Molto prima
Se il 1° gennaio 2006 vi risvegliate con uno strano, sommesso e continuo ronzio nelle orecchie, può certamente dipendere dai botti di capodanno... oppure si tratta di un curioso fenomeno di psicofonia, che possiede la singolare caratteristica di colpire principalmente coloro che portano il cognome di De Gobbi, e che per la durata di dieci mesi vi farà sentire misteriose voci disincarnate, le quali, in un crescendo rossiniano, pronunceranno sempre più forte: «Chiedi a Paola! Paola lo sa!»
L'inizio dell'anno 2006 per un RCM o una RCW (Real CICAP Man, Real CICAP Woman) è un periodo un po' particolare: è il momento in cui ci si rende conto che tutto ciò che si è pensato di fare, ora deve essere fatto.
Il proverbiale mare tra l'organizzazione a tavolino e il passaggio all'azione è stato oltrepassato: si può andare solo avanti.
Si obietterà che questo succede prima o poi con qualunque progetto.
Vero, ma un Convegno è una strana specie di mostro fagocitante che dopo un po' vive di vita propria e tende a consumare piano piano gli organizzatori.
Si sa di cosa si parlerà, si sa quando e dove, sono stati decisi i tempi e i nominativi dei relatori, ed è insomma arrivato quel brutto momento in cui devi incrociare le dita sperando che gli imprevisti che dovrai affrontare non siano davvero imprevedibili (so che sembra un'affermazione perversa, ma chi ha organizzato almeno una volta un convegno sa cosa intendo).
È anche il periodo in cui comincia a entrare in scena il vostro umile eroe (io): Massimo Polidoro mi offre infatti l'opportunità di comparire tra i relatori e realizzare un intervento in merito a medium e veggenti nella letteratura gialla. Accetto quasi con indifferenza (il mio messaggio di risposta a Massimo era l'ambiguo: «sì, sì e ancora sì»).
Nel frattempo la macchina dell'organizzazione generale è ormai messa in moto: avanti tutta!
Prima
Allora, ricapitoliamo: i relatori hanno confermato la loro disponibilità, grazie al Sindaco e al Comune di Padova il bel teatro Verdi sarà tutto nostro per tre giorni (contando anche la giornata dedicata all'allestimento), le iscrizioni continuano ad arrivare e sono ordinatamente catalogate all'interno del nostro database e le giornate di Marino Franzosi cominciano a contare 25, 26, 27 ore...
Che altro?
Oh, bazzecole: terminare la preparazione di locandine, biglietti, cartellini, programmi, completare la revisione di due numeri di S&P, uno di Magia, due quaderni del CICAP e uno nuovo di Magia, inviare il tutto e per tempo al tipografo, spedire il materiale a iscritti e abbonati, preparare man mano gli scatoloni con i libri e le riviste in vendita secondo precisi criteri per la futura predisposizione ordinata negli stand e... Basta così?
Be', a dire il vero ci sarebbero da preparare gli esperimenti per l'allestimento della mostra interattiva, controllare che tutto l'equipaggiamento sia funzionante e...
Facciamo così: vi lascio qualche riga bianca, riempitela con qualsiasi attività compatibile con l'organizzazione di un convegno vi possa venire in mente; sarà stata sicuramente fatta.
Alternativamente, chiedete a Paola. Lei lo sa!
Il giorno prima
Si parte! Appuntamento al Teatro Verdi nel primo pomeriggio per i preparativi sul campo: ritrovare gli amici è sempre un piacere, come lo è conoscerne di nuovi.
Ci mettiamo al lavoro, chi con impegni amministrativi, chi di supervisione generale (Marino, Paola e Massimo, che non hanno mai un attimo di sosta; se vuoi sapere dov'è Marino, chiedi a Paola, lei lo sa, ma se cerchi Paola? (non dimenticare che ho sempre il cellulare dietro... sigh! n.d.pdg)), chi con compiti molto specifici (luci, microfoni, palco della regia), chi si improvvisa tuttofare.
Tra allestimenti dei locali per la mostra interattiva, preparazione delle locandine, tavoli per la vendita di libri, riviste e gadgets, elenchi alfabetici degli iscritti, varie ed eventuali, tutti si impegnano alacremente.
Per fortuna Alessandra Carrer, la grafica di Sidhe Design che ha curato insieme all'illustratore Fabio Maria Fedele (autore del bellissimo Sherlock Holmes, logo del Convegno) gli aspetti grafici di tutta la manifestazione, si è inventata le "croppettine". Cosa sono? Merendine snack «realizzate con solo grano proveniente da crop circle, rigorosamente made in Bra», ideali per recuperare ogni tanto un po' di energia.
E se ne sento il bisogno io, che sono arrivato bello fresco solo l'ultimo giorno, posso solo immaginare lo sforzo richiesto a chi si sta dedicando da mesi all'organizzazione di un evento impegnativo come un convegno nazionale.
Mentre osservo perplesso un cartello sibillino («Silenzio in palcoscenico»... ma non era «Silenzio in sala»?) si richiede un volontario per recarsi alla SIAE a regolarizzare i permessi per l'esecuzione dei brani musicali previsti per la Serata Magia. Mi offro io, accompagnato da Massimo che sa dove sono gli uffici della società: scopriremo nostro malgrado che la sede è stata spostata dall'altra parte della città e comunque è aperta solo al mattino. Qualcuno l'indomani dovrà alzarsi presto e fare una bella corsa (la lotteria l'ha vinta Matteo Granziero).
