Le prime incursioni dell'ingegneria genetica nel territorio delle applicazioni produttive risalgono a una trentina di anni fa. Da allora la possibilità di isolare i geni e di introdurli in nuove cellule, o addirittura inserirli nel corredo genetico di piante e animali, ha aperto nuovi orizzonti in campo medico, farmaceutico e agricolo. Si pensi al progetto Genoma umano, alle diagnosi prenatali, alla produzione di biofarmaci e vaccini, alla terapia genica, alle piante resistenti a insetti e erbicidi, agli animali geneticamente modificati che diventano modelli per terapie applicate all'uomo. Ma i notevoli successi sono stati spesso accompagnati da annunci sensazionali, corse alle smentite, profusione di pregiudizi, di messe in guardia, con tanto di appelli al ritorno alla natura, da ciascuno, ovviamente, intesa a modo suo. Così negli ultimi anni sono apparsi sui teleschermi italiani e mondiali vari scopritori di geni del cancro, dell'intelligenza, della memoria, della longevità, della religiosità, dell'infedeltà coniugale; si sono susseguiti articoli di giornale in cui si confondono cloni e animali transgenici e in cui gli OGM vengono presentati come pericolosi "contaminanti". Gabriele Milanesi, studioso di biotecnologie, ha deciso di fare un po' di chiarezza. Il risultato è un libro che illustra in modo leggero le basi scientifiche e l'impatto reale delle più recenti biotecnologie su medicina, agricoltura e ambiente.
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