Ero tranquillamente a cena a casa mia, in famiglia. Stavo versandomi un bicchiere di vino (Grignolino del Monferrato, di un bel colore rosso vivo intenso). Con mio grande stupore, non appena venne a contatto con il vetro, come per magia il vino assunse una inquietante colorazione blu inchiostro. Naturalmente non lo bevvi e lo gettai. Controllai il contenuto della bottiglia ed era assolutamente normale. Che cosa può essere successo? Preciso che il bicchiere era perfettamente pulito in quanto appena estratto dalla lavastoviglie.
Franco
Il fenomeno descritto dal lettore è piuttosto curioso. Non potendo analizzare il contenuto del bicchiere provo ad azzardare un'ipotesi interpretativa che è stata però confermata da un piccolo esperimento che ho realizzato personalmente per controllo. È piuttosto probabile che il bicchiere estratto dalla lavastoviglie non fosse perfettamente pulito e conservasse qualche traccia di detersivo. I detersivi utilizzati nelle lavastoviglie, tra le altre cose, contengono generalmente elevate quantità di carbonato di sodio (soda), metasilicati di sodio, polifosfati di sodio ed eventualmente idrossido di sodio (soda caustica). Questa composizione conferisce loro un forte carattere basico. Il brillantante utilizzato al termine del lavaggio, oltre ad abbassare la tensione superficiale dell'acqua e consentire quindi una buona asciugatura, ha anche la funzione di eliminare i residui basici lasciati dal detersivo (per questo motivo il brillantante ha un carattere acido). Se il brillantante è scarso, può quindi succedere che residui di detersivo basico restino sulle stoviglie. Il vino rosso contiene diversi coloranti chiamati antocianine. Si tratta di pigmenti appartenenti alla famiglia dei flavonoidi (composti polifenolici di origine vegetale). Il colore di questi pigmenti dipende dal pH (parametro chimico che indica l'acidità o la basicità di una soluzione). A pH acidi o neutri hanno solitamente colorazioni rossastre. A pH basici invece assumono colorazioni blu. È quindi presumibile che i residui di detersivo basico rimasti nel bicchiere abbiano determinato il viraggio delle antocianine presenti nel vino facendo assumere loro la colorazione blu inchiostro che tanto ha stupito il lettore.
Come dicevo, per confermare la mia ipotesi ho provveduto a fare un piccolo esperimento che anche il lettore può ripetere per confrontare il risultato con quello osservato durante la fatidica cena. Ho semplicemente introdotto una piccola quantità di detersivo in polvere per lavastoviglie in un bicchiere e ho versato un po' di vino rosso. Istantaneamente il vino ha proprio assunto una colorazione blu inchiostro.
L'insolito scaldino sfrutta il fenomeno della sovrassaturazione. All'interno della busta, infatti, è contenuta una soluzione sovrassatura di un sale (in genere acetato di sodio). Questa soluzione contiene cioè una quantità di soluto superiore a quella che normalmente si potrebbe sciogliere a quella temperatura. Questa situazione fisica risulta estremamente instabile e può essere raggiunta solamente attraverso un lento raffreddamento della soluzione. L'instabilità della soluzione fa sì che una piccola perturbazione, quale lo scatto del dischetto metallico, faccia immediatamente precipitare l'eccesso di soluto determinando la cristallizzazione dell'intera soluzione (lo stesso risultato si può ottenere con un altro tipo di sollecitazione meccanica, ad esempio lasciando cadere la busta sul pavimento da una certa altezza). Lo sviluppo di calore avviene poiché la dissoluzione dell'acetato di sodio si verifica con assorbimento di calore. Di conseguenza, durante il processo di cristallizzazione, viene per così dire restituito il calore precedentemente assorbito.
