Civitavecchia. È "colpa" delle lacrime di sangue della Madonnina piangente di Civitavecchia se l'Italia sarà l'ultimo Paese europeo a dotarsi della banca del DNA per smascherare i criminali prima e senza errori. Lo ha ricordato lo scorso aprile a Padova Aldo Spinella, della Direzione centrale Polizia criminale-sezione Polizia scientifica, intervenuto a un convegno organizzato nella giornata conclusiva del Salone del biotech "Bionova". Il retroscena che spiega il ritardo del nostro Paese "non è legato, come sarebbe naturale pensare, a un fatto grave come una violenza carnale o un omicidio - ha raccontato - ma a un episodio di natura molto diversa". Un tipico caso "all'italiana" finito sul tavolo della Corte Costituzionale. E culminato in una sentenza che ha reso impossibile "procedure prima consentite, grazie alla quali abbiamo contribuito a catturare i responsabili della strage di Capaci in cui trovò la morte Giovanni Falcone". Tutto cominciò nel 1995. "Una specie di anno dei miracoli - ha ironizzato Spinella - tra madonnine che piangevano, quadri che lacrimavano e macchie di sangue attribuite a padre Pio. I pellegrini intasavano intere autostrade e noi tutti cercavamo di venirne a capo".
Nel caso della Madonnina di Civitavecchia si trattava di confrontare il DNA di quelle lacrime con quello di chi avrebbe potuto inscenare l'evento soprannaturale. Ma i "proprietari" della statuetta protestarono per i troppi prelievi di sangue, allora l'unico mezzo per estrarre DNA, e si rivolsero alla magistratura. Il caso arrivò alla Consulta, che con la sentenza 238 del 1996 decretò l'impossibilità di prelievi coatti di materiale biologico. "Un provvedimento che ci legò le mani", ha concluso Spinella. Creando un vuoto legislativo che solo ora, con il disegno di legge redatto dal Gruppo di lavoro biosicurezza e pronto per l'esame del Parlamento, si sta cercando di colmare.