Cosmetici e DNA: una storia complicata

(quanto il mondo in cui viviamo)

  • In Articoli
  • 17-05-2021
  • di Alberto Forni
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L'asker Ameriga si è imbattuta nella descrizione di Generame, un progetto di g&life S.R.L. che si propone di «migliorare la qualità della vita delle persone, attraverso la diffusione e commercializzazione di prodotti e servizi basati sulle ricerche del genoma umano[1]».

Tutto questo grazie a un team multidisciplinare formato da genetisti, nutrizionisti, ingegneri e farmacisti. In particolare, l’attenzione dell’asker si è concentrata sulla sezione relativa alla cura della pelle, che propone un trattamento personalizzato basato sull’analisi del genoma della persona (viene inviato a casa un kit per la raccolta della saliva).

Il sito sottolinea come la genetica rappresenti uno dei fattori che incide in modo fondamentale sull’aspetto della pelle. Le scoperte scientifiche sono un bene comune ed è giusto che chiunque cerchi di servirsi di queste conoscenze in vari ambiti, come per esempio la cosmesi.

Allo stesso tempo, a mano a mano che la scienza progredisce la vita del consumatore diventa sempre più ardua: non dovrebbe servire una laurea in biologia per scegliere una crema per il viso!

Come districarsi dunque in tanta complessità se non si è del campo?

Chiedere le prove può essere il primo passo.

GENERAME: trattamenti cosmetici personalizzati sul genoma del cliente


Il genoma definisce molti aspetti della nostra persona, tra questi anche il nostro aspetto fisico e come invecchiamo, entrambi argomenti di particolare importanza per le aziende che producono cosmetici, le quali potrebbero voler proporre ai propri clienti trattamenti personalizzati, basati sul genoma del cliente, come Generame.

Si tratta di un trattamento per la pelle basato sull’analisi del DNA della persona interessata. Sulla base di tale analisi, si riceverà un piano di trattamento con creme e integratori, nonché dei consigli su come modificare l’alimentazione. L’asker, interessata all’acquisto, ha visionato il sito dell’azienda per cercare dei riferimenti bibliografici sui prodotti. Non avendoli trovati, ha contattato l’azienda. La prima regola di un aspirante asker è che la domanda che fa deve essere precisa e specifica. Occorre leggere con attenzione l’affermazione su cui si vuole saperne di più, cercare di capire il punto centrale, il cavallo di battaglia della proposta (in questo caso il trattamento personalizzato su analisi genetica) e richiedere esplicitamente degli studi scientifici che sostengano l’affermazione. Nel nostro caso l’asker ha richiesto informazioni su quali geni vengono analizzati, su come vengono differenziati i trattamenti in base ai risultati delle analisi e ha chiesto se esistono delle pubblicazioni scientifiche che dimostrino un nesso di causa tra l’analisi genetica e l’efficacia del trattamento proposto. In sintesi, la domanda è: il trattamento personalizzato e basato sull’analisi genetica è davvero più efficace di un trattamento ordinario che non prevede tale analisi?

La risposta migliore che possiamo ricevere è l’immediata disponibilità dei link agli studi portati a supporto, in modo da poterli visionare con calma anche con l’aiuto di una persona esperta. Sono inadeguate risposte che mirano a rendere difficile la disponibilità della bibliografia o l’analisi.

L’azienda ha risposto fornendo un report di prova, che presentava a scopo dimostrativo dei risultati fittizi delle analisi che conducono. Nel report erano presenti riferimenti a documentazione scientifica che l’azienda ha invitato a visionare. Vediamo dunque cosa contiene il report e quali prove porta a suo sostegno.

