Scetticismo o preconcetti?
Mi interesso da un po’ alle vostre ricerche, ma mi sembra che spesso partiate già con una vostra idea basata sullo scetticismo, mentre i ricercatori del paranormale, come voi vi definite, dovrebbero essere aperti a tutto e studiare le cose con oggettività. Mentre invece date assolutamente per falso tutti i fatti che vi vengono proposti, come per esempio le NDE o le esperienze con i "fantasmi" anche se questa parola fa molto favola. Se siete così convinti che siamo solo bambolotti senza anima, perché continuare a "sfottere" chi crede nello spirito? Lea
Risponde Fara Di Maio
Gentile Lea,
se ha seguito con attenzione le nostre ricerche saprà che nutriamo il massimo rispetto per le convinzioni di ciascuno. Non solo non ci permetteremmo mai di “sfottere” qualcuno, ma il nostro impegno nell’indagine dei fenomeni cosiddetti paranormali è una prova che va in senso opposto a ciò che ci imputa: se ritenessimo falso tutto ciò che ci viene proposto, non ci prenderemmo neanche la briga di investigare, o di ricercare.
Molti fenomeni, come la NDE, possono essere interpretati alla luce della scienza oppure alla luce della fede e ciascuno è libero di scegliere la prospettiva che ritiene più convincente.
Per quanto ci riguarda, la scelta migliore è quella di un approccio scientifico, che si basi su un esame accurato dei dati disponibili, alla ricerca di una spiegazione dei fenomeni che sia razionale e, per quanto possibile, parsimoniosa.
In questa logica, se qualcuno fosse in grado di provare l’esistenza di un fantasma, saremmo i primi a voler studiare la cosa e a congratularci con lo scopritore. Il punto è però che sinora nessuno è ancora riuscito a dimostrare in condizioni controllate l'esistenza di una qualunque facoltà paranormale. E questo nonostante esistano anche numerosi premi (il primo risale ai tempi di Houdini) per chiunque dimostri genuine facoltà sovrannaturali: non sono mai stati ritirati.
Se quindi ci capita di definire un certo fenomeno come "falso" è solo perché è stato esaminato e si è verificato che non aveva alcun fondamento, non certo per partito preso o per superficialità.
Non pensiamo affatto che le persone siano “bambolotti senza anima”; sentiamo però come un nostro dovere mettere in guardia dagli speculatori e dagli approfittatori coloro che si rivolgono a sensitivi, falsi medici e ciarlatani, svelando i loro inganni e i loro metodi.
Come ricorda Piero Angela: «La funzione che esercita il CICAP è una funzione di verifica delle notizie, di corretta informazione, di denuncia di truffe e imbrogli e di tutela dei più deboli, ed è troppo importante per essere trascurata».
Quando mi accusarono di essere indemoniata
Ho letto alcuni articoli recenti in cui si sosteneva che in Italia vi sono 500.000 possibili indemoniati che si rivolgerebbero alla chiesa per un esorcismo. Quando vengo a conoscenza di queste notizie mi si accappona la pelle: a quattordici anni fui esorcizzata perché ritenuta “indemoniata”, ma in realtà soffrivo di attacchi di panico. Fu un’esperienza altamente traumatica. L’esorcismo mi scioccò molto più degli attacchi di panico, mi scioccò il tendone sotto il quale la gente si buttava a terra gridando e contorcendosi in preda a isteria collettiva, mi scioccarono anche le mani del prete che mi toccarono in modo, a ripensarci, un po’ equivoco. Dal terrore mi urinai addosso. Per anni ho rimosso tutto. Uscii dal trauma solo anni dopo, prima parlando con uno psicoterapeuta, poi diventando atea (l’ateismo è stato per me una grandissima liberazione).
Io ricevetti un trauma emotivo gravissimo che mi costò anni di sofferenze e psicoterapie. Non voglio che altri bambini e adolescenti sofferenti di malattie psicologiche aggiungano alle sofferenze per la loro malattia il trauma dell’esorcismo, la convinzione di essere posseduti da un’Entità terribile, di essere in un certo senso maledetti, impuri o reietti (sensazioni che ho avuto per anni).
Anna, da Firenze
Risponde Armando De Vincentiis
Le conseguenze di una presunta possessione demoniaca possono essere paragonate ad un disturbo post traumatico da stress.
La convinzione che la propria anima sia invasa da un'entità maligna e che sia praticamente al di fuori dal proprio controllo fa sì che i presunti indemoniati sentano la propria sopravvivenza minacciata. Anche quando le persone si convincono che il problema è stato superato, per esempio grazie a un esorcismo, riemergono continui ricordi e, soprattutto, il timore che la cosa possa ripresentarsi e questo spinge a cercare i segnali del demonio in ogni evento della propria vita quotidiana.
