In occasione del centenario del naufragio del Titanic, il CICAP dedica un “doppio” speciale all’argomento: la rivista del Comitato, Query, affronta il tema dei misteri della nave inglese con articoli di Joe Nickell, Massimo Polidoro e un inedito di Martin Gardner. La versione web del periodico, www.queryonline.it, si concentra inoltre sulla demolizione di 10 celebri leggende legate al Titanic: dalla maledizione della mummia che lo avrebbe affondato fino all’ipotesi complottista della sostituzione della nave.
Per il CICAP, uno dei motivi per cui il Titanic, a 100 anni di distanza, suscita ancora così tanto interesse è legato proprio alle tante leggende che lo circondano. «E’ evidente» afferma Lorenzo Montali, direttore della rivista “Query” «Oltre ovviamente all’altissimo numero di morti che si verificarono, una delle ragioni che spiegano il rilievo attribuito a quel tragico disastro è che, nel corso del tempo, la vicenda si è colorata di venature cariche di mistero: apparenti profezie, coincidenze bizzarre e teorie complottiste. Ma se molto si è detto sulle cause del disastro, ben poco è stato fatto per spiegare e svelare le tante leggende e gli apparenti misteri che si racconta avrebbero costellato la breve vita del Titanic. E’ proprio qui, dunque, che il CICAP intende dare il suo contributo».
L’affondamento del Titanic è divenuto ormai una favola dei nostri tempi e, proprio come una favola, la sua storia è stata offuscata da molti miti e false credenze che fioriscono ancora oggi, nonostante tutto il tempo trascorso. «E’ interessante notare che le leggende cominciarono a diffondersi addirittura prima che la nave avesse cominciato ad affondare nell’Oceano Atlantico quella terribile notte dell’aprile 1912» spiega Massimo Polidoro, segretario del CICAP e autore del libro "Titanic. Un viaggio che non dimenticherete" appena uscito da Piemme. «Ci fu chi parlò della presenza di una misteriosa mummia “maledetta” come causa del disastro. Altri raccontarono di strani presagi a bordo e qualcuno ricordò il romanzo scritto quattordici anni prima in cui si raccontava il naufragio di una nave, il Titan, che si scontrò proprio contro un iceberg».
Queste e altre leggende troveranno finalmente una spiegazione nel doppio speciale realizzato dal CICAP. Sul numero 9 della rivista Query, in particolare, saranno affrontati in chiave razionale alcuni misteri che a lungo hanno lasciato nel dubbio anche i ricercatori più esperti.
L’articolo del compianto Martin Gardner, celebre matematico e tra i fondatori del CSICOP, il Comitato da cui prende origine anche il CICAP, è pubblicato per la prima volta in italiano e presenta un'analisi approfondita dei casi più interessanti di presunte profezie legate al disastro. Qui, il padre del movimento scettico analizza 19 esperienze documentate di persone che affermavano di avere previsto la tragedia o di averla percepita. Joe Nickell, famoso investigatore di misteri, si concentra invece sull’analisi forense di alcuni presunti “reperti” provenienti dal relitto e spiega come si conduca un’analisi per accertare la veridicità o meno di tali souvenir.
«Non è difficile indovinare il perché della persistenza del formidabile fascino mistico attorno al naufragio del Titanic» osserva ancora Polidoro. «La convergenza di un’enorme quantità di errori umani, la certezza sul fatto che la nave non poteva affondare e, infine, la velocità improvvisa con cui questa convinzione fu infranta, rendono il naufragio del Titanic un simbolo della caparbietà e della vacillante superbia dell’uomo, con quel mix sempre uguale di ricchi, ceto medio e poveri, tutti uniti nel tracollo collettivo».
