Le parole demonologia e demonologo sono due tra le più abusate nel mondo delle pseudoscienze e talvolta persino all’interno dei sistemi di credenze evangeliche incentrate sulle interpretazioni moderne dell’esorcismo. Una rapida ricerca sul web svela l’esistenza di numerosi “demonologi” e del loro lavoro. Alcuni compaiono in foto sensazionaliste che li ritraggono armati di strani aggeggi, come se intraprendessero il ruolo di pseudo-cacciatore di streghe contro “il Diavolo” o i “demoni”, anche se raramente definiscono esplicitamente cosa intendono con tali termini. Talvolta, tali personaggi compaiono in serie televisive come Ghost Hunters[1] durante le quali espongono le loro pratiche “demonologiche”, sebbene non abbiano alcuna formazione o istruzione formale in merito, o perlomeno non ne fanno cenno. Sfortunatamente, questa è una parte del problema. In una società che sempre più spesso si dimentica del mistero e dei rituali del vecchio mondo in favore della tecnologia e della scienza moderne, parole come demonologia vengono manipolate più facilmente di una come chimica. Non è così semplice dire “Faccio il chimico” senza avere un’effettiva formazione alle spalle. In effetti, sarebbe ridicolo. Sfortunatamente, la demonologia non gode dello stesso beneficio, nonostante sia un vero campo di studi. Il perché questa parola sia giunta ad essere abusata così tanto e cosa è in realtà sono gli argomenti principali di questo articolo, che utilizzerò come trampolino per ulteriori scritti sulle connessioni dei “demoni” ai fenomeni del mondo reale e su come il mito sia stato usato per dare spiegazione all’ignoto.
Il termine demone è oggi quasi completamente privo del suo significato greco originario, che in sé non è semplice, dal momento che talvolta suggerisce una sorta di presenza interiore che deve essere controllata dalla ragione, dal destino o persino da un potere divino (Zijderveld 2008). Per complicare ulteriormente le cose, la parola δαίμων (daimon) è attestata nella letteratura greca sia come sostantivo che come verbo (Gall 1999) e fu in seguito accostata ad altre cose considerate "malvagie" dal Cristianesimo, mentre tale religione si sforzava di guadagnare terreno nei confronti del paganesimo. Il Cristianesimo relegò così diverse creature e antiche divinità alla posizione di “demoni”, mentre accettava contraddittoriamente altre pratiche come parte del credo, come quella di visitare e venerare gli spazi dei defunti (Viola e Barna 2012). Ciò, come lo spostamento della celebrazione della Pasqua e alcune delle sue componenti per farle coincidere con ciò che precedentemente era una festività pagana (Leonhard 2006) fu l’evoluzione naturale di eliminare l’attaccamento alle vecchie religioni e pratiche, talmente antiche e familiari ai nostri progenitori che il loro sradicamento fu quasi impossibile, in alcuni casi (Spalding 1880). In ogni nuova religione che raggiungeva il predominio, la sostituzione “dell’antico” era qualcosa di praticato nell’arco di secoli e tale processo non è una prerogativa del Cristianesimo. Per l’Occidente, un “demone” divenne un qualcosa di malvagio, collegato al “Diavolo”, che corrisponde in larga parte a un conglomerato di numerosi vecchi dei ed esseri mitici e condusse alla nascita della demonologia. “Demonologia” è attestato per la prima volta nella lingua inglese attorno alla metà del Cinquecento, sebbene sia possibile che abbia avuto origine in congiunzione con gli sviluppi di ciò che è oggi noto come “caccia alle streghe”. Questa ebbe origine da una varietà di fattori, tra cui le agitazioni politiche che condussero alla fine del feudalesimo, conflitti religiosi nei confronti di numerose eresie e il collasso sociale per mezzo di malattie, urbanizzazione e il crollo della famiglia a seguito della Peste Nera (Kieckhefer 1976). Parte di quest’energia frustrata degli Europei venne incanalata verso l’entità simbolica della “strega”. Ciò condusse all’enorme illusione dell’esistenza della stregoneria e la conseguente paranoia che causò torture e morte a migliaia di persone, soprattutto donne (Ben-Yehuda 1980), a partire dagli ultimi anni del Quattrocento con la pubblicazione del tristemente noto Malleus Maleficarun (Martello delle Streghe, Hexenhammer in tedesco), pubblicato quasi 100 anni dopo la proclamazione di Papa Giovanni XXII contro le streghe del 1326 (Ben-Yehuda 1980).
