Un articolo per raccontare una iniziativa realizzata dal WWF Chieti-Pescara e dal Gruppo locale CICAP Abruzzo e Molise, con altre importanti collaborazioni: un corso di formazione riservato principalmente ai giornalisti su un argomento impegnativo e di grande interesse: “Comunicare la scienza, comunicare l’ambiente tra etica e fake-news”. La cronaca di un convegno... Il rischio che ne venga fuori un resoconto un po’ arido e decisamente noioso è alto. Ci provo allora in un altro modo: la imposto, questa cronaca, quasi come una lettera aperta ai lettori di Query, ben sapendo che tra tutti noi (anch’io sono un attento lettore di questa pregevole rivista) alberga spesso l’indignazione di fronte a notizie diffuse dai media con colpevole, chiamiamola così, “leggerezza” nei confronti della scienza o di fronte a dimostrazioni di palese ignoranza (nel senso di “non conoscenza”) contenute nelle dichiarazioni di politici e pubblici amministratori a livello nazionale e locale. Non farò esempi, anche perché la casistica è così ampia che rischierei di andare oltre gli spazi concessi per questo articolo. Ciascuno potrà pescare nella propria memoria...
L’indignazione però non porta da nessuna parte. Me lo hanno ricordato alcuni versi di una canzone popolare siciliana ascoltata casualmente l’estate scorsa in una delle tante versioni moderne: “Tu ti lamenti, ma che ti lamenti, pigghia nu bastone e tira fora li denti”[1]. Siamo, fortunatamente, in una società civile, e bastone e denti vanno tenuti da parte. Il concetto, tradotto, sta per “non lamentarti ma piuttosto datti da fare per cambiare le cose”. Una telefonata al presidente regionale (siamo in Abruzzo) dell’Ordine dei Giornalisti e la cosa prende forma: un corso di formazione e di aggiornamento che metta in primo piano la comunicazione della scienza e dell’ambiente interessa e come!
Via all’organizzazione allora. Accanto al WWF Chieti – Pescara e al Gruppo locale CICAP si mettono al lavoro il Museo universitario dell’ateneo “Gabriele d’Annunzio”, che concede il suo auditorium a Chieti, e la sezione Abruzzo e Molise della Societas Herpetologica Italica, la società scientifica che raccoglie gli studiosi italiani che si occupano di Anfibi e Rettili. Quest’ultima collaborazione nasce da una vicenda di cronaca, allora di stretta attualità: in un paese molisano era da poco scattato un allarme con ampia eco sui mass-media, per la presunta presenza di un cobra non lontano dalle case... solo che quello fotografato era un serpente di gomma. Del convegno c’è davvero bisogno. L’Ordine dei Giornalisti approva e concede il suo logo. Ai giornalisti presenti saranno concessi quattro crediti formativi, patrimonio prezioso nell’obbligatorio impegno dell’aggiornamento professionale. L’auditorium, causa normativa di contrasto alla Covid, ha capienza dimezzata ma ci sarà comunque spazio anche per i cittadini che vorranno prenotarsi, accanto ai giornalisti.
Ci siamo: mercoledì pomeriggio puntualmente alle 15 si comincia. I saluti iniziali li porge Nicoletta Di Francesco, presidente del WWF Chieti-Pescara, ed è già una prima lezione: «Voi giornalisti svolgete un compito importantissimo che va al di là della semplice comunicazione. Ciò che scrivete influenza il pensiero del lettore o dell’ascoltatore con ripercussioni sulla società (...). Qualche giorno fa è stata scoperta un’isola, la più a nord della Groenlandia. Un’isola che è comparsa per lo scioglimento dei ghiacci dell’Artide, ma il primo annuncio che ho ascoltato è stato: “Grazie al cambiamento climatico...”. Quel “grazie” in un’epoca di gravissima crisi climatica è francamente inaccettabile».
Tocca invece al prof. Aristide Saggino, psicologo, professore ordinario dell’Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara e presidente del CICAP Abruzzo Molise, tenere la relazione d’avvio. La sua è una vera e propria lezione sul metodo scientifico, fatto di prove, esperimenti, conferme, falsificazione, nuove prove, nuove conferme: «Al momento – spiega - non esiste nulla di più affidabile per garantire la validità delle nostre conoscenze». Ricorda però anche il fatto che la scienza è sempre pronta a interrogarsi e a mettere in discussione sé stessa, cosa che non accade mai con le informazioni che non nascono dalla ricerca ma da idee a priori e da preconcetti non verificabili.
