IL COSMO. Vita, morte e miracoli dell’Universo
Laura Paganini
Hoepli, 2020
pp. 134, 12.90€
Recensione a cura di Denise Trupia - laureata in Astrofisica e Cosmologia, docente di matematica e fisica nei licei
Dal grande al piccolo, dalla vastità dell’Universo alla dimensione dell’Uomo: questo è il viaggio in cui Il Cosmo ci conduce.
Laura Paganini, insegnante di matematica e fisica a Milano, città in cui si è laureata in Astrofisica e Fisica dello Spazio, ha conseguito il master in Giornalismo Scientifico presso l’Università di Ferrara ed è ideatrice e speaker di un programma radiofonico di divulgazione scientifica.
L’interpretazione che l’autrice dà a questa lunga storia che ha inizio con il Big Bang e arriva fino a noi è quella dell’evoluzione della vita: l’Universo è come un neonato febbricitante che diventa un infante iperattivo, poi un adolescente e infine matura, lasciandoci incerti su quello che sarà il suo destino.
Il confronto con questa “dimensione umana” dell’intero Cosmo continua con le galassie, le «sale da parto cosmiche», dove l’utero corrisponde alla materia oscura mentre le stelle sono fabbriche di atomi. Si passa poi ai pianeti, i veri incubatori della vita (o almeno il nostro) e se ne illustrano le caratteristiche, con un focus particolare a quelli che più conosciamo, quelli del nostro Sistema Solare.
«E alla fine ci siamo noi. A un certo punto della vita dell’Universo, su un piccolo pianeta che ruota attorno a una piccola stella di una galassia relativamente piccola in un punto dello spazio, per una serie di causalità si sono create le condizioni adatte per la vita»
Infine, dopo averci accompagnato attraverso l’intero Cosmo, Laura Paganini ci riporta sul pianeta Terra e riesce ad affascinarci ancora di più mostrandoci quanto siamo importanti in questo disegno, portando il lettore alla consapevolezza che noi siamo «l’Universo che riflette su se stesso», illustrando il principio antropico e toccando temi importanti quali i danni che stiamo facendo a questa biglia blu su cui abbiamo la fortuna di abitare.
Il tutto è condito non solo da figure esplicative ma anche da una narrazione storica di come si è giunti a determinate scoperte scientifiche, di come esse hanno ampliato la nostra conoscenza dell’Universo.
Da apprezzare le citazioni da Tutte le Cosmicomiche di Italo Calvino che fungono da incipit ad ogni capitolo e i diversi approfondimenti nel testo su concetti più complessi come entropia, tempo e fascia di abitabilità di un sistema stellare.
Questo libro ci trasmette le principali nozioni di astrofisica attraverso un percorso comune a tutti - la nascita, la crescita e la morte - per farci giungere alla consapevolezza di quanto siamo speciali.
La prova. Autopsia di un alieno
Lorenzo Paletti
Prefazione di Massimo Polidoro
pp. 222, 20.00€
Recensione a cura di Fara Di Maio, collaboratrice CICAP dal 2001
“Lorenzo Paletti ciarlatano” recita il biglietto da visita dell’Autore di questo notevole -per contenuti e numero di pagine- volume, che si avvale dell’autorevole prefazione di Massimo Polidoro. Paletti, però, è tutt’altro che un ciarlatano: una laurea magistrale in fisica e una grande passione per la magia e l’illusionismo lo rendono senz’altro qualificato per essere l’autore di questo libro e di altri testi sul collegamento tra magia e scienze matematiche. Come il suo illustre predecessore James Randi, che dedicò la propria carriera a far comprendere agli scienziati e al pubblico che il prestigiatore può e deve essere al servizio dei ricercatori per aiutare a distinguere ciò che può essere credibile e reale da ciò che non lo è per i più svariati motivi.
La prova. Autopsia di un alieno racconta in maniera molto approfondita e con grande ricchezza di fotografie e documenti originali (molto utile la traduzione in italiano a fronte, accurata anche nel riprodurre la grafica del testo riportato) la storia della presunta caduta di un’astronave aliena a Roswell, cittadina statunitense che diverrà anche famosa come Area 51 e che ospitava una importante base aerea (vi rientrò il bombardiere “Enola Gay” dopo aver sganciato l’atomica su Hiroshima), avvenuta nel luglio 1947.
