Il governo mondiale e la controchiesa
di Pierre Virion
Controcorrente, Napoli 2004
pp. 569, € 30
__________________________
di Paolo Cortesi
Per conoscere le radici culturali, o meglio l'humus intellettuale, di Pierre Virion occorre andare un po' indietro nel tempo. Dobbiamo almeno citare l'abate Augustin Barruel (1741-1820), Jacques Crétineau Joly (1803-1875) ed Henri-Roger Gougenot des Mousseaux (1805-1876): li accomuna non tanto la nazionalità francese, quanto piuttosto il fatto di essere cattolici tradizionalisti fortemente antisemiti, antimodernisti, reazionari, apocalittici e militanti.
Il cattolicesimo intransigente che sostengono ha origine nella seconda metà dell'Ottocento, come opposizione al movimento anticattolico che era espresso da nazioni (Italia, Francia, Germania) che vedevano la Chiesa romana come un antico, ingombrante ostacolo alla loro affermazione: il nazionalismo, insomma, non tollerava un'autorità, quella del papa, che si presentava quale superiore e assoluta. Questo gioco di forze durò praticamente per tutta quella parte del Novecento che terminerà, tragicamente, con la Prima Guerra Mondiale.
Il cattolicesimo fondamentalista propugnato dagli autori citati si sviluppava secondo una linea teorica molto semplice (e proprio questa rudimentale semplicità fu, senz'altro, una delle cause della sua facile presa tra il ceto borghese ed il clero meno culturalmente attrezzato): il nemico numero uno dell'umanità era il giudeo; esso aveva ordito una congiura planetaria per realizzare un governo mondiale; strumento esecutore di questo complotto colossale era la massoneria.
Per quanto oggi possa stupire, i sostenitori di questa teoria si esprimevano senza incertezze, con una durezza che talvolta pareva fatta apposta per coprire l'evidente rozzezza del messaggio: "Nella storia umana , ci si trova davanti a due città: quella di Dio e quella di Satana, da venti secoli la città di Dio è la Chiesa cattolica e la città del male è il popolo ebreo, popolo internazionale sparso su tutta la terra. Qui la lotta eterna del bene e del male, di Cristo e di Satana, si gioca tra il popolo cattolico ed il popolo ebreo"; così scriveva - nel 1921 - monsignor Jouin.
Nato sul finire dell'Ottocento, l'antisemitismo cattolico ebbe un terribile vigore durante la lunga, tetra stagione delle dittature nere europee; in Francia, il governo collaborazionista di Vichy sposò senza reticenze la causa ultratradizionalista. Nel dopoguerra, gli ultracattolici reazionari non cessarono la loro opera - minoritaria, velleitaria ma enragée -; proprio nel 1946 nacque la rivista "La Pensée catholique", che era la bandiera di un pensiero cattolico molto particolare: quello che proclamava la necessità di una crociata antiebraica e quindi antimassonica. Del vivaio di scrittori de "La Pensée catholique" (Lucien Lefèvre, Henri Lusseau, Alphonse Roul, Victor Berto) fece parte l'autore di questo libro, Pierre Virion, nato nel 1898, che fu precettore privato presso famiglie della più alta aristocrazia cattolica romana.
Tradotto in italiano (ma la traduzione, purtroppo, è tutt'altro che impeccabile), arriva Bientôt un gouvernement mondiale, che ha preso il titolo Il governo mondiale e la controchiesa.
Stupisce subito la decisione dell'editore di pubblicare un testo decisamente datato: la prima edizione originale, infatti, è del 1967. Se trent'anni fa, il libro di Virion poteva suscitare scalpore presso certi lettori, oggi avrebbe senso solo se letto in chiave storiografica: non documento di militanza e attualità, ma testimonianza di un'epoca e di un certo atteggiamento culturale. Tale intenzione, però, non è stata dell'editore; né le note e i commenti del curatore servono a dare un orientamento storiografico. Eppure, le occasioni per un deciso intervento critico non mancavano; si può dire, anzi, che ogni pagina solleva tali necessità. Si veda, come unico esempio scelto fra i più significativi, a pagina 460, laddove l'autore afferma: "I Protocolli dei Saggi di Sion sono uno dei tanti aggiornamenti dello spirito ebraico nel corso dei millenari vagabondaggi (...) I Protocolli fanno dunque parte d'un tutto, ma parte essenziale emanante da potenze giudaiche, dove la cabala ha maggior credito dell'Antico Testamento, che sfrutta credenze tradizionali alla sovranità temporale".
Dichiarazioni semplicemente false, poiché sappiamo da molto tempo che i sedicenti Protocolli di Sion sono una grossolana falsificazione operata proprio da ambienti antisemiti di fine Ottocento per giustificare l'ennesima caccia all'ebreo.
Si provi ad immaginare quali conseguenze può avere affidare tali affermazioni - tanto perentorie quanto non vere - a lettori giovani o giovanissimi, o comunque sprovvisti di ogni filtro culturale...
Particolarmente odiosa è l'intera atmosfera che promana dalle pagine del libro, in cui ogni persona ritenuta colpevole, pericolosa, insomma negativa è regolarmente qualificata come elemento del gigantesco complotto anticattolico, apponendo un marchio che appare non meno infamante della stella gialla di Davide che gli ebrei dovevano cucire sugli abiti negli sciagurati anni dell'Olocausto.
Va da sé che ogni lettore laico (ma anche ogni lettore non fervidamente cattolico, chi non condivide l'idea di Virion secondo cui la Chiesa cattolica è "la società perfetta") avrà molte, forti e giustificate riserve nell'accogliere la sua visione della storia universale intesa come lotta fra Bene e Male, in cui il Bene - ovviamente! - è la dottrina della Chiesa romana.
Virion, insomma, si presenta decisamente inquietante: sotto un'apparente pacatezza da studioso, cela - e neppure tanto bene - un animo livoroso pronto, direi entusiasta, alla persecuzione.
L'idea stessa che è alla base del libro, cioè il complotto universale giudeo-massonico, è un'idea vecchia, decrepita, ormai esausta. Nessuno potrebbe negare che la globalizzazione abbia, effettivamente, caratteristiche assai vicine alla congiura planetaria: basti pensare alla struttura verticistica e all'altissimo livello di segretezza di cui si circondano le multinazionali per le loro decisioni fondamentali. Ma attualmente non ha senso interpretare tale fenomeno, assai articolato e complesso, con le categorie assolutamente semplicistiche, riduttive e faziose di Virion.
Sarebbe come pubblicare, oggi, un libro di astronomia che utilizzi le effemeridi di Tolomeo...
Il libro si conclude con un appassionato inno a Maria, Madre di Dio, invocata per trionfare sugli "uomini ingannati o colpevoli di fondare su esecrabili misteri, su degli idoli blasfemi, le loro istituzioni internazionali" e "vittoriosa su tutte le eresie, la sua Maternità preserverà gli uomini dalle astuzie e dall'impresa omicida del Mentitore, dissimulante sotto il suo mondialismo umanitario, sotto il messianismo cosmico, l'escatologia di un Nuovo Ordine delle cose che in segreto le sette reputano per il loro avvento".