Al Convegno del CICAP, Silvan ha rivestito il ruolo di ospite d'onore dell'evento e, di fronte a una sala da tutto esaurito, ha rivelato alcuni interessanti retroscena del suo impegno contro i ciarlatani del paranormale.
Silvan, sei finalmente diventato Socio Benemerito del CICAP, ma in realtà tu sei con noi da sempre, non è vero?
Certo, da moltissimi anni ormai, direi dal 1989, all'inizio proprio del CICAP. E ne sono onorato. In fondo, ho sempre sostenuto il valore della razionalità, pubblicamente, come antidoto contro le astuzie che i maghi e i veggenti utilizzano ancora oggi. Tu lo sai, basta accendere la televisione per sintonizzarsi con cinque, sei emissioni televisive dove ti propongono il chiromante e via dicendo. Però sono molti anni che quando, chiaramente, succede qualche cosa e viene chiamato, viene sollecitato il prestigiatore, io, ben volentieri, presto la mia opera.
E allora parliamo di uno dei casi più interessanti del nostro paese, quello di Gustavo Rol…
Ricordo che era 1976 e io ero a Torino per registrare uno speciale Sim Sala Bim! del sabato sera con Isabella Biagini. Era proprio il momento di Rol, se ne parlava sui giornali e io cercai di contattarlo. Soprattutto perché eseguiva giochi molto simili ai miei. E dico giochi perché, per me, non sono esperimenti – lui li spacciava come tali: affermava di essere una finestra aperta sull'universo, la voce di Dio, "Sono una grondaia" diceva... Voi conoscete meglio di me tutte queste cose che hanno sempre incorniciato la figura di Rol.
Te le ripeteva anche al telefono, mi pare.
Io stavo all'hotel Principe di Piemonte, a Torino, l'hotel dove scendevo allora. E cercavo di comunicare con lui. Difatti, ebbi il suo numero di telefono dalla principessina d'Alba, una mia amica di allora. Una sera, lei mi invitò a una festicciola, a una serata con Rol. E quando lui seppe che io dovevo partecipare e che sarei andato con questa simpatica signorina disse: «No, no, no, no non voglio Silvan. Bravissimo, l'ho visto in televisione, però non voglio che sia presente». Tenete conto, un'altra cosa: al telefono, lui mi teneva al telefono, avrò parlato con lui, non esagero, forse, sette, otto ore, in diverse telefonate nel corso di venti, venticinque giorni. E lui parlava, con quella voce un po' felliniana, quella voce un po' così. Io dicevo: «Maestro, vorrei incontrarla perché alcune cose che lei fa che mi hanno riferito, per esempio, il mazzo di carte con la firma che lei, si dice, abbia fatto ad Arturo Benedetti Michelangeli, poi a Federico Fellini, io lo posso duplicare, posso fare la stessissima cosa, utilizzando, naturalmente, il trucco. Ecco, vorrei incontrarla per sincerarmi di persona». Niente da fare. Non mi ha mai voluto… Mai, mai mai mi ha voluto ricevere. Sembrava strano. Quello che è molto particolare è che lui al telefono mi raccontava degli episodi che diceva erano accaduti in casa, quasi volesse convincermi che possedesse veramente delle doti incredibili.
Per esempio?
