In tutto il mondo ci sono oggi centinaia di migliaia di clienti che hanno avuto dell’astrologia seria un’esperienza positiva. L’incontro con un astrologo è stato loro di aiuto. Per queste persone l’astrologia ha avuto riscontri molto realistici e pratici. Qualunque sia la nostra visione dell’astrologia, non può esservi dubbio che tali esperienze siano genuine (il fatto che per alcuni clienti l’esperienza possa essere meno che positiva non è, in questo studio, rilevante).
Ad ogni modo, mezzo secolo di ricerche non ha trovato alcun fondamento a sostegno dell’esistenza di divinità planetarie, alcuna prova che le dimensioni degli influssi astrali siano commisurate alle dichiarazioni degli astrologi, alcuna prova che i clienti siano in grado di distinguere un oroscopo genuino da uno fasullo, e invece molte prove contro tali affermazioni.
Come è possibile che da qualcosa che sembra non esistere - almeno non secondo la realtà nella sua definizione convenzionale - possa provenire un’esperienza genuina? Alcuni astrologi, così come certi teologi, sostengono che esistano altri livelli di realtà e che l’esperienza dell’astrologia prevede il coinvolgimento di tali livelli. Gli astrologi attingono a questi livelli attraverso i temi natali e in questo modo producono una genuina verità e una genuina esperienza. O almeno questo è quel che loro affermano. Potremmo accettare il loro punto di vista se l’esistenza di altri livelli di realtà potesse essere dimostrata. Non basta che gli astrologi facciano notare che la realtà può avere strani comportamenti quando si è a livello quantistico, per la semplice ragione che noi non viviamo a livello quantistico (quando è stata l’ultima volta in cui vi siete trovati in due posti contemporaneamente?)
Fin qui però l’esistenza di altri livelli di realtà è un dogma di fede associato ad un determinato sistema di credenze. Possiamo considerarlo una possibilità, ma in assenza di prove non abbiamo alcuna ragione di darlo per scontato e in realtà siamo in qualche modo obbligati a verificare quanto lontano possiamo arrivare senza di esso. Il ragionamento umano non assistito è soggetto a errori sistematici che definiamo "persuasori occulti" (Dean e Kelly A&S). I persuasori occulti spiegano come un’astrologia basata sull’esperienza possa dare l’impressione di funzionare anche se (come i fatti suggeriscono) è di fatto non valida. Questo articolo dimostra come il processo psicologico denominato "proiezione" sia sottostante ai persuasori occulti che definiamo come "trovare un significato laddove non ne esiste alcuno" e "considerare solo i casi confermati positivamente". Viene poi mostrato il funzionamento del processo utilizzando esempi basati sui tarocchi psicologici.
Tutti gli incontri con l’astrologia derivano da un bisogno, espresso o inespresso, che va dalla semplice curiosità sull’astrologia alla risoluzione di una crisi personale o di un dubbio religioso e terminano con un’interpretazione del tema natale. A prescindere dai mezzi impiegati per tale interpretazione (se stessi, il computer o un astrologo), questa viene eseguita in modi che coinvolgono necessariamente le esigenze del cliente mediante un processo denominato proiezione.
In psicologia la proiezione è un meccanismo di difesa con il quale diamo ad altri la colpa dei nostri sentimenti o delle nostre azioni inaccettabili («non sono stato io, è stato Satana»), che in forme estreme sfocia nella paranoia. Si è giunti quindi a costruire dei test proiettivi, nel corso dei quali si presentano immagini vaghe ma neutre o frasi incomplete. Il presupposto è che noi proiettiamo i nostri sentimenti privati e i nostri bisogni sull’accomodante vaghezza e li riveliamo nelle nostre risposte. Se ci viene domandato cosa vediamo in quelle macchie d’inchiostro e noi riusciamo a vederci solo violenza, allora potremmo essere giudicati antisociali e bisognosi di cure psicologiche. Ad ogni modo, quel che noi proiettiamo potrebbe non riflettere la nostra personalità permanente, ma i nostri istinti artistici oppure il film che abbiamo visto la sera prima. Il presupposto è aperto al dubbio.
I test proiettivi erano un tempo numerosi e vari e decine di migliaia di studi sono stati fatti allo scopo di valutarne l’esecuzione. Due tra i più frequentemente usati erano il Test di Rorschach (macchie ottenute versando inchiostro su di un foglio di carta e piegandolo a metà, introdotto nel 1921) e il Test di Appercezione Tematica o TAT (immagini vaghe, introdotto nel 1938). Quelle decine di migliaia di studi però hanno dimostrato che i test proiettivi hanno una validità e un’affidabilità cosi ridotte che oggi generalmente vengono giudicati inutili.
Liebert e Spiegler (1978:153) notarono che, malgrado l’esigua validità e affidabilità delle tecniche proiettive, queste continuavano ad essere popolari tra i clinici, per i quali «la più semplice [spiegazione] può essere riassunta in una sola parola: Tradizione! Le tecniche proiettive hanno una storia lunghissima e fra tutti gli strumenti atti a determinare la personalità di un individuo sono quelli che hanno ottenuto la massima attenzione. È difficile scartare e mettere da parte un simile enorme investimento di tempo e di impegno». Sembra di sentir parlare gli astrologi.