L’accusa di stregoneria veniva spesso dimostrata tramite “prove” di patti con il Diavolo e malefici, o qualunque evento che causasse un danno a un individuo o alle sue proprietà, ma non aveva alcuna spiegazione immediata. Persino una banalità come la congiuntivite, ad esempio, era interpretata come il segno che una strega fosse all’opera all’interno della comunità, così come lo era una mucca che non produceva più latte o una grandinata improvvisa. Non è una coincidenza che molti di tali “misteri” del mondo fossero precedentemente spiegati tramite i demoni o i morti che non riuscivano a trovare pace. Il termine demonologia, in particolare, si riferiva originariamente ai poteri dei demoni (servi del Diavolo) (Thorndike 1925) ma venne in seguito collegato alle streghe. La maggior parte degli scritti pervenutici all’incirca tra il 1580 e il tardo Seicento, tra cui numerosi trattati, aneddoti, relazioni di processi ed esperienze personali dei cosiddetti “demonologi” sposarono l’idea delle streghe e dei patti col Diavolo. Nel 1597, ad esempio, Re Giacomo VI di Scozia pubblicò il suo Daemonologie, in cui fa riferimento a “The fearefull aboundinge at this time in this countrie, of these detestable slaves of the Devill, the Witches or enchanters”[2]. Tali collegamenti della strega al Diavolo (e dunque della demonologia alla strega) erano dilaganti mentre la caccia alle streghe raggiungeva proporzioni epiche e veniva usata dall’Inquisizione come strumento per combattere diverse eresie e aumentare il controllo della Chiesa (Russel 1984). Il prestigio che i demonologi ottennero tramite questa tattica assicurò la popolarità dei loro scritti e la diffusione della credenza nella stregoneria stessa, un concetto completamente artificioso. Descrivere in dettaglio l’intera storia della caccia alle streghe va oltre lo scopo che mi sono prefisso qui. Basta dire che, a quel tempo, la demonologia aveva molto raramente a che fare con i demoni, a meno che fosse correlata al Diavolo, qualcosa che non venne mai definito chiaramente. La demonologia era specificatamente lo “studio” delle streghe e forse sarebbe meglio renderla, per i nostri scopi, col termine “stregologia”[3], come suggerito da Rossel Hope Robbins, e l’attenzione dei veri demonologi dal Cinquecento in poi era rivolta principalmente ai patti con il diavolo e alle donne sotto il suo potere (Russel 2007).
L’attenzione, durante la caccia alle streghe, era rivolta generalmente alle donne a causa della credenza diffusa che fossero più inclini ad avere “appetiti bestiali” e, come alcuni cacciatori di streghe credevano, cadessero più facilmente nelle grinfie del Diavolo perché “non vi è nulla che rende una donna più sottomessa e fedele a un uomo che l’abuso del suo corpo” (Weber 1992). Questo è un altro argomento che non commenterò ulteriormente. Mi dissocio completamente da questo pensiero antiquato. Oltre le atrocità commesse nei confronti di altri uomini e donne, almeno alcuni tra questi individui, questi “demonologi”, in realtà credevano a ciò di cui discutevano. Sebbene le loro “prove” fossero certamente romanzate, credevano alla teoria secondo la quale le streghe erano esseri reali, così come lo erano i patti col Diavolo e le varie macchinazioni dei suoi poteri. Scrittori successivi avrebbero preso tali idee e persino creato sistemi di demoni in dettagli minuziosi, tutti al comando del Diavolo. Questi demoni avevano varie funzioni nel mondo e, solitamente, nomi fantasiosi e complicati (vedere, ad esempio, Witchfinder General di Craig Cabell[4]) o presi dagli antichi dei. Francis Barret, autore di The Magus agli inizi dell’Ottocento, attribuisce alcuni demoni a condizioni umane particolari. Beelzebub era il demone che causava il credere in falsi dei, cosa ironica in sé, in quanto, almeno secondo alcune fonti, era un antico dio (Studniãkova 2009). Perciò, queste idee apparivano reali a molta gente. Ciò è dovuto al fatto che, nelle sue radici più antiche, la demonologia non indicava altro che un sistema di demoni, una gerarchia che delineava i diversi spiriti maligni del mondo e come questi interagivano con gli esseri umani tramite il potere del Diavolo.
