Il 16, 17 e 18 ottobre del 1995 la trasmissione "Misteri, speciale Ufo" (Raidue), condotta da Lorenza Foschini, mandava in onda per la prima volta in Italia la famosa "autopsia dell'alieno". Le immagini mostrano quelle che dovrebbero essere le riprese di un intervento autoptico su di un essere dall'aspetto umanoide, glabro e, a prima vista, privo di alcuni caratteri distintivi dei mammiferi come i capezzoli e l'ombelico. Ha il ventre rigonfio, grandi e scuri occhi neri e sia le mani che i piedi presentano un polidattilismo di sei dita. Nel video si vedono tre uomini coperti da ingombranti tute, maschera e copricapo chirurgici. Dietro un pannello trasparente c'è un altro medico, anche lui con camice, mascherina e copricapo. Uno dei tre medici opera un'incisione a Y sul torace dell'essere ed estrae diversi organi. Da ciò che si riesce a cogliere, nessun organo sembra somigliare a quelli umani. L'attenzione si sposta poi sugli occhi, ricoperti da una sorta di lenti nere, che, una volta rimosse, rivelano un bulbo oculare interamente bianco. A questo punto viene aperto il cranio con una sega a mano e rimossa la materia cerebrale.
Il filmato, in bianco e nero e senza sonoro, dura circa ventuno minuti, mentre l'autopsia (a partire dal momento dell'incisione del torace), un'ora e un quarto. Le riprese sono molto movimentate e presentano diversi tagli.
Oltre alla trasmissione della Rai anche il CUN (Centro Ufologico Nazionale) diffuse successivamente il filmato nel la videocassetta "Caddero sulla Terra. Il caso Roswell", allegata alla rivista Notiziario Ufo.
Tutto era iniziato nel marzo del 1995, quando il produttore londinese Ray Santilli dichiarò di aver acquistato alcune bobine da un ex cineoperatore militare di ottantatre anni di nome Jack Barnett. Questi avrebbe filmato nel 1947, quando era di stanza a Washington D.C., i rottami di un disco volante precipitato nel New Mexico, le autopsie di due alieni recuperati, la ricognizione di uno strano essere all'interno di una tenda da campo (il famoso "Filmato della Tenda", ritenuto un clamoroso falso), le immagini dei rottami del disco e altre sconvolgenti e ancora ignote sequenze. Barnett affermò che, dopo aver sviluppato le pellicole fece una prima consegna. Il resto del materiale non venne però mai restituito ai militari: l'Usaaf (United States Army Air Force) non venne mai a ritirare le altre bobine, malgrado fosse stata più volte invitata a farlo dallo stesso Jack Barnett.
La storia raccontata da Santilli è stata più volte modificata per venire incontro alle numerose critiche mosse da alcuni ricercatori. Il discorso fondamentale però è che nessun altro, tranne Santilli, ha mai visto il filmato proiettato dalle pellicole originali e questo ha fatto nascere non pochi dubbi sulla reale esistenza delle stesse. Esistono solo alcuni frammenti di una pellicola, dei quali però non è mai stata dimostrata l'appartenenza alle presunte bobine originali. Essi infatti non mostrano alcuna immagine ricollegabile con il video. Proprio per tali motivi la Kodak si è rifiutata di effettuare analisi su frammenti di questo tipo. Le richieste della Kodak, infatti, sono state molto precise: cinquanta fotogrammi in cui sia ripresa la creatura, in modo da effettuare analisi della spaziatura dei fori delle perforazioni, mutata intorno al 1955 per adeguarsi ai nuovi equipaggiamenti. Per portare a termine i controlli sarebbe inoltre necessario effettuare un piccolo foro su un fotogramma, così da determinare la composizione chimica della pellicola.
Un discorso a parte merita l'analisi della tecnica di ripresa. In un articolo pubblicato sul Mufon Ufo Journal del marzo 1996, Kent Jeffrey, coordinatore dell'International Roswell Initiative, riporta le impressioni di tre esperti cameraman di guerra: Joe Longo, presidente dell'International Combat Camera Association; Bill Gibson, che fotografò i primi lanci di V-2 e che lavorò negli anni Quaranta a due progetti dell'Air Force sugli Ufo; il tenente colonnello a riposo Daniel A. McGovern, attivo in Europa durante la Seconda guerra mondiale sui bombardieri B-17, l'operatore che riprese per primo Hiroshima e Nagasaki dopo il lancio delle bombe atomiche. Secondo i tre cameraman, già nel 1947 si utilizzavano pellicole a 16 millimetri a colori per tutti i progetti importanti e per tutte le procedure mediche. Nel caso in cui queste fossero state particolarmente importanti si utilizzavano due cineprese fisse (e non mobili come si evince dal filmato). Inoltre era sempre presente un fotografo che inevitabilmente veniva inquadrato dalle telecamere. Tutto questo non appare nel filmato di Santilli. I tre militari ritengono le riprese di pessima qualità e, commenta Joe Longo, "se qualcuno nella mia unità avesse girato un filmato del genere sarebbe finito in cucina a pelare patate". I cameraman muovono critiche anche riguardo le etichette riprodotte nelle fotocopie distribuite da Santilli. Il timbro in esse raffigurato, anche dopo ricerche presso gli archivi nazionali, non apparterrebbe ad alcun dipartimento degli Stati Uniti.