Era la nave più grande e più lussuosa mai costruita dall'uomo, per gli eleganti passeggeri di prima classe a bordo del Titanic era facile dimenticarsi di trovarsi in mezzo all'oceano e credersi in un lussuoso hotel del centro di Londra. Era anche la più confortevole e sicura, a che cosa sarebbe servito mettere le scialuppe di salvataggio necessarie per i più di 2000 passeggeri a bordo del transatlantico, se era praticamente inaffondabile? Lo scafo della nave era fornito di ben 16 compartimenti stagni che si sarebbero automaticamente chiusi a contatto con l'acqua e anche se persino quattro o cinque fossero stati allagati, la nave avrebbe comunque continuato a galleggiare. Non si era mai verificato un incidente che ne avesse potuti danneggiare così tanti... eppure la notte fra il 14 e il 15 aprile 1912 il Titanic entrò in collisione con un iceberg e si inabissò, nel giro di sole due ore, nelle gelide acque dell'Atlantico. Quella notte, a solo quattro giorni dalla partenza da S! outhampton, morirono oltre 1200 persone e con loro naufragò anche il sogno della Belle Epoque. Nasceva però una straordinaria leggenda che nel corso di un secolo ha ispirato centinaia di libri, racconti, poesie, canzoni, documentari, film e leggende.
Per saperne di più: Speciale Titanic: www.queryonline.it
Query n. 9: “I misteri del Titanic”: http://www.cicap.org/new/query.php?id=109
Il CICAP, Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale, è un'organizzazione scientifica ed educativa senza fini di lucro. Fondata nel 1989 da Piero Angela vede tra i suoi Garanti Scientifici: Edoardo Boncinelli, Silvio Garattini, Margherita Hack, Tullio Regge, Umberto Veronesi e tra i suoi membri onorari: Rita Levi Montalcini, Carlo Rubbia e Umberto Eco.
Per maggiori informazioni: www.cicap.org - tel. 049-686870 – [email protected] Ufficio Stampa Grandi e Associati - Juliana Galvis ([email protected]) - tel 02-4818962.
10 Leggende sul Titanic di Massimo Polidoro
L’affondamento del Titanic è divenuto una favola dei nostri tempi; come tale, la sua storia è stata offuscata da molti miti e false credenze che fioriscono ancora oggi, nonostante sia trascorso un secolo dal disastro. Le leggende cominciarono a diffondersi addirittura prima che la nave avesse cominciato ad affondare nell’Oceano Atlantico quella terribile notte dell’aprile 1912. • La nave inaffondabile. Una delle affermazioni più ripetute sostiene che la White Star Line, proprietaria della nave, avesse dichiarato che il Titanic era inaffondabile. In verità, la compagnia non fece mai una simile dichiarazione; vero è però che, mentre il Titanic veniva attrezzato, una edizione speciale della rivista The Shipbuilder descriveva la nave come “praticamente inaffondabile”, grazie al suo doppio fondo e ai sedici compartimenti stagni. • Un disastro prevedibile. Quattordici anni prima del disastro del Titanic, nel suo racconto Futility, Morgan Robertson descriveva l’affondamento di una nave gigantesca, chiamata Titan, in conseguenza dell’impatto con un iceberg avvenuto nell’Atlantico nel mese di aprile. Un caso di profezia? Non esattamente. Martin Gardner, nel suo The Wreck of the Titanic Foretold?, spiega che se uno scrittore di storie di mare come Robertson avesse voluto scrivere il racconto catastrofico di una nave affondata in tempo di pace, la collisione con un iceberg era l’unica cosa che avrebbe potuto causare un simile evento. Il luogo più probabile in cui una nave potesse incontrare degli iceberg era l’Oceano Atlantico e il mese di aprile quello più a rischio, dal momento che il clima più mite provoca la deriva verso sud di queste montagne di ghiaccio. Il rischio presentato nel racconto era in verità molto realistico e altre navi erano già andate incontro a simili incidenti nel passato. Per quant! o riguarda le caratteristiche e il nome della nave, si è scoperto di recente che nel 1892 – e cioè sei anni prima che Robertson scrivesse il libro - la White Star Line aveva dichiarato al New York Times di avere in programma la costruzione di navi dello stesso identico tipo di quella poi descritta dall’autore. I portavoce della compagnia dissero inoltre al Times che la prima avrebbe potuto chiamarsi Gigantic. Niente male come suggerimento! • Niente Papa, prego. Questo mito possiamo trovarlo ripetuto in molti libri che