La risposta dell’azienda


Nel report si spiega che le loro analisi si erano concentrate in particolar modo su tre aree specifiche:

1) La resistenza alla micro-infiammazione regolata dal gene TNF-alfa, la quale sarebbe legata all’invecchiamento della pelle.
2) L’elasticità regolata dai geni MMP1 e MMP9
3) L’ossigenazione regolata dal gene NOS3

Nel report si dice che le analisi pre-trattamento identificano delle “varianti non ottimali” dei geni deputati all’elasticità e all’ossigenazione. Non viene spiegato però cosa si intende con variante non ottimale e perché, e non vengono forniti studi di approfondimento a riguardo. Una definizione di “ottimale” o “non ottimale” sarebbe importante in quanto permetterebbe di avere un criterio oggettivo. Per ovviare alla presenza di tali varianti non ottimali, viene poi proposto un trattamento basato su due sieri: uno per l’ossigenazione, NOS Serum, e uno per l’elasticità, MMP Serum. Di questi sieri vengono date descrizioni sommarie e non vi è un elenco esauriente degli ingredienti[2]. Ad esempio, del siero MMP si dice: «I principi attivi di questo siero, tra cui esclusivi peptidi biomimetici micro-incapsulati, aiutano il riequilibrio del turnover del collagene; con l’obiettivo di compensare le conseguenze della predisposizione data dai tuoi geni MMP analizzati.» Viene inoltre consigliato Derma Renew, un integratore alimentare, e vengono anche dati dei consigli alimentari. In particolare, si consiglia di assumere nella dieta più luteina, la quale sarebbe utile per limitare la rottura del collagene[3].

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La domande è se l'analisi genetica può incrementare l'eficacia di un trattamento cosmetico.
Il problema di questa risposta è che per sapere se i sieri e l’integratore proposti sono efficaci occorrerebbe avere a disposizione uno studio che confronti il trattamento Generame con un trattamento standard. Nello studio dovrebbero essere previsti due gruppi, uno a cui assegnare il trattamento oggetto di studio, e l’altro a cui assegnare il trattamento standard come controllo. I partecipanti non dovrebbero essere scelti casualmente però, infatti tutti dovrebbero presentare le stesse varianti dei geni analizzati per poter confrontare l’efficacia dei due trattamenti.

Il report prosegue inoltre facendo riferimento ad arginina[4] e vitamina B3. Il primo è un amminoacido che secondo l’azienda dovrebbe favorire la sintesi di ossido nitrico e favorire l’ossigenazione dei tessuti. La vitamina B3 sarebbe invece importante per la sintesi di enzimi essenziali alla produzione di ossido nitrico. Il problema è che non viene fornita documentazione scientifica a sostegno di queste ultime tesi.

Possiamo dire quindi che il report è generico e che è privo di informazioni fondamentali che sarebbero necessarie per farsi un’idea precisa. Tuttavia, il report contiene anche una serie di riferimenti bibliografici; è possibile trovare almeno una parziale evidenza scientifica in questi lavori? Per scoprirlo ci siamo chiesti: sono attinenti con l’affermazione fatta? Sono stati pubblicati su riviste che prevedono una peer review? Sono studi randomizzati, con gruppo di controllo?

Passiamo dunque ad analizzare gli studi proposti.

I primi due lavori[5] si occupano di alcune varianti del gene TNF-alfa. Il primo indica come alcune varianti del gene favoriscano le allergie da contatto. Il secondo indaga sul legame tra alcuni polimorfismi del gene TNF- alfa e lo sviluppo di dermatiti irritative da contatto. Nessun cenno, quindi, in merito al legame tra polimorfismi del gene e invecchiamento della pelle.

Nel terzo lavoro[6] si parla di come con l’età il nostro sistema immunitario perde di affidabilità ed efficienza, portando l’organismo a essere più suscettibile a malattie come Alzheimer, malattie cardiovascolari e malattie infettive. Si spiega come questo sia dovuto a molte ragioni, tra cui complessità del sistema immunitario, fattori genetici e ambientali. Neanche in questo studio si parla di invecchiamento della pelle.

Il quarto lavoro[7] si riferisce al tripeptide[8] GHK-Cu, contenuto nel siero NOS (il siero consigliato per l’ossigenazione). Il tripeptide GHK-Cu è contenuto naturalmente nel plasma, ma la sua presenza cala parecchio con l’avanzare dell’età. Questo tripeptide favorisce, secondo lo studio, la guarigione delle ferite, la rigenerazione dei tessuti, lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni (angiogenesi) e lo sviluppo del sistema nervoso. Tra le altre cose si dice che GHK-Cu è molto usato nei prodotti cosmetici perché migliorerebbe l’aspetto di capelli e pelle. Tuttavia, nello studio non ci si riferisce a nessun profilo genetico particolare. Quindi non viene chiarito perché il siero consigliato debba essere adeguato in relazione allo specifico profilo genetico dell’asker.