Ma veniamo all'autopsia vera e propria. Secondo autorevoli esperti anatomo-patologi come il dottor Paul O'Higgins dello University College di Londra e il Professor Pierluigi Baima Bollone, ordinario di medicina legale all'Università di Torino, l'operazione è stata eseguita senza alcun metodo e non è stata effettuata da un patologo. "Non ci siamo come manualità", afferma Baima Bollone, "non ci siamo come tempi, non ci siamo come ferri. Non vengono eseguiti prelievi e mancano i ferri necessari". Anche per quanto riguarda l'aspetto antropomorfico del presunto alieno il patologo Ed Uthman e lo stesso Baima Bollone concordano nel ritenerlo un "non senso biologico", cioè l'essere ha una struttura troppo simile a quella umana per non avere alcune caratteristiche proprie degli umani che invece mancano. Le analisi computerizzate del professor Nello Balossino, ordinario di Informatica presso l'Università di Torino, hanno inoltre messo in evidenza la presenza sia dei capezzoli che dell'ombelico celati, probabilmente, dall'utilizzo di cerone: "nella costruzione dell'essere", afferma Baima Bollone "potrebbe essere stato usato del materiale autoptico, il che giustificherebbe la presenza del cerone". Dell'autenticità del filmato non solo non esiste alcuna prova concreta, ma nemmeno un piccolo indizio. Di contro ne esistono moltissimi che possono indicare che il presunto alieno potrebbe essere un artefatto realizzato con elementi sintetici e parti anatomiche umane di persone affette da una qualche malformazione genetica.
Per dimostrare, infine, che la realizzazione di un simile filmato non è impresa impossibile, un gruppo di amici, guidati da Andrea Zoboli, ha realizzato un filmato simile al film in questione. L'operazione, in questo caso, è avvenuta su un alieno costruito e modellato utilizzando tecniche proprie degli effetti speciali cinematografici. Il filmato è stato mostrato per la prima volta nel corso del VI Convegno Nazionale del CICAP (Padova, 1999)
Per saperne di piu:
Il filmato, in bianco e nero e senza sonoro, dura circa ventuno minuti, mentre l'autopsia (a partire dal momento dell'incisione del torace), un'ora e un quarto. Le riprese sono molto movimentate e presentano diversi tagli.
Oltre alla trasmissione della Rai anche il CUN (Centro Ufologico Nazionale) diffuse successivamente il filmato nel la videocassetta "Caddero sulla Terra. Il caso Roswell", allegata alla rivista Notiziario Ufo.
Tutto era iniziato nel marzo del 1995, quando il produttore londinese Ray Santilli dichiarò di aver acquistato alcune bobine da un ex cineoperatore militare di ottantatre anni di nome Jack Barnett. Questi avrebbe filmato nel 1947, quando era di stanza a Washington D.C., i rottami di un disco volante precipitato nel New Mexico, le autopsie di due alieni recuperati, la ricognizione di uno strano essere all'interno di una tenda da campo (il famoso "Filmato della Tenda", ritenuto un clamoroso falso), le immagini dei rottami del disco e altre sconvolgenti e ancora ignote sequenze. Barnett affermò che, dopo aver sviluppato le pellicole fece una prima consegna. Il resto del materiale non venne però mai restituito ai militari: l'Usaaf (United States Army Air Force) non venne mai a ritirare le altre bobine, malgrado fosse stata più volte invitata a farlo dallo stesso Jack Barnett.
La storia raccontata da Santilli è stata più volte modificata per venire incontro alle numerose critiche mosse da alcuni ricercatori. Il discorso fondamentale però è che nessun altro, tranne Santilli, ha mai visto il filmato proiettato dalle pellicole originali e questo ha fatto nascere non pochi dubbi sulla reale esistenza delle stesse. Esistono solo alcuni frammenti di una pellicola, dei quali però non è mai stata dimostrata l'appartenenza alle presunte bobine originali. Essi infatti non mostrano alcuna immagine ricollegabile con il video. Proprio per tali motivi la Kodak si è rifiutata di effettuare analisi su frammenti di questo tipo. Le richieste della Kodak, infatti, sono state molto precise: cinquanta fotogrammi in cui sia ripresa la creatura, in modo da effettuare analisi della spaziatura dei fori delle perforazioni, mutata intorno al 1955 per adeguarsi ai nuovi equipaggiamenti. Per portare a termine i controlli sarebbe inoltre necessario effettuare un piccolo foro su un fotogramma, così da determinare la composizione chimica della pellicola.