Tornati a teatro, mi esibisco nel mio numero del montacarichi umano sollevando la mia dolce metà, che nel frattempo è stata incaricata di ritagliare le sagome delle fatine di Cottingley (splendidamente disegnate da Fabio), per appendere le stesse alla giusta altezza nel preposto pannello.
Arriva la sera e si va tutti in pizzeria dove, dopo un'ottima cena, assistiamo a una splendida esibizione (riservata a noi Cicappini) di Nicolas D'Amore, che ci ammalia tutti quanti con le sue corde magiche e i suoi straordinari numeri di cartomagia, gustosissimo preludio alla serata di sabato.
E ora a nanna: i prossimi due giorni saranno a dir poco molto intensi.
Giorno uno
Anche se il giorno prima avevo sbirciato gli elenchi degli iscritti e sapevo cosa aspettarmi, vedere più di quattrocentocinquanta persone riempire la platea e la prima fila di palchi fa sempre un certo effetto.
Si parte puntualissimi: a dare il benvenuto ai congressisti è, come di consueto, il presidente del CICAP Steno Ferluga, la cui targhetta con il nome in bella vista darà l'occasione di ricreare un tipico caso di "errori della memoria" (d'altra parte siamo a un convegno del CICAP, no?).
Più di uno spettatore, infatti, anche in seguito durante il primo coffee break, bisbiglierà un po' perplesso: «Ma non si chiamava Stefano?», «Avrei giurato che il nome era Stefano», «Ma sul programma era scritto Stefano» (non è vero: è stato sempre e solo Steno).
La mattinata prosegue con la prima sessione per i cui dettagli vi rimando alla relazione di Silvano Fuso in queste pagine; io aggiungerò solo che Alfredo Castelli, citando in un passaggio del suo intervento l'Omino Bufo da lui creato, lo disegnerà, sempre continuando a parlare con il pubblico, su un foglio volante posato sul tavolo dei relatori (lo potete vedere qui a fianco).
Durante la pausa caffé, qualcuno di noi comincia a sospettare che il CICAP ha un vero fenomeno paranormale in casa e nessuno se n'è mai accorto: Alberto Villa, il nostro fotografo ufficiale, sembra possedere il dono dell'ubiquità, o meglio della "pentaquità" (si potrà dire?).
Come spiegare altrimenti il fatto di vederlo mentre scatta foto che documenteranno tutto il convegno in cinque posti diversi (in platea, nei palchi, dietro le quinte, nella sala della mostra, nel foyer) praticamente nello stesso momento: gemelli? Clonazione? Forse, semplicemente, mette una straordinaria passione e un grandissimo impegno in quello che fa.
Arrivato il momento della discussione con il pubblico, un congressista dalle prime file alza la mano, gli viene consegnato il microfono e in quel preciso istante tutti coloro che erano presenti anche al congresso mondiale di Abano trattengono il respiro.
Anche se sono passati due anni, è ancora ben vivo nella memoria di "quelli che c'erano" il ricordo del cosiddetto "Fattoide di tipo A" (per chi non sapesse di cosa sto parlando, rimando all'articolo di Luca Agosto nel numero 58 di S&P). Quando il distinto signore inizia lanciandosi in un'invettiva contro Mao-Tse-Tung e altri controversi personaggi storici rimaniamo tutti troppo sorpresi per fare, dire o semplicemente pensare qualcosa.
Il commento più diffuso in sala è un forzato: «Ma che ci azzecca?» Poi, fortunatamente, il signore passa a toni più consoni e decisamente più in tema rivolgendosi ad Alfredo Castelli parlando di tesori nascosti e manoscritti che riporterebbero le chiavi di lettura di un misterioso e antico codice.
Pericolo scampato?
Per il momento sembra di sì, visto che le successive domande sono in sintonia con i temi trattati e proposte in maniera equilibrata e coerente.
E siamo così arrivati alla pausa pranzo: è il momento di visitare la sala del piano superiore in cui è stata allestita la mostra interattiva, dove la prova del letto di chiodi si rivela la più ricercata dall'ammirato pubblico e da alcuni dei relatori, tra cui Paolo Attivissimo.
Alle 14.30 il convegno riprende le attività: il pomeriggio è dedicato alla sessione sulle origini dell'uomo, e sicuramente scoprire che in alcuni test cognitivi i piccioni hanno reso meglio di alcuni studenti universitari fa sorgere qualche dubbio sul fine ultimo dell'evoluzione (Piccioni 1 - Umani 0).
Dubbio peraltro confermato dal primo congressista a porre una domanda: oltre a esordire con un secco «Visti tutti gli argomenti di cui si occupa, il CICAP dovrebbe cambiare ragione sociale» (ma perché, poi?) si lancia in un'interminabile filippica che costringe uno dei relatori a ribattere con un educato «Se ho capito bene la domanda...». Dalle ultime file si leva un coro in aiuto: «Non l'ha capita nessuno la domanda!»
Ed ecco il secondo spettatore a prendere il microfono: è lui, il Nuovo Fattoide! Il fatto che si sia spostato in un altro settore della platea confonde per un attimo il resto del pubblico, ma nessuno ha più dubbi quando inizia a dire con tono deciso: «La mia non è una domanda, ma un intervento...». E prosegue: «... un intervento in difesa di Tolomeo, perché tutto dipende dal sistema di riferimento».