Il Cristianesimo, in effetti, aveva in origine un sistema demonologico piuttosto sviluppato. Tale sistema degradò lentamente in una vaga concezione di “demone” o “del Diavolo”, senza alcuna separazione tra i diversi tipi, anche se i credenti possono talvolta usare il termine in maniera figurativa, senza ascrivergli un’interpretazione letterale (Livingston et al. 2006). Ma ciò è molto diverso da quanto accadeva in passato, quando i demoni potevano essere usati per definire quasi tutto ciò che fosse in contrasto con le credenze popolari. Prove di sistemi più antichi di sistemi di demoni cristiani si ritrovano in opere come il Dictionnaire Infernal[5] di Collin de Plancy, che fornisce numerose descrizioni e rappresentazioni stravaganti di demoni sulla base di conoscenze e aneddoti popolari, la maggior parte dei quali svolge una varietà di ruoli nel descrivere le origini di pensieri e comportamenti “peccaminosi”. Comunque sia, era forte presso i primi cristiani l’idea dell’esistenza dei servi del Diavolo che avevano la capacità di corrompere l’esistenza umana attraverso vari mezzi. Il punto è che, a prescindere da cosa fossero, nel cristianesimo tutti i demoni rispondono al Diavolo; a una fonte del “male” superiore (Summers 1925). Ciò non è una prerogativa di tale religione; ogni cultura del mondo, dalla più progredita alla più primitiva, ha una qualche concezione di “demone”, che solitamente opera all'interno della cornice di una forza del male più generale. Noi occidentali definiamo questa “forza del male” come il Diavolo o Satana, nei termini del cristianesimo tradizionale. I demoni, in generale, rientrano nella visione mitologica basilare di un popolo particolare e della sua rappresentazione del mondo e andrebbero definiti come ogni tipo di essere malefico che mira a danneggiare o irritare, che siano gli esseri umani, le loro messi, bestiame o persino le loro proprietà domestiche. Non significa e non significava che una tale creatura fosse alleata del Diavolo cristiano, come oggi pensano molti occidentali. Gli slavi, ad esempio, avevano un sistema demonologico molto complesso che ancora oggi è presente, in certe forme, con creature come la rusalka che viveva nei pressi dei fiumi ed erano pericolose per gli uomini durante la primavera, fino a spiriti della casa noti come domovoi, l’estensione di pratiche più antiche di venerazione degli antenati (Vlasova 1994).
Dunque, il “demone” non è un’invenzione cristiana; è un’invenzione del genere umano e un fenomeno universale, solitamente risultato dell’incomprensione dei fenomeni corporei, soprattutto delle malattie.
La maggior parte degli occidentali di origine e formazione giudeo-cristiana hanno una nozione di “demone” collegata ai concetti di inferno o Satana, nonostante un demone andrebbe semplicemente concepito come ogni tipo di spirito maligno che gioca un ruolo nella struttura mitologica di una cultura. Si è osservato un cambiamento da idee specifiche a un senso generale di “demone” o semplicemente “del Diavolo” nella maggior parte dell’Occidente cristiano. Molti cristiani, soprattutto i fondamentalisti, credono che demoni che un tempo erano usati per spiegare emozioni come la rabbia o l’instillare desideri di vendetta provengano dal Diavolo stesso (Herriot 2008) e che non possiedano alcun potere individuale. I demoni, per gli occidentali moderni, sono piuttosto simili alla nostra concezione di “angelo”, che è passato da un sistema più dettagliato, diviso in ranghi di esseri celestiali, a un concetto semplice e universale (seppur vago) di un essere benigno connesso a Dio che aiuta la razza umana (Muehlberger 2013). Ora che ho definito e spiegato la storia del termine demone, prendiamo in esame ancora una volta demonologia. In particolare, qual è la causa dell’abuso moderno di questa parola?
Sin dagli albori, il termine era connesso all’isteria sulle streghe ed era dunque percepito come lo studio di argomenti reali, pertinenti alla stregoneria. Ciò non è ad oggi più valido: non c’è una caccia alle streghe e pochissime persone ammetterebbero di credere davvero all’esistenza delle streghe (con l’eccezione dei pagani che credono alla Wicca, ad esempio). La parola demonologia ha una doppia natura, con due significati distinti.