trattano dei presagi collegati al disastro. Corre voce che il numero di scafo del Titanic fosse 360604. Numero che guardato allo specchio e capovolto sillaba la dichiarazione anti-cattolica “NO POPE” (niente Papa) – un’eresia nelle zone ultracattoliche di Belfast in cui la nave fu costruita. Comunque, si tratta davvero solo di un mito perché qualunque studioso del Titanic potrà dirvi che il numero di scafo del Titanic era il molto meno minaccioso 401. • La maledizione della Mummia. La storia secondo la quale il Titanic fu distrutto dalla maledizione della Mummia di Amon-Ra è anch’essa una pura fantasia. Tuttavia, ha origine da un racconto realmente narrato da William T. Stead, giornalista e noto spiritista, passeggero della nave, che perse la vita la notte del disastro. Stead lo aveva raccontato a qualcuno dei suoi amici della prima classe, che sopravvisse e lo riferì ai giornalisti, che a loro volta lo trasformarono in qualcosa di incredibilmente sensazionale. La storia racconta del coperchio dipinto di un sarcofago, che raffigurava un volto così spaventoso che erano in tanti a credere che portasse sfortuna. Non era una mummia, quindi, ma solo la copertura di un sarcofago. Apparteneva probabilmente a una sacerdotessa del culto del dio Amon-Ra; la rivista Pearson’s dedicò al racconto la copertina dell’Agosto 1909. Si trattava di un ritrovamento archeologico ben noto, ospitato dal British Museum. A dispetto di tante legge! nde ad esso collegate, il sarcofago era semplicemente una splendida reliquia dell’antico Egitto; non lasciò mai il Museo (e di certo non era a bordo del Titanic), dove ancora oggi può essere ammirata nella Sala 62. • L’inestimabile Rubaiyat. Si è detto che la copia del Rubaiyat - una selezione di poemi attribuita al persiano Omar Khayyàm (1048-1131), matematico, astronomo e filosofo - presente a bordo del Titanic fosse assolutamente inestimabile. E’ vero che il volume era un’edizione di lusso acquistata a un’asta di Sotheby’s da un collezionista americano – la copertina recava l’illustrazione di un pavone realizzata in oro e tempestata da oltre mille rubini e smeraldi. Ma ben lungi dall’essere il bene prezioso di cui solitamente si parla, all’asta era stato battuto per sole 405 sterline. Non varrebbe certamente i milioni di dollari necessari a organizzare una spedizione che ne tentasse il recupero (e in ogni caso le tante missioni realizzate fino a oggi non hanno mai ritrovato il Rubaiyat). • Niente binocoli a bordo. Questa affermazione è parzialmente vera; le vedette del Titanic non avevano binocoli, che erano presenti sulla nave ma inaccessibili. David Blair, il secondo ufficiale designato, fu sbarcato appena prima della partenza perché il Capitano Smith portò a bordo un nuovo capo ufficiale, Henry Wilde. I restanti ranghi ufficiali furono quindi modificati e Blair fu quello destinato alla rimozione per far posto a Wilde. I binocoli erano dentro un armadietto nella cabina che Blair aveva originariamente occupato, ma quando questi lasciò la nave portò inavvertitamente con sé le chiavi. Gli storici, comunque, sono del parere che i binocoli non avrebbero fatto molta differenza, perché sarebbe stato impossibile notare l’iceberg nella notte totalmente buia in cui avvenne il naufragio. • Aprite quei compartimenti stagni! Secondo una teoria, se le porte stagne fossero state aperte il Titanic sarebbe affondato con la chiglia a livello e pertanto, forse, avrebbe continuato a galleggiare per il tempo necessario alle navi di soccorso di arrivare sul luogo del disastro. In realtà, ciò sarebbe stato impossibile. Innanzitutto non vi erano porte stagne tra i primi quattro compartimenti – per cui sarebbe stato impossibile diminuire in maniera significativa la concentrazione di acqua nella prua. In secondo luogo, è stato dimostrato che qualunque quantitativo di acqua nel locale caldaie n. 4 avrebbe causato il capovolgimento del Titanic circa trenta minuti prima di quanto non sia effettivamente affondato. In più, l’illuminazione a bordo sarebbe mancata circa settanta minuti dopo la collisione a causa dell’allagamento dei locali caldaia. • Il Capitano si sparò. Alcuni giorni dopo l’affondamento, cominciarono a circolare storie incontrollate e contraddittorie a proposito degli ultimi momenti del Capitano Smith. Si disse che si era