Difficile da definire, e ancora più arduo da giustificare, l'effetto placebo è tuttavia accettato da gran parte della comunità scientifica. Tanto che nelle sperimentazioni che verificano l'efficacia di una terapia utilizzando, come controllo negativo, pillole prive di principi attivi o procedure ritenute inefficaci, i progressi nei soggetti non trattati sono attribuiti proprio a questo misterioso effetto.
Ma un articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine mina alla base la tesi secondo cui un miglioramento delle condizioni di un malato si possa ottenere attraverso la somministrazione di un placebo.
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Secondo gli autori - con l'unica eccezione delle terapie antidolore - l'analisi di oltre cento studi pubblicati fra il 1946 e il 1998 non avvalora l'ipotesi che un effetto placebo esista davvero, quando i parametri che ne dimostrerebbero l'esistenza sono messi a confronto con quelli relativi a gruppi di pazienti che non hanno ricevuto alcun tipo di trattamento.
"Terapie basate sull'uso di placebo sono ritenute efficaci in molte malattie, ma la qualità delle prove che avvalorano questa ipotesi non è stata valutata in modo rigoroso" esordiscono Asbjorn Hrobjartsson e Peter Gotzsche, del Centro Cochrane del Rigshospitalet di Copenaghen, in Danimarca. Diversi studi sostengono che "il placebo possa migliorare i parametri sia soggettivi sia oggettivi relativi a un'ampia gamma di malattie e in percentuali di pazienti che toccano il 30-40 per cento "scrivono i danesi.
"Ma la maggioranza di queste analisi ha valutato l'effetto placebo dalla differenza fra le condizioni iniziali dei malati e quelle registrate al termine della sperimentazione. Con questo approccio, il miglioramento dovuto al placebo non può essere distinto da quello che si verificherebbe comunque nel corso naturale della malattia". I due ricercatori hanno preso in esame studi che hanno utilizzato tre gruppi di pazienti: uno sottoposto alla terapia di cui si voleva valutare l'efficacia, un secondo gruppo che ha preso un placebo, e un terzo cui non è stato somministrato alcun trattamento.
Gli studi sono poi stati divisi fra quelli che fornivano una risposta binaria (del tipo: il soggetto ha smesso di avere crisi asmatiche oppure no), e quelli che invece davano una riposta di tipo graduale (valutando per esempio la riduzione nel numero di crisi o dei sintomi riferiti). Per il primo gruppo di ricerche, che comprendevano circa 3.800 pazienti, non è stato misurato alcun miglioramento significativo nelle popolazioni trattate con il placebo rispetto a quelle non trattate. Anche se, ammettono gli autori, "le variazioni osservate nei diversi studi sono consistenti".
Per gli studi del secondo tipo, invece, la situazione è più variegata. Mentre infatti l'effetto placebo non è rilevabile quando i parametri esaminati sono oggettivi (ovvero valutabili con esami specifici), tale effetto si rileva negli studi che hanno valutato gli esiti in base a considerazioni soggettive dei medici o dei pazienti. Gli autori attribuiscono questo risultato a errori introdotti nelle singole analisi e dovuti, per esempio, alle aspettative di ricercatori e partecipanti.
Le oltre cento sperimentazioni esaminate includevano una quarantina di condizioni, fra cui ipertensione, asma, disturbi dell'umore, infezioni, malattia di Parkinson e Alzheimer, dolore, nausea, obesità e altre. Un editoriale di commento all'analisi osserva però che "la potenza statistica dell'analisi è troppo bassa per escludere un effetto placebo in tutte le condizioni esaminate e per determinare se gruppi particolari di pazienti non possano beneficiare realmente di placebo". Inoltre, si obietta, "la gravità di alcune delle condizioni esaminate può aver mascherato la presenza di un effetto placebo ridotto".
Un'eccezione rilevante al risultato più generale è però già sottolineata dagli stessi autori, e riguarda il dolore. In tutte e 27 le sperimentazioni esaminate, volte a verificare gli effetti di una terapia antidolore, è infatti chiaro un effetto palliativo dovuto al placebo. L'analisi quantitativa, in accordo con ricerche svolte in precedenza, mostra che il placebo può ridurre l'intensità del dolore anche del 35 per cento.
Margherita Fronte
(da Tempo Medico n. 708 del 31 maggio 2001)
Per saperne di più:
- L'editoriale che sul New England commenta la ricerca è accessibile liberamente, mentre l'articolo originale è riservato agli abbonati.
- L'effetto placebo, dall'enciclopedia del CICAP
- Il sito di Tempo Medico