Primo, la demonologia può essere definita come un vero e proprio sistema di credenze, una fede di un popolo specifico, al di fuori del regno della scienza e una questione di religione. Gli Etoro della Nuova Guinea, ad esempio, credono in numerosi spiriti maligni e perciò in un sistema di demoni che spiega come questi esseri operino all’interno della più ampia cornice del resto del mondo e degli altri regni al di là dell’esperienza umana. Questa è la prima definizione di demonologia: un sistema di categorizzazione mitologica degli esseri malefici all’interno di un sistema mitologico più grande, specifico di un gruppo. Con mitologia ci si riferisce qui a un sistema, non a delle affermazioni che una religione o una credenza considerino “vere” o “false” (Puhvel 1989). Il succubo, ad esempio, era originariamente parte del sistema di credenze dell’antica Sumeria, un demone femminile che intratteneva rapporti sessuali con gli uomini durante il sonno (Rosen 2008). Oggi, ciò può essere interpretato come un tentativo di spiegare le emissioni notturne o stati del sonno come la paralisi ipnagogica. Qualsiasi gruppo può avere un sistema demonologico, che spiega quali tipi di esseri maligni esistano, forse anche come e perché interagiscono col mondo, spesso per spiegare l’ignoto. Ma ciò è religione, o almeno le credenze popolari presenti all’interno di una religione, non qualcosa da studiare, ma piuttosto qualcosa in cui si crede. Inoltre, come si può facilmente immaginare, man mano che le conoscenze aumentano, i demoni cominciano a sparire. Nella seconda definizione del termine, la demologia è, come capo, lo studio dei demoni come mito. È un sottoinsieme specifico di un campo di interessi più vasti, come un lagomorfologo all’interno della biologia; in questo caso il campo è la mitologia. Questa è comunemente divisa in due aree principali: la mitologia superiore, che studia gli dei, i paradisi, gli esseri benigni, ecc., e la mitologia inferiore, che si occupa degli inferi, gli dei malvagi, i morti senza pace, gli spiriti degli antenati, i demoni e figure simili (Willis 1993). Questa separazione in due branche principali è semplicemente dovuta al fatto che gli esseri umani hanno sempre pensato per dicotomie, dunque abbiamo categorizzato naturalmente il nostro mondo nei concetti di “bene” e “male”; la stessa delimitazione può essere usata nello studio di ciò che ha origine dai nostri miti (Eccles 1991). La demonologia è solo un sottoinsieme della mitologia inferiore, lo studio dei miti sui demoni.
Dunque, in caso si volesse studiare il sistema demonologico dell’Antica Grecia, ci si concentrerà sulla demonologia greca. Ciò non significa che lo studioso creda in tali demoni (o qualunque demone, se è per questo), significa che studia i demoni di questa particolare cultura nel contesto specifico delle loro funzioni mitologiche, che nella maggior parte dei casi erano usate per spiegare fenomeni naturali all’epoca incomprensibili. Il demonologo, allora, è la persona che studia la demonologia, il mito dei demoni, includendovi anche le loro funzioni sociologiche e psicologiche. In tal senso, definirsi “demonologo” ed effettuare “esorcismi” è una contraddizione col vero significato del termine. Un demonologo può studiare le maledizioni, le cure e le pratiche di esorcismo nel contesto di demoni particolari e potrebbe persino sapere anche come “effettuarli”, ma ciò non implica che vi creda.
La maggior parte dei demonologi si è formata sotto la guida di esperti in un ambiente formativo che solitamente ha a che fare col folklore o l’antropologia, a volte con la sociologia. Pertanto, l’effettivo studio comprende l’accesso a materiali solitamente disponibili. Molti libri rari, come il Dizionario Infernale di Colin de Plancy, sono facilmente accessibili, ma senza un'adeguata formazione o istruzione, come si può capire ciò che si legge? La demonologia richiede conoscenze in storia, archeologia, teologia, mitologia, sociologia, medicina e psicologia. Persino qualcosa di semplice come una ricetta tramandatasi da generazioni può contenere elementi importanti per lo studio di un demone specifico. L’aglio e il vampiro, ad esempio, sono stati collegati da molto tempo e questo bulbo gioca un ruolo importante nella cucina dell’Europa dell’Est persino ai giorni nostri, soprattutto a causa di tale connessione.
I demonologi non dovrebbero mai far pubblicità del loro credere nei demoni, se mai vi credono. Questa è una questione di fede e religione, che esula dallo studio dei demoni come mito. Secondariamente, un demonologo deve studiare minuziosamente il demone in questione e ciò implica numerose aree importanti, completamente ignorate dai ciarlatani. Essenzialmente, per comprendere un singolo tipo di demone, un demonologo deve fare ricerche sulla cornice di tali idee. Ciò implica sempre uno studio della storia di una cultura, radici geografiche, variazioni linguistiche, scritti storici, prove aneddotiche di “vere” esperienze della creatura, folklore, letteratura, fenomeni naturali collegati al demone in questione e una varietà di altri argomenti: quasi qualsiasi cosa di immaginabile, tra cui la sociologia e le teorie delle malattie. Quest’ultimo campo è infatti la radice di molti miti sui demoni a causa della semplice incomprensione di processi corporei naturali.
