Una spettatrice al convegno di Volterra

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©Alberto Villa - Foto di gruppo a San Galgano
La strada che porta a Volterra è bellissima, soprattutto se vieni da Firenze e ti affidi ai cartelli stradali: ti ritroverai infatti sulla Volterrana, più lunga di altre possibili soluzioni, ma la più spettacolare con i suoi 80 chilometri di curve e saliscendi fra le colline toscane. A un certo punto scorgi in lontananza una città arroccata sulla cima di una collina: è Volterra, città di origine etrusca ma di aspetto medievale con le sue vecchie mura rossastre che si stagliano su tutto il paesaggio.
Per chi era impegnato nell’organizzazione del convegno questa vista si è aperta già al giovedì mattina se non addirittura il mercoledì sera. Arrivare almeno un giorno prima è fondamentale per poter preparare con calma la sala, montare i banchetti dei libri, provare i microfoni, le luci e i proiettori. Anche se i preparativi erano in corso da mesi, di lavoro da fare ce n’era ancora molto, ma non è stato un problema: in molti hanno scaricato, montato e preparato tutto l’occorrente con la rapidità e l’esperienza di chi ha già partecipato ad altri convegni del Cicap. Per chi invece si trovava al primo convegno “da dietro le quinte” è stato entusiasmante vedere come un teatro vuoto diventa la sede del XII Convegno Nazionale del Cicap.
Alle due del pomeriggio tutto era a posto ed eravamo liberi di raggiungere San Galgano dove Gigi Garlaschelli aveva preparato una visita in attesa dell’apertura ufficiale del Convegno.
Gigi ci ha accompagnato sui resti di una delle più famose abbazie cistercensi, l’abbazia di San Galgano nella Rotonda di Montesiepi presso Chiusdino (Siena). Immaginate: la struttura di una grande chiesa gotica del XIII secolo, in mattoni rossi, senza tetto e con un pavimento ricoperto da un tappeto d’erba. Clou della visita, e il motivo per cui molti di noi erano là, era la famosa “spada della roccia” conservata nella Cappella di Montesiepi, giusto accanto ai resti dell’abbazia. Gigi ha studiato a lungo il caso – la leggenda e le ipotesi sulla sua origine – e il suo racconto – è il caso di dirlo – ci ha incantato.
Venerdì mattina, finalmente il via al Convegno. Quando le persone arrivano il primo giorno è tutto un salutarsi, presentarsi, cercare di capire chi è chi, di dare un volto ai nomi che abbiamo letto tante volte sulle mail del Cicap, su “Query” o magari sentito parlare per radio o in televisione. È tutto molto allegro, le persone sorridono, ci si scambiano dubbi e aspettative su quel che accadrà nei giorni seguenti perché, anche per i veterani, ogni convegno è diverso, pieno di colpi di scena e di novità.
Dopo aver passato qualche decina di minuti a salutare persone che non vedevi da mesi, magari da anni, a conoscere nuovi soci della tua zona, a individuare alcuni relatori che non conoscevi già e a dare un veloce sguardo al banchetto dei libri (tanto poi nel coffee break torno a fare razzia), entri nella sala del teatro e ti vai a sedere per l’apertura ufficiale.
Il teatro di Volterra non è grandissimo, ma abbastanza grande per accogliere i 150 ospiti del Convegno più i relatori e il personale dell’organizzazione. È un tipico teatro ottocentesco con velluti rossi e lampadari di cristallo che danno un tono piuttosto serio ed elegante all’incontro.
Quest’anno si è cominciato col saluto di Massimo Polidoro che ha brevemente spiegato quali sono le attività del Cicap e quali le difficoltà che incontra: diffidenza, osteggiamento e anche, ultimamente, mancanza di risorse economiche. Sullo stesso tono era il videomessaggio che Piero Angela aveva spedito da Londra, dove si trovava per registrare una puntata di Superquark e forse – questa la battuta che girava in sala – ad incontrare la regina.
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©Alberto Villa - Sergio Della Sala e Steno Ferluga
È seguito il primo momento importante di queste giornate: il passaggio di consegne tra il vecchio presidente, Steno Ferluga, e il presidente entrante, Sergio Della Sala, tipo molto spigliato e vivace: nei tre giorni ha dimostrato di sapersi non solo destreggiare tra diversi argomenti e tematiche, ma ha più volte intrattenuto la platea con racconti e aneddoti, rendendo il clima amichevole e ironico.
