“Era Il 15 agosto 1643, mentre stavo alla finestra, fui sorpreso da una visione meravigliosa e deliziosa. Il mare che bagna la Sicilia si gonfiò, e diventò per dieci miglia circa di lunghezza come una spina di montagna nera, e questo della Calabria spianò, e comparve in un momento un cristallo chiarissimo e trasparente che parea uno specchio, che colla cima poggiasse su quella montagna di acqua, e col piede al lido di Calabria. In questo specchio comparve subito di color chiaro-scuro una fila di più di diecimila pilastri di eguale larghezza ed altezza, tutti equidistanti e di un medesimo, vivissimo chiarore, come della medesima ombratura erano i fondati fra pilastro e pilastro. In un momento poi i pilastri si smezzarono di altezza e si arcuarono in forma di cotesti aquidotti di Roma o delle sustruttioni di Salomone, e restò semplice specchio, il resto dell'acqua sino all’acqua ammontanata di Sicilia ma per poco: che tosto sopra l'arcata si formò un cornicione. Fra poco sopra il cornicione si formarono castelli reali in quantità, disposti in quella vastissima piazza di vetro, e tutti di una forma e lavoro: fra poco delli castelli rimasero quantità di torri tutte eguali: fra poco le torri si cambiarono in teatro di colonnati: fra poco la fuga de' colonnati diventò larghissima facciata di finestre in dieci file, della facciata si fe varietà di selve, di pini, e cipressi eguali, e di alberi. Questa è quella FATA MORGANA, che ventisei anni ho stimato inverosimile, ed ora ho vista vera e più bella di quel che mi si dipinse.”
Queste sono le parole con cui padre Ignazio Angelucci descrisse in una lettera l’osservazione del fenomeno della Fata Morgana da Reggio Calabria. Benché oggi abbiamo a disposizione ogni strumento tecnologico per documentare il fenomeno, ciò che l’Angelucci riferisce di aver osservato a metà del XVII secolo corrisponde alle caratteristiche del miraggio della Fata Morgana, mentre l’abbondante materiale fotografico presente oggi in rete e ripreso sullo Stretto di Messina, non mostra la realtà di questa rara e fugace “apparizione”. Il motivo per cui la Fata Morgana non sarebbe più osservata e riconosciuta sullo Stretto è da attribuire alle tante testimonianze fantasiose riportate nel tempo, con osservazioni miracolose ovviamente mai accadute, il che spiegherebbe l’assenza di documenti fotografici in un’epoca in cui abbiamo tutti a disposizione la possibilità di fotografare con tempestività.
I miraggi non sono (come molti credono) apparizioni casuali di oggetti o immagini, ma deformazioni di oggetti già presenti lungo la direzione del punto osservato e sono il risultato della rifrazione della luce che si curva nel suo attraversare gli strati di aria che presentano diverse densità e temperature. Sono quindi catalogati come fenomeni ottici atmosferici che si formano nella bassa troposfera, in particolare nello SLA (Strato Limite Atmosferico), dove la temperatura dell’aria incontra quella del suolo. L’altezza dello SLA varia in base all’orografia del suolo. La luce, attraversando questo strato con temperatura e densità variabili, viene rifratta e piega i suoi raggi verso la parte più densa e più fredda. La deviazione della luce verso il basso o verso l’alto determina delle visioni differenti per un osservatore che guardi in quella direzione. Pertanto, si distinguono almeno due tipologie di miraggi: inferiori e superiori.
Se gli strati di aria più prossimi al suolo sono molto più caldi rispetto agli strati superiori, allora si verificano dei miraggi inferiori e le immagini vengono ribaltate specularmente verso il basso. Ne abbiamo tutti esperienza quando osserviamo le auto rispecchiarsi sull’asfalto rovente. I miraggi inferiori sono molto frequenti perché si verificano in condizioni atmosferiche normali dello strato limite (aria calda sotto uno strato di aria fredda). Il miraggio superiore è dato invece da una condizione opposta e più rara: l’inversione termica, che si verifica in condizioni di terra o acqua più fredda e aria più calda. In questo caso, un osservatore vedrà l’immagine reale ma ribaltata verso l’alto.
Il miraggio della Fata Morgana è una tipologia di miraggio superiore complesso, che presenta delle caratteristiche specifiche che fanno sì che l’immagine dell’oggetto reale appaia deformata al punto che l’osservatore non riconoscerà più l’oggetto osservato (nave, isola, eccetera) ma riconoscerà in esso, con un po’ di immaginazione, figure del tutto nuove, che solitamente somiglieranno a torri, pilastri e quindi castelli, palazzi, costruzioni imponenti, e così via.