La demonologia non è mai un sistema per “curare” coloro i quali credono all’esistenza di tali creature, che in sé è una grave mancanza di rispetto per la conoscenza e un abuso delle emozioni umane. La demonologia è un campo di studi reale, spesso abusato da chi non ne conosce il vero significato. Essere un demonologo implica un approccio minuzioso e accurato, mai uno attaccato alla fede. La demonologia è lo studio del mito dei demoni, nulla più. Chi usa la parola demonologia in senso religioso pratica un campo di studio completamente differente, che è al di fuori degli scopi della mitologia dei demoni.
Traduzione di Andrea Luciano Damico - pubblicato originariamente in Skeptical Inquirer vol. 38, n. 1, 2014
Il termine demone è oggi quasi completamente privo del suo significato greco originario, che in sé non è semplice, dal momento che talvolta suggerisce una sorta di presenza interiore che deve essere controllata dalla ragione, dal destino o persino da un potere divino (Zijderveld 2008). Per complicare ulteriormente le cose, la parola δαίμων (daimon) è attestata nella letteratura greca sia come sostantivo che come verbo (Gall 1999) e fu in seguito accostata ad altre cose considerate "malvagie" dal Cristianesimo, mentre tale religione si sforzava di guadagnare terreno nei confronti del paganesimo. Il Cristianesimo relegò così diverse creature e antiche divinità alla posizione di “demoni”, mentre accettava contraddittoriamente altre pratiche come parte del credo, come quella di visitare e venerare gli spazi dei defunti (Viola e Barna 2012). Ciò, come lo spostamento della celebrazione della Pasqua e alcune delle sue componenti per farle coincidere con ciò che precedentemente era una festività pagana (Leonhard 2006) fu l’evoluzione naturale di eliminare l’attaccamento alle vecchie religioni e pratiche, talmente antiche e familiari ai nostri progenitori che il loro sradicamento fu quasi impossibile, in alcuni casi (Spalding 1880). In ogni nuova religione che raggiungeva il predominio, la sostituzione “dell’antico” era qualcosa di praticato nell’arco di secoli e tale processo non è una prerogativa del Cristianesimo. Per l’Occidente, un “demone” divenne un qualcosa di malvagio, collegato al “Diavolo”, che corrisponde in larga parte a un conglomerato di numerosi vecchi dei ed esseri mitici e condusse alla nascita della demonologia. “Demonologia” è attestato per la prima volta nella lingua inglese attorno alla metà del Cinquecento, sebbene sia possibile che abbia avuto origine in congiunzione con gli sviluppi di ciò che è oggi noto come “caccia alle streghe”. Questa ebbe origine da una varietà di fattori, tra cui le agitazioni politiche che condussero alla fine del feudalesimo, conflitti religiosi nei confronti di numerose eresie e il collasso sociale per mezzo di malattie, urbanizzazione e il crollo della famiglia a seguito della Peste Nera (Kieckhefer 1976). Parte di quest’energia frustrata degli Europei venne incanalata verso l’entità simbolica della “strega”. Ciò condusse all’enorme illusione dell’esistenza della stregoneria e la conseguente paranoia che causò torture e morte a migliaia di persone, soprattutto donne (Ben-Yehuda 1980), a partire dagli ultimi anni del Quattrocento con la pubblicazione del tristemente noto Malleus Maleficarun (Martello delle Streghe, Hexenhammer in tedesco), pubblicato quasi 100 anni dopo la proclamazione di Papa Giovanni XXII contro le streghe del 1326 (Ben-Yehuda 1980).
L’accusa di stregoneria veniva spesso dimostrata tramite “prove” di patti con il Diavolo e malefici, o qualunque evento che causasse un danno a un individuo o alle sue proprietà, ma non aveva alcuna spiegazione immediata. Persino una banalità come la congiuntivite, ad esempio, era interpretata come il segno che una strega fosse all’opera all’interno della comunità, così come lo era una mucca che non produceva più latte o una grandinata improvvisa. Non è una coincidenza che molti di tali “misteri” del mondo fossero precedentemente spiegati tramite i demoni o i morti che non riuscivano a trovare pace. Il termine demonologia, in particolare, si riferiva originariamente ai poteri dei demoni (servi del Diavolo) (Thorndike 1925) ma venne in seguito collegato alle streghe. La maggior parte degli scritti pervenutici all’incirca tra il 1580 e il tardo Seicento, tra cui numerosi trattati, aneddoti, relazioni di processi ed esperienze personali dei cosiddetti “demonologi” sposarono l’idea delle streghe e dei patti col Diavolo. Nel 1597, ad esempio, Re Giacomo VI di Scozia pubblicò il suo Daemonologie, in cui fa riferimento a “The fearefull aboundinge at this time in this countrie, of these detestable slaves of the Devill, the Witches or enchanters”[2]. Tali collegamenti della strega al Diavolo (e dunque della demonologia alla strega) erano dilaganti mentre la caccia alle streghe raggiungeva proporzioni epiche e veniva usata dall’Inquisizione come strumento per combattere diverse eresie e aumentare il controllo della Chiesa (Russel 1984). Il prestigio che i demonologi ottennero tramite questa tattica assicurò la popolarità dei loro scritti e la diffusione della credenza nella stregoneria stessa, un concetto completamente artificioso. Descrivere in dettaglio l’intera storia della caccia alle streghe va oltre lo scopo che mi sono prefisso qui. Basta dire che, a quel tempo, la demonologia aveva molto raramente a che fare con i demoni, a meno che fosse correlata al Diavolo, qualcosa che non venne mai definito chiaramente. La demonologia era specificatamente lo “studio” delle streghe e forse sarebbe meglio renderla, per i nostri scopi, col termine “stregologia”[3], come suggerito da Rossel Hope Robbins, e l’attenzione dei veri demonologi dal Cinquecento in poi era rivolta principalmente ai patti con il diavolo e alle donne sotto il suo potere (Russel 2007).