sparato quando si era reso conto che la nave era condannata; si disse anche che era stato visto nuotare disperatamente per salvare dei bimbi dalle acque ghiacciate, dopo che la nave era colata a picco. In verità, non vi sono prove né del suicidio né dei tentativi di salvare dei bambini. Certamente Smith fu in parte responsabile di quel disastro, avendo mancato di rallentare la nave anche dopo avere ricevuto nel corso della giornata numerosi avvisi della presenza di ghiaccio in quella zona. Tuttavia, è probabile che il Capitano Smith sia morto, come molti degli altri ufficiali, mentre cercava di portare in salvo il maggior numero possibile di passeggeri. • L’Estremo sopravvissuto. Viene spesso riportato lo straordinario caso del vigile del fuoco di bordo Frank Tower che non solo sopravvisse al naufragio del Titanic, ma si trovò anche a bordo della Empress of Ireland quando questa entrò in collisione con lo Storstad, e più tardi sul Lusitania quando quel vascello fu silurato e affondato da un U-Boat nel maggio 1915, al largo delle coste irlandesi meridionali. Cavandosela ogni volta! La verità, come spesso accade con simili improbabili leggende, è che nessuna persona di nome Frank Tower appare nelle liste dell’equipaggio di nessuna delle tre navi. • La cospirazione della doppia nave. E che dire infine della storia secondo cui non sarebbe stato il Titanic ad affondare nell’Atlantico, bensì la sua gemella Olympic, allo scopo di truffare la compagnia di assicurazioni? I primi a raccontarla furono Robin Gardiner e Dan van der Vat nel libro The Titanic Conspiracy: una Olympic già danneggiata (e camuffata per somigliare al Titanic) era stata affondata di proposito per riscuotere il denaro dell’assicurazione. A parte l’assurdità della teoria, la sua falsità venne dimostrata definitivamente quando furono recuperate parti del relitto. Il numero di costruzione del Titanic 401 fu rinvenuto su ciascuna di esse. Il numero di scafo della Olympic era 400. Si ringrazia Fara Di Maio
© 2012 Massimo Polidoro (www.massimopolidoro.com)
Massimo Polidoro Scrittore e giornalista, già docente di Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca, è co-fondatore e segretario del CICAP. Tra i suoi libri: Titanic. Un viaggio che non dimenticherete (Edizioni Piemme).
Ufficio Stampa CICAP Juliana Galvis Grandi & Associati tel. 02 4818962 mail: [email protected]
Per il CICAP, uno dei motivi per cui il Titanic, a 100 anni di distanza, suscita ancora così tanto interesse è legato proprio alle tante leggende che lo circondano. «E’ evidente» afferma Lorenzo Montali, direttore della rivista “Query” «Oltre ovviamente all’altissimo numero di morti che si verificarono, una delle ragioni che spiegano il rilievo attribuito a quel tragico disastro è che, nel corso del tempo, la vicenda si è colorata di venature cariche di mistero: apparenti profezie, coincidenze bizzarre e teorie complottiste. Ma se molto si è detto sulle cause del disastro, ben poco è stato fatto per spiegare e svelare le tante leggende e gli apparenti misteri che si racconta avrebbero costellato la breve vita del Titanic. E’ proprio qui, dunque, che il CICAP intende dare il suo contributo».
L’affondamento del Titanic è divenuto ormai una favola dei nostri tempi e, proprio come una favola, la sua storia è stata offuscata da molti miti e false credenze che fioriscono ancora oggi, nonostante tutto il tempo trascorso. «E’ interessante notare che le leggende cominciarono a diffondersi addirittura prima che la nave avesse cominciato ad affondare nell’Oceano Atlantico quella terribile notte dell’aprile 1912» spiega Massimo Polidoro, segretario del CICAP e autore del libro "Titanic. Un viaggio che non dimenticherete" appena uscito da Piemme. «Ci fu chi parlò della presenza di una misteriosa mummia “maledetta” come causa del disastro. Altri raccontarono di strani presagi a bordo e qualcuno ricordò il romanzo scritto quattordici anni prima in cui si raccontava il naufragio di una nave, il Titan, che si scontrò proprio contro un iceberg».
Queste e altre leggende troveranno finalmente una spiegazione nel doppio speciale realizzato dal CICAP. Sul numero 9 della rivista Query, in particolare, saranno affrontati in chiave razionale alcuni misteri che a lungo hanno lasciato nel dubbio anche i ricercatori più esperti.