Si pensa spesso infatti che il miraggio della Fata Morgana mostri oggetti specifici e ben definiti e sono state perfino riportate osservazioni di volti di persone e targhe ingrandite delle auto sulle coste di Messina. Dichiarazioni davvero curiose, dato che un’immagine affetta da miraggio non si presenterà mai nitida ma apparirà offuscata da turbolenze e sarà sempre accompagnata dall’immagine reale.
Ma se questo miraggio fosse tanto frequente sullo Stretto come viene riferito, e considerato che da almeno vent’anni viviamo portando in tasca la possibilità di fare foto in qualsiasi istante, come mai non esistono documentazioni fotografiche del fenomeno?
Ogni volta che sono andata a Reggio Calabria per tentare di riprendere il miraggio, ho raccolto informazioni intervistando cittadini, pescatori, lavoratori portuali, anche di varia età, chiedendo se avessero mai osservato il fenomeno della Fata Morgana. Gran parte dei miei interlocutori sembrava aver sentito solo parlare del miraggio, ma i pochi che mi hanno finora dichiarato di averlo osservato personalmente non lo hanno mai fotografato e, alla richiesta di una descrizione, hanno riportato osservazioni che nel tempo sono riuscita a raccogliere, così da avere una lista di esperienze, ma che non appaiono come manifestazioni della Fata Morgana, risultando invece ascrivibili ad altri fenomeni diversi. In alcuni casi, per esempio, si trattava di miraggi inferiori oppure di fenomeni di riflessione sul mare: come nella foto in basso, dove l’immagine è un caso di mare calmo che produce il riflesso della nave e del paese di Letojanni (ME) visto da Pellaro (RC), con l’innalzamento del Sole e l’appiattimento delle acque. Il riflesso del paese che si specchia sul mare può dare l’illusione del suo avvicinamento.
Un altro fenomeno che può essere confuso con il miraggio della Fata Morgana è la cosiddetta “Lupa di mare”, una nebbia di avvezione che avvolge le coste creando una atmosfera spettrale. La confusione è dovuta al fatto che il miraggio della Fata Morgana spesso è accompagnato da una striscia bianca parallela all'orizzonte, che in realtà non è un banco di nebbia ma un condotto termico, altrimenti conosciuto come striscia di Wegener. Quando la temperatura dell’aria aumenta con l’altezza si può formare questa striscia, che è una struttura atmosferica che intrappola i raggi entro pochi minuti d’arco dell’orizzonte, piegandoli all’indietro in modo da seguire la curvatura terrestre, e al suo interno possono trovarsi una o anche due linee di inversione termica. Oggetti celesti come il Sole e la Luna che si trovassero nella linea di osservazione di questa banda, non risulterebbero visibili. Nella foto a fianco in alto, la parte di Sole che attraversa la striscia di Wegener non risulta infatti visibile. Oggetti terrestri (navi, isole, eccetera) in corrispondenza di questa banda vengono invece riflessi e capovolti verso l’alto.
Ci sono poi le “navi volanti”, un’illusione ottica in cui un’imbarcazione appare sospesa per via della non percezione della linea dell’orizzonte marino perché è immersa in una fascia dove il mare ha assunto la stessa colorazione del cielo. Come si vede nella foto nella pagina a fianco al centro, la piattaforma petrolifera immersa nella foschia sembra sospesa, ma se aumentiamo il contrasto dell’immagine scopriamo la linea dell’orizzonte che riporta la piattaforma là dove è sempre stata.
In pratica, tutto ciò che accade sullo Stretto di Messina, e che in prima battuta appare insolito o inspiegabile, viene inesorabilmente attribuito al miraggio della Fata Morgana, e ad alimentare la confusione ci sono anche riviste online e notiziari, pur rispettabili, che pubblicano periodicamente l’immagine di qualche “nave volante”, definendola erroneamente come “miraggio della Fata Morgana”.
Benché il miraggio della Fata Morgana venga “strettamente legato allo Stretto”, possiamo “sfatare la Fata” e chiarire che si tratta invece di un fenomeno molto osservato anche in altre parti del mondo e in varie zone d’Italia, tra cui, per esempio, l’isola di Linosa, Mazara del Vallo e Favignana, il lago dei Tramonti nei pressi di Pordenone, il lago di Averna, il lago di Castel Gandolfo, vicino Roma, e da Molfetta sul monte Gargano. Tra le rare testimonianze fotografiche ne abbiamo anche alcune ad alta quota, come mostrano le immagini qui a fianco, riprese dal fotografo naturalista Alessandro Ceffa, che mostrano il miraggio della Fata Morgana su Monte Legnone e Pizzo Scalino. Io stessa, che rincorro la Fata Morgana da anni, ho avuto modo di osservarla e fotografarla sulle isole maltesi dai Monti Iblei nel ragusano, sull’isola di Linosa da Lampedusa, sulle acque dello Stretto di Messina da Gallico (RC).
