scientifica e sia depositaria di una speciale tecnologia.
Machiavellica fu anche la scelta della formulazione vaga secondo cui l’E-Meter “da solo non fa nulla”, il che è semplicemente un’osservazione ovvia che vale per qualunque dispositivo. A questo si aggiunge che, come abbiamo ricordato, la scritta non fu piazzata in modo prominente e visibile come aveva stabilito il giudice. Ribadisco poi che, seguendo i programmi di apprendimento di Scientology, tuttora si studiano dei testi di Hubbard in cui le sue pratiche sono descritte come in grado di curare determinate patologie. In una formulazione ancor più recente della targhetta piazzata sull’E-Meter, circolante negli Stati Uniti, si asserisce inoltre che il dispositivo funziona correttamente solo se usato da chi è “in buoni rapporti con la Chiesa”[5] il che ancora una volta lo allontana da un qualunque oggetto tecnologico e di misurazione propriamente detto.
Dal punto di vista simbolico l’E-Meter non è che un da aruspice del ventesimo (e del ventunesimo) secolo, in cui, invece di interpretare il volo degli uccelli, si interpreta il comportamento di un oggetto “tecnologico”. L’E-Meter è anche il risultato di un ingenuo feticismo della tecnologia presentata e percepita come infallibile e come essenzialmente moderna. In realtà le asserzioni di Hubbard sulla sua infallibilità fanno a pugni con il fatto che ne siano stati prodotti modelli “aggiornati” di cui è stato di volta in volta vantato il funzionamento ancor più accurato dei precedenti. L’aggiornamento si è reso necessario sia per ragioni di restyling (i primi E-Meter, anche a chi non sappia nulla di Scientology, appaiono terribilmente fuori moda[6]) sia perché a ogni nuova “generazione” corrisponde un acquisto forzoso da parte degli auditor, che si traduce in ottime entrate per Scientology. Gli studiosi di nuovi movimenti religiosi hanno anche evidenziato che, oltre alla funzione “legittimatrice” dovuta all’“aura tecnologica”, l’E-Meter (il cui uso, ricordiamo, è regolato da una serie di disposizioni minuziosissime stilate da Hubbard) funge anche da “sostituto di Hubbard” nella pratica dell’auditing; è come se cioè il fondatore di Scientology avesse cercato di creare un oggetto “immutabile” che tramandasse la propria presenza nel rituale più importante tra tutti quelli da lui inventati. Tale immutabilità, oltre a essere, come abbiamo visto, in contraddizione con le successive commercializzazioni di nuovi modelli, è un ulteriore elemento che svela il carattere pseudoscientifico dell’E-Meter; nessun inventore pretenderebbe di essere giunto a un dispositivo talmente accurato da vietare la ricerca e la sperimentazione di nuovi modelli.
Qualche parola va infine spesa a proposito della pratica dell’auditing e del “test del pizzicotto”. Ovviamente non dobbiamo cadere nell’eccesso opposto e presupporre che l’E-Meter sia una macchina della verità sotto mentite spoglie, sia perché la funzionalità delle stesse macchine della verità propriamente dette è abbastanza dubbia, sia perché l’E-Meter, come abbiamo osservato, è soggetto a interferenze di vario tipo. È però vero che vari ex-scientologi hanno testimoniato che questo corrispondeva proprio alla loro percezione del dispositivo: erano talmente suggestionati che lo ritenevano in grado di rilevare infallibilmente le bugie, e in almeno un’occasione si ricorda che alcuni membri dello staff della sede inglese di Saint Hill, all’epoca in cui Hubbard vi risiedeva, si rifiutarono di sottoporsi a una seduta per paura dei segreti che sarebbero potuti emergere[7]. Sono piuttosto le domande impiegate durante l’auditing che possono essere usate per ottenere segreti, o informazioni comunque delicate, che possono essere usati per tenere una persona sotto ricatto. Hubbard in effetti inventò anche una procedura specifica, impiegata in casi disciplinari o comunque sospetti, in cui si ponevano domande sul comportamento sessuale della persona sottoposta a seduta, o sui suoi pensieri relativi a Hubbard medesimo e alla moglie[8]. Infine, proprio perché l’E-Meter è soggetto alle influenze sopra menzionate, e in particolar modo alla pressione delle mani, anche un soggetto sottoposto a seduta può usare l’apparecchio a proprio vantaggio e in modo insincero; può, infatti, avere imparato a provocare uno specifico movimento della lancetta corrispondente a un certo significato (specie quello che indica il successo di una seduta, e quindi il suo termine)[9]. La stessa “prova del pizzicotto” non ha, naturalmente, alcun valore scientifico o dimostrativo, non essendo condotta in condizioni di controllo; per quanto ne sappiamo, in simili occasioni potrebbero anche essere usati E-Meter manipolabili all’uopo, e comunque, come ho osservato, nel mio caso l’ago non si è mosso in modo coerente rispetto a “pensieri” analogamente “negativi”. Occorre anche notare che comunque lo stesso “test” non vale nemmeno come “esperienza breve” dell’auditing vero e proprio, durante il quale, per menzionare una differenza fondamentale, la persona sottoposta a seduta non può vedere il display.