La novità principale del Convegno di Volterra è stata quella di abbandonare cattedre, podi e tavoloni pieni di relatori e scegliere per le presentazioni un taglio alla TED: sul palco un solo relatore per volta a presentare la sua conferenza; alle sue spalle due schermi giganti che mandavano le slides e ingrandivano l’immagine di chi parlava per quelli che stavano seduti più lontani. Una novità che è stata molto apprezzata da relatori e partecipanti e che credo abbia sicuramente contribuito a svecchiare molto il nostro convegno.
Comincia la prima sessione del Convegno: Si salvi chi può! Fascino e timore delle catastrofi, moderata da Lorenzo Montali. Si sono avvicendati due psicologi, Luca Pietrantoni e Armando De Vincentiis, e una storica, Enrica Salvatori. Pietrantoni ha spiegato come l’attrazione per le catastrofi sia un comportamento molto diffuso e perché e come, diversamente da quel che si ritiene di solito, le masse siano in grado di mantenere un atteggiamento razionale e collaborativo anche in casi di emergenza. Salvatori, invece, ci ha fatto fare un salto indietro di mille anni, tornando al “mille e non più mille”, e ha sfatato i nostri pregiudizi sui “medievali” ignoranti e creduloni. Ascoltando la sua relazione non si può evitare di pensare a come, nonostante il passare del tempo, le credenze e le paure rimangano sostanzialmente le stesse. Di sicuro la “sindrome da catastrofe”, che De Vincentiis ci ha raccontato associandola all’ipocondria, esisteva anche nelle epoche passate in forme molto simili a quelle presenti.
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©Alberto Villa - La nostra regia, Marco Morocutti e Nicolas D’Amore
Finita la prima sessione è arrivata l’ora del pranzo. Appena usciamo nel foyer veniamo catturati dalla voce e dai giochi di magia di Nicolas d’Amore, Gianfranco Preverino e Max Vellucci. Molta gente si accalca attorno ai prestigiatori e se non sei fortunato ti tocca allungare il collo per riuscire a vedere qualcosa: giochi con le carte, cold reading, prestidigitazione pura... è un mondo sempre affascinante e resti a bocca aperta. Per fortuna a un certo punto sono i prestigiatori a fermarsi, perché fosse per gli spettatori si starebbe là per ore. A pranzo la cosa bella è che i tavoli spesso si mischiano e ti può capitare di essere seduto vicino a chiunque: uno dei nuovi soci della tua regione che ancora non conoscevi oppure un prestigiatore famoso che, senza che tu te ne accorga, ti piega la forchetta “con la sola forza del pensiero” – e prova tu poi a mangiare con una forchetta modello Uri Geller!
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©Alberto Villa - Giochi di magia tra una sessione e l'altra
Nel pomeriggio il convegno è continuato con la sessione È la fine del mondo?, moderata da Marta Annunziata. Gianluca Ranzini, astrofisico, ci ha portati nello spazio e ci ha dimostrato quanto sia improbabile che un meteorite possa distruggere il nostro pianeta o che il nostro sistema solare possa finire, almeno per i prossimi milioni di anni. La scena è stata quindi presa da Antonio Aimi, esperto di civiltà precolombiane, che parlava del calendario Maya e ha iniziato con una premessa fondamentale che dovremmo tener sempre presente quando parliamo di civiltà passate: i Maya devono essere studiati nel loro contesto, solo così possiamo immaginare cosa pensavano e capire il loro calendario. E solo così possiamo fare una grande scoperta: i Maya non pensavano che il mondo sarebbe finito il 21 dicembre 2012!
Per fortuna a farci riprendere dallo shock di questa scoperta ci ha pensato lo storico della scienza Marco Ciardi che, in un intervento pieno di riferimenti ed esempi, ci ha mostrato come la contestualizzazione storica sia spesso necessaria per comprendere come e perché alcuni fenomeni sono stati interpretati in un certo modo.
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©Cristina Visentin - Luigi Garlaschelli in versione vampiro
Alla fine del pomeriggio, sono saliti sul palco Diego Rizzuto e Paolo Canova, due giovani fisici torinesi che hanno intrattenuto il pubblico con una divertente lezione sulla probabilità e ci hanno rivelato un sistema infallibile (beh, diciamo quasi infallibile) per vincere al Superenalotto: basta giocare tre volte a settimana, ogni settimana di ogni anno per il modico spazio di tempo di due milioni e mezzo di anni e avrete una probabilità su due di fare 6.