Un discorso a parte merita l'analisi della tecnica di ripresa. In un articolo pubblicato sul Mufon Ufo Journal del marzo 1996, Kent Jeffrey, coordinatore dell'International Roswell Initiative, riporta le impressioni di tre esperti cameraman di guerra: Joe Longo, presidente dell'International Combat Camera Association; Bill Gibson, che fotografò i primi lanci di V-2 e che lavorò negli anni Quaranta a due progetti dell'Air Force sugli Ufo; il tenente colonnello a riposo Daniel A. McGovern, attivo in Europa durante la Seconda guerra mondiale sui bombardieri B-17, l'operatore che riprese per primo Hiroshima e Nagasaki dopo il lancio delle bombe atomiche. Secondo i tre cameraman, già nel 1947 si utilizzavano pellicole a 16 millimetri a colori per tutti i progetti importanti e per tutte le procedure mediche. Nel caso in cui queste fossero state particolarmente importanti si utilizzavano due cineprese fisse (e non mobili come si evince dal filmato). Inoltre era sempre presente un fotografo che inevitabilmente veniva inquadrato dalle telecamere. Tutto questo non appare nel filmato di Santilli. I tre militari ritengono le riprese di pessima qualità e, commenta Joe Longo, "se qualcuno nella mia unità avesse girato un filmato del genere sarebbe finito in cucina a pelare patate". I cameraman muovono critiche anche riguardo le etichette riprodotte nelle fotocopie distribuite da Santilli. Il timbro in esse raffigurato, anche dopo ricerche presso gli archivi nazionali, non apparterrebbe ad alcun dipartimento degli Stati Uniti.
Ma veniamo all'autopsia vera e propria. Secondo autorevoli esperti anatomo-patologi come il dottor Paul O'Higgins dello University College di Londra e il Professor Pierluigi Baima Bollone, ordinario di medicina legale all'Università di Torino, l'operazione è stata eseguita senza alcun metodo e non è stata effettuata da un patologo. "Non ci siamo come manualità", afferma Baima Bollone, "non ci siamo come tempi, non ci siamo come ferri. Non vengono eseguiti prelievi e mancano i ferri necessari". Anche per quanto riguarda l'aspetto antropomorfico del presunto alieno il patologo Ed Uthman e lo stesso Baima Bollone concordano nel ritenerlo un "non senso biologico", cioè l'essere ha una struttura troppo simile a quella umana per non avere alcune caratteristiche proprie degli umani che invece mancano. Le analisi computerizzate del professor Nello Balossino, ordinario di Informatica presso l'Università di Torino, hanno inoltre messo in evidenza la presenza sia dei capezzoli che dell'ombelico celati, probabilmente, dall'utilizzo di cerone: "nella costruzione dell'essere", afferma Baima Bollone "potrebbe essere stato usato del materiale autoptico, il che giustificherebbe la presenza del cerone". Dell'autenticità del filmato non solo non esiste alcuna prova concreta, ma nemmeno un piccolo indizio. Di contro ne esistono moltissimi che possono indicare che il presunto alieno potrebbe essere un artefatto realizzato con elementi sintetici e parti anatomiche umane di persone affette da una qualche malformazione genetica.
Per dimostrare, infine, che la realizzazione di un simile filmato non è impresa impossibile, un gruppo di amici, guidati da Andrea Zoboli, ha realizzato un filmato simile al film in questione. L'operazione, in questo caso, è avvenuta su un alieno costruito e modellato utilizzando tecniche proprie degli effetti speciali cinematografici. Il filmato è stato mostrato per la prima volta nel corso del VI Convegno Nazionale del CICAP (Padova, 1999)
Per saperne di piu:
- Leone Matteo, Toselli Paolo, "Ufo in videocasseta: gli alieni fanno spettacolo" in Ufo, Rivista di informazione ufologica n. 16 (luglio 1995).
- Leone Matteo, "Autopsie aliene nel 1947?" in Ufo, Rivista di informazione ufologica n. 16 (luglio 1995).
- Teso Massimiliano, "Incontri Ravvicinati? Realtà e miti dell'ufologia" (Avverbi Edizioni, 2000, Roma.
- Toselli Paolo, "l'aliena virtuale" in Ufo, Rivista di informazione ufologica n. 17 (luglio 1995).
- Zoboli, Andrea, "Autopsia di un alieno: Ecco come l'abbiamo rifatta!", Scienza & Paranormale 32, 2000, pp. 46-48.
- Siti Internet:
- http://www.cicap.org/argomento.php?id=386
- http://www.ufo.it/testi/santilli.htm
- http://www.arpnet.it/ufo/jeffrecs.htm
- http://village.flashnet.it/users/rm5992ax/falsan.htm
- http://www.arcetri.astro.it/~comore/skeptic/ufo.html
- http://www.ufomind.com/place/us/nm/roswell/autopsy/
- http://www.csicop.org/cgi-bin/search/search.cgi?q=autopsy