Per capire bene il fenomeno può essere utile partire dalla definizione di miraggio collegandolo al mito della Fata Morgana come personaggio del ciclo arturiano e alla Sicilia. L’affinità lessicale, storica e leggendaria con la Sicilia torna utile anche per la ricostruzione scientifica del fenomeno, che approfondirò nel prossimo numero della rivista, in cui vedremo anche le varie tipologie di Fata Morgana esistenti, le mie personali osservazioni del fenomeno e alcuni suggerimenti su come fotografarla.
Queste sono le parole con cui padre Ignazio Angelucci descrisse in una lettera l’osservazione del fenomeno della Fata Morgana da Reggio Calabria. Benché oggi abbiamo a disposizione ogni strumento tecnologico per documentare il fenomeno, ciò che l’Angelucci riferisce di aver osservato a metà del XVII secolo corrisponde alle caratteristiche del miraggio della Fata Morgana, mentre l’abbondante materiale fotografico presente oggi in rete e ripreso sullo Stretto di Messina, non mostra la realtà di questa rara e fugace “apparizione”. Il motivo per cui la Fata Morgana non sarebbe più osservata e riconosciuta sullo Stretto è da attribuire alle tante testimonianze fantasiose riportate nel tempo, con osservazioni miracolose ovviamente mai accadute, il che spiegherebbe l’assenza di documenti fotografici in un’epoca in cui abbiamo tutti a disposizione la possibilità di fotografare con tempestività.
I miraggi non sono (come molti credono) apparizioni casuali di oggetti o immagini, ma deformazioni di oggetti già presenti lungo la direzione del punto osservato e sono il risultato della rifrazione della luce che si curva nel suo attraversare gli strati di aria che presentano diverse densità e temperature. Sono quindi catalogati come fenomeni ottici atmosferici che si formano nella bassa troposfera, in particolare nello SLA (Strato Limite Atmosferico), dove la temperatura dell’aria incontra quella del suolo. L’altezza dello SLA varia in base all’orografia del suolo. La luce, attraversando questo strato con temperatura e densità variabili, viene rifratta e piega i suoi raggi verso la parte più densa e più fredda. La deviazione della luce verso il basso o verso l’alto determina delle visioni differenti per un osservatore che guardi in quella direzione. Pertanto, si distinguono almeno due tipologie di miraggi: inferiori e superiori.
Se gli strati di aria più prossimi al suolo sono molto più caldi rispetto agli strati superiori, allora si verificano dei miraggi inferiori e le immagini vengono ribaltate specularmente verso il basso. Ne abbiamo tutti esperienza quando osserviamo le auto rispecchiarsi sull’asfalto rovente. I miraggi inferiori sono molto frequenti perché si verificano in condizioni atmosferiche normali dello strato limite (aria calda sotto uno strato di aria fredda). Il miraggio superiore è dato invece da una condizione opposta e più rara: l’inversione termica, che si verifica in condizioni di terra o acqua più fredda e aria più calda. In questo caso, un osservatore vedrà l’immagine reale ma ribaltata verso l’alto.
Il miraggio della Fata Morgana è una tipologia di miraggio superiore complesso, che presenta delle caratteristiche specifiche che fanno sì che l’immagine dell’oggetto reale appaia deformata al punto che l’osservatore non riconoscerà più l’oggetto osservato (nave, isola, eccetera) ma riconoscerà in esso, con un po’ di immaginazione, figure del tutto nuove, che solitamente somiglieranno a torri, pilastri e quindi castelli, palazzi, costruzioni imponenti, e così via.
L’isola maltese di Gozo ripresa dal ragusano in una foto normale (a sinistra) e a destra in una foto con il miraggio della Fata Morgana
Si pensa spesso infatti che il miraggio della Fata Morgana mostri oggetti specifici e ben definiti e sono state perfino riportate osservazioni di volti di persone e targhe ingrandite delle auto sulle coste di Messina. Dichiarazioni davvero curiose, dato che un’immagine affetta da miraggio non si presenterà mai nitida ma apparirà offuscata da turbolenze e sarà sempre accompagnata dall’immagine reale.
Ma se questo miraggio fosse tanto frequente sullo Stretto come viene riferito, e considerato che da almeno vent’anni viviamo portando in tasca la possibilità di fare foto in qualsiasi istante, come mai non esistono documentazioni fotografiche del fenomeno?