Restiamo in clima CICAP anche con il secondo intervento, l’unico da remoto: Lorenzo Montali, psicologo, professore associato dell’Università Milano Bicocca, ma soprattutto vice presidente del Comitato e direttore di Query, ci intrattiene su una vicenda che a suo tempo ebbe grande risonanza: “Che cosa ci insegna il caso della balena blu”. Un caso decisamente emblematico: dopo i primi articoli che consideravano la vicenda alla stregua di una fake-news, un programma televisivo ha costruito un servizio, basato su suggestioni e informazioni parziali immotivatamente ingigantite, nel quale si dava credito alla notizia. Di qui una serie di successivi interventi giornalistici basati nei fatti sul nulla che hanno avuto un’eco enorme e immotivata. Montali lancia quasi un atto d’accusa nei confronti di certa informazione, che cerca lo scoop a ogni costo. Inevitabile la precisazione del presidente dell’Ordine regionale abruzzese, Stefano Pallotta: «I conduttori di quel programma televisivo - ha ribadito con forza – non sono giornalisti». Vero. Ma altrettanto vero che in qualche modo fanno informazione e che nel caso specifico della balena blu (Blue whale) molti giornali hanno dato seguito pedissequamente alla presunta notizia, senza verifiche e dimenticando nel cassetto ogni spirito critico. Molti, ma non tutti, per fortuna. Il fatto che a scrivere, realizzare inchieste, formulare domande nelle interviste siano giornalisti e non il primo che capita dà qualche garanzia: il giornalista è soggetto a delle regole e può essere punito, persino con la radiazione dall’albo professionale (è accaduto e accade). Chi si improvvisa rischia solo se offende e viene querelato. Affermando che la terra è piatta, giusto per fare un esempio, non si rischia però di finire davanti a un giudice...
Torniamo al convegno. È in presenza, come si dice oggi, l’intervento del prof. Luigi Capasso, antropologo, anche lui docente ordinario della “d’Annunzio” nonché direttore del Museo universitario. Deve parlare su “Gli strumenti della comunicazione scientifica”, e lo fa partendo da un caso personale sfruttato per evidenziare come il sistema della peer review (traduzione letterale: revisione tra pari), vale a dire la procedura di valutazione e di selezione degli articoli o dei progetti di ricerca effettuata da specialisti del settore per verificarne l’idoneità alla pubblicazione o al finanziamento, attualmente d’uso pressoché universale nel mondo scientifico, abbia evidenti limiti, ma anche come sia l’unica oggi praticabile per validare la qualità della ricerca.
Il caso del presunto cobra molisano arriva in primo piano con Marco Carafa, biologo del Parco Nazionale della Majella oltre che coordinatore della SHI Abruzzo e Molise. Tocca a lui spiegare come distinguere una vipera dai serpenti innocui (la stragrande maggioranza) e suggerire di rivolgersi a Università e società scientifiche prima di scrivere. Chiude con un colpo di teatro, mostrando un cobra di gomma identico a quello molisano, trovato anche questo dopo un falso allarme per fortuna non finito sui giornali grazie all’intervento immediato di un esperto.
Ultimo intervento quello del prof. Piero Di Carlo, climatologo e fisico dell’atmosfera dell’Università di Chieti-Pescara, che ha insistito sul tema di maggiore attualità in questi anni, i già citati cambiamenti climatici, spiegando a tutti, per l’ennesima volta, la differenza tra clima (su periodi lunghi) e previsioni del tempo (orizzonte limitato a pochi giorni e a uno spazio ristretto) perché si smetta una volta per tutte di negare che la temperatura media del pianeta sta aumentando semplicemente perché c’è stata da qualche parte una abbondante nevicata.
