Nella prefazione a questo libro, Elio Sindoni giustifica l'ipotesi di presenze extraterrestri in viaggio verso di noi, ed il diffuso anelito al contatto, con il senso di solitudine dell'uomo di fronte all'immensità dell'universo e con la generale curiosità verso il mistero; ma è sostanzialmente scettico circa la possibilità concreta che ci possano essere, fuori dalla nostra terra, forma di vita paragonabili alla nostra e dunque civiltà con cui interagire. Scopo dichiarato di Stefania Genovese, giovane studiosa di Ufologia, assurta alla notorietà fra i cultori della materia come autrice di una delle prime tesi universitarie sull'argomento, è quello di dimostrare come esista comunque realmente un "problema ufologico", che coinvolgerebbe molti aspetti della nostra cultura, reclamando la necessità di un approfondito approccio multidisciplinare.
Il tema centrale del libro è quello di confrontare l'ipotesi di una "oggettività" del fenomeno UFO con una eventuale matrice mitopoietica del fenomeno stesso, laddove per "fenomeno" non si intende un fatto oggettivo, passibile di misurazione e falsificabilità, ma, secondo una definizione ad hoc, un fatto essenzialmente testimoniale, dunque soggettivo. Questa definizione di UFO appaga evidentemente il desiderio degli ufologi più scettici di mantenere un campo di indagine realisticamente sostenibile, ma trasferisce troppo sul campo della psicologia, della sociologia, del folklore e delle suggestioni dei media qualcosa che invece si dovrebbe meglio adattare ai paradigmi delle scienze fisiche.
È un dato di fatto che la parte più consistente dei rapporti ufologici sono rapporti sulle persone e relata dei loro racconti. Alla periferia della parte più consistente della presunta fenomenologia UFO starebbero invece veri e propri fenomeni fisici (come le luci atmosferiche), forzosamente mantenute nell'alveo ufologico, anche se evidentemente non ne fanno parte convincentemente.
A mio avviso l'autrice, privilegiando l'interpretazione mitopoietica, non sviluppa a sufficienza un'altra problematica: dato per condivisibile che esista una lunga tradizione filosofica, culturale, e folklorica che giustifica l'ipotesi di una mitologia ufologica e extraterrestrialista e dunque di una persistente mitopoiesi in tal senso, quale è in effetti la componente mitica del fenomeno UFO e quanta e quale la sua componente favolistica?
Stefania Genovesi, come ormai molti ufologi, dubita che la leggenda dei dischi volanti sia apparsa improvvisamente dopo l'avvistamento di Kenneth Arnold del 1947 e sulla scia della produzione fantascientifica, e propone piuttosto l'ipotesi, a mio avviso condivisibile solo in parte, di "un mito rimasto in incubazione per molti secoli" che in passato avrebbe assunto connotazioni etnico religiose e negli ultimi decenni prenderebbe invece connotazioni tecnologiche.
Il mito infatti esiste soprattutto proprio in quanto e fin tanto che serve a spiegare qualcosa (di reale o simbolico) ed ha una funzione sociale. Ma l'ufologia serve a spiegare dei fatti reali e ne ricerca correttamente l'origine, o piuttosto i presunti avvistamenti ed incontri vengono costruiti, o ricostruiti, in base all'abbondante letteratura fantascientifica? Perché non privilegiare dunque un'ipotesi esplicativa favolistica, probabilmente più confacente?
La posizione personale dell'autrice rimane piuttosto in bilico fra l'ipotesi di una causa extraterrestrialista (collegata alla presenza di astronavi aliene) dei fenomeni ufologici ed una strettamente psico-sociologica che vede nell'Ufo o più in particolare nella testimonianza e nel racconto del fatto ufologico (quale che ne sia l'eventuale origine reale) un prodotto culturale dell'uomo moderno
Nonostante tutto il libro muova decisamente in favore dell'interpretazione socio-psicologica o antropologica, più consona alla tradizione del suo originario gruppo ufologico di affiliazione (il CISU), e questo approccio appaia il più fecondo di risultati se non l'unico praticabile, in più punti Stefania Genovese non se la sente di chiudere del tutto le porte all'ipotesi extraterrestrialista, ricordando che per la maggior parte degli ufologi, "nonostante sia ancora priva di riscontri oggettivi ed attestazioni scientifiche, l'ipotesi più accreditata sulla natura degli UFO, è quella che sostiene che essi siano delle astronavi aliene provenienti da altri mondi".
Evidentemente l'ipotesi ET mantiene per la nostra autrice un grande potere fascinatorio; ma, nonostante le debolezze pro-ET, la sua posizione si avvicina molto, nel complesso, a quella di chi, da scettico, ha ritenuto più utile studiare gli ufologi che non il loro presunto campo di indagine, nel quale indubbiamente difettano i fatti esaminabili scientificamente.