Nonostante gli esorcisti dichiarino di essere molto prudenti nelle loro ‘diagnosi’, i numeri riportati dai mass-media, sempre che siano reali, fanno pensare a un uso eccessivo dell’etichetta di indemoniato. Si può ritenere che alla base di questa sorta di epidemia ci sia una profonda mancanza di conoscenze, che spinge le famiglie dei portatori di un disagio psichico a rivolgersi all'esorcista senza passare dal medico. Il problema è che una diagnosi di possessione non solo non aiuta chi che è portatore di un disagio psicologico, ma tende invece, come dimostra la sua stessa esperienza a creare un grave problema.
Calendari e previsioni
Vi mando una bella storiella in materia di previsioni per il futuro. Nel Vicentino è stampato e abbastanza diffuso un almanacco, il calendario meteorognostico vicentino di Giovanni Spello detto il Pojana. Quest’anno è il 173°. È una raccolta simpatica col calendario i detti popolari, il lunario, molti bei disegni. Inoltre ci sono delle previsioni meteorologiche settimanali, molto vaghe per la verità.
Del resto, se uno scrive nella prima metà di Marzo «Belle giornate ma ancora con freddo, vento al piano e nevoso in montagna» probabilmente ci azzecca! I vecchiotti del Vicentino commentano «Eppure il Pojana ghe intiva » (eppure il Pojana ci indovina) e con la stessa filosofia dicono di un monte sopra a Thiene «Se el Summan gha il capeo, o piove o fa beo» (se il Summano ha il cappello, sottointeso di nuvole, o piove o fa bel tempo).
Insomma in questa maniera siamo tutti metereologi, ma il Pojana ci supera tutti per una pensata che è anche una burla meravigliosa.
Un amico che andava a trovare dei Vicentini emigrati in Brasile ha portato una copia del Pojana oltreoceano. Rientrato in Italia, dopo qualche mese ha ricevuto una telefonata da quegli amici che gli hanno chiesto come faceva il Pojana a indovinare anche la meteorologia del Brasile, dato che si trova in un emisfero che ha le stagioni invertite.
L’amico ha girato la domanda a me che dopo aver consultato l’Almanacco mi sono dato una pacca sulla testa e poi ho cominciato a ridere. Sì perché il Pojana dice pressappoco che cosa succederà e anche quando ma non dice mai dove!
Quindi con 4.000 temporali al giorno sul pianeta, in qualche modo indovina sempre. Una trovata geniale, altro che i maghi!
Fernando Sovilla
Coi miracoli la tv dimentica la par condicio
Ho visto ieri per ‘’La vita in diretta’’, la parte che ha trattato della Madonna di Civitavecchia e a cui ha partecipato anche il vostro De Vincentiis.
Ho trovato veramente vergognosa la superficialità con cui è stato trattato l’ argomento, ma soprattutto lo squilibrio intenzionale della Rai nei pesi e nei tempi degli interventi. Da una parte tre sostenitori delle tesi miracolistiche (Brosio, un vescovo e un rappresentante della Curia, credo) dall’altra De Vincentiis. Ma lo scandalo è che ai tre è stato concesso un tempo di intervento molto lungo, mentre a De Vincentiis solo pochi secondi, ed era evidente l’ intenzione del conduttore di interromperlo il più presto possibile.
Mi chiedo a cosa serve intervenire a simili trasmissioni nelle quali non si vuole dare voce a chi può documentare le mistificazioni che stanno dietro a fenomeni come Medjugorie o Civitavecchia.
Francesco Giavotto
Risponde Armando De Vincentiis
Gentile lettore , innanzitutto la ringrazio per questa sua osservazione; tuttavia Le posso assicurare che non ci si sente sminuiti in quel tipo di trasmissione, per il semplice fatto che, quando si va, ci si aspetta quel tipo di organizzazione del tempo degli interventi.
Possiamo anzi dire che chi parla a nome del CICAP è ormai abituato ad affrontare situazioni televisive in cui i tempi a disposizione sono troppo limitati e ha perciò imparato ad essere sintetico e, spero per quanto mi riguarda, il più possibile efficace. Ne vale la pena?
Io credo di sì: c'è sempre una fetta di telespettatori che ti ascolta, che vuole capire e che accoglierà in modo positivo quei concetti che pure sono stati espressi nei pochi secondi a disposizione. E del resto i feedback che riceviamo, in particolare da parte di chi vuole approfondire il discorso affrontato in trasmissione, aiutano a capire che il messaggio del CICAP è arrivato comunque.
Il nostro scopo non è quello di fare spettacolo, ma quello di lanciare un messaggio e se questo passa anche attraverso un piccolissimo spazio, allora lo abbiamo raggiunto.
In effetti negli ultimi anni le TV stanno dando maggiore spazio al CICAP; un tempo certi messaggi sul sovrannaturale erano dati per veri poiché mancava qualsiasi contraddittorio su questi temi. Nel corso del tempo invece i media hanno perlomeno colto l’opportunità di invitare il CICAP per offrire ai telespettatori un punto di vista differente.
Non ci resta che augurarci che questo trend si consolidi, e lettere come la sua, indirizzate ai responsabili delle redazioni e delle produzioni televisive, potrebbero contribuire in questo senso.