I tarocchi, e un gioco che ne richiedeva l’impiego, furono inventati in Italia nel quindicesimo secolo. Erano originariamente impiegati solo per giocare, e cominciarono ad essere usati come strumenti di divinazione solo verso la fine del diciottesimo secolo. Comprendono 78 carte. Si ritiene che le immagini sulle carte rappresentino le energie totali dell’universo, che offrano opportunità per lo sviluppo spirituale e che, se adeguatamente avvicinate, possano aprire le porte ai più nascosti recessi dell’anima. Le carte vengono lette durante rituali che prevedono il mescolamento e la deposizione in diversi schemi, nei quali ciascuna posizione assume un particolare significato. Sono centinaia i mazzi di tarocchi disegnati e pubblicati, molti dei quali con discrepanze sui simboli e sulle procedure. I loro discendenti esoterici diventano sempre più eccentrici. Alcune carte vengono sottoposte a revisioni radicali, ciascuna delle quali dà origine ad un altro volume di spiegazioni. Come l’astrologia, i tarocchi danno origine a newsletter, seminari e letture che possono essere effettuate telefonicamente (da Decker 1996 e Guiley 1991).
Nel suo libro Le Tarot Psychologique: Miroir de Soi (Tarocchi Psicologici: uno specchio del sé) pubblicato nel 1983, la psicoterapeuta canadese Denise Roussel descrive l’uso da lei fatto dei tarocchi in quella che è sostanzialmente una tecnica proiettiva. Il suo libro è zeppo di immagini di tarocchi e di loro significati, di modi per sistemarli allo scopo di ottenerne il massimo contenuto simbolico e di esempi di ciò che i clienti vedevano in essi nel corso delle consultazioni.
Roussel chiama il proprio approccio "tarocchi psicologici" in contrapposizione ai "tarocchi divinatori". Utilizza le carte come uno strumento terapeutico per aiutare i clienti ad esprimere i propri problemi e successivamente a trovare soluzioni. Sottolinea che il suo approccio è basato sulle proiezioni dei clienti, e non sulla chiaroveggenza del lettore (pag. 148): «Risolutamente psicologico, rompe con la tradizione divinatoria basata sulla chiaroveggenza. Ciononostante, mantiene le proprie migliori caratteristiche, laddove le immagini dei tarocchi vengono utilizzate per illuminare i problemi seri per i quali un cliente ha richiesto la consultazione. Comunque, la terapia e le decisioni provengono dal consulente, supportato dalle procedure illustrate nel presente manuale. [...] Se avvicinati come strumento psicologico, i tarocchi perderanno le loro connessioni con gli Sciamani e gli Zingari. [...] In questo modo delle abilità tecniche aggiungeranno valore alle qualità intrinseche di questa risorsa» (p. 12).
Alcuni mazzi di tarocchi come il popolare Tarot de Marseille (Tarocchi di Marsiglia) non sono adatti poiché i loro arcani minori sono troppo monotoni (come le moderne carte da gioco) per essere evocativi. Roussel preferisce di gran lunga il mazzo Hurley. Il cliente mescola il mazzo mentre riflette sul problema (ciò aiuta la concentrazione) e poi depone 13 carte a faccia in giù in uno schema a diamante nell’ordine mostrato a lato (p. 242). È interessante notare che le 13 posizioni sono definite con termini astrologici (per lo più planetari) così come mostrato dai glifi. Roussel lo spiega così: «Il linguaggio astrologico è descrittivo di un comportamento osservabile. Contrariamente al linguaggio psichiatrico e psicoanalitico, descrive la personalità in un modo che non fa sentire il cliente colpevole o patologico. Questo linguaggio, nella sua semplicità e nella sua capacità suggestiva, include tutti e ciascuno» (p. 244). Una volta che le carte sono deposte, Roussel dice al cliente di voltare la numero 1 e «di descriverla. Dica qualunque cosa le venga in mente. Stabilendo dei contatti con la sua vita, scopriremo infine... [inserite qui le parole riportate qui sotto]». Il cliente allora passa alla numero 2, e così via, finché tutte le carte sono state voltate e hanno ricevuto una descrizione. Scopriremo finalmente...
In altre parole il cliente interpreta ciascuna carta a seconda di una particolare prospettiva, basata sull’astrologia, della propria situazione personale, in gran parte come si farebbe nel corso di un’interpretazione del tema natale. Come in un tema natale, le immagini agiscono come centri dell’attenzione e creatori di nuovi punti di vista. Sotto la guida del terapista, i clienti vedono se stessi e i propri problemi in un modo nuovo. Quel che non vedono può essere significativo quanto quel che vedono. È qui che i tarocchi psicologici forniscono un’utile lezione all’astrologia.