Durante il corso di aggiornamento è stata presentata, e consegnata a tutti i presenti, una brochure realizzata a cura delle quattro strutture locali del WWF in Abruzzo (Chieti-Pescara; Abruzzo Montano; Zona Frentana e Costa Teatina; Teramo) che offre consigli per la coesistenza uomo-lupo, sul come comportarsi nel caso di incontri ravvicinati con l’orso e cosa fare se si incontra un animale ferito o un cucciolo in difficoltà. Estremamente significativo il titolo scelto per il depliant: “Tante specie, un solo pianeta”.
L’indignazione però non porta da nessuna parte. Me lo hanno ricordato alcuni versi di una canzone popolare siciliana ascoltata casualmente l’estate scorsa in una delle tante versioni moderne: “Tu ti lamenti, ma che ti lamenti, pigghia nu bastone e tira fora li denti”[1]. Siamo, fortunatamente, in una società civile, e bastone e denti vanno tenuti da parte. Il concetto, tradotto, sta per “non lamentarti ma piuttosto datti da fare per cambiare le cose”. Una telefonata al presidente regionale (siamo in Abruzzo) dell’Ordine dei Giornalisti e la cosa prende forma: un corso di formazione e di aggiornamento che metta in primo piano la comunicazione della scienza e dell’ambiente interessa e come!
Via all’organizzazione allora. Accanto al WWF Chieti – Pescara e al Gruppo locale CICAP si mettono al lavoro il Museo universitario dell’ateneo “Gabriele d’Annunzio”, che concede il suo auditorium a Chieti, e la sezione Abruzzo e Molise della Societas Herpetologica Italica, la società scientifica che raccoglie gli studiosi italiani che si occupano di Anfibi e Rettili. Quest’ultima collaborazione nasce da una vicenda di cronaca, allora di stretta attualità: in un paese molisano era da poco scattato un allarme con ampia eco sui mass-media, per la presunta presenza di un cobra non lontano dalle case... solo che quello fotografato era un serpente di gomma. Del convegno c’è davvero bisogno. L’Ordine dei Giornalisti approva e concede il suo logo. Ai giornalisti presenti saranno concessi quattro crediti formativi, patrimonio prezioso nell’obbligatorio impegno dell’aggiornamento professionale. L’auditorium, causa normativa di contrasto alla Covid, ha capienza dimezzata ma ci sarà comunque spazio anche per i cittadini che vorranno prenotarsi, accanto ai giornalisti.
Ci siamo: mercoledì pomeriggio puntualmente alle 15 si comincia. I saluti iniziali li porge Nicoletta Di Francesco, presidente del WWF Chieti-Pescara, ed è già una prima lezione: «Voi giornalisti svolgete un compito importantissimo che va al di là della semplice comunicazione. Ciò che scrivete influenza il pensiero del lettore o dell’ascoltatore con ripercussioni sulla società (...). Qualche giorno fa è stata scoperta un’isola, la più a nord della Groenlandia. Un’isola che è comparsa per lo scioglimento dei ghiacci dell’Artide, ma il primo annuncio che ho ascoltato è stato: “Grazie al cambiamento climatico...”. Quel “grazie” in un’epoca di gravissima crisi climatica è francamente inaccettabile».
Tocca invece al prof. Aristide Saggino, psicologo, professore ordinario dell’Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara e presidente del CICAP Abruzzo Molise, tenere la relazione d’avvio. La sua è una vera e propria lezione sul metodo scientifico, fatto di prove, esperimenti, conferme, falsificazione, nuove prove, nuove conferme: «Al momento – spiega - non esiste nulla di più affidabile per garantire la validità delle nostre conoscenze». Ricorda però anche il fatto che la scienza è sempre pronta a interrogarsi e a mettere in discussione sé stessa, cosa che non accade mai con le informazioni che non nascono dalla ricerca ma da idee a priori e da preconcetti non verificabili.