Direte: ma che c'entra Tolomeo con una sessione dedicata all'evoluzione?
Nulla, ma in una delle diapositive presentate era presente una lista di domande effettuate a scopo statistico tra cui era presente (in un angolino piccolo in alto e assolutamente non citata in nessun modo dalla relatrice) una questione sul moto della Terra intorno al Sole (ovviamente l'abbiamo capito a posteriori e non senza un certo sforzo collettivo).
Nessun vero Paladino di Tolomeo avrebbe potuto far passare cotanta offesa sotto silenzio.
Con le domande successive, anche se un po' (molto) lunghe torniamo a discussioni più adeguate.
Accidenti, è già finita la prima giornata: tutti gli interventi sono stati straordinariamente interessanti e il tempo è letteralmente volato. Ci aspetta una serata davvero straordinaria.
Serata Magia
Mentre molti di noi provvedono al necessario sostentamento, un preoccupatissimo Luigi Garlaschelli si aggira sul palco del teatro Verdi, tra tecnici e artisti che di lì a poco si esibiranno.
In una serata davvero magica come quella che sta per iniziare non può mancare l'esibizione di fachirismo della rottura di una lastra di marmo (con un martellone da cava) posata sul petto del Garlaschelli disteso tra due sedie.
L'interessato mi ha autorizzato a riferire che il peso del pietrone è rimasto costante nel tempo, non così i suoi anni (e il numero richiede un impegno fisico comunque non trascurabile; c'è bisogno di un erede: se già non è stato designato, Gigi può tenermi in considerazione).
In più, dovendo indossare per motivi di scena una maschera e sopra questa un cappuccio, Garlaschelli chiederà (e otterrà) di essere spinto sul palco al momento giusto non essendo certo di sentire la chiamata di Marco Morocutti (e considerando che sarebbe stato quest'ultimo a maneggiare il martellone, meglio non farlo innervosire).
Mentre fervono gli ultimi preparativi (un sincero ringraziamento da parte del CICAP va senza dubbio a tutto il personale tecnico del teatro, professionale, disponibile e fortunatamente molto paziente, a cominciare dal responsabile capo Giorgio) i primi spettatori arrivati sul posto con largo anticipo per occupare i posti migliori si danno di gomito indicando una persona in coda alla biglietteria.
Sembra quasi, ma è... sì, è proprio lui: il Mago Forrest, il celebre attore comico e prestigiatore, conduttore in questi anni dei programmi della Gialappa's Band.
È una piacevolissima sorpresa per gli organizzatori, e lo sarà ancora di più a fine serata quando l'illustre ospite, dopo aver depredato le bancarelle di libri, farà ai prestigiatori che si sono esibiti e a tutto lo staff sinceri e graditissimi complimenti.
Intanto scopriamo che Piero Angela sarà purtroppo assente per motivi di salute, per fortuna non gravi, e che sarà sostituito in qualità di presentatore da Lorenzo Montali (notevole la repentina metamorfosi di quest'ultimo: un po' teso e agitato prima di entrare in scena, spigliato e sicuro di sé non appena è partito l'attacco musicale).
All'ingresso del teatro, cartelli ben in vista avvertono gli spettatori del cambio di programma e propongono correttamente il rimborso del biglietto dietro esplicita richiesta.
Solo due persone si avvarranno di questa opportunità, ma spero sinceramente per loro che avessero altre ragioni (non spiacevoli, naturalmente) e abbiano semplicemente approfittato dell'occasione, perché la serata sarà un vero trionfo, gli artisti saranno straordinari e si uscirà dal teatro con la certezza di avere assistito a un evento memorabile.
Piero Angela viene contattato in diretta telefonica all'inizio della rappresentazione e quando aggiornerà gli spettatori sul risultato della partita della Nazionale che si sta giocando in quel momento, rimaniamo tutti un po' sorpresi dallo scoprire il suo interesse per il calcio. Chi l'avrebbe detto?
Nel frattempo, dietro le quinte sta avvenendo un curioso scambio di vestiti: come da tradizione orientale (il teatro Kabuki insegna) gli aiutanti di scena, per quanto preziosissimi, devono risultare "invisibili" al pubblico e per ottenere questo effetto la cosa più semplice per loro è indossare vestiti neri (un effetto psicologico che varrebbe la pena analizzare meglio in futuro).
Però Tommaso ha scoperto che nella fretta non ha messo in valigia pantaloni scuri, quindi indosserà quelli (dal taglio non proprio mascolino) di Paola, mentre Filippo, che ha lo stesso problema, indosserà quelli di Fabio (..e quelli che ha indossato Fabio di chi erano? n.d. pdg).
Tutto chiaro?
Comunque sappiate che alla fine nessuno sarà rimasto in mutande (e un ringraziamento speciale ai ragazzi va doverosamente fatto, non solo per l'ottimo lavoro svolto, ma anche perché andando a dormire alle 4.30, si addormenteranno proprio durante l'unica relazione che avevano deciso di seguire come spettatori).
