Quest'anno è in una ex fornace, la Carotta di Padova, che il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale ha prodotto nuovi mattoncini di conoscenza. Da impilare con il cemento della ragione per fare muro contro maghi, veggenti, chiacchieroni telepatici, frequentatori di extraterrestri, simpatici idioti del «non è vero però ci credo», spacciatori di bufale più avariate di una mozzarella alla diossina. Quelli del CICAP, nato diciannove anni fa attorno al comandante-gentiluomo Piero Angela, sono la piccola armata del buon senso in guerra contro il potente esercito della ciarlataneria. Molti, a dir la verità, li considerano invece un drappello di fanatici razionalisti che ammettono un solo santo, san Tommaso, vedono diavoli dappertutto e andrebbero in Paradiso solo per misurare in lumen il flusso luminoso generato dall'Altissimo.
Per vedere chi sono e soprattutto per capire perché nel XXI secolo siamo ancora vittime di superstizioni e credenze, ci siamo seduti tra i duecento investigatori dell'occulto presenti al loro convegno. Tutti cervelloni? Mah, applicando la prima regola del metodo scientifico, l'osservazione, si direbbe di no.
Alcuni, certo, hanno l'aria di chi la sa lunga e due o tre un po' se la tirano, magari pensando che lo scrittore Giuseppe Prezzolini abbia coniato nel 1922 il termine «apoti» (quelli che non se la bevono) proprio per loro. Ma perlopiù sono dei curiosoni. Come Andrea di Reggio Emilia, che a 17 anni credeva agli ufo mentre ora, «convertito» e laureato in giurisprudenza, vince querele contro i sostenitori di quell'ufo della medicina che fu il "metodo Di Bella" (la cui efficacia non è mai stata sperimentalmente dimostrata). O Francesco da Campobasso, che veniva chiamato "lo scettico blu" dalla prof delle medie e ancora adesso, a 43 anni, vuol sempre sapere perché questo e perché quello. O il triestino Giuliano: visto che nella sua città c'era chi aveva speso 70 mila euro per proteggere un palazzo dagli "influssi cosmici" (?) con i "biofotoni" (che non esistono anche se 3.050 siti Internet ne parlano) ha chiamato Striscia la notizia per vederci chiaro.
Da Gabriella, responsabile per tutta l'Europa di una multinazionale americana, a Massimo, operaio in una legatoria, nel CICAP c'è un po' di tutto. E ci sembra che i coniugi Longo di tanto anormale nella vita non facciano molto, se non che dopo il telegiornale della mattina di Canale 5, quando arriva l'oroscopo, spengono. Ammettono: «Beh, alcuni amici non sopportano i nostri dubbi su tantissime credenze, dicono che non vogliamo accettare nuove possibilità, che abbiamo la mente chiusa». Sarà una coincidenza (o una magia?), ma mentre mi parlano passa uno che ha appena comprato il leggendario libro di Piero Angela Viaggio nel mondo del paranormale e lo mette in una busta con stampata la scritta: «Va bene avere la mente aperta, ma non così aperta che il cervello caschi per terra». Continuiamo a investigare. Dentro l'ex fabbrica trasformata in centro congressi, colpiscono innanzitutto le risate, a riprova che la scienza, ben divulgata, può essere divertente. Si ride quando Massimo Polidoro, che è segretario del CICAP, già docente di Psicologia dell'insolito all'Università Bicocca di Milano, esperto prestigiatore, curatore della rivista Magia, giornalista, saggista, romanziere (e poi cosa? ah, sì, suonatore di pianoforte e ammiratore di "antichi" talenti come Walter Chiari), rivela come e perché, purtroppo secondo ben più di quattro gatti, Paul McCartney è morto esattamente il 9/11/1966 (da allora suona, canta e gira il mondo un suo sosia). Quando il giornalista informatico Paolo Attivissimo demolisce con argomentazioni tecniche e logiche le "prove" che le Torri Gemelle siano state imbottite di tritolo dagli stessi americani e fatte crollare più o meno in concomitanza col lancio di un missile Cruise contro il Pentagono (l'aereo dirottato che ufficialmente ne demolì la facciata sarebbe stato fatto sparire). Giù risate anche quando Piero Angela racconta di un ragazzo americano finito su tutti i giornali per aver previsto un disastro aereo a Tenerife: in seguito, preoccupato per averla fatta