Nel testo vengono narrate le vicissitudini della presunta registrazione dell’autopsia condotta nella stessa base militare sul corpo di un alieno che sarebbe stato ritrovato tra i detriti dell’astronave. La registrazione sarebbe passata di mano in mano fino ad arrivare al grande pubblico verso la metà degli anni ’90 del XX secolo.
Tra smentite ufficiali, dubbi, e soprattutto trasmissioni televisive anche italiane (Giovanni Minoli fece acquistare alla RAI una copia del filmato per 600milioni di lire nel 1995 e lo trasmise durante uno dei suoi programmi) si dipana l’avvincente vicenda del filmato. Il quale, insieme ad altre tre riprese che facevano parte della presunta documentazione completa originale, è stato esaminato dai più svariati esperti di diverse discipline. Il British Museum e il National Museum of Scotland hanno espresso un parere (scettico) sull’origine e il significato di alcune iscrizioni riportate sulla presunta nave aliena. La Fox, che realizzò e trasmise il suo programma “Alien Autopsy. Fact or Fiction?”, coinvolse i guru degli effetti speciali hollywoodiani. Una dettagliata relazione del Patologo Forense inglese Christopher Milroy della Sheffield University, che esaminò le riprese dal punto di vista del medico con una lunga esperienza di autopsie, rileva numerose incongruenze tecniche. Vengono riportati anche i pareri di scienziati (tra cui i “nostri” Margherita Hack e Tullio Regge), di esperti di cinematografia, fotografia e macchine da ripresa, e una ampia ed esauriente documentazione dei pareri espressi da Kodak che avrebbe prodotto le pellicole impiegate per riprendere l’autopsia. Vengono inclusi inoltre dettagli tecnici molto approfonditi e disegni originali delle cineprese che sarebbero state impiegate a Roswell e delle bobine che sarebbero state in esse contenute.
Non poteva mancare la presenza della CIA che soprattutto all’epoca della Guerra Fredda investì molti fondi nello studio di telepatia e telecinesi nella speranza di prevedere e neutralizzare le mosse dei rivali sovietici, interessandosi a presunti fenomeni paranormali del calibro di Uri Geller.
Tra le descrizioni di maggior interesse quelle relative allo studio dell’ambientazione dell’autopsia condotto da diversi punti di vista e da diversi autori. I materiali e gli strumenti impiegati dai presunti medici, i cartelli segnaletici nella sala operatoria, gli abiti indossati, la presenza di quella che sembra una donna (le donne furono ammesse nell’Esercito statunitense in tempo di pace solo nel 1948): tutto è passato sotto attente lenti di ingrandimento, ivi incluso l’orologio su una parete che indica il passaggio di due ore di tempo, contro i 17 minuti dell’intero filmato che viene interrotto e poi ripreso più volte. Una delle maggiori perplessità degli scettici è proprio su questo punto: sembra se non altro insolito che ad un evento così eccezionale vengano dedicate solo due ore e nessun approfondimento ulteriore e successivo mentre per il pesce celacanto, ritenuto estinto e pescato invece vivo e vegeto in Sudafrica nel 1938, furono impiegati molti mesi di studio.
Piste investigative e confessioni sconcertanti, colpi di scena e ricostruzioni storiche rendono la lettura molto avvincente.
Non diremo altro per non sciupare il piacere di immergersi personalmente nei documenti riportati nel volume che coprono tutto il periodo storico in cui si è discusso e lavorato intorno al filmato, ordinato cronologicamente in un apposito capitolo. Il materiale riportato è molto suggestivo e spazia dai rudimentali dattiloscritti degli anni ’40 alle moderne email. Un altro capitolo, l’ultimo, è intitolato “La più grande illusione” e contiene la chiave di lettura forse più probabile ed aggiornata dell’intera vicenda.
Completano l’opera una parte dedicata alle occupazioni attuali dei principali protagonisti ancora in vita e soprattutto una nutrita bibliografia/videografia che rende agevole al lettore confrontarsi di persona con i documenti originali.
Il libro è disponibile anche su Audible con la lettura di Massimo Polidoro ma la versione audio non contiene per ovvi motivi tutto il materiale testuale e fotografico.
Intervista a Lorenzo Paletti
A cura di Fara Di Maio
Il tuo campo di studi, la fisica, sembra molto lontano dal mondo della magia e dell’illusionismo. Ci racconti come ti sei avvicinato a questa arte?