Silvano Fuso Chimico-fisico Segretario CICAP sezione Liguria e Coordinatore Gruppo Scuola CICAP
Franco
Il fenomeno descritto dal lettore è piuttosto curioso. Non potendo analizzare il contenuto del bicchiere provo ad azzardare un'ipotesi interpretativa che è stata però confermata da un piccolo esperimento che ho realizzato personalmente per controllo. È piuttosto probabile che il bicchiere estratto dalla lavastoviglie non fosse perfettamente pulito e conservasse qualche traccia di detersivo. I detersivi utilizzati nelle lavastoviglie, tra le altre cose, contengono generalmente elevate quantità di carbonato di sodio (soda), metasilicati di sodio, polifosfati di sodio ed eventualmente idrossido di sodio (soda caustica). Questa composizione conferisce loro un forte carattere basico. Il brillantante utilizzato al termine del lavaggio, oltre ad abbassare la tensione superficiale dell'acqua e consentire quindi una buona asciugatura, ha anche la funzione di eliminare i residui basici lasciati dal detersivo (per questo motivo il brillantante ha un carattere acido). Se il brillantante è scarso, può quindi succedere che residui di detersivo basico restino sulle stoviglie. Il vino rosso contiene diversi coloranti chiamati antocianine. Si tratta di pigmenti appartenenti alla famiglia dei flavonoidi (composti polifenolici di origine vegetale). Il colore di questi pigmenti dipende dal pH (parametro chimico che indica l'acidità o la basicità di una soluzione). A pH acidi o neutri hanno solitamente colorazioni rossastre. A pH basici invece assumono colorazioni blu. È quindi presumibile che i residui di detersivo basico rimasti nel bicchiere abbiano determinato il viraggio delle antocianine presenti nel vino facendo assumere loro la colorazione blu inchiostro che tanto ha stupito il lettore.
Come dicevo, per confermare la mia ipotesi ho provveduto a fare un piccolo esperimento che anche il lettore può ripetere per confrontare il risultato con quello osservato durante la fatidica cena. Ho semplicemente introdotto una piccola quantità di detersivo in polvere per lavastoviglie in un bicchiere e ho versato un po' di vino rosso. Istantaneamente il vino ha proprio assunto una colorazione blu inchiostro.
Un insolito scaldino
Presso un rivenditore di caldaie per riscaldamento domestico mi è stato regalato un insolito gadget pubblicitario. L'oggetto è costituito da una busta di plastica morbida che contiene una sostanza liquida. Per renderla tale però è necessario mettere l'oggetto in acqua bollente per qualche minuto. Facendo raffreddare la busta a temperatura ambiente, la sostanza rimane liquida per diversi giorni (trascorsi i quali la soluzione però lentamente cristallizza). Immerso nel liquido all'interno della busta vi è un dischetto metallico bombato. Se con le dita si fa "scattare" il dischetto (da concavo a convesso), la sostanza comincia immediatamente a solidificare, prima intorno al dischetto e poi, progressivamente, in tutta la busta. Durante la solidificazione vi è inoltre un evidente sviluppo di calore, tant'è che viene consigliato di utilizzare il gadget come scaldino per le mani.
Capisco bene che non vi sia nulla di magico, ma non sono proprio riuscito a capire come funzioni il curioso oggetto.
Luigi Barani
Capisco bene che non vi sia nulla di magico, ma non sono proprio riuscito a capire come funzioni il curioso oggetto.
Luigi Barani
L'insolito scaldino sfrutta il fenomeno della sovrassaturazione. All'interno della busta, infatti, è contenuta una soluzione sovrassatura di un sale (in genere acetato di sodio). Questa soluzione contiene cioè una quantità di soluto superiore a quella che normalmente si potrebbe sciogliere a quella temperatura. Questa situazione fisica risulta estremamente instabile e può essere raggiunta solamente attraverso un lento raffreddamento della soluzione. L'instabilità della soluzione fa sì che una piccola perturbazione, quale lo scatto del dischetto metallico, faccia immediatamente precipitare l'eccesso di soluto determinando la cristallizzazione dell'intera soluzione (lo stesso risultato si può ottenere con un altro tipo di sollecitazione meccanica, ad esempio lasciando cadere la busta sul pavimento da una certa altezza). Lo sviluppo di calore avviene poiché la dissoluzione dell'acetato di sodio si verifica con assorbimento di calore. Di conseguenza, durante il processo di cristallizzazione, viene per così dire restituito il calore precedentemente assorbito.
Silvano Fuso Chimico-fisico Segretario CICAP sezione Liguria e Coordinatore Gruppo Scuola CICAP