L’attenzione, durante la caccia alle streghe, era rivolta generalmente alle donne a causa della credenza diffusa che fossero più inclini ad avere “appetiti bestiali” e, come alcuni cacciatori di streghe credevano, cadessero più facilmente nelle grinfie del Diavolo perché “non vi è nulla che rende una donna più sottomessa e fedele a un uomo che l’abuso del suo corpo” (Weber 1992). Questo è un altro argomento che non commenterò ulteriormente. Mi dissocio completamente da questo pensiero antiquato. Oltre le atrocità commesse nei confronti di altri uomini e donne, almeno alcuni tra questi individui, questi “demonologi”, in realtà credevano a ciò di cui discutevano. Sebbene le loro “prove” fossero certamente romanzate, credevano alla teoria secondo la quale le streghe erano esseri reali, così come lo erano i patti col Diavolo e le varie macchinazioni dei suoi poteri. Scrittori successivi avrebbero preso tali idee e persino creato sistemi di demoni in dettagli minuziosi, tutti al comando del Diavolo. Questi demoni avevano varie funzioni nel mondo e, solitamente, nomi fantasiosi e complicati (vedere, ad esempio, Witchfinder General di Craig Cabell[4]) o presi dagli antichi dei. Francis Barret, autore di The Magus agli inizi dell’Ottocento, attribuisce alcuni demoni a condizioni umane particolari. Beelzebub era il demone che causava il credere in falsi dei, cosa ironica in sé, in quanto, almeno secondo alcune fonti, era un antico dio (Studniãkova 2009). Perciò, queste idee apparivano reali a molta gente. Ciò è dovuto al fatto che, nelle sue radici più antiche, la demonologia non indicava altro che un sistema di demoni, una gerarchia che delineava i diversi spiriti maligni del mondo e come questi interagivano con gli esseri umani tramite il potere del Diavolo.
Il Cristianesimo, in effetti, aveva in origine un sistema demonologico piuttosto sviluppato. Tale sistema degradò lentamente in una vaga concezione di “demone” o “del Diavolo”, senza alcuna separazione tra i diversi tipi, anche se i credenti possono talvolta usare il termine in maniera figurativa, senza ascrivergli un’interpretazione letterale (Livingston et al. 2006). Ma ciò è molto diverso da quanto accadeva in passato, quando i demoni potevano essere usati per definire quasi tutto ciò che fosse in contrasto con le credenze popolari. Prove di sistemi più antichi di sistemi di demoni cristiani si ritrovano in opere come il Dictionnaire Infernal[5] di Collin de Plancy, che fornisce numerose descrizioni e rappresentazioni stravaganti di demoni sulla base di conoscenze e aneddoti popolari, la maggior parte dei quali svolge una varietà di ruoli nel descrivere le origini di pensieri e comportamenti “peccaminosi”. Comunque sia, era forte presso i primi cristiani l’idea dell’esistenza dei servi del Diavolo che avevano la capacità di corrompere l’esistenza umana attraverso vari mezzi. Il punto è che, a prescindere da cosa fossero, nel cristianesimo tutti i demoni rispondono al Diavolo; a una fonte del “male” superiore (Summers 1925). Ciò non è una prerogativa di tale religione; ogni cultura del mondo, dalla più progredita alla più primitiva, ha una qualche concezione di “demone”, che solitamente opera all'interno della cornice di una forza del male più generale. Noi occidentali definiamo questa “forza del male” come il Diavolo o Satana, nei termini del cristianesimo tradizionale. I demoni, in generale, rientrano nella visione mitologica basilare di un popolo particolare e della sua rappresentazione del mondo e andrebbero definiti come ogni tipo di essere malefico che mira a danneggiare o irritare, che siano gli esseri umani, le loro messi, bestiame o persino le loro proprietà domestiche. Non significa e non significava che una tale creatura fosse alleata del Diavolo cristiano, come oggi pensano molti occidentali. Gli slavi, ad esempio, avevano un sistema demonologico molto complesso che ancora oggi è presente, in certe forme, con creature come la rusalka che viveva nei pressi dei fiumi ed erano pericolose per gli uomini durante la primavera, fino a spiriti della casa noti come domovoi, l’estensione di pratiche più antiche di venerazione degli antenati (Vlasova 1994).