Dopo la cena ci siamo ritrovati al teatro per seguire Paolo Attivissimo in un lungo viaggio fin sulla luna. Al suo fianco c’era Luigi Pizzimenti, uno dei principali esperti e collezionisti italiani di cimeli spaziali. I due hanno raccontato aneddoti, mostrato pezzi da collezione, spiegato fatti e curiosità della missione. Hanno descritto l’esperienza non solo da un punto di vista tecnico ma soprattutto da una prospettiva umana che spesso nelle “faccende” scientifiche si tende a trascurare. Ci hanno quindi riferito i commenti, le impressioni e gli stati d’animo degli addetti ai lavori. In mezzo a tutto questo hanno anche fatto alcune considerazioni sulle varie teorie di chi sostiene che il viaggio sulla Luna sia tutta una messinscena... Poi abbiamo tutti provato la sensazione di toccare la luna: tra il pubblico è infatti girata una scatolina contenente una riproduzione fedele della polvere che ricopre il suolo lunare: è sottilissima, un po’ tagliente e sfregandola produce un rumore stranissimo, un po’ scoppiettante.
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© Cristina Visentin - Paolo Attivissimo e Luigi Pizzimenti
Nonostante avessimo fatto tardi, la mattina seguente eravamo tutti, o quasi, seduti puntuali ai nostri posti. Tutti fremevamo soprattutto per la rivelazione che Grassi aveva promesso da settimane... Ma andiamo con ordine. Si è iniziato con Andrea Ferrero e Beatrice Mautino che ci hanno parlato di Query Online descrivendo la curiosità dei “navigatori del web” e spiegando come sia importante il lavoro del nostro sito per aiutare a fare chiarezza su alcune bufale che girano in rete.
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©Alberto Villa
Sul palco è quindi salito l’antropologo forense Matteo Borrini che ha parlato delle credenze nei vampiri e di come, in un certo periodo, si pensasse di poter riconoscere i vampiri morti dall’analisi dei cadaveri: ventre gonfio di aria, pelle che sembra rigenerarsi e addome pieno di sangue venivano scambiate per prove indiscusse dell’essere vampiro, mentre oggi possiamo benissimo dimostrare che sono caratteristiche comuni a tutti i corpi in decomposizione. La tribuna scettica ascoltava attentamente queste spiegazioni quando nella sala ha fatto irruzione una vera vampira del secolo scorso in camicia da notte bianca, coi canini sporgenti e gli occhi infervorati che giravano tutt’attorno in cerca di una vittima... Per fortuna gli scettici hanno saputo mantenere il sangue freddo (credo che ai vampiri non piaccia il sangue freddo) fino all’arrivo del cacciatore di vampiri che l’ha uccisa con un puntello piantato nel cuore...
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©Cristina Visentin - Matteo Borrini
Finalmente salvi, e dopo aver ringraziato Alessandra Carrer e Gigi Garlaschelli per la bella interpretazione, abbiamo finalmente ascoltato da Francesco Grassi la sua confessione. Ebbene sì, era una vera e propria confessione. Sapete quel famoso cerchio del grano che era comparso una mattina dell’estate 2011 a Poirino? Ma sì, quello che è stato denominato Enki Ea perché si credeva che contenesse un messaggio lasciato dagli extraterrestri legati alla profezia della fine del mondo nel 2012 (che poi io non ho mai capito se questi extraterresti erano Maya o no)... Insomma, il cerchio è stato creato da Grassi e altri sei ricercatori Cicap con lo scopo di studiare le reazioni degli appassionati di cerchi nel grano a una serie di indizi in parte voluti e in parte casuali, lasciati nel disegno, come si racconta negli articoli di questo numero.
Non mi ero ancora ripresa dalla rivelazione che sul palco erano già pronti Marco Morocutti e Simone Angioni. Ci hanno raccontato della loro indagine sul presunto “fantasma di Azzurrina” al castello di Montebello: dopo aver piazzato microfoni e strumentazioni varie in vari punti del castello, hanno registrato per una notte intera tutti i suoni presenti nell’edificio dove, si dice, si possono sentire le urla di Azzurrina. In effetti – colpo di scena – hanno trovato molte tracce acustiche sospette simili alle grida di una bambina e ce le hanno fatte ascoltare. Ma nemmeno questa volta ce l’abbiamo fatta a trovare un vero fenomeno paranormale: analizzando la registrazione hanno infatti capito che si trattava di suoni naturali che aumentati oltre misura possono sembrare quello che non sono.