Gli scientologi a cui siano mosse queste obiezioni si rifugiano in appelli alle “storie di successo” che confermerebbero l’utilità dell’E-Meter, insistono sulla necessità di provarlo di persona e nelle condizioni adeguate, sul fatto che si impara a usarlo solo dopo anni di pratica, e che ogni analogia con altri dispositivi tecnologici è fuorviante[10]. A più di sei decenni di distanza dalla nascita di Dianetics la “tecnologia” di Hubbard si risolve nella narrazione di Hubbard.
Agli scientologi a cui tutto questo sia fatto presente non rimane che trincerarsi dietro argomenti di tipo paranoico-cospirazionista. In altre parole, in una estrema difesa di Dianetics e Scientology come “scienze” non rimane loro altro da fare che asserire che le scoperte di Hubbard furono ignorate dalla “scienza istituzionale” per indifferenza, invidia, o per malizia, e che i superpoteri non vengono esibiti per non creare turbamento, per modestia, o simili. È anche ovvio che, per credere che Hubbard fosse un pioniere e un genio incompreso nella scoperta del funzionamento della mente, occorre ignorare che lui stesso non presentò le sue “teorie” sotto forma di risultati sperimentali, misurati, e riproducibili, né tantomeno in articoli sottoposti a revisione paritaria, ma in pubblicazioni autoprodotte (per tacere dell’articolo in una rivista di racconti di fantascienza). In altre parole, Hubbard non fu, a rigore, nemmeno “smentito sperimentalmente”: semplicemente non presentò mai alcunché di sottoponibile a verifica.
Hubbard fu sempre un formidabile narratore, e un astuto imprenditore capace di volgere a proprio vantaggio qualunque obiezione o situazione avversa. Anche il rifiuto da parte della psichiatria fu da lui trasformato in un nuovo e potente dispositivo retorico e pubblicitario. È una strategia comune, per i movimenti che si basano su una qualche forma di pseudoscienza, attaccare la scienza istituzionale, o almeno una sua branca, il che consente loro di cavalcare temi di volta in volta sotto i riflettori o di presentare il proprio discorso come una contro-disciplina “alla pari” di quella attaccata (qualcosa di analogo accade con gli attacchi portati dal creazionista Harun Yahya all’evoluzione biologica[2]). Tuttora la polemica anti-psichiatrica è una delle strategie con cui gli scientologi si presentano al grande pubblico senza darsi subito a vedere come tali, per esempio attraverso mostre dedicate ai lati a loro dire inumani della psichiatria[3]. Va detto, per amor di completezza, che la psichiatria dei tempi di Hubbard continuava a ritenere accettabili pratiche come la lobotomia e l’elettroshock, ma questo ovviamente non conferisce un grammo di scientificità ai discorsi hubbardiani né ci deve indurre a dimenticare i gravissimi episodi di abuso e violazione dei diritti umani per cui si è caratterizzato il suo stesso movimento.
Considerazioni analoghe valgono per l’E-Meter. Anche in questo caso ci troviamo di fronte a una serie di strategie discorsive pseudoscientifiche intrecciate e interagenti, a cui possiamo riconoscere una certa sofisticatezza. L’oggetto chiamato E-Meter, fino a un certo livello, tollera una descrizione scientifica in senso proprio. È infatti, come abbiamo visto, un dispositivo che reagisce ai cambiamenti di resistenza. Reagisce, però: ma non misura. Infatti non fa riferimento ad alcuna unità di misura (nemmeno “hubbardiana”: infatti Hubbard prescrive di interpretare i suoi movimenti), ed è sensibile a una serie di interferenze quali la salinità del sudore e la pressione delle mani che lo renderebbero del tutto inaffidabile come rilevatore e come misuratore[4]. Con un procedimento testuale tipico della fantascienza (basti pensare al “tecno-bla-bla” di Star Trek) Hubbard mescola, nella sua descrizione, termini fisici propri (“massa” e “resistenza”) e termini che hanno un significato solo nella sua affabulazione (come appunto engramma), e il risultato è totalmente privo di senso e di validità scientifica. Per tacere, ovviamente, delle palesi falsità enunciate da Hubbard come la sua valutazione dell’età del nostro pianeta.