Dunque, il “demone” non è un’invenzione cristiana; è un’invenzione del genere umano e un fenomeno universale, solitamente risultato dell’incomprensione dei fenomeni corporei, soprattutto delle malattie.
La maggior parte degli occidentali di origine e formazione giudeo-cristiana hanno una nozione di “demone” collegata ai concetti di inferno o Satana, nonostante un demone andrebbe semplicemente concepito come ogni tipo di spirito maligno che gioca un ruolo nella struttura mitologica di una cultura. Si è osservato un cambiamento da idee specifiche a un senso generale di “demone” o semplicemente “del Diavolo” nella maggior parte dell’Occidente cristiano. Molti cristiani, soprattutto i fondamentalisti, credono che demoni che un tempo erano usati per spiegare emozioni come la rabbia o l’instillare desideri di vendetta provengano dal Diavolo stesso (Herriot 2008) e che non possiedano alcun potere individuale. I demoni, per gli occidentali moderni, sono piuttosto simili alla nostra concezione di “angelo”, che è passato da un sistema più dettagliato, diviso in ranghi di esseri celestiali, a un concetto semplice e universale (seppur vago) di un essere benigno connesso a Dio che aiuta la razza umana (Muehlberger 2013). Ora che ho definito e spiegato la storia del termine demone, prendiamo in esame ancora una volta demonologia. In particolare, qual è la causa dell’abuso moderno di questa parola?
Sin dagli albori, il termine era connesso all’isteria sulle streghe ed era dunque percepito come lo studio di argomenti reali, pertinenti alla stregoneria. Ciò non è ad oggi più valido: non c’è una caccia alle streghe e pochissime persone ammetterebbero di credere davvero all’esistenza delle streghe (con l’eccezione dei pagani che credono alla Wicca, ad esempio). La parola demonologia ha una doppia natura, con due significati distinti.
Primo, la demonologia può essere definita come un vero e proprio sistema di credenze, una fede di un popolo specifico, al di fuori del regno della scienza e una questione di religione. Gli Etoro della Nuova Guinea, ad esempio, credono in numerosi spiriti maligni e perciò in un sistema di demoni che spiega come questi esseri operino all’interno della più ampia cornice del resto del mondo e degli altri regni al di là dell’esperienza umana. Questa è la prima definizione di demonologia: un sistema di categorizzazione mitologica degli esseri malefici all’interno di un sistema mitologico più grande, specifico di un gruppo. Con mitologia ci si riferisce qui a un sistema, non a delle affermazioni che una religione o una credenza considerino “vere” o “false” (Puhvel 1989). Il succubo, ad esempio, era originariamente parte del sistema di credenze dell’antica Sumeria, un demone femminile che intratteneva rapporti sessuali con gli uomini durante il sonno (Rosen 2008). Oggi, ciò può essere interpretato come un tentativo di spiegare le emissioni notturne o stati del sonno come la paralisi ipnagogica. Qualsiasi gruppo può avere un sistema demonologico, che spiega quali tipi di esseri maligni esistano, forse anche come e perché interagiscono col mondo, spesso per spiegare l’ignoto. Ma ciò è religione, o almeno le credenze popolari presenti all’interno di una religione, non qualcosa da studiare, ma piuttosto qualcosa in cui si crede. Inoltre, come si può facilmente immaginare, man mano che le conoscenze aumentano, i demoni cominciano a sparire. Nella seconda definizione del termine, la demologia è, come capo, lo studio dei demoni come mito. È un sottoinsieme specifico di un campo di interessi più vasti, come un lagomorfologo all’interno della biologia; in questo caso il campo è la mitologia. Questa è comunemente divisa in due aree principali: la mitologia superiore, che studia gli dei, i paradisi, gli esseri benigni, ecc., e la mitologia inferiore, che si occupa degli inferi, gli dei malvagi, i morti senza pace, gli spiriti degli antenati, i demoni e figure simili (Willis 1993). Questa separazione in due branche principali è semplicemente dovuta al fatto che gli esseri umani hanno sempre pensato per dicotomie, dunque abbiamo categorizzato naturalmente il nostro mondo nei concetti di “bene” e “male”; la stessa delimitazione può essere usata nello studio di ciò che ha origine dai nostri miti (Eccles 1991). La demonologia è solo un sottoinsieme della mitologia inferiore, lo studio dei miti sui demoni.
