Le origini della PNL

  • In Articoli
  • 19-11-2010
  • di Brian Dunning
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© kozumel
Erano i primi anni ’70, e un giovane studente di psicologia all’Università della California, Santa Cruz, stava trascorrendo un’altra notte in laboratorio. Il compito di Richard Bandler era quello di trascrivere ore e ore di sessioni psicoterapeutiche dello psichiatra Fritz Perls. Dopo aver trascritto talmente tante sedute da fargli quasi cadere le mani, Bandler arrivò a notare un’interessante caratteristica del modo in cui Perls parlava ai suoi pazienti. Perls aveva la strana - quasi fastidiosa - abitudine di esaminare tutti i commenti dei suoi pazienti e tornare su questi con domande molto specifiche, obbligandoli a riesaminare attentamente le proprie espressioni letterali. Qualche volta sembrava che non si potesse fare la più semplice delle affermazioni senza essere duramente ripresi da Perls. “Cosa ti ha fatto scegliere questa parola?” “Quali sono le implicazioni della tua affermazione?”. Perls forzava i suoi pazienti a confrontarsi con le cause e le motivazioni anche delle affermazioni più casuali. Bandler notò che questa tecnica aveva un effetto molto forte. Col tempo i pazienti diventavano incapaci di spiegarsi, lasciando una sorta di vuoto interno, e risultavano eccezionalmente ricettivi ai suggerimenti di Perls per riempire questo vuoto. Invece di risentirsi per quello che si potrebbe chiamare un “controinterrogatorio”, i pazienti tendevano ad accettare il processo, e Bandler scoprì che, se prese nel loro complesso, le tecniche di Perls sembravano altamente efficaci.

Bandler segnalò le sue scoperte a John Grinder, un linguista della Santa Cruz. Grinder ne fu incuriosito. I due discussero a lungo i risultati di Bandler, e decisero di ricercare altri casi che avessero lo stesso modello. Li trovarono nel corso delle sedute di psicoterapia pionieristica della terapista familiare Virginia Satir. Credendo di essere incappati in qualcosa di significativo, Bandler e Grinder documentarono e codificarono quella tecnica, chiamandola Modello Meta. I due pubblicarono nel 1975 i primi due libri di una lunga serie, il cui contenuto verteva essenzialmente sul Modello Meta. Annunciarono la loro scoperta come una svolta nella psicoterapia che avrebbe “aiutato le persone ad avere una vita migliore, più ricca e piena”. (Si tenga presente che questa presunta svolta è stata creata da uno studente e un linguista, nessuno dei quali era uno psicoterapeuta, anche se Bandler in seguito ottenne un master in psicologia)

Partendo dal loro Modello Meta elaborarono poi alcune tecniche di comunicazione molto differenti, come quella imparata studiando il lavoro dell’ipnoterapista Milton Erickson. Lo stile di Erickson era opposto a quello ad alta pressione del Modello Meta. Quello che lui faceva, era di fatti dare dei suggerimenti generali ai suoi pazienti sui cui praticava l’ipnosi. Non dava specifiche indicazioni come “Ti senti felice”, ma forniva linee guida quali “Sei libero di sentirti in qualsiasi modo tu voglia”. Non diceva “Metti la tazza sul bancone” ma “Considera altri posti dove potresti mettere la tazza, come ad esempio laggiù.” In questa maniera, Erickson era in grado di guidare i suoi clienti verso la destinazione da lui desiderata, ma lasciando che fossero loro a compiere ogni passo, dando loro il potere di decidere. Bandler e Grinder chiamarono questa procedura Modello Milton. Scoprirono che entrambi i modelli consentivano di influenzare il prossimo.

Uniti insieme, il Modello Meta e il Modello Milton costituirono le basi di quello che gli autori battezzarono Programmazione Neuro-Linguistica. Bandler e Grinder avevano già pubblicato cinque libri quando presentarono il Modello Milton, e da quel momento in poi le loro pubblicazioni coprirono tutti gli aspetti della Programmazione Neuro-Linguistica, abbreviata in PNL. I libri venivano pubblicati dalla casa editoriale di proprietà dello stesso Bandler, la Meta Publications. I due autori offrivano anche seminari e corsi, commercializzati inizialmente su riviste di psicologia per addetti ai lavori. In realtà accadde che il loro business non richiamò clienti tra i professionisti del settore, ma tra i manager, i venditori commerciali e gli appassionati di new age. Bandler, Grinder, e gli altri soci del gruppo divennero persone ricche e di successo, fino agli inizi degli anni ’80, quando alcune controversie sui marchi, le denunce reciproche e il processo a Bandler per l’omicidio di una prostituta commesso sotto l’effetto della cocaina (reato dal quale fu scagionato) causarono la scissione dei leader della PNL. Oggi il termine PNL è di pubblico dominio, e la maggior parte dei suoi fondatori continua a pubblicare libri e a tenere corsi utilizzando tale espressione, ma non c’è nessuna organizzazione proprietaria del marchio.

Ho letto molto materiale sulla PNL e la mia analisi del Modello Meta è molto semplice. Lo descriverei come una maniera provocatoria di comunicare, che ha l’intento di dominare la conversazione mediante l’ossessivo e minuzioso sezionamento delle affermazioni dell’altro. Per esempio, se oggi è una bella giornata e tutto va bene, posso sentirmi incline a fare un’affermazione del tipo “Oggi mi sento piuttosto bene”. Il Modello Meta risponde a questa affermazione dicendo “Di preciso cosa ti fa sentire così bene?”, e io davvero non saprei cos’è che mi fa sentire cosi bene. Non c’è una singola e specifica risposta a questa domanda. E qualunque cosa io dica per spiegarmi viene attaccata nel medesimo modo: “Perché proprio questo aspetto ti fa sentire bene?” All’improvviso mi sento sulla difensiva, vengo messo nella condizione di sentirmi in errore, la mia posizione si rivela infondata; e cosi adesso sono come plastilina nelle mani di chi sta usando la PNL. Questo è il Modello Meta, non una psicoterapia ma semplicemente una tecnica di vendita ad “alta pressione”. Il Modello Milton è esattamente il contrario e cioè una tecnica di vendita a “bassa pressione”.