È difficile descrivere a parole la generosità e l'impegno con cui gli artisti si sono esibiti regalando una serata davvero speciale all'incantato pubblico: non solo i numeri più personali (come l'album da disegno di Alex Rusconi) ma anche quelli del repertorio classico (come gli anelli cinesi di Nicolas D'Amore) sono stati resi con una poesia e un'atmosfera tali da renderli unici e indimenticabili.
Come dite? Com'è andato il numero di Garlaschelli?
Benissimo, naturalmente, anche se il povero Marco Morocutti, impegnato in sala regia insieme a Massimo e a Francesco Grassi, ha dovuto emulare Flash, l'eroe dei fumetti. Impegnato a curare i suoni del numero di Nicolas Damore, visto che subito dopo toccava a lui, per arrivare in tempo in scena e non potendo lanciarsi come Tarzan sul palco appeso a un cavo, è stato costretto a una folle corsa coprendo in un tempo record il percorso uscita-giro del teatro-ingresso-entrata degli artisti-quinte-palco (e, ovviamente, stesso tragitto in senso inverso nel medesimo tempo per rientrare in sala regia al termine della sua esibizione).
Quando me l'hanno raccontato non sono riuscito a trattenermi dall'immaginare la situazione come una scenetta accelerata delle comiche di Benny Hill (scusa, Marco, non ho potuto davvero farne a meno).
La serata termina tra i lunghi e calorosi applausi del pubblico.
Giorno due
Essendo stati allietati il giorno precedente dall'esecuzione in versione monofonica e praticamente completa della Sinfonia n. 40 di Mozart, Sergio Della Sala, prima di introdurre la prima sessione mattutina, avverte il pubblico che durante la notte è stato montato un raggio laser anticellulare che si attiverà contemporaneamente a qualunque suoneria; inoltre, vista la lunghezza eccessiva di alcune domande, sono state rese operative sotto ogni poltrona le botole antilogorrea, che si attivano automaticamente dopo 30 secondi trascinando il prolisso congressista direttamente al centro della Terra.
Mai e poi mai, infine, il personale di sala dovrà incautamente lasciare il microfono in mano ai congressisti.
La sessione procede senza intoppi (per i relatori, almeno, visto che il nostro fotografo ufficiale Alberto Villa esegue i suoi scatti senza flash; si pensa a una pellicola ultrasensibile utilizzata appositamente per non disturbare i relatori, ma scopriremo poi che, molto più semplicemente, il suo flash ha deciso di spegnersi per sempre proprio quella mattina... Murphy ha colpito ancora) e così pure la discussione con il pubblico. Le domande più brevi sono quelle che provengono dalla prima fila di palchi: la limitazione di non consegnare il microfono agli spettatori costringe infatti il questionante a sporgersi in una non comodissima posizione per raggiungere il microfono che il personale di sala gli porge in punta di piedi.
E ora... diamine, ora tocca a me. La mia nuova condizione di relatore mi porta a conoscere quella che è comunemente nota come "La maledizione di Chiminello": se userò i microfoni da tavolo (rendendo noti a tutto il pubblico tempi e modalità della mia salivazione) o utilizzerò i microfoni a gelato (agitandoli convulsamente dappertutto tranne che vicino alla bocca) o alternerò mormorii indistinguibili a strepiti degni di una scimmia urlatrice, strali e saette verranno lanciati dalle quinte verso di me (ed è per l'appunto il direttore di scena, Francesco Chiminello, a lanciarle o in alternativa il suo assistente Simone Angioni).
Prendo un bel respiro e vado.
Per fortuna tutto fila liscio, anche se a un certo punto del mio intervento, parlando di gialli in cui il personaggio del medium fa una brutta fine, il moderatore Lorenzo Montali viene colto da improvvise visioni di titoli di giornali a caratteri cubitali che recitano: «E al grido di "Impariamo dai gialli scettici a trattare coi medium" si concluse il convegno».
Silvano Fuso, cui spetta il compito di chiudere l'ultima sessione (e scherzosamente presentato dalla simpaticissima moderatrice, professoressa Milla Baldo Ceolin, come «la prova vivente che anche la chimica serve a qualcosa») durante il suo intervento cadrà in un lapsus freudiano affermando deciso: «Di questo argomento parlerò tra un atomo».
Anche in questo caso le domande vengono poste senza eccessi e in men che non si dica siamo arrivati alla fine del convegno.
Steno Ferluga riprende la parola e ricorda a tutti che il prossimo convegno si terrà nel 2008 e che si festeggeranno i primi vent'anni del CICAP.
Sarà quindi un evento davvero speciale e memorabile... come tutti i convegni del CICAP, del resto, solo un po' di più.
Se il 1° gennaio 2006 vi risvegliate con uno strano, sommesso e continuo ronzio nelle orecchie, può certamente dipendere dai botti di capodanno... oppure si tratta di un curioso fenomeno di psicofonia, che possiede la singolare caratteristica di colpire principalmente coloro che portano il cognome di De Gobbi, e che per la durata di dieci mesi vi farà sentire misteriose voci disincarnate, le quali, in un crescendo rossiniano, pronunceranno sempre più forte: «Chiedi a Paola! Paola lo sa!»
L'inizio dell'anno 2006 per un RCM o una RCW (Real CICAP Man, Real CICAP Woman) è un periodo un po' particolare: è il momento in cui ci si rende conto che tutto ciò che si è pensato di fare, ora deve essere fatto.