Dunque, in caso si volesse studiare il sistema demonologico dell’Antica Grecia, ci si concentrerà sulla demonologia greca. Ciò non significa che lo studioso creda in tali demoni (o qualunque demone, se è per questo), significa che studia i demoni di questa particolare cultura nel contesto specifico delle loro funzioni mitologiche, che nella maggior parte dei casi erano usate per spiegare fenomeni naturali all’epoca incomprensibili. Il demonologo, allora, è la persona che studia la demonologia, il mito dei demoni, includendovi anche le loro funzioni sociologiche e psicologiche. In tal senso, definirsi “demonologo” ed effettuare “esorcismi” è una contraddizione col vero significato del termine. Un demonologo può studiare le maledizioni, le cure e le pratiche di esorcismo nel contesto di demoni particolari e potrebbe persino sapere anche come “effettuarli”, ma ciò non implica che vi creda.
La maggior parte dei demonologi si è formata sotto la guida di esperti in un ambiente formativo che solitamente ha a che fare col folklore o l’antropologia, a volte con la sociologia. Pertanto, l’effettivo studio comprende l’accesso a materiali solitamente disponibili. Molti libri rari, come il Dizionario Infernale di Colin de Plancy, sono facilmente accessibili, ma senza un'adeguata formazione o istruzione, come si può capire ciò che si legge? La demonologia richiede conoscenze in storia, archeologia, teologia, mitologia, sociologia, medicina e psicologia. Persino qualcosa di semplice come una ricetta tramandatasi da generazioni può contenere elementi importanti per lo studio di un demone specifico. L’aglio e il vampiro, ad esempio, sono stati collegati da molto tempo e questo bulbo gioca un ruolo importante nella cucina dell’Europa dell’Est persino ai giorni nostri, soprattutto a causa di tale connessione.
I demonologi non dovrebbero mai far pubblicità del loro credere nei demoni, se mai vi credono. Questa è una questione di fede e religione, che esula dallo studio dei demoni come mito. Secondariamente, un demonologo deve studiare minuziosamente il demone in questione e ciò implica numerose aree importanti, completamente ignorate dai ciarlatani. Essenzialmente, per comprendere un singolo tipo di demone, un demonologo deve fare ricerche sulla cornice di tali idee. Ciò implica sempre uno studio della storia di una cultura, radici geografiche, variazioni linguistiche, scritti storici, prove aneddotiche di “vere” esperienze della creatura, folklore, letteratura, fenomeni naturali collegati al demone in questione e una varietà di altri argomenti: quasi qualsiasi cosa di immaginabile, tra cui la sociologia e le teorie delle malattie. Quest’ultimo campo è infatti la radice di molti miti sui demoni a causa della semplice incomprensione di processi corporei naturali.
La demonologia non è mai un sistema per “curare” coloro i quali credono all’esistenza di tali creature, che in sé è una grave mancanza di rispetto per la conoscenza e un abuso delle emozioni umane. La demonologia è un campo di studi reale, spesso abusato da chi non ne conosce il vero significato. Essere un demonologo implica un approccio minuzioso e accurato, mai uno attaccato alla fede. La demonologia è lo studio del mito dei demoni, nulla più. Chi usa la parola demonologia in senso religioso pratica un campo di studio completamente differente, che è al di fuori degli scopi della mitologia dei demoni.
Traduzione di Andrea Luciano Damico - pubblicato originariamente in Skeptical Inquirer vol. 38, n. 1, 2014
Note
1) Trasmesso in Italia col titolo di Cacciatori di Fantasmi, n.d.T.
2) L’autore traduce questo passo in inglese moderno come segue: “the fearful abounding at this time in this country, of these detestable slaves of the Devil, the Witches or Enchanters” (la paurosa abbondanza in questo periodo, in questa nazione, di quegli odiosi servi del Demonio, le Streghe o gli Incantatori”.
3) Witchology, nell’articolo originale.
4) Biografia di Matthew Hopkins, noto cacciatore di streghe attivo durante la Guerra Civile Inglese, scritta dall’ex giornalista dell’Independent Craig Cabell.
5) Pubblicato in francese nel 1818 e tradotto in italiano.
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