Il quinto studio[9] indaga sulla correlazione tra l’ostruzione del flusso d’aria nei polmoni, il quale sarebbe associato a una maggiore presenza di rughe sulla pelle, e i polimorfismi dei geni MMP MMP-1 e MMP-3. La ricerca indica in particolare che la variante MMP-1 comporta una maggiore suscettibilità genetica all’ostruzione del flusso d’aria e di conseguenza alla presenza di rughe sulla pelle. Anche ammesso che il prodotto riesca a intervenire efficacemente da questo punto di vista, lo studio non chiarisce quale dovrebbe essere l’utilità di un trattamento che si propone come personalizzato rispetto a un qualsiasi altro prodotto presente sul mercato.

Il sesto studio[10] spiega come un’attività eccessiva delle MMP (cioè un eccessivo utilizzo di quei geni per produrre le relative proteine) favorisce l’invecchiamento della pelle e il cancro. Carotenoidi come la luteina possono inibire l’espressione delle MMP, e quindi contribuire a prevenire il cancro e l’invecchiamento della pelle. Se ricordate, l’assunzione di luteina viene consigliata nel report ricevuto dall’asker. Tuttavia, l’articolo tratta delle MMP in generale, e non è chiaro, dunque, come un test genetico volto a determinare il tipo di MMP possa utilmente differenziare tra loro chi utilizza il prodotto.

Passiamo all’ultimo studio[11], in cui si cerca di capire se un particolare polimorfismo del gene NOS, G894T, porti a una risposta differente all’iperemia reattiva cutanea post occlusiva (l’aumento del flusso sanguigno nella pelle in seguito a un’occlusione), la quale serve per valutare la microcircolazione. In pratica con un macchinario si applica una pressione sul braccio, superiore a quella sanguigna, ed una volta rilasciata si valuta la risposta. Lo studio in questione conclude dicendo che non vi sono significative differenze tra G894T e altri polimorfismi. Il polimorfismo G894T oggetto dello studio non viene citato nel report, non è chiaro quindi quale rilevanza abbia questo studio in relazione ai trattamenti personalizzati proposti.

Gli studi appena passati in rassegna si occupano quindi di vari temi, tra cui il gene TNF-alfa e i polimorfismi MMP. Tuttavia, questi studi non parlano mai nello specifico di invecchiamento della pelle né forniscono elementi utili a capire perché i trattamenti proposti dall’azienda dovrebbero essere più utili di altri in relazione a uno specifico profilo genetico. Gli studi ci sono quindi, ma non forniscono una solida base alle affermazioni fatte dall’azienda, in quanto non attinenti con esse.

Conclusione


Come abbiamo potuto notare, non è stato facile per l’asker farsi un’idea qualificata riguardo il trattamento in questione, ma chiedendo le prove e con l’aiuto degli esperti a cui ci siamo rivolti per l’analisi degli studi ha potuto farsi un’idea più informata riguardo al prodotto. Dopo aver visionato tutto il materiale possiamo concludere che la risposta fornita non chiarisce alcuni aspetti fondamentali, per esempio: cosa intende l’azienda con variabili ottimali e non ottimali? Perché l’analisi si è concentrata proprio su quei determinati geni? E soprattutto: l’azienda dispone di studi randomizzati e in doppio cieco che dimostrino l’efficacia del proprio prodotto rispetto a un placebo e rispetto ad altri prodotti presenti sul mercato che non sono per profili genetici specifici ma che vanno bene per tutti i profili genetici? Purtroppo, a queste domande il report non offre risposta.

La nostra conclusione non riguarda quindi la validità dei prodotti di questa azienda, sulla quale non siamo stati messi in condizione di esprimerci. Il problema, infatti, è che l’azienda non ha fornito prove scientifiche adeguate a sostenere le affermazioni usate per commercializzare i cosmetici in questione. La speranza è, come sempre, che le storie non si chiudano qui e che possano ampliarsi attraverso un dialogo costruttivo.

Note

3) Carotenoide contenuto specialmente negli ortaggi a foglia verde e nel tuorlo d'uovo. Usato anche come colorante con la sigla E161b.
8) Composti chimici costituiti da due o più catene di amminoacidi.
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