Non so, veniva fuori dicendo: «Ah, l'altra sera, Silvan, l'altra sera c'era il direttore della banca tale – lui si attorniava sempre di persone di un certo livello – c'era il direttore della banca, poi c'era il Ministro e io ho scagliato un mazzo di fiori contro la parete e poi abbiamo trovato i due fiori nell'altra stanza». E io gli dicevo: «Maestro scusi, ma lei mi racconta cose straordinarie, ma io non le ho viste. Non è che per caso anch'io…» No, niente da fare. Perché ricordatevi che per tutte le cose straordinarie che accadono, tutte, c'è sempre una spiegazione razionale, sempre e comunque. Basta soltanto cercarla. Rol mi raccontava tante storielle, poi lui aveva una tecnica ben precisa - sempre vi racconto quello che mi era stato raccontato – lui, per esempio, faceva la duplicazione dei disegni: prendeva un foglio di carta e poi lo piegava, lo piegava, lo piegava; poi faceva lo scambio e piegava il foglietto come fosse un quadratino piccolino così. Ma se tu hai davvero dei poteri paranormali non fai così. Se tu prendi un foglio di carta, come ho fatto io ieri sera con la lavagna, io faccio vedere che scrivo e poi giro la lavagna e la cosa è molto chiara, è molto, diciamo così, accessibile alla comune intelligenza, se vogliamo. Lui, invece, piegava il fogliettino finché si nascondeva in una mano e poi faceva lo scambio.
Era un po' più facile, insomma…
Sì, ma molte, molte cose lo erano: lui si rifaceva a ben note tecniche da prestigiatore. E, per esempio, quando voleva utilizzava, forse, il block notes truccato, dove dovevi naturalmente tirare la cordicella, la cordicella provocava un rumore di strusciamento della carta e lui allora, per evitare che si sentisse il rumore dello strusciamento consegnava dei foglietti di carta: non uno, non quello dove sarebbe apparsa la figura o il disegnino. Consegnava dei fogli di carta e diceva agli astanti di tenere il foglio vicino, sopra la testa e di muovere il foglio perché producesse rumore: ma che c'entra questo? Ma che, siamo dei pagliacci al circo? Scusate se mi esprimo con questi toni, ma è la verità. Immaginate questi ospiti, che poi lui gli ospiti li collocava (li selezionava per bene, benissimo) e poi diceva: «Dottore! Lei si accomodi a sinistra», «Signora, no, lei di qua, lei di la» cioè…
Li manovrava per bene, insomma.
Ma certo, è una tecnica ben nota. Se io devo fare un gioco di prestigio dove con le mani devo fare apparire o sparire degli oggetti, se ci sono quattro, cinque persone che magari tu incontri per la prima volta all'hotel, al ristorante, eccetera sono io il primo che dice: «Le dispiace, per cortesia, si metta là; sì grazie anche lei, per cortesia. No, no, no è una questione scaramantica». Cioè invento delle scuse che non sono assolutamente vere ma cerco la posizione migliore, l'angolo del prestigiatore. E lui, quando qualcuno azzardava soltanto una parola: «Scusi ma, posso vedere quel mazzo di carte?" "Scusi ma, mi fa vedere quel foglietto?» Quando lui faceva la duplicazione del mazzo di carte tutte uguali, tutti sette di fiori e via dicendo: è una cosa banale, sono cose che ci sono su tutti quanti i cataloghi magici di Owen e via dicendo. E lui rispondeva addirittura male: «Stia zitta signora, lei si metta là per cortesia». Cioè era veramente incredibile. Poi si dice sempre che Rol non chiedesse una lira: questo è vero, non ha mai chiesto una lira. Però ovviamente riceveva dei regali. E siccome lui era un appassionato di antiquariato riceveva dei regali costosissimi, che poi lui a sua volta rivendeva, perché invitava degli amici, faceva vedere delle cose straordinarie d'antiquariato e poi le vendeva, non so a quanto, sia chiaro. Quindici anni fa io feci un dossier, poi ha preso in mano la situazione un amico mio che stimo moltissimo, che è Mariano Tomatis. Ma io avevo scritto proprio delle cose su Rol perché aveva avuto anche dei precedenti poco simpatici. Molte persone non lo sanno, ma è la verità. Nel corso dell'incontro, Silvan ha ricevuto dal CICAP il Premio "In difesa della Ragione", per il suo impegno contro la ciarlataneria e le truffe del mondo dell'occulto.
A cura di Massimo Polidoro
Si ringrazia Anna Omodei per la collaborazione