Lo scopo dichiarato di questo raffinato saggio storico, di carattere peraltro non specialistico, è rispondere alla seguente fondamentale domanda: perché i discendenti degli eurasiatici dominano il pianeta con il loro potere e la loro ricchezza, a scapito di africani e nativi di America e Oceania? La risposta a questa domanda non è evidentemente semplice. C'è un episodio storico che possiamo considerare in qualche modo paradigmatico: nel 1532 il conquistador spagnolo Francisco Pizarro, con un esercito raccogliticcio di 62 cavalieri e 106 fanti, sottomise l'impero Inca. Pochi anni prima il suo connazionale Cortés aveva compiuto un'impresa simile con gli Aztechi. Vari furono gli elementi che concorsero al successo dell'impresa:
1) gli Spagnoli disponevano di un armamento assai più avanzato: spade e armature in acciaio, fucili e cavalli si trovarono a fronteggiare truppe a piedi con bastoni, mazze e asce in pietra, legno e bronzo;
2) l'imperatore inca Atahualpa era uscito vincitore da una guerra civile che aveva lasciato il suo popolo diviso e vulnerabile; è interessante rilevare come questa guerra fosse stata provocata da un'epidemia di vaiolo che aveva sterminato la preesistente famiglia reale. Tale epidemia era stata portata dagli Spagnoli che erano in precedenza sbarcati a Panama e in Colombia;
4) gli Spagnoli disponevano di una tecnologia navale totalmente sconosciuta nel Nuovo Mondo, che aveva consentito loro di varcare l'oceano;
5) gli apparati dello stato spagnolo avevano promosso il finanziamento e l'organizzazione dell'impresa. A tale dinamismo si contrappose l'accentramento, totalmente inadeguato, di tutto il potere nelle mani di Atahualpa, che paralizzò il sistema statale inca allorché egli fu preso in ostaggio da Pizarro;
6) da ultimo, gli Spagnoli disponevano della scrittura che aveva permesso loro di trasmettere informazioni ed esperienze: l'imboscata di Pizarro ad Atahualpa fu esplicitamente copiata da quella di Cortés all'imperatore azteco Montezuma. Per contro, Atahualpa non possedeva alcun resoconto di situazioni analoghe.
Riassumendo, gli elementi decisivi del successo di Pizarro furono la superiorità tecnologica in campo militare e navale e la disponibilità di una tradizione scritta. A suo favore giocò poi la diffusione nel Sudamerica di gravi malattie contagiose di origine europea. Tutti questi elementi hanno svolto un ruolo fondamentale nel determinare gli odierni equilibri tra i popoli della terra.
Ma che cosa c'è a monte di questi stessi elementi? Lo schema generale tratteggiato nel libro di Diamond è il seguente: l'Eurasia godeva di un'ampia disponibilità di specie animali e vegetali addomesticabili. Tale disponibilità, nettamente superiore a quella di ogni altro continente, stimolò il passaggio, in anticipo sugli altri, dal primitivo stato di cacciatori raccoglitori a quello di agricoltori e allevatori. L'agricoltura e la zootecnia crearono dei surplus alimentari che consentirono a una certa parte della popolazione di non lavorare direttamente per la sussistenza, ma di dedicarsi a tempo pieno ad altre attività; consentirono, ad esempio, la creazione di un esercito e di una burocrazia. Permisero poi di rinunciare alle migrazioni e incrementarono l'aumento della popolazione.
Il libro contiene interessantissime discussioni sui requisiti che deve possedere una pianta o un animale affinché sia addomesticabile e sul passaggio da varietà selvatiche a varietà domestiche. Veniamo allora a sapere che delle 56 specie erbacee esistenti sulla terra a seme più grosso (le più utili all'uomo), ben 33 sono originarie del complesso Eurasia-Nordafrica e, ad esempio, solo 2 del Sudamerica. Per quanto riguarda poi gli animali, moltissime furono le specie sottoposte a qualche tentativo di addomesticamento. Il risultato fu positivo soltanto in un numero limitatissimo di casi. Ancora una volta il complesso Eurasia-Nordafrica la fece da padrone, se si considera che prima della colonizzazione gli unici mammiferi domestici di grande taglia presenti al di fuori di tale complesso erano il cane nel Nordamerica e il lama e l'alpaca nella regione andina. Ci viene così dettagliatamente illustrato perché fallirono i tentativi di addomesticamento di specie assai vicine ad animali addomesticabili, come le zebre e i pecari. Un ruolo importante per la diffusione delle tecniche di agricoltura e allevamento lo ebbe anche la disposizione est-ovest dell'Eurasia, mentre tale diffusione fu ostacolata dalla disposizione nord-sud di America e Africa.
L'allevamento e quindi il contatto con gli animali ebbe come conseguenza il passaggio all'uomo di malattie di origine animale (praticamente tutte le principali malattie contagiose), che i colonizzatori europei si sarebbero poi portati dietro con risultati devastanti.
Le società agricole divennero sempre più complesse dal punto di vista sociale e si svilupparono politicamente dal livello tribale al livello statale. La creazione di tecniche efficienti di scrittura accelerò lo sviluppo. Un capitolo importante riguarda l'evoluzione della scrittura nelle varie parti del mondo.
Infine, la tecnologia. Vengono discusse le dinamiche storiche e sociali che portarono alla nascita delle tecnologie e anche, talvolta, a forme di regressione tecnologica.
L'opera si conclude con un giro del mondo in cinque capitoli, in cui si passano in rassegna alcune realtà locali particolari. Particolarmente interessante il capitolo sulla Cina, in cui vengono illustrate le ragioni, di natura essenzialmente politica, per cui questo paese, così tecnologicamente avanzato nel Medioevo, sia stato poi superato dall'Europa.
Per concludere, il lavoro di Diamond fornisce una chiave di lettura della storia umana assai lontana dai punti di vista tradizionali e contiene una quantità notevole di informazioni presentate in maniera brillante e avvincente, con una bibliografia assai ricca. È ben meritato, a parere di chi scrive, il premio Pulitzer per la saggistica assegnatogli proprio per questo libro.