Il proverbiale mare tra l'organizzazione a tavolino e il passaggio all'azione è stato oltrepassato: si può andare solo avanti.
Si obietterà che questo succede prima o poi con qualunque progetto.
Vero, ma un Convegno è una strana specie di mostro fagocitante che dopo un po' vive di vita propria e tende a consumare piano piano gli organizzatori.
Si sa di cosa si parlerà, si sa quando e dove, sono stati decisi i tempi e i nominativi dei relatori, ed è insomma arrivato quel brutto momento in cui devi incrociare le dita sperando che gli imprevisti che dovrai affrontare non siano davvero imprevedibili (so che sembra un'affermazione perversa, ma chi ha organizzato almeno una volta un convegno sa cosa intendo).
È anche il periodo in cui comincia a entrare in scena il vostro umile eroe (io): Massimo Polidoro mi offre infatti l'opportunità di comparire tra i relatori e realizzare un intervento in merito a medium e veggenti nella letteratura gialla. Accetto quasi con indifferenza (il mio messaggio di risposta a Massimo era l'ambiguo: «sì, sì e ancora sì»).
Nel frattempo la macchina dell'organizzazione generale è ormai messa in moto: avanti tutta!
Le ultime frenetiche riunioni organizzative in sede CICAP a Padova, le settimane prima dell'inizio del convegno: sommersi da depliant, fogli di appunti, bozzetti, castelli di carte e... dolci fatti in casa!. Dall'alto e da sin.: Alessandra Carrer, Evandro Agostini e Matteo Granziero; Marino Franzosi, Adele di Pasquale e Armando Campana; Paola De Gobbi e Massimo Liberti; Filippo Miatto e Francesco Chiminiello; Tommaso Gecchelin e Francesca Guizzo; e ultima ma forse quella che piú ha lavorato dietro le quinte nei mesi precedenti il convegno: Mariella Merlino, segretaria tuttofare che ha gestito l'amministrazione del CICAP dell'ultimo anno e subito le decine di telefonate giornaliere per informazioni e iscrizioni al convegno.
Prima
Allora, ricapitoliamo: i relatori hanno confermato la loro disponibilità, grazie al Sindaco e al Comune di Padova il bel teatro Verdi sarà tutto nostro per tre giorni (contando anche la giornata dedicata all'allestimento), le iscrizioni continuano ad arrivare e sono ordinatamente catalogate all'interno del nostro database e le giornate di Marino Franzosi cominciano a contare 25, 26, 27 ore...
Che altro?
Oh, bazzecole: terminare la preparazione di locandine, biglietti, cartellini, programmi, completare la revisione di due numeri di S&P, uno di Magia, due quaderni del CICAP e uno nuovo di Magia, inviare il tutto e per tempo al tipografo, spedire il materiale a iscritti e abbonati, preparare man mano gli scatoloni con i libri e le riviste in vendita secondo precisi criteri per la futura predisposizione ordinata negli stand e... Basta così?
Be', a dire il vero ci sarebbero da preparare gli esperimenti per l'allestimento della mostra interattiva, controllare che tutto l'equipaggiamento sia funzionante e...
Da sin.: Se io sono sempre al cellulare, Marino lo si trova sempre dietro ad un pc... (Evandro e Marino mettono a punto il sistema informatico). Ma anche da altre regioni sono arrivati a darci una mano fin dal giorno prima: Barbara Melonaro e Marco Ciarapica, in primo piano, dalle marche; dietro di loro i sempre solerti Tatiana Toso e Andrea Villa.
Facciamo così: vi lascio qualche riga bianca, riempitela con qualsiasi attività compatibile con l'organizzazione di un convegno vi possa venire in mente; sarà stata sicuramente fatta.
Alternativamente, chiedete a Paola. Lei lo sa!
Il giorno prima
Si parte! Appuntamento al Teatro Verdi nel primo pomeriggio per i preparativi sul campo: ritrovare gli amici è sempre un piacere, come lo è conoscerne di nuovi.
Ci mettiamo al lavoro, chi con impegni amministrativi, chi di supervisione generale (Marino, Paola e Massimo, che non hanno mai un attimo di sosta; se vuoi sapere dov'è Marino, chiedi a Paola, lei lo sa, ma se cerchi Paola? (non dimenticare che ho sempre il cellulare dietro... sigh! n.d.pdg)), chi con compiti molto specifici (luci, microfoni, palco della regia), chi si improvvisa tuttofare.
Tra allestimenti dei locali per la mostra interattiva, preparazione delle locandine, tavoli per la vendita di libri, riviste e gadgets, elenchi alfabetici degli iscritti, varie ed eventuali, tutti si impegnano alacremente.
Per fortuna Alessandra Carrer, la grafica di Sidhe Design che ha curato insieme all'illustratore Fabio Maria Fedele (autore del bellissimo Sherlock Holmes, logo del Convegno) gli aspetti grafici di tutta la manifestazione, si è inventata le "croppettine". Cosa sono? Merendine snack «realizzate con solo grano proveniente da crop circle, rigorosamente made in Bra», ideali per recuperare ogni tanto un po' di energia.
E se ne sento il bisogno io, che sono arrivato bello fresco solo l'ultimo giorno, posso solo immaginare lo sforzo richiesto a chi si sta dedicando da mesi all'organizzazione di un evento impegnativo come un convegno nazionale.