L’articolo del compianto Martin Gardner, celebre matematico e tra i fondatori del CSICOP, il Comitato da cui prende origine anche il CICAP, è pubblicato per la prima volta in italiano e presenta un'analisi approfondita dei casi più interessanti di presunte profezie legate al disastro. Qui, il padre del movimento scettico analizza 19 esperienze documentate di persone che affermavano di avere previsto la tragedia o di averla percepita. Joe Nickell, famoso investigatore di misteri, si concentra invece sull’analisi forense di alcuni presunti “reperti” provenienti dal relitto e spiega come si conduca un’analisi per accertare la veridicità o meno di tali souvenir.
«Non è difficile indovinare il perché della persistenza del formidabile fascino mistico attorno al naufragio del Titanic» osserva ancora Polidoro. «La convergenza di un’enorme quantità di errori umani, la certezza sul fatto che la nave non poteva affondare e, infine, la velocità improvvisa con cui questa convinzione fu infranta, rendono il naufragio del Titanic un simbolo della caparbietà e della vacillante superbia dell’uomo, con quel mix sempre uguale di ricchi, ceto medio e poveri, tutti uniti nel tracollo collettivo».
Era la nave più grande e più lussuosa mai costruita dall'uomo, per gli eleganti passeggeri di prima classe a bordo del Titanic era facile dimenticarsi di trovarsi in mezzo all'oceano e credersi in un lussuoso hotel del centro di Londra. Era anche la più confortevole e sicura, a che cosa sarebbe servito mettere le scialuppe di salvataggio necessarie per i più di 2000 passeggeri a bordo del transatlantico, se era praticamente inaffondabile? Lo scafo della nave era fornito di ben 16 compartimenti stagni che si sarebbero automaticamente chiusi a contatto con l'acqua e anche se persino quattro o cinque fossero stati allagati, la nave avrebbe comunque continuato a galleggiare. Non si era mai verificato un incidente che ne avesse potuti danneggiare così tanti... eppure la notte fra il 14 e il 15 aprile 1912 il Titanic entrò in collisione con un iceberg e si inabissò, nel giro di sole due ore, nelle gelide acque dell'Atlantico. Quella notte, a solo quattro giorni dalla partenza da S! outhampton, morirono oltre 1200 persone e con loro naufragò anche il sogno della Belle Epoque. Nasceva però una straordinaria leggenda che nel corso di un secolo ha ispirato centinaia di libri, racconti, poesie, canzoni, documentari, film e leggende.
Per saperne di più: Speciale Titanic: www.queryonline.it
Query n. 9: “I misteri del Titanic”: http://www.cicap.org/new/query.php?id=109
Il CICAP, Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale, è un'organizzazione scientifica ed educativa senza fini di lucro. Fondata nel 1989 da Piero Angela vede tra i suoi Garanti Scientifici: Edoardo Boncinelli, Silvio Garattini, Margherita Hack, Tullio Regge, Umberto Veronesi e tra i suoi membri onorari: Rita Levi Montalcini, Carlo Rubbia e Umberto Eco.
Per maggiori informazioni: www.cicap.org - tel. 049-686870 – [email protected] Ufficio Stampa Grandi e Associati - Juliana Galvis ([email protected]) - tel 02-4818962.
