Tra medico e paziente non sempre la comunicazione è davvero efficace. Tra le tante possibili cause di incomprensione, una ricorre costante: il linguaggio specialistico. Alla necessità di un ponte tra medico e paziente, di una zona franca in cui si parla la stessa lingua, risponde Giorgio Dobrilla in questo libro davvero per tutti, indirizzato al grande pubblico ma che parla anche a medici di base, specialisti e studenti in medicina. Una traduzione utile e chiara dal "medichese" di alcuni concetti fondamentali del mondo della ricerca medica, per affrontare il delicato problema dell'efficacia delle cure, alla scoperta dell'insospettabile potere dell'effetto placebo e fino agli ipotetici successi delle terapie alternative. Dalla Prefazione di Silvio Garattini Continua la fatica di Giorgio Dobrilla, eccellente divulgatore in campo biomedico. Questa volta il libro spiega in modo chiaro e facilmente comprensibile, ma non senza rigore, come si raggiunge la ragionevole convinzione che un trattamento sia utile a chi lo riceve. » una sequenza di informazioni che ha portato la medicina a uscire dall'equivoco delle facili impressioni, per imboccare la difficile strada delle evidenze. Nonostante gli indiscussi progressi, rimane ancora molto da fare anche nel campo più studiato, quello farmacologico. Troppe ambiguita' e troppi interessi tendono infatti a deformare la percezione dell'efficacia e della tossicita' di un farmaco. Innanzitutto la legislazione tende a privilegiare la visione dei farmaci come beni di consumo, anziche' come strumento di salute. Non a caso, l'Emea, l'organismo europeo che approva i farmaci e li segue nel tempo, dipende dal direttorato dell'industria nell'ambito della Commissione Europea. Non solo: l'Emea vive con i soldi dell'industria (oltre il 70 per cento del suo budget) ed è circondata dal segreto in tutte le sue attivita'. Inoltre, la legislazione richiede che un nuovo farmaco mostri qualita', efficacia e sicurezza, ma non obbliga a dimostrare quale sia il suo valore aggiunto. CosÏ Ë possibile che un nuovo farmaco sia meno attivo o più tossico di quelli che gia' esistono in commercio, perche' per misurare il valore aggiunto Ë necessario fare dei confronti con altri trattamenti. Se non si fanno i confronti (o si fanno male), come si puÚ collocare un nuovo farmaco nell'ambito dell'armamentario terapeutico a disposizione del medico? Nella migliore delle ipotesi, si moltiplicano farmaci che di fatto si devono considerare analoghi, ma si prestano poi a essere propagandati enfatizzando differenze minori, o comunque insignificanti, per il paziente. Lo studio clinico controllato, ben descritto nel libro, rimane lo strumento fondamentale per valutare il rapporto tra benefici e rischi di ogni farmaco. Quante distorsioni, perÚ, sono determinate dagli interessi economici! Spesso il nuovo farmaco Ë studiato contro placebo nonostante sia disponibile un farmaco di confronto per la stessa indicazione. Ancora, se si fanno confronti con altri farmaci, non sempre si scelgono quelli migliori o le dosi ottimali. Raramente, poi, il disegno sperimentale Ë fatto per ricercare una superiorita': più frequentemente si scelgono invece disegni ad hoc per determinare l'equivalenza o la non-inferiorita'...
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