Mentre osservo perplesso un cartello sibillino («Silenzio in palcoscenico»... ma non era «Silenzio in sala»?) si richiede un volontario per recarsi alla SIAE a regolarizzare i permessi per l'esecuzione dei brani musicali previsti per la Serata Magia. Mi offro io, accompagnato da Massimo che sa dove sono gli uffici della società: scopriremo nostro malgrado che la sede è stata spostata dall'altra parte della città e comunque è aperta solo al mattino. Qualcuno l'indomani dovrà alzarsi presto e fare una bella corsa (la lotteria l'ha vinta Matteo Granziero).
Tornati a teatro, mi esibisco nel mio numero del montacarichi umano sollevando la mia dolce metà, che nel frattempo è stata incaricata di ritagliare le sagome delle fatine di Cottingley (splendidamente disegnate da Fabio), per appendere le stesse alla giusta altezza nel preposto pannello.
Arriva la sera e si va tutti in pizzeria dove, dopo un'ottima cena, assistiamo a una splendida esibizione (riservata a noi Cicappini) di Nicolas D'Amore, che ci ammalia tutti quanti con le sue corde magiche e i suoi straordinari numeri di cartomagia, gustosissimo preludio alla serata di sabato.
E ora a nanna: i prossimi due giorni saranno a dir poco molto intensi.
Giorno uno
Anche se il giorno prima avevo sbirciato gli elenchi degli iscritti e sapevo cosa aspettarmi, vedere più di quattrocentocinquanta persone riempire la platea e la prima fila di palchi fa sempre un certo effetto.
Si parte puntualissimi: a dare il benvenuto ai congressisti è, come di consueto, il presidente del CICAP Steno Ferluga, la cui targhetta con il nome in bella vista darà l'occasione di ricreare un tipico caso di "errori della memoria" (d'altra parte siamo a un convegno del CICAP, no?).
Più di uno spettatore, infatti, anche in seguito durante il primo coffee break, bisbiglierà un po' perplesso: «Ma non si chiamava Stefano?», «Avrei giurato che il nome era Stefano», «Ma sul programma era scritto Stefano» (non è vero: è stato sempre e solo Steno).
La mattinata prosegue con la prima sessione per i cui dettagli vi rimando alla relazione di Silvano Fuso in queste pagine; io aggiungerò solo che Alfredo Castelli, citando in un passaggio del suo intervento l'Omino Bufo da lui creato, lo disegnerà, sempre continuando a parlare con il pubblico, su un foglio volante posato sul tavolo dei relatori (lo potete vedere qui a fianco).
Durante la pausa caffé, qualcuno di noi comincia a sospettare che il CICAP ha un vero fenomeno paranormale in casa e nessuno se n'è mai accorto: Alberto Villa, il nostro fotografo ufficiale, sembra possedere il dono dell'ubiquità, o meglio della "pentaquità" (si potrà dire?).
Come spiegare altrimenti il fatto di vederlo mentre scatta foto che documenteranno tutto il convegno in cinque posti diversi (in platea, nei palchi, dietro le quinte, nella sala della mostra, nel foyer) praticamente nello stesso momento: gemelli? Clonazione? Forse, semplicemente, mette una straordinaria passione e un grandissimo impegno in quello che fa.
Arrivato il momento della discussione con il pubblico, un congressista dalle prime file alza la mano, gli viene consegnato il microfono e in quel preciso istante tutti coloro che erano presenti anche al congresso mondiale di Abano trattengono il respiro.
Anche se sono passati due anni, è ancora ben vivo nella memoria di "quelli che c'erano" il ricordo del cosiddetto "Fattoide di tipo A" (per chi non sapesse di cosa sto parlando, rimando all'articolo di Luca Agosto nel numero 58 di S&P). Quando il distinto signore inizia lanciandosi in un'invettiva contro Mao-Tse-Tung e altri controversi personaggi storici rimaniamo tutti troppo sorpresi per fare, dire o semplicemente pensare qualcosa.
Finite le iscrizioni Matteo G., Gigliola e Erika Galli sono giá pronti per la vendita dei libri mentre Claudia, Francesca e Matteo Filippini si preparano alla segreteria. Sul tavolo tra le loro mitiche "cropmerendine"
Il commento più diffuso in sala è un forzato: «Ma che ci azzecca?» Poi, fortunatamente, il signore passa a toni più consoni e decisamente più in tema rivolgendosi ad Alfredo Castelli parlando di tesori nascosti e manoscritti che riporterebbero le chiavi di lettura di un misterioso e antico codice.
Pericolo scampato?
Per il momento sembra di sì, visto che le successive domande sono in sintonia con i temi trattati e proposte in maniera equilibrata e coerente.
E siamo così arrivati alla pausa pranzo: è il momento di visitare la sala del piano superiore in cui è stata allestita la mostra interattiva, dove la prova del letto di chiodi si rivela la più ricercata dall'ammirato pubblico e da alcuni dei relatori, tra cui Paolo Attivissimo.
L'Omino Bufo di Castelli. Talmente obiquo da fotografare se stesso? Sotto: Alberto Villa e Francesca
Dubbio peraltro confermato dal primo congressista a porre una domanda: oltre a esordire con un secco «Visti tutti gli argomenti di cui si occupa, il CICAP dovrebbe cambiare ragione sociale» (ma perché, poi?) si lancia in un'interminabile filippica che costringe uno dei relatori a ribattere con un educato «Se ho capito bene la domanda...». Dalle ultime file si leva un coro in aiuto: «Non l'ha capita nessuno la domanda!»