Ogni volta che sono andata a Reggio Calabria per tentare di riprendere il miraggio, ho raccolto informazioni intervistando cittadini, pescatori, lavoratori portuali, anche di varia età, chiedendo se avessero mai osservato il fenomeno della Fata Morgana. Gran parte dei miei interlocutori sembrava aver sentito solo parlare del miraggio, ma i pochi che mi hanno finora dichiarato di averlo osservato personalmente non lo hanno mai fotografato e, alla richiesta di una descrizione, hanno riportato osservazioni che nel tempo sono riuscita a raccogliere, così da avere una lista di esperienze, ma che non appaiono come manifestazioni della Fata Morgana, risultando invece ascrivibili ad altri fenomeni diversi. In alcuni casi, per esempio, si trattava di miraggi inferiori oppure di fenomeni di riflessione sul mare: come nella foto in basso, dove l’immagine è un caso di mare calmo che produce il riflesso della nave e del paese di Letojanni (ME) visto da Pellaro (RC), con l’innalzamento del Sole e l’appiattimento delle acque. Il riflesso del paese che si specchia sul mare può dare l’illusione del suo avvicinamento.
Un altro fenomeno che può essere confuso con il miraggio della Fata Morgana è la cosiddetta “Lupa di mare”, una nebbia di avvezione che avvolge le coste creando una atmosfera spettrale. La confusione è dovuta al fatto che il miraggio della Fata Morgana spesso è accompagnato da una striscia bianca parallela all'orizzonte, che in realtà non è un banco di nebbia ma un condotto termico, altrimenti conosciuto come striscia di Wegener. Quando la temperatura dell’aria aumenta con l’altezza si può formare questa striscia, che è una struttura atmosferica che intrappola i raggi entro pochi minuti d’arco dell’orizzonte, piegandoli all’indietro in modo da seguire la curvatura terrestre, e al suo interno possono trovarsi una o anche due linee di inversione termica. Oggetti celesti come il Sole e la Luna che si trovassero nella linea di osservazione di questa banda, non risulterebbero visibili. Nella foto a fianco in alto, la parte di Sole che attraversa la striscia di Wegener non risulta infatti visibile. Oggetti terrestri (navi, isole, eccetera) in corrispondenza di questa banda vengono invece riflessi e capovolti verso l’alto.
Nell’immagine in alto la linea dell’orizzonte non è visibile, ma torna visibile aumentando il contrasto (sotto)
In pratica, tutto ciò che accade sullo Stretto di Messina, e che in prima battuta appare insolito o inspiegabile, viene inesorabilmente attribuito al miraggio della Fata Morgana, e ad alimentare la confusione ci sono anche riviste online e notiziari, pur rispettabili, che pubblicano periodicamente l’immagine di qualche “nave volante”, definendola erroneamente come “miraggio della Fata Morgana”.
Benché il miraggio della Fata Morgana venga “strettamente legato allo Stretto”, possiamo “sfatare la Fata” e chiarire che si tratta invece di un fenomeno molto osservato anche in altre parti del mondo e in varie zone d’Italia, tra cui, per esempio, l’isola di Linosa, Mazara del Vallo e Favignana, il lago dei Tramonti nei pressi di Pordenone, il lago di Averna, il lago di Castel Gandolfo, vicino Roma, e da Molfetta sul monte Gargano. Tra le rare testimonianze fotografiche ne abbiamo anche alcune ad alta quota, come mostrano le immagini qui a fianco, riprese dal fotografo naturalista Alessandro Ceffa, che mostrano il miraggio della Fata Morgana su Monte Legnone e Pizzo Scalino. Io stessa, che rincorro la Fata Morgana da anni, ho avuto modo di osservarla e fotografarla sulle isole maltesi dai Monti Iblei nel ragusano, sull’isola di Linosa da Lampedusa, sulle acque dello Stretto di Messina da Gallico (RC).
Per capire bene il fenomeno può essere utile partire dalla definizione di miraggio collegandolo al mito della Fata Morgana come personaggio del ciclo arturiano e alla Sicilia. L’affinità lessicale, storica e leggendaria con la Sicilia torna utile anche per la ricostruzione scientifica del fenomeno, che approfondirò nel prossimo numero della rivista, in cui vedremo anche le varie tipologie di Fata Morgana esistenti, le mie personali osservazioni del fenomeno e alcuni suggerimenti su come fotografarla.
Tutte le foto della rubrica, salvo diversamente indicato, sono di Marcella Giulia Pace. L’indirizzo a cui inviare immagini, segnalazioni e domande è [email protected]
MARCELLA GIULIA PACE è astrofotografa e insegnante di scuola primaria e gestisce un sito di divulgazione scientifica sui fenomeni ottici atmosferici (https://greenflash.photo ). Le sue immagini sono state scelte più volte dalla NASA come foto del giorno.