Dopo di loro Viviana Ambrosi ha raccontato la leggenda della morte di Paul McCartney illustrandoci anche il sito che lei stessa ha creato sul tema e che è tuttora visibile online.
A questo punto Luigi Bavagnoli, uno speleologo (ma immaginatevi piuttosto un Indiana Jones alle prese con un Viaggio al centro della terra), ci parla di alcune cavità del sottosuolo (naturali o artificiali) sulle quali esistono leggende, superstizioni e racconti misteriosi. Bavaglioli ci ha portato in uno di questi luoghi con foto e racconti della leggenda del “fiume di ossa” del vercellese che lui stesso ha indagato.
Nel pomeriggio di sabato era il nuovo presidente Sergio Della Sala a presentare e moderare gli incontri. Ci ha subito spiazzati tutti fin dalla prima battuta: «L’essere umano non è razionale». E a pensarci bene ti accorgi che ha ragione. In fin dei conti la tendenza umana a credere ai pericoli o alle cose strane ha permesso la sopravvivenza della specie (pensate alla preistoria!) ma, come spiega Della Sala, oggi rischia di essere fuori luogo se non addirittura dannosa: con tutte le nozioni acquisite dall’essere umano nei millenni, questa perdurante tendenza a credere a qualsiasi cosa rischia di essere un limite per il progresso mentale dell’uomo.
Ha quindi lasciato la parola ad Antonella Mammoliti che ci ha portato tra i “bambini stregoni” e gli esorcisti di alcune zone dell’Africa. Quando ascolti queste cose e ti fermi a pensare, ti accorgi di come cambino i contesti, le culture e le geografie, ma i presunti fenomeni, i trucchi e gli inganni sono sempre gli stessi.
Silvano Fuso ha quindi alleggerito il clima parlandoci dei classici “rimedi della nonna”: dal decotto che cura ogni cosa, all’olio guardato attraverso il collo della bottiglia per curare l’orzaiolo, alle varie segnature contro i vermi o le bruciature… Ancora oggi c’è chi crede ai rimedi cosiddetti “naturali” come i cannelli di zolfo che, se fatti rotolare sulle contratture muscolari, farebbero passare il disturbo.
Ma cosa si intende per naturale? È proprio questa la domanda che si è fatto Giorgio Dobrilla che ci ha fatto notare come esistano innumerevoli elementi naturali che sono velenosi e a volte mortali come la cicuta (ci avevate mai pensato a quanto impropriamente usiamo a volte la parola “naturale”?). Dobrilla ha parlato anche dell’effetto placebo facendoci vedere, attraverso i risultati di varie sperimentazioni, come non sia affatto da sottovalutare e, se usato con cognizione di causa dal medico, può aiutare più di molte medicine.
Per restare sul “naturale” (in questo caso sul “falso naturale”), Francesco Marino ci ha parlato dell’agricoltura biodinamica. Ero curiosa, perché l’agricoltura biodinamica sembra essere diventata l’ultima moda, ma io non avrei proprio saputo spiegare di cosa si tratta. Bene, Marino ha fatto chiarezza: è biodinamico tutto ciò che viene coltivato seguendo le otto lezioni di Steiner e utilizzando i composti descritti in queste lezioni. Fin qua nulla di particolare, ma lo sapevate che questi composti vengono preparati con vesciche di cervi, intestini di vacca e simili, che poi vengono diluiti in soluzioni omeopatiche e infine “dinamizzati” attraverso non so quali influssi stellari? Pensavo scherzasse e appena tornata a casa ho fatto una ricerca in Internet... aveva ragione lui.
A fine pomeriggio è risalito sul palco Paolo Attivissimo che ha parlato di bufale nuove e vecchie sull’Apocalisse. Ci sono talmente tante teorie sulla fine del mondo che c’è solo l’imbarazzo della scelta. È molto probabile che prima o poi il mondo finisca, ma di sicuro non possiamo sapere quando e come.