Machiavellicamente, quando si trattò di far brevettare il dispositivo, sia Hubbard sia gli scientologi che se ne incaricarono per o dopo di lui, si mostrarono perfettamente in grado di distinguere tra parlata hubbardiana e terminologia scientificamente accettabile, spacchettando quest’ultima dalla prima, visto che in nessuna delle descrizioni depositate dell’E-Meter vi è traccia della teoria degli engrammi. Ovviamente l’ottenimento dei brevetti era essenziale a livello commerciale, ma sottacendo il particolare della descrizione, viene sfruttato per dare l’impressione di un riconoscimento esterno e autorevole del funzionamento dell’E-Meter.
Analogo machiavellismo fu dimostrato nel reagire al rischio che l’E-Meter fosse screditato in tutto e per tutto, e vietato, in sede tribunalizia. Come abbiamo visto, si riuscì infatti a farne accettare la descrizione e l’uso come di un oggetto religioso. È però anche vero che gli scientologi usano i due concetti di scienza e religione, in rapporto all’E-Meter, in un perpetuo “gioco delle tre carte”: l’aura di “religiosità” serve a proteggere il dispositivo dalle obiezioni di tipo scientifico e ad assicurarlo contro divieti totali (il che, almeno negli USA, violerebbe il Primo Emendamento della Costituzione), tuttavia al tempo stesso si pretende che Scientology non sia una religione come tutte le altre, ma abbia appunto una base scientifica e sia depositaria di una speciale tecnologia.
Machiavellica fu anche la scelta della formulazione vaga secondo cui l’E-Meter “da solo non fa nulla”, il che è semplicemente un’osservazione ovvia che vale per qualunque dispositivo. A questo si aggiunge che, come abbiamo ricordato, la scritta non fu piazzata in modo prominente e visibile come aveva stabilito il giudice. Ribadisco poi che, seguendo i programmi di apprendimento di Scientology, tuttora si studiano dei testi di Hubbard in cui le sue pratiche sono descritte come in grado di curare determinate patologie. In una formulazione ancor più recente della targhetta piazzata sull’E-Meter, circolante negli Stati Uniti, si asserisce inoltre che il dispositivo funziona correttamente solo se usato da chi è “in buoni rapporti con la Chiesa”[5] il che ancora una volta lo allontana da un qualunque oggetto tecnologico e di misurazione propriamente detto.
Dal punto di vista simbolico l’E-Meter non è che un da aruspice del ventesimo (e del ventunesimo) secolo, in cui, invece di interpretare il volo degli uccelli, si interpreta il comportamento di un oggetto “tecnologico”. L’E-Meter è anche il risultato di un ingenuo feticismo della tecnologia presentata e percepita come infallibile e come essenzialmente moderna. In realtà le asserzioni di Hubbard sulla sua infallibilità fanno a pugni con il fatto che ne siano stati prodotti modelli “aggiornati” di cui è stato di volta in volta vantato il funzionamento ancor più accurato dei precedenti. L’aggiornamento si è reso necessario sia per ragioni di restyling (i primi E-Meter, anche a chi non sappia nulla di Scientology, appaiono terribilmente fuori moda[6]) sia perché a ogni nuova “generazione” corrisponde un acquisto forzoso da parte degli auditor, che si traduce in ottime entrate per Scientology. Gli studiosi di nuovi movimenti religiosi hanno anche evidenziato che, oltre alla funzione “legittimatrice” dovuta all’“aura tecnologica”, l’E-Meter (il cui uso, ricordiamo, è regolato da una serie di disposizioni minuziosissime stilate da Hubbard) funge anche da “sostituto di Hubbard” nella pratica dell’auditing; è come se cioè il fondatore di Scientology avesse cercato di creare un oggetto “immutabile” che tramandasse la propria presenza nel rituale più importante tra tutti quelli da lui inventati. Tale immutabilità, oltre a essere, come abbiamo visto, in contraddizione con le successive commercializzazioni di nuovi modelli, è un ulteriore elemento che svela il carattere pseudoscientifico dell’E-Meter; nessun inventore pretenderebbe di essere giunto a un dispositivo talmente accurato da vietare la ricerca e la sperimentazione di nuovi modelli.
