Sinistra, omeopatia e scienza.

In seguito all'articolo di Lorenzo Montali A sinistra del paranormale, pubblicato nello scorso numero di S&P, si è acceso un interessante dibattito che si è esteso anche su Internet, in particolare sulla mailing-list MEDIA-ITA gestita da Cina Invisibile. Per ragioni di spazio non riporteremo le lettere e i messaggi di coloro che si dicono d'accordo con quanto da noi scritto, ma daremo invece spazio a due tipici messaggi, molto duri nei confronti del Cicap, arrivati su Internet. Segue la risposta di Lorenzo Montali.

Il Cicap, da quanto leggo, si schiera a tutela delle lobby farmaceutiche, a fianco dei pronipoti di De Lorenzo, nella discussione sull'omeopatia. Non se ne può davvero più. È straordinario osservare come, a scadenze più o meno regolari, salta sempre fuori qualche salvatore della patria, della virtù e/o della salute altrui che si premura di difendere i poveri ignoranti che lo circondano dalle aggressioni dei biechi omeopati. Anche tra gli insospettabili.
Una preghiera accorata. Cicap & C tornino a occuparsi di maghi e fattucchiere e lascino tranquilli oltre 2 milioni di consumatori italiani i quali _liberamente_, _consapevolmente_, _nel tempo_ ,_con soddisfazione e buoni risultati_ affidano la propria salute e quella dei propri cari a _medici_ che prescrivono _anche_ rimedi omeopatici. Che funzionano. La vecchia teoria garattiniana del placebo è stata smentita da tonnellate di prove effettuate su piante. animali e infanti. Qualcuno, benché sia poco attinente col concetto omeopatico, ha perfino messo in piedi qualche doppio cieco. Chi si cura con l'omeopatia, è stato dimostrato da infiniti sondaggi, ha in genere un atteggiamento nei confronti di malattia e cura ben più consapevole rispetto a chi trangugia antibiotici al primo starnuto. Tutta l'Europa civile garantisce all'omeopatia la dignità che le spetta. Il governo italiano, purtroppo, è andato ancora una volta controcorrente con una mossa tanto pretestuosa e di rapina da far tornare alla memoria il buon Poggiolini. Per favore, almeno in questa città del cyber-spazio, ancora incontaminata dagli interessi privati in questioni pubbliche, si lascino in pace i liberi cittadini che vogliono curarsi come meglio credono. Bastano trecentomila firme raccolte in un mese (settembre 1995)? Tutti mentecatti plagiati da una operazione di marketing di gran classe?

Alberto Biraghi

Mi sembra non vi rendiate conto delle vostre azioni. Le vostre parole sono prive di senso. Voi date per scontato non solo l'esistenza del "razionalismo" ma anche che esso sia bene ed il resto male. Avete un atteggiamento assolutamente antiscientifico, imbevuto di fanatismo culturale simile a quello delle chiese che portarono a morte milioni di donne con la scusa che erano "streghe". Se siete in buona fede Vi invito allo studio. A parlare e scrivere di meno fino a quando non sarete in grado di valutare "scientificamente" le vostre parole, non sarete cioè in grado di capire i valori che esse sottendono, l'ipocrisia irrazionale dalla quale sorgono, le radici fideistiche che hanno; l'ignoranza che emanano.
 
Francesco Siliato
 
 
 
Risponde Lorenzo Montali:
 
Esiste una sinistra pro-paranomale? Con questa domanda, volutamente provocatoria, volevo avviare una riflessione sulle posizioni emerse in alcuni settori politici in occasione della discussione sulla cosiddetta libertà terapeutica e l'omeopatia.
 
E l'effetto di suscitare un dibattito tra i nostri lettori questa piccola provocazione l'ha indubbiamente avuto. Infatti, abbiamo ricevuto numerosi messaggi sia di critica che di apprezzamento sull'argomento. Sul quale torniamo, perciò, volentieri. Non prima di aver ringraziato quanti, con spirito costruttivo, hanno voluto partecipare a questa discussione.
 
Per comodità di lettura, ho suddiviso le argomentazioni principali in quattro gruppi:
 
 
Primo gruppo: gli insulti
 
«Il Cicap, da quanto leggo, si schiera a tutela delle lobby farmaceutiche, a fianco dei pronipoti di De Lorenzo, nella discussione sull'omeopatia.»
 
«Avete un atteggiamento assolutamente antiscientifico, imbevuto di fanatismo culturale simile a quello delle chiese che portarono a morte milioni di donne con la scusa che erano "streghe".»
 
Sono due esempi che voglio riportare, un po' per dovere di cronaca, e un po' per far sorridere anche voi: chiunque ci conosce appena sa, infatti, che la ricchezza di questo Comitato è rappresentata solo dalla buona volontà e dalla generosità di tutti i suoi soci, altro che De Lorenzo...
 
Quanto al fanatismo culturale con quel che ne consegue, dovrebbe essere ormai chiaro che quello che ispira l'attività del CICAP non è in nessun modo una volontà censoria o di prevaricazione. Ognuno, lo diciamo e scriviamo da sempre, è assolutamente libero di credere ciò che vuole, compreso il fatto che la medicina omeopatica sia la migliore terapia possibile. Ciò che, invece, continuiamo a ritenere sbagliato è che prodotti come quelli omeopatici. la cui efficacia terapeutica non è a tutt'oggi stata dimostrata da alcuna ricerca scientifica credibile, vengano venduti in farmacia. Poiché questo ha il solo scopo di ingenerare nell'acquirente la falsa convinzione che si tratti di prodotti sottoposti a controlli analoghi a quelli richiesti per tutti gli altri farmaci.
 
