La miracolosa scala di Santa Fe

I migliori architetti e ingegneri del New Mexico furono consultati per avere un parere, ma nessuno sembrava in grado di costruire una scala che rubasse meno spazio possibile. Ecco allora che le suore decisero di rivolgersi al falegname per eccellenza, San Giuseppe, il padre di Cristo. Lo pregarono per nove giorni e il decimo successe qualcosa. Si presentò un uomo che portava con sé solo un asinello e una cassetta di attrezzi

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©innatloretto.com
La Cappella di Loreto a Santa Fe, nel New Mexico, USA, è un bell’esempio di architettura gotica in assoluto contrasto con le abitazioni semplici in stile “pueblo” costruite in adobe, tipiche di queste zone vicine al Messico. Ma a renderla famosa è ben altro, si racconta infatti che al suo interno sia contenuto un oggetto “miracoloso”. Una scala.

La leggenda del misterioso falegname


La storia si tramanda da fine ottocento e non ha mai perso il suo fascino, come dimostra un powerpoint che da qualche tempo circola via mail in una sorta di catena di Sant’Antonio moderna. Tutto comincia con la costruzione della chiesa, tra il 1873 e il 1878, all’interno di una scuola femminile gestita da religiose. Voluta dall’arcivescovo Jean-Baptiste Lamy, la cappella fu disegnata dall’architetto francese Antoine Mouly ispirandosi alla storica Saint-Chapell di Parigi.
Poiché Mouly era ormai infermo e sulla via della cecità, fu il figlio Projectus a costruire fisicamente la chiesa. Improvvisamente, però, l’architetto venne a mancare e i lavori si interruppero. E qui esistono due versioni circa questa sparizione, un attacco di polmonite o gli spari di un marito geloso (nientemeno che il nipote dell’arcivescovo), che fulminò Projectus dopo che questi aveva intrecciato una tresca con sua moglie.
In realtà, la chiesa era pressoché terminata, mancava solamente una cosa. Una scala che permettesse di raggiungere il coro sopraelevato. Non si sa come Mouly intendesse risolvere il problema, ma le suore che abitavano il convento non volevano assolutamente una normale scala diagonale che avrebbe tolto troppo spazio all’interno della chiesa.
I migliori architetti e ingegneri del New Mexico furono consultati per avere un parere, ma nessuno sembrava in grado di escogitare un sistema che rubasse meno spazio possibile. Ecco allora che le suore decisero di rivolgersi al falegname per eccellenza, San Giuseppe, il padre di Cristo. Lo pregarono per nove giorni e il decimo successe qualcosa.
Si presentò un uomo che portava con sé solo un asinello e una cassetta di attrezzi. Disse che era un falegname e che cercava lavoro. Le suore gli spiegarono il loro problema e lui disse che avrebbe costruito per loro la scala che volevano.
Passarono le settimane e alla fine l’uomo, che lavorava unicamente quand’era solo per non disturbare le preghiere delle sorelle, presentò alle suore una bellissima scala a chiocciola. Costruita completamente in legno, senza l’uso di colla o chiodi, si avvolgeva due volte su se stessa e raggiungeva il coro. Ma, cosa più incredibile, sembrava reggersi senza sostegno centrale né supporti di altro tipo. Quando le suore soddisfatte vollero chiedere all’uomo il costo del suo lavoro, quello se n’era già andato.
Fu inevitabile per le sorelle pensare che quel falegname altri non fosse che San Giuseppe in persona e da allora la scala “miracolosa” divenne meta di pellegrinaggi. Non solo per la sua forma strana e la sua origine misteriosa, ma anche perché sembra fatta di un legno sconosciuto nella zona e per il fatto che il numero dei suoi gradini è 33, come gli anni di Cristo alla sua morte.

Una scala d’autore


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©wikimedia.org
La storia, per quanto bella e romantica, non regge però a un esame più attento. Innanzitutto, il nome del misterioso falegname è stato scoperto verso la fine degli anni ’90 del secolo scorso. Si chiamava Francois-Jean “Frenchy” Rochas ed era un esperto falegname emigrato dalla Francia nel 1880 e giunto a Santa Fe nello stesso periodo in cui fu costruita la scala. Il suo necrologio pubblicato in un numero del New Mexican del 1895 dice esplicitamente che l’uomo, tra le altre cose, fu l’autore «della bella scala nella cappella di Loreto».
Dunque, per i residenti di Santa Fe dell’epoca non era affatto un mistero chi avesse eretto la scala. Forse in seguito, quando la generazione di testimoni diretti scomparve, il nome di Rochas venne dimenticato e la storia si fece sempre più fantasiosa.
Quanto al legno della scala, forse abete, la storica Mary Jean Straw Cook, che ha studiato in maniera approfondita la storia della chiesa, ha potuto determinare che quasi certamente proveniva dalla Francia, dove probabilmente la scala fu addirittura costruita e poi spedita in America via nave per essere montata sul posto.

Opera d’arte instabile


Joe Nickell, il celebre investigatore di misteri americano, ricercatore capo del Center for Inquiry, oltre che caro amico personale da tanti anni, ha condotto un esame ravvicinato della scala nella cappella, oggi trasformata in museo. «Innanzitutto, occorre chiarire che per quanto ingegnosa, la forma della scala era tutt’altro che rara. Già nel XVI secolo si costruivano scale a chiocciola in Inghilterra e Francia, anche senza l’uso di un pilastro centrale che ne sostenesse il peso. Nel caso di quella di Santa Fe, delle due traverse su cui poggiano gli scalini quella centrale ha un raggio così stretto che funziona quasi come un pilastro. Anche l’uso di cunei in legno al posto dei chiodi non è insolito, visto che è tutt’ora utilizzato da molti falegnami. Il problema, piuttosto, è che questo tipo di scale è poco stabile. Le prime suore che usavano la scala di Santa Fe, all’inizio priva di corrimano che fu aggiunto solo dieci anni dopo, ne erano terrorizzate e scendevano servendosi di mani e ginocchia».
Inoltre, c’era chi diceva che sembrava di camminare su un organismo vivente, ma anche questo dipende dal fatto che la sua forma a spirale è quella della molla, una forma instabile per sua natura.
«Proprio per questo fino a metà degli anni ’70 del novecento la scala era di fatto inaccessibile per problemi di sicurezza, altro che scala miracolosa» dice ancora Nickell. «Anche oggi è proibito servirsene, se non in casi eccezionali. Ho però potuto determinare anche qualcosa che la leggenda di solito non dice, e cioè che, in realtà, la scala oltre a essere fissata al pavimento e al coro, possiede anche un ulteriore sostegno in ferro che la tiene fissata a una delle colonne che sorreggono il piano sopraelevato. Proprio come normalmente si fa con tutte le scale a chiocciola».
La scala di Santa Fe, dunque, può forse rappresentare una piccola meraviglia di ingegneria, forse la si può anche definire un’insolita opera d’arte. Ma parlare di miracolo o fenomeno prodigioso sembra decisamente fuori luogo.
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