Ed ecco il secondo spettatore a prendere il microfono: è lui, il Nuovo Fattoide! Il fatto che si sia spostato in un altro settore della platea confonde per un attimo il resto del pubblico, ma nessuno ha più dubbi quando inizia a dire con tono deciso: «La mia non è una domanda, ma un intervento...». E prosegue: «... un intervento in difesa di Tolomeo, perché tutto dipende dal sistema di riferimento».
Che succede? Fabrizio, al centro tra la sua dolce metá e papá Carlo, si è addormentato durante le domande del pubblico? No, tranquilli, prende appunti a testa bassa per non dimenticare nulla ... ma proprio nulla.
Nulla, ma in una delle diapositive presentate era presente una lista di domande effettuate a scopo statistico tra cui era presente (in un angolino piccolo in alto e assolutamente non citata in nessun modo dalla relatrice) una questione sul moto della Terra intorno al Sole (ovviamente l'abbiamo capito a posteriori e non senza un certo sforzo collettivo).
Nessun vero Paladino di Tolomeo avrebbe potuto far passare cotanta offesa sotto silenzio.
Con le domande successive, anche se un po' (molto) lunghe torniamo a discussioni più adeguate.
Accidenti, è già finita la prima giornata: tutti gli interventi sono stati straordinariamente interessanti e il tempo è letteralmente volato. Ci aspetta una serata davvero straordinaria.
Serata Magia
Mentre molti di noi provvedono al necessario sostentamento, un preoccupatissimo Luigi Garlaschelli si aggira sul palco del teatro Verdi, tra tecnici e artisti che di lì a poco si esibiranno.
In una serata davvero magica come quella che sta per iniziare non può mancare l'esibizione di fachirismo della rottura di una lastra di marmo (con un martellone da cava) posata sul petto del Garlaschelli disteso tra due sedie.
L'interessato mi ha autorizzato a riferire che il peso del pietrone è rimasto costante nel tempo, non così i suoi anni (e il numero richiede un impegno fisico comunque non trascurabile; c'è bisogno di un erede: se già non è stato designato, Gigi può tenermi in considerazione).
In più, dovendo indossare per motivi di scena una maschera e sopra questa un cappuccio, Garlaschelli chiederà (e otterrà) di essere spinto sul palco al momento giusto non essendo certo di sentire la chiamata di Marco Morocutti (e considerando che sarebbe stato quest'ultimo a maneggiare il martellone, meglio non farlo innervosire).
In "sala regia" pronti per la serata, il trio: Massimo Polidoro, Francesco Grassi e Marco Morocutti. «Devo dire che in questa foto... mi ricordano molto le Charlie's Angels» (cit. Teo G.)
Mentre fervono gli ultimi preparativi (un sincero ringraziamento da parte del CICAP va senza dubbio a tutto il personale tecnico del teatro, professionale, disponibile e fortunatamente molto paziente, a cominciare dal responsabile capo Giorgio) i primi spettatori arrivati sul posto con largo anticipo per occupare i posti migliori si danno di gomito indicando una persona in coda alla biglietteria.
Sembra quasi, ma è... sì, è proprio lui: il Mago Forrest, il celebre attore comico e prestigiatore, conduttore in questi anni dei programmi della Gialappa's Band.
È una piacevolissima sorpresa per gli organizzatori, e lo sarà ancora di più a fine serata quando l'illustre ospite, dopo aver depredato le bancarelle di libri, farà ai prestigiatori che si sono esibiti e a tutto lo staff sinceri e graditissimi complimenti.
Intanto scopriamo che Piero Angela sarà purtroppo assente per motivi di salute, per fortuna non gravi, e che sarà sostituito in qualità di presentatore da Lorenzo Montali (notevole la repentina metamorfosi di quest'ultimo: un po' teso e agitato prima di entrare in scena, spigliato e sicuro di sé non appena è partito l'attacco musicale).
All'ingresso del teatro, cartelli ben in vista avvertono gli spettatori del cambio di programma e propongono correttamente il rimborso del biglietto dietro esplicita richiesta.
Solo due persone si avvarranno di questa opportunità, ma spero sinceramente per loro che avessero altre ragioni (non spiacevoli, naturalmente) e abbiano semplicemente approfittato dell'occasione, perché la serata sarà un vero trionfo, gli artisti saranno straordinari e si uscirà dal teatro con la certezza di avere assistito a un evento memorabile.
Piero Angela viene contattato in diretta telefonica all'inizio della rappresentazione e quando aggiornerà gli spettatori sul risultato della partita della Nazionale che si sta giocando in quel momento, rimaniamo tutti un po' sorpresi dallo scoprire il suo interesse per il calcio. Chi l'avrebbe detto?
Nel frattempo, dietro le quinte sta avvenendo un curioso scambio di vestiti: come da tradizione orientale (il teatro Kabuki insegna) gli aiutanti di scena, per quanto preziosissimi, devono risultare "invisibili" al pubblico e per ottenere questo effetto la cosa più semplice per loro è indossare vestiti neri (un effetto psicologico che varrebbe la pena analizzare meglio in futuro).