10 Leggende sul Titanic di Massimo Polidoro
L’affondamento del Titanic è divenuto una favola dei nostri tempi; come tale, la sua storia è stata offuscata da molti miti e false credenze che fioriscono ancora oggi, nonostante sia trascorso un secolo dal disastro. Le leggende cominciarono a diffondersi addirittura prima che la nave avesse cominciato ad affondare nell’Oceano Atlantico quella terribile notte dell’aprile 1912. • La nave inaffondabile. Una delle affermazioni più ripetute sostiene che la White Star Line, proprietaria della nave, avesse dichiarato che il Titanic era inaffondabile. In verità, la compagnia non fece mai una simile dichiarazione; vero è però che, mentre il Titanic veniva attrezzato, una edizione speciale della rivista The Shipbuilder descriveva la nave come “praticamente inaffondabile”, grazie al suo doppio fondo e ai sedici compartimenti stagni. • Un disastro prevedibile. Quattordici anni prima del disastro del Titanic, nel suo racconto Futility, Morgan Robertson descriveva l’affondamento di una nave gigantesca, chiamata Titan, in conseguenza dell’impatto con un iceberg avvenuto nell’Atlantico nel mese di aprile. Un caso di profezia? Non esattamente. Martin Gardner, nel suo The Wreck of the Titanic Foretold?, spiega che se uno scrittore di storie di mare come Robertson avesse voluto scrivere il racconto catastrofico di una nave affondata in tempo di pace, la collisione con un iceberg era l’unica cosa che avrebbe potuto causare un simile evento. Il luogo più probabile in cui una nave potesse incontrare degli iceberg era l’Oceano Atlantico e il mese di aprile quello più a rischio, dal momento che il clima più mite provoca la deriva verso sud di queste montagne di ghiaccio. Il rischio presentato nel racconto era in verità molto realistico e altre navi erano già andate incontro a simili incidenti nel passato. Per quant! o riguarda le caratteristiche e il nome della nave, si è scoperto di recente che nel 1892 – e cioè sei anni prima che Robertson scrivesse il libro - la White Star Line aveva dichiarato al New York Times di avere in programma la costruzione di navi dello stesso identico tipo di quella poi descritta dall’autore. I portavoce della compagnia dissero inoltre al Times che la prima avrebbe potuto chiamarsi Gigantic. Niente male come suggerimento! • Niente Papa, prego. Questo mito possiamo trovarlo ripetuto in molti libri che trattano dei presagi collegati al disastro. Corre voce che il numero di scafo del Titanic fosse 360604. Numero che guardato allo specchio e capovolto sillaba la dichiarazione anti-cattolica “NO POPE” (niente Papa) – un’eresia nelle zone ultracattoliche di Belfast in cui la nave fu costruita. Comunque, si tratta davvero solo di un mito perché qualunque studioso del Titanic potrà dirvi che il numero di scafo del Titanic era il molto meno minaccioso 401. • La maledizione della Mummia. La storia secondo la quale il Titanic fu distrutto dalla maledizione della Mummia di Amon-Ra è anch’essa una pura fantasia. Tuttavia, ha origine da un racconto realmente narrato da William T. Stead, giornalista e noto spiritista, passeggero della nave, che perse la vita la notte del disastro. Stead lo aveva raccontato a qualcuno dei suoi amici della prima classe, che sopravvisse e lo riferì ai giornalisti, che a loro volta lo trasformarono in qualcosa di incredibilmente sensazionale. La storia racconta del coperchio dipinto di un sarcofago, che raffigurava un volto così spaventoso che erano in tanti a credere che portasse sfortuna. Non era una mummia, quindi, ma solo la copertura di un sarcofago. Apparteneva probabilmente a una sacerdotessa del culto del dio Amon-Ra; la rivista Pearson’s dedicò al racconto la copertina dell’Agosto 1909. Si trattava di un ritrovamento archeologico ben noto, ospitato dal British Museum. A dispetto di tante legge! nde ad esso collegate, il sarcofago era semplicemente una splendida reliquia dell’antico Egitto; non lasciò mai il Museo (e di certo non era a bordo del Titanic), dove ancora oggi può essere ammirata nella Sala 62. • L’inestimabile Rubaiyat. Si è detto che la copia del Rubaiyat - una selezione di poemi attribuita al persiano Omar Khayyàm (1048-1131), matematico, astronomo e filosofo - presente a bordo del Titanic fosse assolutamente inestimabile. E’ vero che il volume era un’edizione di lusso acquistata a un’asta di Sotheby’s da un collezionista americano – la copertina recava l’illustrazione di un pavone realizzata in oro e tempestata da oltre mille rubini e smeraldi. Ma ben lungi dall’essere