Il libro che il tuo medico non ti farebbe mai leggere (recensione)

di Nancy Snyderman
Sperling&Kupfer, 2009
pp. 252, € 18,00

  • In Articoli
  • 06-03-2010
  • a cura della redazione di Mah
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Cominciamo dicendo che il titolo scelto per l'edizione italiana è davvero infelice. Infatti l'autrice, lei stessa un medico, non dice affatto che quanto scrive nel suo libro sia qualcosa che "il tuo medico non ti farebbe mai leggere". In questo stesso libro, anzi, definisce "calunnie belle e buone […] tutte le affermazioni che, anche se girate in modi diversi, alla fine equivalgono alla frase «ciò che il medico (o il governo) non vuole farvi scoprire»" (p. 190).

L'intento di Snyderman non è certo quello di svelare presunte verità tenute nascoste dalla medicina, ma, al contrario, quello di smentire, sulla base della scienza medica, alcuni "miti" che possono essere pericolosi (il titolo originale del libro è Medical myths that can kill you).

L'autrice invita per esempio a diffidare di chi presenta tanti prodotti "naturali" come un'alternativa più salutare ai farmaci, facendo notare che non è affatto vero che "ciò che è «naturale» è automaticamente «sicuro»". Anzi, scrive, "vitamine, minerali, erbe e altre sostanze naturali in vendita sugli scaffali dei negozi non sono sottoposti ai rigorosi controlli riservati ai farmaci" e "alcuni di questi rimedi possono essere pericolosi e in alcuni casi mortali" (pp. 164-165).

Un'altra pericolosa ideologia è quella di coloro che promuovono, senza una base scientifica, campagne contro le vaccinazioni ai bambini. L'autrice ritiene al contrario che "i vaccini rappresentino il più grandioso progresso messo a segno dalla medicina nel secolo scorso" e ribadisce che "sono tuttora indispensabili". Non bisogna credere, ammonisce Snyderman, che certe "malattie del passato siano completamente debellate. Se smettessimo di vaccinarci, queste patologie diventerebbero nuovamente moneta corrente", come lo sono, purtroppo, in paesi del Terzo Mondo dove si può "toccare con mano cosa significhi non vaccinare una popolazione" (pp. 52-56).

Proprio perché l'autrice dà prova altrove di un sano atteggiamento scientifico, si resta un po' sorpresi quando l'autrice scrive che ci sono alcune "zone grigie" in cui l'omeopatia sembra essere efficace, anche perché poco prima aveva giustamente citato il noto studio pubblicato nel 2005 sulla prestigiosa rivista medica "Lancet" che aveva portato alla conclusione che i presunti benefici dell'omeopatia siano in realtà da attribuire semplicemente all'effetto placebo. Snyderman comunque non ha dubbi sul fatto che l'omeopatia non possa essere usata per malattie gravi, né per sostituire le vaccinazioni infantili (pp. 181-182).
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