Alcuni individui hanno il terrore dei serpenti, altri hanno paura del buio, non tollerano le porte chiuse, o preferiscono evitare di prendere l’aereo; altri ancora sono spaventati dalla prospettiva di un legame sentimentale, oppure non conoscono il piacere sessuale, rifiutano di attraversare i ponti o evitano sistematicamente di prendere l’autostrada. Ciascuno di noi dà il proprio contributo alla lista infinita delle fobie. Molti tendono a ridurre la fobia alla «paura di determinati oggetti». Spiegazione un po’ affrettata – sottolinea Irène Diamantis – perché trascura l’elemento essenziale: la vertigine del soggetto fobico, il quale, sfidando la logica, si insedia in un mondo fatto di supposizioni, in cui tutto diviene possibile. Perché la fobia nasce in realtà dall’impossibilità di separarsi. Quando l’individuo si separa dalla madre, la fobia lo riconduce a uno stato di fusione, trasportandolo indietro nel tempo e bloccando i suoi pensieri. Attraverso l’illustrazione di numerosi casi clinici, l’autrice ci suggerisce un punto di vista sulle fobie completamente nuovo.