La storia dell’illusionismo è piena di prestigiatori che hanno dedicato le loro carriere alla magia matematica, vale a dire ai giochi di prestigio che utilizzano la matematica come metodo o principio. Personalmente non sono mai stato un amante di questo genere di giochi, preferendo illusioni più immediate e visive (caratteristiche che di solito non si abbinano alla magia matematica).
Nel 2014 la facoltà di Scienze della mia università, dove stavo studiando fisica, mi chiese di preparare una conferenza sulla matematica e la magia per la settimana della matematica, un evento nel quale enti in tutta Italia mostrano gli utilizzi (anche particolari) della materia.
Non avrei immaginato che, di lì a qualche anno, quella sarebbe diventata la mia prima occupazione come prestigiatore. Oggi visito le scuole e gli eventi culturali di tutta Italia presentando un paio di spettacoli (Princìpi Matematici nell’Illusionismo e Princìpi Fisici nell’Illusionismo, da cui sono tratti gli omonimi volumi, N.d.R.) in cui mostro come è possibile creare magnifici giochi di prestigio usando la matematica e come i grandi prestigiatori utilizzano la fisica per le loro illusioni.
In queste due conferenze cerco di mostrare agli studenti come fisica e matematica, materie che spesso percepiscono come croci senza utilità pratica, nascondano in realtà utilizzi ben lontani da quelli previsti dai programmi nazionali.
Ogni prestigiatore è un po’ un ciarlatano, abituato a raccontare bugie al proprio pubblico. Gli spettatori, però, sono coscienti della disonestà del prestigiatore e stanno al gioco. Come sappiamo, non mancano i ciarlatani che invece utilizzano trucchi per truffare il proprio pubblico ignaro.
Senza dubbio, è questo quello che è successo con Ray Santilli e i suoi video dell’autopsia di un alieno.
Ho cominciato a studiare il caso dell’autopsia di un alieno nel 2018 con l’idea di scoprire chi ci fosse dietro la telecamera di quel famoso video e quando fosse stato realmente girato.
Ho capito presto che la vicenda era ormai conclusa definitivamente. Nessuno, però, l’aveva mai raccontata in ordine cronologico, disegnando un quadro che fosse chiaro anche ai non iniziati, digiuni della mitologia UFO.
Fortunatamente, per anni alcuni ufologi, tra cui l’inglese Philip Mantle, hanno seguito il caso in dettaglio e conservato documenti, fotografie e articoli di giornale: quello che dovevo fare per raccontare la vicenda era recuperare tutta la documentazione disponibile e cercare di darle un senso.
Anche se il video dell’autopsia è stato pubblicato solo nel 1995, la vicenda comincia nel 1947, a Roswell. Un nome noto a chiunque, ma che non tutti associano a un’ondata di avvistamenti di oggetti volanti non identificati che ha investito gli Stati Uniti nell’estate di quell’anno.
Sarebbe impossibile raccontare la vicenda dell’autopsia senza avere queste conoscenze pregresse. Eppure le poche pubblicazioni internazionali dedicate al caso (la mia è l’unica in lingua italiana) iniziano a raccontare la vicenda dal 1995, lasciando inevitabilmente confuso chi non è già addentro al mondo dell’ufologia.
Il libro La Prova comincia allora proprio lì, nel deserto del Nuovo Messico, 74 anni fa, per rivelare cosa si nasconde dietro il più celebre incontro ravvicinato di cui la letteratura ufologica abbia mai parlato.
Esistono quindi anche altri testi sull’argomento.
Non sono il primo a scrivere della vicenda di Santilli e della sua autopsia di un alieno, ma penso di essere il primo ad averlo fatto con gli occhi di scienziato e prestigiatore.
I lettori di Query sanno che, nello studio di un fenomeno pseudoscientifico, l’uomo di scienza rischia di farsi ingannare da un banale gioco di prestigio. Viceversa, all’illusionista manca la sensibilità per il metodo scientifico: l’unico strumento efficace a sondare affermazioni più o meno straordinarie.
Per anni, dopo la pubblicazione del video dell’autopsia, scienziati, ufologi, medici, militari, esperti di cinematografia e semplici appassionati hanno cercato di capire se quelle riprese fossero o meno false e se quello sul lettino fosse il corpo di un essere proveniente dallo spazio profondo.