Qualche parola va infine spesa a proposito della pratica dell’auditing e del “test del pizzicotto”. Ovviamente non dobbiamo cadere nell’eccesso opposto e presupporre che l’E-Meter sia una macchina della verità sotto mentite spoglie, sia perché la funzionalità delle stesse macchine della verità propriamente dette è abbastanza dubbia, sia perché l’E-Meter, come abbiamo osservato, è soggetto a interferenze di vario tipo. È però vero che vari ex-scientologi hanno testimoniato che questo corrispondeva proprio alla loro percezione del dispositivo: erano talmente suggestionati che lo ritenevano in grado di rilevare infallibilmente le bugie, e in almeno un’occasione si ricorda che alcuni membri dello staff della sede inglese di Saint Hill, all’epoca in cui Hubbard vi risiedeva, si rifiutarono di sottoporsi a una seduta per paura dei segreti che sarebbero potuti emergere[7]. Sono piuttosto le domande impiegate durante l’auditing che possono essere usate per ottenere segreti, o informazioni comunque delicate, che possono essere usati per tenere una persona sotto ricatto. Hubbard in effetti inventò anche una procedura specifica, impiegata in casi disciplinari o comunque sospetti, in cui si ponevano domande sul comportamento sessuale della persona sottoposta a seduta, o sui suoi pensieri relativi a Hubbard medesimo e alla moglie[8]. Infine, proprio perché l’E-Meter è soggetto alle influenze sopra menzionate, e in particolar modo alla pressione delle mani, anche un soggetto sottoposto a seduta può usare l’apparecchio a proprio vantaggio e in modo insincero; può, infatti, avere imparato a provocare uno specifico movimento della lancetta corrispondente a un certo significato (specie quello che indica il successo di una seduta, e quindi il suo termine)[9]. La stessa “prova del pizzicotto” non ha, naturalmente, alcun valore scientifico o dimostrativo, non essendo condotta in condizioni di controllo; per quanto ne sappiamo, in simili occasioni potrebbero anche essere usati E-Meter manipolabili all’uopo, e comunque, come ho osservato, nel mio caso l’ago non si è mosso in modo coerente rispetto a “pensieri” analogamente “negativi”. Occorre anche notare che comunque lo stesso “test” non vale nemmeno come “esperienza breve” dell’auditing vero e proprio, durante il quale, per menzionare una differenza fondamentale, la persona sottoposta a seduta non può vedere il display.
Gli scientologi a cui siano mosse queste obiezioni si rifugiano in appelli alle “storie di successo” che confermerebbero l’utilità dell’E-Meter, insistono sulla necessità di provarlo di persona e nelle condizioni adeguate, sul fatto che si impara a usarlo solo dopo anni di pratica, e che ogni analogia con altri dispositivi tecnologici è fuorviante[10]. A più di sei decenni di distanza dalla nascita di Dianetics la “tecnologia” di Hubbard si risolve nella narrazione di Hubbard.
Note
1) Wright cit. p. 111.
2) Mi permetto di rimandare al mio articolo su Query: “Il creazionismo islamico di Harun Yahya” 18 (2014), pp. 52-56 (traduzione di Andrea Luciano Damico di un articolo per lo Skeptical Inquirer).
3) Per esempio il “museo” Psychiatry: An Industry of Death a Hollywood.
4) Si veda Schafmeister, Chris. Senza data. “Biophysics and the E-Meter”: http://tinyurl.com/p4t6uj9 (e in generale tutti gli articoli accessibili attraverso: http://tinyurl.com/h4ybmco ).
5) “This electrometer is a religious artifact intended only for use by Scientology ministers, ministers-in-training and other qualified parishioners, as a guide in confessionals and counseling to help locate the source of spiritual travail. By itself this meter does nothing, and is neither medically or scientifically useful for the diagnosis, treatment or prevention of disease. Ownership or use of this meter by anyone not in good standing with the Church of Scientology is prohibited” (trascritto e riferito da Donald Westbrook, comunicazione personale, 12 novembre 2015; corsivo mio). Non sono al corrente dei meccanismi di “irraggiamento” delle pratiche e del linguaggio di Scientology dagli USA ad altri Paesi, specie non angolofoni, ma non sembra che l’ultima clausola sia stata ancora fatta circolare nelle descrizioni in italiano.
6) Per esempio: http://tinyurl.com/jg3sssy
7) Miller, cit. p. 201.
8) Tema approfondito in Westbrook, Donald. 2015. “Saint Hill and the Development of Systematic Theology in the Church of Scientology (1959-1967)”, Alternative Spirituality and Religion Review 6:1; 111-155.
9) Si veda la testimonianza di Martin Hunt (1996), riportata nel sito di Touretzky: http://tinyurl.com/65vf4m7
10) Si vedano per esempio gli interventi degli scientologi sotto l’articolo di Claudia Carotenuto, “La bufala dell’elettropsicometro”, L’ultima ribattuta, 17 dicembre 2015: http://tinyurl.com/jgxb5au