Restiamo in clima CICAP anche con il secondo intervento, l’unico da remoto: Lorenzo Montali, psicologo, professore associato dell’Università Milano Bicocca, ma soprattutto vice presidente del Comitato e direttore di Query, ci intrattiene su una vicenda che a suo tempo ebbe grande risonanza: “Che cosa ci insegna il caso della balena blu”. Un caso decisamente emblematico: dopo i primi articoli che consideravano la vicenda alla stregua di una fake-news, un programma televisivo ha costruito un servizio, basato su suggestioni e informazioni parziali immotivatamente ingigantite, nel quale si dava credito alla notizia. Di qui una serie di successivi interventi giornalistici basati nei fatti sul nulla che hanno avuto un’eco enorme e immotivata. Montali lancia quasi un atto d’accusa nei confronti di certa informazione, che cerca lo scoop a ogni costo. Inevitabile la precisazione del presidente dell’Ordine regionale abruzzese, Stefano Pallotta: «I conduttori di quel programma televisivo - ha ribadito con forza – non sono giornalisti». Vero. Ma altrettanto vero che in qualche modo fanno informazione e che nel caso specifico della balena blu (Blue whale) molti giornali hanno dato seguito pedissequamente alla presunta notizia, senza verifiche e dimenticando nel cassetto ogni spirito critico. Molti, ma non tutti, per fortuna. Il fatto che a scrivere, realizzare inchieste, formulare domande nelle interviste siano giornalisti e non il primo che capita dà qualche garanzia: il giornalista è soggetto a delle regole e può essere punito, persino con la radiazione dall’albo professionale (è accaduto e accade). Chi si improvvisa rischia solo se offende e viene querelato. Affermando che la terra è piatta, giusto per fare un esempio, non si rischia però di finire davanti a un giudice...
Torniamo al convegno. È in presenza, come si dice oggi, l’intervento del prof. Luigi Capasso, antropologo, anche lui docente ordinario della “d’Annunzio” nonché direttore del Museo universitario. Deve parlare su “Gli strumenti della comunicazione scientifica”, e lo fa partendo da un caso personale sfruttato per evidenziare come il sistema della peer review (traduzione letterale: revisione tra pari), vale a dire la procedura di valutazione e di selezione degli articoli o dei progetti di ricerca effettuata da specialisti del settore per verificarne l’idoneità alla pubblicazione o al finanziamento, attualmente d’uso pressoché universale nel mondo scientifico, abbia evidenti limiti, ma anche come sia l’unica oggi praticabile per validare la qualità della ricerca.
Il caso del presunto cobra molisano arriva in primo piano con Marco Carafa, biologo del Parco Nazionale della Majella oltre che coordinatore della SHI Abruzzo e Molise. Tocca a lui spiegare come distinguere una vipera dai serpenti innocui (la stragrande maggioranza) e suggerire di rivolgersi a Università e società scientifiche prima di scrivere. Chiude con un colpo di teatro, mostrando un cobra di gomma identico a quello molisano, trovato anche questo dopo un falso allarme per fortuna non finito sui giornali grazie all’intervento immediato di un esperto.
Ultimo intervento quello del prof. Piero Di Carlo, climatologo e fisico dell’atmosfera dell’Università di Chieti-Pescara, che ha insistito sul tema di maggiore attualità in questi anni, i già citati cambiamenti climatici, spiegando a tutti, per l’ennesima volta, la differenza tra clima (su periodi lunghi) e previsioni del tempo (orizzonte limitato a pochi giorni e a uno spazio ristretto) perché si smetta una volta per tutte di negare che la temperatura media del pianeta sta aumentando semplicemente perché c’è stata da qualche parte una abbondante nevicata.
Note
1) La canzone nota come “Malarazza” o “Tu ti lamenti ma che ti lamenti” o con altri titoli è stata interpretata negli anni da diversi cantanti spesso nella rielaborazione curata da Dario Fo. Si tratta in realtà di un testo anonimo, forse del XVIII secolo, pubblicato nel 1857 dal Lionardo Vigo Calanna (1799-1879), marchese di Gallodoro, nella sua Raccolta di canti siciliani.
Tante specie un solo pianeta
Durante il corso di aggiornamento è stata presentata, e consegnata a tutti i presenti, una brochure realizzata a cura delle quattro strutture locali del WWF in Abruzzo (Chieti-Pescara; Abruzzo Montano; Zona Frentana e Costa Teatina; Teramo) che offre consigli per la coesistenza uomo-lupo, sul come comportarsi nel caso di incontri ravvicinati con l’orso e cosa fare se si incontra un animale ferito o un cucciolo in difficoltà. Estremamente significativo il titolo scelto per il depliant: “Tante specie, un solo pianeta”.