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©Cristina Visentin - Aurelio Paviato
La serata, invece, è stata dedicata alla magia e ci ha lasciato tutti a bocca aperta. Sì, certo, sappiamo tutti benissimo che “il trucco c’è”, ma quando un prestigiatore è così bravo a nasconderlo come ha fatto Aurelio Paviato, rimani senza parole: giochi di prestigio, con le carte, le corde, gli anelli e tanto altro. E tutto questo raccontando storie di maghi e di illusionisti e spiegando così l’origine di alcuni dei giochi che presentava. Coinvolgente e affascinante.
L’ultima giornata di convegno è iniziata con una bella e dibattuta sessione mattutina su terremoti e maremoti. Nicola Nosengo e Margherita Fronte si sono chiesti se e quanto sia possibile prevedere e gestire le catastrofi come quella dell’Aquila o di Fukushima.
Dopo di loro Ilaria Capua, la virologa e veterinaria italiana famosa per le sue ricerche sul virus H1N1, ha spiegato – in un collegamento via skype – quali sono le cause che possono portare allo scoppio di una pandemia. Ha mostrato carte geografiche e foto esemplificative, raccontando anche la sua esperienza personale: ha deciso di divulgare la sequenza genetica del virus dell’aviaria non rispettando il percorso classico delle ricerche in campo medico, ma rendendo subito accessibili a tutti i risultati e i diversi passaggi delle ricerche. Una scelta di coraggio che ha aperto larghe discussioni, nel mondo scientifico e non, su come affrontare le pandemie.
Nel pomeriggio della domenica, invece, potevamo scegliere tra tre diverse attività.
Chi è rimasto nel teatro ha assistito alla sessione Workshop che concludeva il Convegno. Ha iniziato Stefano Bagnasco con una precisa disamina delle vicende e-cat: ha spiegato tecnicamente di cosa si tratta e ha espresso le perplessità della comunità scientifica sui diversi passaggi di questa intricata vicenda. Dopo di lui è stata la volta del cortometraggio di Alessandra Carrer sulla visita di James Randi in Italia e poi a Berlino. Quindi sul palco si sono avvicendati Cecilia Tognon, Enrico Speranza, Enrica Matteucci, Francesco Ruggirello, Silvano Cavallina e Gianluigi Gronda per presentare alcune indagini che loro, assieme al loro gruppo locale, hanno portato avanti: dagli OOPArts alla Madonnina di Civitavecchia che lacrima, dall’urlo nella notte del pupazzo-sveglia alla combustione umana spontanea, dai dispositivi riequibrilatori energetici allo studio sociologico sulla percezione che hanno i giovani della Stele dell’Astronauta Palenque.
All’interno della sessione c’è stata anche la premiazione del concorso Fake!, tra fotografie filmati e racconti di falsi fenomeni paranormali.
Chi invece era appassionato di prestidigitazione ha partecipato al workshop di magia dove prestigiatori come Pino Rolle, Nicolas D’Amore, Alex Rusconi, Gianfranco Preverino, Marco Aimone e Max Vellucci hanno insegnato trucchi e tecniche speciali. Mi hanno raccontato che oltre alle varie dimostrazioni in programma, c’è stato anche lo spazio per un divertente scambio di pareri tra i sei prestigiatori che, in seguito alle domande dei partecipanti, hanno proseguito con altre dimostrazioni fuori programma. Il fatto di non essere in tanti ha favorito questo clima di spontaneità ed erano tutti soddisfatti dei trucchi che avevano imparato.
Per chi infine preferiva stare un po’ all’aria aperta c’era la possibilità di fare un tour della Volterra misteriosa, visitando i luoghi storici più famosi della città raccontata nei romanzi di Cassola e location di molti film (l’ultimo dei quali è la saga di Twilight).
A fine pomeriggio sono tornati tutti al teatro per gli ultimi saluti e il discorso conclusivo di Massimo Polidoro che ha spiegato come dietro a un convegno del genere ci siano mesi di preparazione e l’impegno di tante persone.
A questo punto molti hanno iniziato a lasciare Volterra, con un po’ di nostalgia perché si dovranno aspettare altri due anni prima del prossimo Convegno Nazionale che si terrà nel 2014 e festeggerà anche i 25 anni del Cicap! Per chi, invece, non è riuscito a partecipare in nessun modo, spero che questo mio resoconto possa aiutare a capire un po’ quel che è stato. E se non bastasse, potrà presto avere a disposizione i video di tutti gli interventi del Convegno sul sito del Comitato.
Alla prossima!
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