grossa, mandò una smentita alla più grande agenzia di stampa, la Ap, e rivelò di persona ad Angela i dettagli della burla. «La smentita non fu pubblicata da nessun giornale perché la notizia era bella, la smentita meno affascinante. E così quel ragazzo iniziò a girare le televisioni raccontando a pagamento "come aveva previsto la caduta dell'aereo"». E se non fosse passata dalla discarica di Internet ai programmi Rai e alle interrogazioni parlamentari, sarebbe tutta da ridere anche la nuova mania delle scie chimiche. «Qualcuno di superpotente e supersegreto che governa il mondo rilascerebbe da velivoli delle sostanze dannose per la nostra salute», spiega il dottorando in chimica dell'università di Pavia Simone Angioni. «E se spieghi che quelle che vediamo in cielo sono delle innocue scie di condensa del vapore acqueo espulso dal motore degli aerei, ti dicono che in realtà adesso ci sono anche scie invisibili prodotte da aerei invisibili. Insomma, come scienziato io mi devo fermare: qui siamo al miticismo, alla creazione di vere e proprie sette capaci di lettere minatorie, di minacce».
Scie chimiche, cerchi nel grano prodotti da energie misteriose, fanta-archeologia (dai teschi di cristallo agli extraterrestri costruttori di piramidi), leggende metropolitane d'ogni tipo. Basterà una risata per seppellire tutti i creduloni? Basta scrollare le spalle di fronte ai divulgatori di "fattoidi", cioè dicerie mai confermate o, peggio, ampiamente sbugiardate ma ugualmente di inarrestabile successo?
Niente affatto. E non solo perché come scrisse Mark Twain «una bugia fa in tempo a viaggiare mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe». «In realtà il vecchio nemico è scappato ma il panorama della disinformazione si è fatto, se possibile, ancora più insidioso e difficile da controbattere», dice l'astrofisico Steno Ferluga, presidente del Cicap. Se un tempo a tenere banco erano gli Uri Geller con i loro cucchiaini piegati, i medium con le loro truffaldine doti di telepatia, precognizione, chiaroveggenza, dialogo con i defunti, psicocinesi (spostare oggetti con il pensiero) o gli astrologi, oggi la pseudoscienza agisce in modo molto più subdolo. «Non ci siamo stufati di controllare», aggiunge Polidoro, «ma quando arriviamo con gli infrarossi le candele smettono di volare. E anch'io so camminare sui carboni ardenti e far levitare tavolini, il nostro Luigi Garlaschelli dorme tranquillo su un letto di chiodi…». Insomma, per i maghi è partita persa.
«Ora ci interessano di più i fenomeni pseudoscientifici, magari illustrati con paroloni che fanno colpo», avverte Ferluga. «Si moltiplicano teorie fantastiche che più sono bizzarre più fanno presa, si diffondono pseudoterapie mediche la cui efficacia non è mai stata dimostrata, fioriscono le teorie della cospirazione, che si basano unicamente su una deformazione dei fatti e su una ignoranza voluta o deliberata delle più elementari leggi scientifiche. Tutte cose che possono avere effetti deleteri su scelte politiche o sociali che riguardano tutti noi». Eppur si crede. Ma perché? Luciano Arcuri, docente di Psicologia delle comunicazioni sociali a Padova, risponde facendo l'esempio del celebre «volantino di Villejuif», che nei primi anni '90 metteva in guardia da «pericolosi additivi» contenuti in molte sostanze: bastarono la forza del passaparola e l'attribuzione dell'allarme al locale ospedale (che smentì, inascoltato) per far circolare quel fattoide francese pieno di falsità in tutta Europa, per anni. «Queste dicerie possono essere viste come un gigantesco ingrandimento di un nucleo di verità (in questo caso, in alimentari e bevande ci sono additivi) e si scatenano quando c'è incertezza. Spesso soddisfano dei bisogni psicologici, ci aiutano a giustificare le nostre preoccupazioni». Conclude Polidoro: «Di complotti e cospirazioni è piena la storia d'Italia e del mondo. Ma c'è chi li adombra e diffonde (o ci crede) solo per non confrontarsi con la realtà. Secondo Omero la Terra risentiva dell'influenza dell'Olimpo. Gli dei, oggi, sono sostituiti da fantomatici "gruppi di potere". E si diffonde un modo di pensare sociale paranoico».