Ciò che oggi appare lampante, rileggendo i documenti, gli articoli e le opinioni e guardando le ore di produzioni televisive, è l’assenza di una visione d’insieme che permettesse di dare un responso corale riguardo al video.
Nel marasma di opinioni illustri, ma contraddittorie, ha proliferato Ray Santilli, il produttore discografico che racconta di essere venuto casualmente in possesso di questi nastri.
Il caso dell’autopsia di un alieno ci ricorda come esperti di trucchi (in questo caso di effetti speciali, come il guru Stan Winston) ed esperti scienziati (come quelli invocati nelle numerose trasmissioni televisive sull’argomento e sui giornali che ne hanno scritto) avrebbero forse dovuto unire le forze per dare un solo responso che fondesse l’esperienza del mondo della scienza con quella del mondo della ciarlataneria.
L’universo oscuro. Viaggio tra i più grandi misteri del cosmo. Nuova edizione
Andrea Cimatti
Carrocci Editore, 2020
pp. 202, 17.00€
Recensione a cura di Denise Trupia - laureata in Astrofisica e Cosmologia, docente di matematica e fisica nei licei
L’astronomia offre questa spettacolare possibilità che in nessun altro ambito è praticabile. Ad esempio, i paleontologi cercano di ricostruire e immaginare come erano i dinosauri partendo dai loro fossili trovati ai nostri giorni, ma non potranno mai vedere dal vivo come era il tirannosauro 68 milioni di anni fa. Invece, se un astronomo vuole capire come si presentava l’universo 68 milioni di anni fa, in prima approssimazione basta che punti il suo telescopio verso oggetti ad una distanza di 68 milioni di anni luce, ne studi le caratteristiche e le confronti con quelle che gli oggetti dello stesso tipo hanno oggi.
A distanza di tre anni dalla prima pubblicazione del libro, L’Universo Oscuro viene arricchito con quelli che sono i più recenti sviluppi nella comprensione dei misteri dell’Universo.
Andrea Cimatti, professore ordinario e direttore del dipartimento di Fisica e Astronomia “Augusto Righi” dell’Università di Bologna, fondatore della missione spaziale ESA Euclid, premio Bessel nel 2005, si occupa di ricerca nell’ambito dell’evoluzione delle galassie e della cosmologia.
Questo libro, già vincitore del Premio Nazionale Divulgazione Scientifica “Giancarlo Dosi” nel 2017 nella categoria Scienze Matematiche Fisiche e Naturali, è un percorso che parte dal Sistema Solare e, attraverso le attuali conoscenze dell’Universo (stelle, galassie, atomi, esperimenti), ci porta, come una macchina del tempo, indietro a 13 miliardi di anni fa e poi ci conduce a quella «grossa fetta di torta» - spoiler: il 95% - di Universo Oscuro a noi ancora sconosciuto, costituito da materia oscura ed energia oscura.
Rispetto alla prima edizione, sono state introdotte nuove sezioni sugli atomi, la relatività generale, i buchi neri e le onde gravitazionali. Sono stati aggiornati alle più recenti scoperte gli argomenti che trattano il Big Bang, gli aloni di materia oscura, la costante di Hubble.
Ciò che più mi ha stupito di questo testo è stato ritrovarmi di fronte a quelle che potrebbero essere le lezioni del prof. Cimatti sia del corso di Astronomia che di Formazione ed Evoluzione delle Galassie (eccezion fatta per l’assenza di formule che avrebbero verosimilmente triplicato il numero di pagine).
Qualunque appassionato può quindi immaginarsi seduto tra i banchi della facoltà di Astronomia, ad ascoltare il professore che mostra nelle sue slide le figure del libro e che alla fine di ogni argomento ricapitola le principali nozioni apprese.
“Perfetto, quasi 30: 29!” -cit.
Danzare nella tempesta
Antonella Viola
Feltrinelli, 2021
pp.160, 15€
Recensione a cura di Massimo Albertin - medico ematologo, allergologo, patologo clinico
Antonella Viola è un personaggio noto anche al grande pubblico: professoressa ordinaria di Patologia generale all’Università di Padova, è stata spesso ospite di trasmissioni televisive per le sue competenze di immunologa e fra gli scienziati invitati in queste occasioni si è sempre distinta per la chiarezza e la lucidità con cui illustra argomenti complessi che il grande pubblico ha incominciato a conoscere negli ultimi mesi in seguito alla pandemia di Covid.