il bene prezioso di cui solitamente si parla, all’asta era stato battuto per sole 405 sterline. Non varrebbe certamente i milioni di dollari necessari a organizzare una spedizione che ne tentasse il recupero (e in ogni caso le tante missioni realizzate fino a oggi non hanno mai ritrovato il Rubaiyat). • Niente binocoli a bordo. Questa affermazione è parzialmente vera; le vedette del Titanic non avevano binocoli, che erano presenti sulla nave ma inaccessibili. David Blair, il secondo ufficiale designato, fu sbarcato appena prima della partenza perché il Capitano Smith portò a bordo un nuovo capo ufficiale, Henry Wilde. I restanti ranghi ufficiali furono quindi modificati e Blair fu quello destinato alla rimozione per far posto a Wilde. I binocoli erano dentro un armadietto nella cabina che Blair aveva originariamente occupato, ma quando questi lasciò la nave portò inavvertitamente con sé le chiavi. Gli storici, comunque, sono del parere che i binocoli non avrebbero fatto molta differenza, perché sarebbe stato impossibile notare l’iceberg nella notte totalmente buia in cui avvenne il naufragio. • Aprite quei compartimenti stagni! Secondo una teoria, se le porte stagne fossero state aperte il Titanic sarebbe affondato con la chiglia a livello e pertanto, forse, avrebbe continuato a galleggiare per il tempo necessario alle navi di soccorso di arrivare sul luogo del disastro. In realtà, ciò sarebbe stato impossibile. Innanzitutto non vi erano porte stagne tra i primi quattro compartimenti – per cui sarebbe stato impossibile diminuire in maniera significativa la concentrazione di acqua nella prua. In secondo luogo, è stato dimostrato che qualunque quantitativo di acqua nel locale caldaie n. 4 avrebbe causato il capovolgimento del Titanic circa trenta minuti prima di quanto non sia effettivamente affondato. In più, l’illuminazione a bordo sarebbe mancata circa settanta minuti dopo la collisione a causa dell’allagamento dei locali caldaia. • Il Capitano si sparò. Alcuni giorni dopo l’affondamento, cominciarono a circolare storie incontrollate e contraddittorie a proposito degli ultimi momenti del Capitano Smith. Si disse che si era sparato quando si era reso conto che la nave era condannata; si disse anche che era stato visto nuotare disperatamente per salvare dei bimbi dalle acque ghiacciate, dopo che la nave era colata a picco. In verità, non vi sono prove né del suicidio né dei tentativi di salvare dei bambini. Certamente Smith fu in parte responsabile di quel disastro, avendo mancato di rallentare la nave anche dopo avere ricevuto nel corso della giornata numerosi avvisi della presenza di ghiaccio in quella zona. Tuttavia, è probabile che il Capitano Smith sia morto, come molti degli altri ufficiali, mentre cercava di portare in salvo il maggior numero possibile di passeggeri. • L’Estremo sopravvissuto. Viene spesso riportato lo straordinario caso del vigile del fuoco di bordo Frank Tower che non solo sopravvisse al naufragio del Titanic, ma si trovò anche a bordo della Empress of Ireland quando questa entrò in collisione con lo Storstad, e più tardi sul Lusitania quando quel vascello fu silurato e affondato da un U-Boat nel maggio 1915, al largo delle coste irlandesi meridionali. Cavandosela ogni volta! La verità, come spesso accade con simili improbabili leggende, è che nessuna persona di nome Frank Tower appare nelle liste dell’equipaggio di nessuna delle tre navi. • La cospirazione della doppia nave. E che dire infine della storia secondo cui non sarebbe stato il Titanic ad affondare nell’Atlantico, bensì la sua gemella Olympic, allo scopo di truffare la compagnia di assicurazioni? I primi a raccontarla furono Robin Gardiner e Dan van der Vat nel libro The Titanic Conspiracy: una Olympic già danneggiata (e camuffata per somigliare al Titanic) era stata affondata di proposito per riscuotere il denaro dell’assicurazione. A parte l’assurdità della teoria, la sua falsità venne dimostrata definitivamente quando furono recuperate parti del relitto. Il numero di costruzione del Titanic 401 fu rinvenuto su ciascuna di esse. Il numero di scafo della Olympic era 400. Si ringrazia Fara Di Maio
© 2012 Massimo Polidoro (www.massimopolidoro.com)
Massimo Polidoro Scrittore e giornalista, già docente di Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca, è co-fondatore e segretario del CICAP. Tra i suoi libri: Titanic. Un viaggio che non dimenticherete (Edizioni Piemme).
Ufficio Stampa CICAP Juliana Galvis Grandi & Associati tel. 02 4818962 mail: [email protected]