Livio Colombo
Pubblicato su Oggi del 22 ottobre 2008, per gentile concessione.
Per vedere chi sono e soprattutto per capire perché nel XXI secolo siamo ancora vittime di superstizioni e credenze, ci siamo seduti tra i duecento investigatori dell'occulto presenti al loro convegno. Tutti cervelloni? Mah, applicando la prima regola del metodo scientifico, l'osservazione, si direbbe di no.
Chi non se la beve
Alcuni, certo, hanno l'aria di chi la sa lunga e due o tre un po' se la tirano, magari pensando che lo scrittore Giuseppe Prezzolini abbia coniato nel 1922 il termine «apoti» (quelli che non se la bevono) proprio per loro. Ma perlopiù sono dei curiosoni. Come Andrea di Reggio Emilia, che a 17 anni credeva agli ufo mentre ora, «convertito» e laureato in giurisprudenza, vince querele contro i sostenitori di quell'ufo della medicina che fu il "metodo Di Bella" (la cui efficacia non è mai stata sperimentalmente dimostrata). O Francesco da Campobasso, che veniva chiamato "lo scettico blu" dalla prof delle medie e ancora adesso, a 43 anni, vuol sempre sapere perché questo e perché quello. O il triestino Giuliano: visto che nella sua città c'era chi aveva speso 70 mila euro per proteggere un palazzo dagli "influssi cosmici" (?) con i "biofotoni" (che non esistono anche se 3.050 siti Internet ne parlano) ha chiamato Striscia la notizia per vederci chiaro.
Da Gabriella, responsabile per tutta l'Europa di una multinazionale americana, a Massimo, operaio in una legatoria, nel CICAP c'è un po' di tutto. E ci sembra che i coniugi Longo di tanto anormale nella vita non facciano molto, se non che dopo il telegiornale della mattina di Canale 5, quando arriva l'oroscopo, spengono. Ammettono: «Beh, alcuni amici non sopportano i nostri dubbi su tantissime credenze, dicono che non vogliamo accettare nuove possibilità, che abbiamo la mente chiusa». Sarà una coincidenza (o una magia?), ma mentre mi parlano passa uno che ha appena comprato il leggendario libro di Piero Angela Viaggio nel mondo del paranormale e lo mette in una busta con stampata la scritta: «Va bene avere la mente aperta, ma non così aperta che il cervello caschi per terra». Continuiamo a investigare. Dentro l'ex fabbrica trasformata in centro congressi, colpiscono innanzitutto le risate, a riprova che la scienza, ben divulgata, può essere divertente. Si ride quando Massimo Polidoro, che è segretario del CICAP, già docente di Psicologia dell'insolito all'Università Bicocca di Milano, esperto prestigiatore, curatore della rivista Magia, giornalista, saggista, romanziere (e poi cosa? ah, sì, suonatore di pianoforte e ammiratore di "antichi" talenti come Walter Chiari), rivela come e perché, purtroppo secondo ben più di quattro gatti, Paul McCartney è morto esattamente il 9/11/1966 (da allora suona, canta e gira il mondo un suo sosia). Quando il giornalista informatico Paolo Attivissimo demolisce con argomentazioni tecniche e logiche le "prove" che le Torri Gemelle siano state imbottite di tritolo dagli stessi americani e fatte crollare più o meno in concomitanza col lancio di un missile Cruise contro il Pentagono (l'aereo dirottato che ufficialmente ne demolì la facciata sarebbe stato fatto sparire). Giù risate anche quando Piero Angela racconta di un ragazzo americano finito su tutti i giornali per aver previsto un disastro aereo a Tenerife: in seguito, preoccupato per averla fatta grossa, mandò una smentita alla più grande agenzia di stampa, la Ap, e rivelò di persona ad Angela i dettagli della burla. «La smentita non fu pubblicata da nessun giornale perché la notizia era bella, la smentita meno affascinante. E così quel ragazzo iniziò a girare le televisioni raccontando a pagamento "come aveva previsto la caduta dell'aereo"». E se non fosse passata dalla discarica di Internet ai programmi Rai e alle interrogazioni parlamentari, sarebbe tutta da ridere anche la nuova mania delle scie chimiche. «Qualcuno di superpotente e supersegreto che governa il mondo rilascerebbe da velivoli delle sostanze dannose per la nostra salute», spiega il dottorando in chimica dell'università di Pavia Simone Angioni. «E se spieghi che quelle che vediamo in cielo sono delle innocue scie di condensa del vapore acqueo espulso dal motore degli aerei, ti dicono che in realtà adesso ci sono anche scie invisibili prodotte da aerei invisibili. Insomma, come scienziato io mi devo fermare: qui siamo al miticismo, alla creazione di vere e proprie sette capaci di lettere minatorie, di minacce».