Per parlare di questa malattia, della sua diffusione e di come affrontarla dal punto di vista sia medico che di politica sanitaria bisogna avere competenze di virologia, di epidemiologia, di igiene, di patologia generale, ma soprattutto di immunologia. E allora, perché non cercare di spiegare l’immunologia, questa materia così complessa, a un pubblico ben più vasto di quello degli studenti della facoltà di medicina a cui Viola è abituata? Perché non provare a illustrare al grande pubblico che cosa succede nel nostro corpo quando incontriamo un organismo patogeno potenzialmente letale e come funziona il nostro sistema immunitario? Essendo io medico e conoscendo la materia trattata nel libro, mi sento di dire che l’impresa affrontata è stata estremamente coraggiosa. L’argomento dell’immunità umana è molto complesso: coinvolge la nostra evoluzione biologica, lo studio degli ecosistemi in cui l’uomo si è evoluto e di quelli che si sono formati nel nostro corpo; comprende la spiegazione di come l’organismo sappia riconoscere il nemico esterno (non self) distinguendolo, a volte non senza qualche problema, dalle componenti del nostro organismo (self), sempre col rischio di sbagliare (e un errore in questo caso significa lo sviluppo di una malattia autoimmune). E quindi va spiegato che il nostro sistema immunitario deve combattere le “deviazioni” del nostro organismo (i tumori), che deve reagire agli invasori esterni come parassiti, batteri e virus, cercando però di non provocare danni con un eccesso di reazione (l’infiammazione). E va spiegato poi che a volte il sistema può sbagliare bersaglio reagendo a sostanze che dovrebbero essere innocue, provocando così le fastidiose o pericolose reazioni allergiche. E poi che non deve combattere contro i virus e coi microbi “buoni”, quelli che, senza che ce ne rendiamo conto, convivono all’interno del nostro corpo, ma deve trovare con essi un giusto equilibrio: il nostro microbiota. E infine va spiegato che il sistema immunitario deve imparare a ricordare come sono fatti i “cattivi” mantenendo una memoria che durerà tutta la vita, se questi proveranno ad attaccarci. Significa che è coinvolto in tutte le fasi della nostra esistenza e quindi anche nel nostro invecchiamento.
Insomma Viola ha dovuto in 140 pagine spiegare nel modo più comprensibile possibile, ma ovviamente senza banalità o eccessive semplificazioni, il funzionamento di uno sistemi più complessi del nostro corpo. Ci è riuscita? A mio parere sì, ma io parlo da persona che già conosceva la materia trattata e che ha letto il libro come una gradevole e scorrevole ripassata ad argomenti noti. Una persona senza una preparazione adeguata può godere della lettura di questo libro? Penso di sì, ma credo che serva un certo impegno e la volontà di affrontare una materia indubbiamente ostica ma nel contempo estremamente affascinante e che l’autrice ha saputo rendere godibile alla lettura. Chi vorrà godersi lo spettacolo di “un tango fra le cellule”, come Viola intitola un paragrafo in cui illustra l’interazione fra le cellule del sistema immunitario (i linfociti) deve sapere che questo non è un romanzo, ma neppure un saggio per specialisti. Viola ha saputo far trasparire dalle pagine del libro la passione che l’ha portata a fare uno dei lavori più belli del mondo e penso che la lettura di questo libro potrebbe indurre qualche studente degli ultimi anni del liceo a intraprendere una carriera scientifica nel campo della ricerca medica.
Volendo cercare un (piccolo) difetto al libro, a mio parere lo si può trovare nell’impostazione della bibliografia. A parte le citazioni di Darwin e Mendel del primo capitolo, tutto la restante bibliografia del libro è infatti di tipo specialistico e, pur essendo interessante ed esaustiva (o forse proprio per questo) credo sia più adatta alla pubblicazione di lavori scientifici in riviste specializzate che a un testo divulgativo.
Ma questo non toglie alcun valore al libro, la cui lettura (attenta) consiglio sicuramente a tutti gli immunologi dilettanti che impazzano in rete e nei social discutendo di vaccini, di “sieri”, di immunizzazione e di virus senza avere neppure una vaga idea di quello di cui stanno parlando. Ma anche ai non pochi medici che (purtroppo) non hanno sufficiente confidenza con l’immunologia. E comunque a tutti coloro che vogliono conoscere meglio il funzionamento del nostro organismo.