Falsario, forse. Ma non stupido. Sono invece René Laurentin e Messori a non aver controllato a dovere, perché il 28 dicembre 1857 era un lunedì. Il che non dimostra che la lettera sia vera; né deve minimamente scalfire la fede mariana in chi ce l'ha (la vera fede non vacilla per le confutazioni "scientifiche", né sente il bisogno di appoggiarsi a dimostrazioni di natura razionale). Ma era lunedì: crolla l'assunto e con ciò il senso dell'articolo. E non si capisce come mai il Corriere prima pubblichi una sciocchezza senza controllarla e poi eviti di pubblicare due righe a correzione (inviate!). Faccia con calma tutte le sue verifiche Messori e abbia la correttezza di ammettere l'errore: per facilitargli il riscontro con un calendario a cui dovrebbe essere più avvezzo, quello liturgico, prenda nota che la Pasqua 1857 cadde il 12 aprile.
Sapete cosa disturba maggiormente in episodi del genere? Non è il dover prendere atto dell'ignoranza scientifica e del presappochismo che alberga nelle redazioni anche dei nostri maggiori quotidiani: che ci voleva a sottoporre preventivamente lo scritto all'attenzione dei redattori che curano le pagine scientifiche? Disturba che se il redattore avesse sbagliato non dico la desinenza dell'ablativo di una citazione latina, ma la nazionalità di una top model, oppure anche di un solo minuto l'istante del gol di Vieri, apriti cielo! Chissà le lavate di capo, e comunque non sarebbe mancato l'errata-corrige, con tanto di scuse ai lettori.
La scienza, invece, non merita questo trattamento: la si può affrontare con assoluta leggerezza. Sotto sotto, si pensa che il lettore non si avveda degli svarioni e che perciò il giornale non paghi alcun prezzo in termini di credibilità. Invece no, un prezzo deve essere pagato: alla lunga ne guadagna la qualità. Il mio apparente accanimento nei confronti del Corriere (vedi anche: S&P 54) ha questo senso preciso. E se anche le Istituzioni scientifiche, con il loro peso e la loro credibilità, ogni tanto bacchettassero chi maltratta la scienza, dimostrando di essere attente ed esigenti sulla qualità dell'informazione scientifica, non sarebbe meglio per tutti? Anche per i quotidiani, intendo, che sarebbero sollecitati a una maggiore attenzione, oltre che per i lettori.
Corrado Lamberti
(Per gentile concessione: Le Stelle)