Scie chimiche, cerchi nel grano prodotti da energie misteriose, fanta-archeologia (dai teschi di cristallo agli extraterrestri costruttori di piramidi), leggende metropolitane d'ogni tipo. Basterà una risata per seppellire tutti i creduloni? Basta scrollare le spalle di fronte ai divulgatori di "fattoidi", cioè dicerie mai confermate o, peggio, ampiamente sbugiardate ma ugualmente di inarrestabile successo?
Come cammina una bugia
Niente affatto. E non solo perché come scrisse Mark Twain «una bugia fa in tempo a viaggiare mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe». «In realtà il vecchio nemico è scappato ma il panorama della disinformazione si è fatto, se possibile, ancora più insidioso e difficile da controbattere», dice l'astrofisico Steno Ferluga, presidente del Cicap. Se un tempo a tenere banco erano gli Uri Geller con i loro cucchiaini piegati, i medium con le loro truffaldine doti di telepatia, precognizione, chiaroveggenza, dialogo con i defunti, psicocinesi (spostare oggetti con il pensiero) o gli astrologi, oggi la pseudoscienza agisce in modo molto più subdolo. «Non ci siamo stufati di controllare», aggiunge Polidoro, «ma quando arriviamo con gli infrarossi le candele smettono di volare. E anch'io so camminare sui carboni ardenti e far levitare tavolini, il nostro Luigi Garlaschelli dorme tranquillo su un letto di chiodi…». Insomma, per i maghi è partita persa.
Paroloni che colpiscono
«Ora ci interessano di più i fenomeni pseudoscientifici, magari illustrati con paroloni che fanno colpo», avverte Ferluga. «Si moltiplicano teorie fantastiche che più sono bizzarre più fanno presa, si diffondono pseudoterapie mediche la cui efficacia non è mai stata dimostrata, fioriscono le teorie della cospirazione, che si basano unicamente su una deformazione dei fatti e su una ignoranza voluta o deliberata delle più elementari leggi scientifiche. Tutte cose che possono avere effetti deleteri su scelte politiche o sociali che riguardano tutti noi». Eppur si crede. Ma perché? Luciano Arcuri, docente di Psicologia delle comunicazioni sociali a Padova, risponde facendo l'esempio del celebre «volantino di Villejuif», che nei primi anni '90 metteva in guardia da «pericolosi additivi» contenuti in molte sostanze: bastarono la forza del passaparola e l'attribuzione dell'allarme al locale ospedale (che smentì, inascoltato) per far circolare quel fattoide francese pieno di falsità in tutta Europa, per anni. «Queste dicerie possono essere viste come un gigantesco ingrandimento di un nucleo di verità (in questo caso, in alimentari e bevande ci sono additivi) e si scatenano quando c'è incertezza. Spesso soddisfano dei bisogni psicologici, ci aiutano a giustificare le nostre preoccupazioni». Conclude Polidoro: «Di complotti e cospirazioni è piena la storia d'Italia e del mondo. Ma c'è chi li adombra e diffonde (o ci crede) solo per non confrontarsi con la realtà. Secondo Omero la Terra risentiva dell'influenza dell'Olimpo. Gli dei, oggi, sono sostituiti da fantomatici "gruppi di potere". E si diffonde un modo di pensare sociale paranoico».
Livio Colombo
Pubblicato su Oggi del 22 ottobre 2008, per gentile concessione.