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Albert von Keller
Non si tratta però solo di vendere, ma anche di negoziare nel corso degli affari. Di prendere il sopravvento nei rapporti personali, di essere efficace come manager o come allenatore. Ma - e questo è il grande “MA” - a dispetto di quello che dichiara chi vende i libri o i seminari sulla PNL, non si tratta di una psicoterapia. La Russia e il Regno Unito hanno effettivamente associazioni professionali di operatori della PNL, ma sono formate soprattutto da gente che vende libri o corsi, e includono pochissimi psichiatri. Nel 2005, l’Australian and New Zealand Journal of Psychiatry pubblicò i risultati di un esaustivo studio su tutte le pubblicazioni riguardanti la PNL e altre tecniche simili. L’articolo afferma:

I sostenitori delle nuove terapie normalmente fanno dichiarazioni audaci per quanto riguarda l’efficacia della terapia, in particolare in risposta a problemi che sono tradizionalmente considerati refrattari ai trattamenti. Questo articolo esamina una raccolta di nuove terapie e delinea le procedure proposte e le prove a favore e contrarie al loro uso. Queste terapie sono state messe alla prova per vedere se sono delle pratiche pseudoscientifiche... Si è concluso che queste nuove terapie non offrono nuove modalità di intervento valide scientificamente, hanno solo una efficacia non-specifica, non indicano prove di sostanziali miglioramenti che potrebbero apportare a terapia psichiatriche esistenti, ma evidenziano molte caratteristiche di tipo pseudoscientifico.

Sembra che le uniche segnalazioni relative alla PNL che si possono trovare nelle principali riviste scientifiche siano di carattere critico e a volte è addirittura impossibile trovare dei riferimenti, se si escludono riviste che trattano di ipnotismo e di altri temi marginali. Nel 1987, il Journal of Counseling Psychology pubblicò un articolo in cui si diceva:

[Gli autori] hanno esaminato le pubblicazioni sperimentali sulla programmazione neurolinguistica (PNL). Concludono che gli effetti della terapia devono ancora essere dimostrati. Presentano i dati di sette differenti studi sull’argomento che mettono ulteriormente in discussione i principi fondamentali della PNL e la loro applicazione in situazioni di consultazione professionale.

Scavando abbastanza a fondo potrete trovare pubblicazioni che supportano l’uso terapeutico della PNL, anche se su riviste di diversa reputazione. L’articolo di Wikipedia sulla PNL fornisce una lunga lista di questi brani, così che se desiderate scoprire da soli se la PNL è una scienza, vi sarà facile verificarlo. È chiaro che il cittadino comune non ha molti modi per sapere a quale delle due parti credere. Io suggerisco di guardare alle “meta analisi”: studi che cercano di riassumere tutti gli articoli sul metodo. Il più vasto di questi (che sono riuscito a trovare) è stato scritto da Michael Heap nel 1988:

Se le affermazioni fatte dagli esponenti della PNL sul sistema di rappresentazione e le sue manifestazioni comportamentali fossero corrette, allora i fondatori avrebbero fatto una importantissima scoperta riguardo la mente e il cervello umano, cosi importante che dovrebbe avere forti implicazioni per la psicologia, in particolare per le scienze cognitive e per la neuropsicologia. Queste teorie però non sono menzionate nei libri di testo o nelle riviste scientifiche dedicate a queste discipline. Come è vero che questi metodi non sono insegnati, a nessun livello, in nessun corso di laurea.

Chiedendo ai colleghi cosa ne pensassero della PNL, Heap si rese anche conto che in genere nessuno di loro ne aveva mai sentito parlare. Qualunque altra cosa si voglia dire sulla PNL, resta il fatto che non fa parte della psicologia mainstream. Questo non vuol dire che sia sbagliata o inutile, ma solo che non è parte della scienza praticata e riconosciuta ufficialmente.

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Quindi, la PNL si riduce a essere solo un’altra cultura New Age, un sistema di auto-aiuto che ipocritamente si è autodefinito e rivenduto come scienza. “Leggete questo libro e diventerete manager migliori”, “seguite questo corso e diventerete venditori di successo”. Le promesse di risultati - che siano in termini di denaro, successo, rapporti interpersonali, o psicologia - indicano decisamente che siamo fuori dal mondo della psicologia professionale, o di una qualsiasi altra area medico-scientifica. Se qualche medico, o un altro professionista, dice di garantire i risultati, o che un certo obiettivo si può raggiungere facendo solo pochi sforzi, allora avete buoni motivi per essere scettici.

Tratto da http://skeptoid.com/episodes/4155
Traduzione di Fabio Maccagnan
Si ringrazia Brian Dunning per aver gentilmente concesso il diritto di riproduzione dell’articolo

Riferimenti bibliografici

  • Devilly, G. “Power Therapies and possible threats to the science of psychology and psychiatry.” Australian and New Zealand Journal of Psychiatry. 7 Jun. 2005, Volume 39, Issue 6: 437-445.
  • Heap, M. Hypnosis: Current Clinical, Experimental and Forensic Practices. London: Croom Helm, 1988. 268-280.
  • Sharpley, C. “Research Findings on Neurolinguistic Programming: Nonsupportive Data or an Untestable Theory?” Journal of Counseling Psychology. 7 Jan. 1987, Volume 34, Number 1: 103-107.

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