David Walker, il “Piccolo David”, era un ragazzo strano. Nato in Arizona nel 1934, a sette anni sentì che lo Spirito Santo si impossessava di lui spingendolo a uscire per strada a cantare salmi e inni; a nove anni alcuni angeli scesero dal cielo, gli presero l’anima e la portarono in Paradiso. Qui David incontrò il Signore, che gli disse di andare per il mondo a predicare il Vangelo, facendogli delle rivelazioni sull’avvenire, quindi gli angeli lo riportarono sulla terra.
Da quel momento egli cominciò a predicare. Dalla California al Messico, a Cuba, al New England, grandi folle accorsero per sentire le sue meravigliose storie, per assistere alle sue miracolose guarigioni e alcuni pastori protestanti si aggregarono a lui.
Nel 1949 David, dopo essere stato a Londra dove ogni sera la Royal Albert Hall si riempiva per lui, tornò negli USA preceduto da una grande campagna pubblicitaria. Il suo manager comperava pagine intere di giornale e faceva distribuire migliaia di foglietti e di manifesti con scritto: “È arrivato il Piccolo David, quello che è stato cinque ore in Paradiso”, “All’arena sportiva della città parlerà stasera l’inviato di Dio”, “Accorrete o malati, solo David vi può guarire”.
Gli scettici e i sospettosi non mancarono di diffondere dubbi. Prima si sparse la notizia che il “Piccolo David” fosse un nano di mezza età; quindi “United Press” e “Associated Press” scrissero che l’inviato celeste guadagnava la bellezza di 1500 dollari la settimana, suscitando una reazione indignata contro quelle accuse blasfeme.
In verità, per ascoltare il ragazzo non era richiesto di pagare. Piuttosto all’ingresso si apriva un bazar per vendere fotografie, opuscoli e dischi sui quali erano incise alcune delle melodie sentite dal fantasioso ragazzo in Paradiso. Il prezzo di ogni pezzo era di due dollari, dieci volte il valore reale. Si calcola, inoltre, che una serata rendesse circa duemila dollari di “offerte libere”.
Le apparizioni del “Piccolo David” seguivano tutte la stessa falsariga. Il suo manager caricava l’atmosfera di attesa raccontando la visita in Paradiso, portando qualche miracolato che raccontava la sua guarigione. Quando l’ambiente era carico David appariva: biondo, esile, azzimato, sembrava un ragazzo come gli altri, ma appena si avvicinava al microfono, tutto cambiava. Urla, salti, si toglieva la giacca, si strappava la cravatta e la buttava in mezzo alla platea, tra una raffica di parole che portavano il pubblico all’apice della commozione. Non diceva gran che, in sostanza: si trattava di versetti biblici ripetuti all’infinito.
Nelle serate dedicate alle guarigioni e ai miracoli centinaia di persone gli sfilavano davanti: egli le segnava con il pollice sulla fronte, ma tutte discendevano come erano salite. I giornali, però, trovavano sempre il modo di pubblicare la notizia di un miracolo e così molti ci credevano, anche senza averlo visto.
Da quel momento egli cominciò a predicare. Dalla California al Messico, a Cuba, al New England, grandi folle accorsero per sentire le sue meravigliose storie, per assistere alle sue miracolose guarigioni e alcuni pastori protestanti si aggregarono a lui.
Nel 1949 David, dopo essere stato a Londra dove ogni sera la Royal Albert Hall si riempiva per lui, tornò negli USA preceduto da una grande campagna pubblicitaria. Il suo manager comperava pagine intere di giornale e faceva distribuire migliaia di foglietti e di manifesti con scritto: “È arrivato il Piccolo David, quello che è stato cinque ore in Paradiso”, “All’arena sportiva della città parlerà stasera l’inviato di Dio”, “Accorrete o malati, solo David vi può guarire”.
Gli scettici e i sospettosi non mancarono di diffondere dubbi. Prima si sparse la notizia che il “Piccolo David” fosse un nano di mezza età; quindi “United Press” e “Associated Press” scrissero che l’inviato celeste guadagnava la bellezza di 1500 dollari la settimana, suscitando una reazione indignata contro quelle accuse blasfeme.
In verità, per ascoltare il ragazzo non era richiesto di pagare. Piuttosto all’ingresso si apriva un bazar per vendere fotografie, opuscoli e dischi sui quali erano incise alcune delle melodie sentite dal fantasioso ragazzo in Paradiso. Il prezzo di ogni pezzo era di due dollari, dieci volte il valore reale. Si calcola, inoltre, che una serata rendesse circa duemila dollari di “offerte libere”.
Le apparizioni del “Piccolo David” seguivano tutte la stessa falsariga. Il suo manager caricava l’atmosfera di attesa raccontando la visita in Paradiso, portando qualche miracolato che raccontava la sua guarigione. Quando l’ambiente era carico David appariva: biondo, esile, azzimato, sembrava un ragazzo come gli altri, ma appena si avvicinava al microfono, tutto cambiava. Urla, salti, si toglieva la giacca, si strappava la cravatta e la buttava in mezzo alla platea, tra una raffica di parole che portavano il pubblico all’apice della commozione. Non diceva gran che, in sostanza: si trattava di versetti biblici ripetuti all’infinito.
Nelle serate dedicate alle guarigioni e ai miracoli centinaia di persone gli sfilavano davanti: egli le segnava con il pollice sulla fronte, ma tutte discendevano come erano salite. I giornali, però, trovavano sempre il modo di pubblicare la notizia di un miracolo e così molti ci credevano, anche senza averlo visto.