Però Tommaso ha scoperto che nella fretta non ha messo in valigia pantaloni scuri, quindi indosserà quelli (dal taglio non proprio mascolino) di Paola, mentre Filippo, che ha lo stesso problema, indosserà quelli di Fabio (..e quelli che ha indossato Fabio di chi erano? n.d. pdg).
Tutto chiaro?
Comunque sappiate che alla fine nessuno sarà rimasto in mutande (e un ringraziamento speciale ai ragazzi va doverosamente fatto, non solo per l'ottimo lavoro svolto, ma anche perché andando a dormire alle 4.30, si addormenteranno proprio durante l'unica relazione che avevano deciso di seguire come spettatori).
È difficile descrivere a parole la generosità e l'impegno con cui gli artisti si sono esibiti regalando una serata davvero speciale all'incantato pubblico: non solo i numeri più personali (come l'album da disegno di Alex Rusconi) ma anche quelli del repertorio classico (come gli anelli cinesi di Nicolas D'Amore) sono stati resi con una poesia e un'atmosfera tali da renderli unici e indimenticabili.
Come dite? Com'è andato il numero di Garlaschelli?
Benissimo, naturalmente, anche se il povero Marco Morocutti, impegnato in sala regia insieme a Massimo e a Francesco Grassi, ha dovuto emulare Flash, l'eroe dei fumetti. Impegnato a curare i suoni del numero di Nicolas Damore, visto che subito dopo toccava a lui, per arrivare in tempo in scena e non potendo lanciarsi come Tarzan sul palco appeso a un cavo, è stato costretto a una folle corsa coprendo in un tempo record il percorso uscita-giro del teatro-ingresso-entrata degli artisti-quinte-palco (e, ovviamente, stesso tragitto in senso inverso nel medesimo tempo per rientrare in sala regia al termine della sua esibizione).
Quando me l'hanno raccontato non sono riuscito a trattenermi dall'immaginare la situazione come una scenetta accelerata delle comiche di Benny Hill (scusa, Marco, non ho potuto davvero farne a meno).
La serata termina tra i lunghi e calorosi applausi del pubblico.
Giorno due
Essendo stati allietati il giorno precedente dall'esecuzione in versione monofonica e praticamente completa della Sinfonia n. 40 di Mozart, Sergio Della Sala, prima di introdurre la prima sessione mattutina, avverte il pubblico che durante la notte è stato montato un raggio laser anticellulare che si attiverà contemporaneamente a qualunque suoneria; inoltre, vista la lunghezza eccessiva di alcune domande, sono state rese operative sotto ogni poltrona le botole antilogorrea, che si attivano automaticamente dopo 30 secondi trascinando il prolisso congressista direttamente al centro della Terra.
Mai e poi mai, infine, il personale di sala dovrà incautamente lasciare il microfono in mano ai congressisti.
Foto di gruppo per i ragazzi del CICAP Milano: Marcello, Lara, Alessandro, Giacomo, Valerio, Fabio T., Luca, Valentina e Andrea
La sessione procede senza intoppi (per i relatori, almeno, visto che il nostro fotografo ufficiale Alberto Villa esegue i suoi scatti senza flash; si pensa a una pellicola ultrasensibile utilizzata appositamente per non disturbare i relatori, ma scopriremo poi che, molto più semplicemente, il suo flash ha deciso di spegnersi per sempre proprio quella mattina... Murphy ha colpito ancora) e così pure la discussione con il pubblico. Le domande più brevi sono quelle che provengono dalla prima fila di palchi: la limitazione di non consegnare il microfono agli spettatori costringe infatti il questionante a sporgersi in una non comodissima posizione per raggiungere il microfono che il personale di sala gli porge in punta di piedi.
E ora... diamine, ora tocca a me. La mia nuova condizione di relatore mi porta a conoscere quella che è comunemente nota come "La maledizione di Chiminello": se userò i microfoni da tavolo (rendendo noti a tutto il pubblico tempi e modalità della mia salivazione) o utilizzerò i microfoni a gelato (agitandoli convulsamente dappertutto tranne che vicino alla bocca) o alternerò mormorii indistinguibili a strepiti degni di una scimmia urlatrice, strali e saette verranno lanciati dalle quinte verso di me (ed è per l'appunto il direttore di scena, Francesco Chiminello, a lanciarle o in alternativa il suo assistente Simone Angioni).
Prendo un bel respiro e vado.
Si chiude! E il furgone è carico a tempo di record. Da sin. Andrea V., Claudia, Marino, Francesca, Claudio Cocheo, Teo G., e, purtroppo solo di spalle, il sempre presente Andrea Salsi
Silvano Fuso, cui spetta il compito di chiudere l'ultima sessione (e scherzosamente presentato dalla simpaticissima moderatrice, professoressa Milla Baldo Ceolin, come «la prova vivente che anche la chimica serve a qualcosa») durante il suo intervento cadrà in un lapsus freudiano affermando deciso: «Di questo argomento parlerò tra un atomo».
Anche in questo caso le domande vengono poste senza eccessi e in men che non si dica siamo arrivati alla fine del convegno.
Steno Ferluga riprende la parola e ricorda a tutti che il prossimo convegno si terrà nel 2008 e che si festeggeranno i primi vent'anni del CICAP.
Sarà quindi un evento davvero speciale e memorabile... come tutti i convegni del CICAP, del resto, solo un po' di più.