 
Secondo gruppo: le affermazioni di efficacia (mai provate)
 
«La vecchia teoria garattiniana del placebo è stata smentita da tonnellate di prove effettuate su piante, animali e infanti.»
 
«...Esiste un'ampia letteratura prodotta da scienziati tutt'altro che imbecilli.»
 
È uno dei leitmotiv ricorrenti di coloro che difendono l'efficacia dell'omeopatia. I quali, purtroppo, dimenticano ogni volta di citare quali sono le ricerche pubblicate sull'argomento. Anche in questo campo dovrebbero infatti valere almeno tre criteri:
 
1. la necessità di un'evidenza sperimentale rigorosa.
 
2. la verifica effettuata da laboratori indipendenti tra loro.
 
3. l'applicazione di una metodologia di controllo in doppio cieco. Se questi tre criteri fossero stati soddisfatti da almeno una ricerca sull'omeopatia, ne avremmo letto i risultati su qualche rivista scientifica seria, cosa che non è finora mai avvenuta.
 
Per le stesse ragioni non ha, per esempio, senso affermare che "molti si curano con l'omeopatia e guariscono e a me basta questo" poiché è ormai noto che troppi fattori possono intervenire in questo senso: effetto placebo, regressione spontanea della malattia o suo decorso naturale. Del resto, se per giudicare l'efficacia di tutti gli altri farmaci non ci accontentiamo di una statistica del senso comune e anzi ci scandalizziamo, per tornare a De Lorenzo, se alle prove di laboratorio si sostituiscono le mazzette, per quale ragione dovremmo comportarci diversamente con l'omeopatia?
 
C'è, infine, chi ha obiettato che «solo nel momento in cui verrà decretata l'acquafreschicità degli omeopatici, allora sarà legittimo darsi d'attorno perché nessuno li spacci per farmaci. Fino ad allora nessuno si deve permettere di interferire con la libertà dei cittadini di comprare e ingerire quel che vogliono.» Il ragionamento parte da un presupposto sbagliato: nessuno deve decretare l'acquafreschicità dei rimedi omeopatici per la semplice ragione che l'onere di provare che quei rimedi 'funzionano' spetta a chi intende metterli sul mercato e non viceversa. Le regole, da questo punto di vista, ci sono e devono valere per tutti quelli che pretendono la stessa patente di efficacia e credibilità.
 
Ma ancora più pericolosa è l'affermazione finale sulla libertà del consumatore di ingerire qualsiasi farmaco. La tutela della salute è un diritto che i cittadini devono giustamente veder garantito dallo Stato. Il quale deve porre delle regole che non siano a tutela di un interesse parziale, i guadagni dei produttori di farmaci ufficiali o di prodotti omeopatici, ma dell'interesse generale della collettività. È questa la ragione per cui, per fare un esempio, è vietato fare pubblicità ai farmaci, mentre è permessa quella dei formaggini. Perché in questo campo il fattore di scelta non può essere determinato da criteri come «mi piace, non mi piace, se lo fanno altri lo faccio anch'io». Io non posso svegliarmi domattina e decidere di esercitare la professione medica perché, anche se trovassi cento persone convinte delle mie capacità terapeutiche, questo rimarrebbe un reato: abuso della professione medica. C'è forse qualcuno che potrebbe gridare al sopruso? La logica del mercato, se ci sono consumatori il prodotto va bene, non può essere applicata a questo ambito perché lo Stato, non come Stato hegeliano, ma come garante della collettività, ha il preciso dovere di imporre dei criteri di controllo che tutelino tutti noi. E sono, lo ripetiamo per l'ultima volta, gli stessi parametri che debbono valere per tutti quei prodotti che, come quelli omeopatici, vogliono essere qualificati farmaci.
 
 
Terzo gruppo: non buttiamola in politica
 
C'è anche chi ha criticato quello che è sembrato uno sconfinamento del Comitato in un'area che non gli è propria, quella della politica. Devo dire che, pur essendo l'articolo su sinistra e omeopatia stato scritto per uscire sul numero primaverile di S&P, ne abbiamo ritardato la pubblicazione perché non interferisse con la campagna elettorale allora in corso. L'articolo non voleva esprimere in alcun modo una valutazione di ordine politico, né del Comitato, né mia personale. Cercava, più semplicemente, di discutere delle tendenze culturali espresse anche da esponenti politici, ma in massima parte da giornalisti ed intellettuali. Di cui si diceva chiaramente che erano rappresentanti di idee di una parte della sinistra, che, personalmente, non ritengo affatto maggioritaria.
 
 
Quarto gruppo: a destra è molto peggio
 
Alcuni lettori ci hanno rimproverato di non aver scritto che «anche la destra ha una sua marca di irrazionalismo e connessioni con l'esoterismo e la magia». In questo senso non mi sarei accorto del fatto che «essendo più numerosi gli intellettuali di sinistra la componente pro-paranormale sembra più ingente». Sono assolutamente convinto del fatto che parte significativa della cultura di destra coltivi suggestioni irrazionalistiche e sia attratta, magari in chiave antimodernista, da posizioni antiscientifiche. Il punto è, però, che io non volevo scrivere un articolo "ecumenico" in cui attribuire torti o ragioni agli uni e agli altri. Ma solo inserirmi in una polemica che, in questo specifico caso, aveva visto protagonisti alcuni esponenti della sinistra. Il Cicap è, e non avrebbe senso che fosse altrimenti, un'associazione di natura apolitica. Proprio per la precisa coscienza che tutti abbiamo di questo, sarebbe, io credo, un errore imporsi di non criticare, in tema di paranormale o pseudoscienze, posizioni che riteniamo sbagliate per il timore di essere "etichettati" politicamente.
 
 
Lorenzo Montali
segretario del Cicap

 
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