Chicago. La sindrome dei falsi ricordi è ben nota agli psicologi e suscita numerosi dubbi, ad esempio, sul ruolo dei testimoni oculari e sulla validità delle cosiddette regressioni ipnotiche (si veda ad esempio: "La sindrome dei falsi ricordi", di Mark Pendergrast, S&P 46, 2002).
Se la realtà dei falsi ricordi non è messa in discussione, più controversa è la loro interpretazione. Secondo alcuni ricercatori, si tratterebbe di memorie represse che si riaffacciano in superficie anni dopo un evento traumatico. È noto che la memoria è imperfetta anche in circostanze ordinarie: la formazione, l'immagazzinamento e il recupero dei ricordi dipendono infatti da molti fattori che possono influenzare questi processi.
Un gruppo multidisciplinare di ricercatori della Northwestern University di Evanston/Chicago, negli Stati Uniti, è riuscitoa scoprire nuove prove sull'esistenza dei falsi ricordi e di come si formano.
Lo studio, descritto in un articolo pubblicato sulla rivista Psychological Science, sfrutta le tecniche di risonanza magnetica per individuare come si forma il ricordo di qualcosa che non è mai accaduto. Come spiega lo psicologo Kenneth A. Paller, uno degli autori della ricerca: "Abbiamo misurato l'attività cerebrale di persone che osservavano la foto di un oggetto o immaginavano altri oggetti che chiedevamo loro di visualizzare. Più tardi abbiamo chiesto ai partecipanti di discriminare fra quello che avevano visto realmente e quello che si erano immaginati".
Molte delle figure visive che ai soggetti era stato chiesto di immaginarsi, in seguito sono state ricordate erroneamente come effettivamente osservate. "Riteniamo - continua Paller - che le parti del cervello usate per percepire realmente un oggetto e per immaginarlo si sovrappongano. Pertanto, un evento vividamente immaginato può lasciare una traccia nel cervello molto simile a quella di un evento realmente sperimentato. Quando i ricordi vengono immagazzinati, che si tratti di oggetti percepiti o immaginati, vengono coinvolte alcune delle stesse aree cerebrali".
Se la realtà dei falsi ricordi non è messa in discussione, più controversa è la loro interpretazione. Secondo alcuni ricercatori, si tratterebbe di memorie represse che si riaffacciano in superficie anni dopo un evento traumatico. È noto che la memoria è imperfetta anche in circostanze ordinarie: la formazione, l'immagazzinamento e il recupero dei ricordi dipendono infatti da molti fattori che possono influenzare questi processi.
Un gruppo multidisciplinare di ricercatori della Northwestern University di Evanston/Chicago, negli Stati Uniti, è riuscitoa scoprire nuove prove sull'esistenza dei falsi ricordi e di come si formano.
Lo studio, descritto in un articolo pubblicato sulla rivista Psychological Science, sfrutta le tecniche di risonanza magnetica per individuare come si forma il ricordo di qualcosa che non è mai accaduto. Come spiega lo psicologo Kenneth A. Paller, uno degli autori della ricerca: "Abbiamo misurato l'attività cerebrale di persone che osservavano la foto di un oggetto o immaginavano altri oggetti che chiedevamo loro di visualizzare. Più tardi abbiamo chiesto ai partecipanti di discriminare fra quello che avevano visto realmente e quello che si erano immaginati".
Molte delle figure visive che ai soggetti era stato chiesto di immaginarsi, in seguito sono state ricordate erroneamente come effettivamente osservate. "Riteniamo - continua Paller - che le parti del cervello usate per percepire realmente un oggetto e per immaginarlo si sovrappongano. Pertanto, un evento vividamente immaginato può lasciare una traccia nel cervello molto simile a quella di un evento realmente sperimentato. Quando i ricordi vengono immagazzinati, che si tratti di oggetti percepiti o immaginati, vengono coinvolte alcune delle stesse aree cerebrali".