La copertina di questo numero, curata da Maurizio Alì, antropologo che lavora all’Università della Polinesia francese, è dedicata allo sciamanismo moderno. L’articolo di Alì presenta la sua ricerca etnografica su uno sciamano italiano che opera in Sud America ed è interessante per diversi motivi. In primo luogo perché mostra la capacità di trasformarsi di un sistema di credenze molto antico, che sopravvive grazie alla sua plasticità, integrando elementi antichi e moderni. È una caratteristica costante dei fenomeni di cui ci occupiamo, che dovrebbe essere sempre tenuta presente. Quando infatti ci interroghiamo sulla diffusione della credenza nel magico o nel soprannaturale nelle società contemporanee dovremmo partire dal fatto che si tratta di tradizioni che si sono formate, modificate e consolidate nell’arco di secoli. Parte della loro forza deriva perciò proprio dall’essersi costituite come ‘sistemi di discorso e di pratiche’ che sono culturalmente disponibili. Per fare un esempio che spero aiuti a chiarire: nessun incontra -e perciò crede a- l’astrologia in sé. Invece, le persone trovano, sui giornali o nelle chiacchiere che fanno al bar, l’astrologia come un discorso socialmente accettato e rilevante che si fonda su una tradizione di tipo millenario.
Un secondo pregio dell’articolo di Alì è che presenta un approccio ‘complesso’ nella lettura del fenomeno delle credenze, che ne spiega i significati e le funzioni contestualizzandole da un punto di vista storico e culturale. Uno dei limiti delle spiegazioni che vengono proposte sulla diffusione di credenze irrazionali è che fanno riferimento a singole variabili, per esempio errori di ragionamento o strutture di personalità patologiche. Ciascuno di questi fattori può avere un ruolo, ma per comprendere il fenomeno delle credenze è necessario considerarne la natura multidimensionale e storica. La stessa logica, pur se il tema è diverso, sorregge anche l’articolo di De Vito e Della Sala sulla diffusa credenza secondo cui la Coca-Cola ha ‘inventato’ il Babbo Natale moderno. L’articolo mostra infatti la trasformazione della figura di Babbo Natale nel corso dei secoli, indicando come la sua attuale rappresentazione non sia il prodotto di un singolo, ma il risultato di diverse tradizioni che si sono integrate.
Un secondo pregio dell’articolo di Alì è che presenta un approccio ‘complesso’ nella lettura del fenomeno delle credenze, che ne spiega i significati e le funzioni contestualizzandole da un punto di vista storico e culturale. Uno dei limiti delle spiegazioni che vengono proposte sulla diffusione di credenze irrazionali è che fanno riferimento a singole variabili, per esempio errori di ragionamento o strutture di personalità patologiche. Ciascuno di questi fattori può avere un ruolo, ma per comprendere il fenomeno delle credenze è necessario considerarne la natura multidimensionale e storica. La stessa logica, pur se il tema è diverso, sorregge anche l’articolo di De Vito e Della Sala sulla diffusa credenza secondo cui la Coca-Cola ha ‘inventato’ il Babbo Natale moderno. L’articolo mostra infatti la trasformazione della figura di Babbo Natale nel corso dei secoli, indicando come la sua attuale rappresentazione non sia il prodotto di un singolo, ma il risultato di diverse tradizioni che si sono integrate.