A differenza dell’astrologia, in cui il tema natale è chiaramente personale, i tarocchi sono chiaramente impersonali - un punto facilmente dimostrato dal fatto che essi non mostrano mai due volte lo stesso schema. Ma le carte sembrano personali perchè i simboli dei tarocchi non sono arbitrari. Furono scelti per le risposte che evocano e, nel corso dei secoli, hanno guadagnato molto in ricchezza e profondità. Di conseguenza quasi chiunque può guardare le carte e trovare in esse un riflesso della propria situazione personale. Lo stesso accade con il tema natale. La lezione per l’astrologia è semplicemente questa: è il soggetto che personalizza delle immagini altrimenti impersonali e attribuisce loro un significato.
Ad esempio uno dei clienti della Roussel vede il sei di bastoni, che mostra una ragazza in piedi sotto un arco fiorito (sotto a sinistra). Si identifica con la ragazza, trasforma l’arco in un tunnel, e vede se stesso emergere da un tunnel di difficoltà che in quel momento stava sperimentando (p. 238). Ad un esame obiettivo, però, nella carta non c’è nulla che suggerisca una simile situazione. Il cliente è stato persuaso dal processo di proiezione che la carta conosceva la sua situazione e poteva aiutarlo a migliorarla. (Nei tarocchi divinatori la fede nel fatto che le carte abbiano un tale potere è un fattore cruciale e proviene dalla fiducia del cliente nel lettore e dal fatto che le carte poggino su tradizioni vecchie di secoli, cosa questa che impressiona anche il più scettico dei clienti.)
Questa lettura è confermata se si guarda alle carte della Roussel di cui vengono riportate il maggior numero di risposte ottenute nel corso dalle consultazioni, vale a dire il 10 di bastoni (5 risposte) e il 5 di bastoni (4 risposte), si veda sopra al centro e a destra. Le risposte riportate dalla Roussel sono le seguenti:
Nel 10 di Bastoni (sopra, al centro):
Nel 5 di Bastoni (p. 43, a destra)
Gli esempi sopra riportati mostrano come la stessa carta possa evocare risposte piuttosto diverse. È quindi il soggetto che personalizza le carte e conferisce loro un significato. In altre parole l’intero esercizio si fonda sulla proiezione. E la proiezione è un processo potente. Infatti Roussel commenta «Dopo aver effettuato più di cinquecento tarocchi psicologici non ricordo una singola occasione in cui non fosse possibile stabilire un collegamento forte e significativo tra l’immagine presentata e la domanda posta» (p. 249). Pressappoco la stessa cosa può essere detta a proposito dell’astrologia (e della grafologia, della lettura della mano, della frenologia, delle foglie di tè, e così via). La proiezione funziona, di sicuro!
Contrariamente al processo psicologico sopra esposto, in genere i lettori di tarocchi insistono sul fatto che siano coinvolti alcuni processi paranormali. Questo punto di vista è stato esplorato dalla parapsicologa Susan Blackmore (1986, pp.61-70). All’epoca delle sue esplorazioni aveva tenuto letture dei tarocchi per otto anni e aveva fama di esserne un’eccellente interprete. «E volta dopo volta le carte mi hanno impressionato. Qualcosa di interessante stava evidentemente accadendo. [...] i Tarocchi evidentemente funzionavano» (p. 61). Quindi, si mise all’opera per mettere i tarocchi alla prova.
Il suo approccio contiene molti elementi rilevanti utilizzati nel mettere alla prova l’astrologia, e quindi vale la pena citarlo integralmente: «Vi erano molte cose da controllare. In una normale lettura dei tarocchi il richiedente che è venuto per la lettura, si siede proprio di fronte alla lettrice e risponde alle cose dette dalla lettrice stessa. Ovviamente la lettrice può stabilire immediatamente il sesso, l’età e l’aspetto generale del richiedente e può farsi una discreta idea del tipo di persona che ha davanti.
La lettrice può così utilizzare tutto il feedback che le viene fornito. Osservando inconsciamente le sottili risposte alle suggestioni e a qualunque vago commento, la lettrice può guidare la propria lettura verso le risposte esatte. Ciò non vuol dire che questi processi giocano necessariamente un ruolo importante nella lettura dei tarocchi, ma solo che, se desiderate trovare l’elemento paranormale, dovete escluderli. Questo potrebbe significare che lettrice e richiedente debbano essere separati l’una dall’altro. D’altro canto, ciò avrebbe cominciato a distruggere l’intera atmosfera della lettura dei tarocchi. Cosa sarebbe accaduto dell’intima seduta attorno alla tavola, del rituale mescolare e tagliare il mazzo e della lenta e riflessiva deposizione delle carte? Tutto ciò avrebbe dovuto rimanere, altrimenti avrei avuto la sensazione che non fosse un test imparziale.
Come avrei allora potuto accertare il risultato per decidere se fosse positivo oppure no? Ovviamente avrei dovuto sviluppare qualche metodo per la valutazione statistica del successo delle sedute. Esistevano già dei metodi per farlo.
Ad esempio, si potrebbero richiedere al soggetto dei giudizi sulla bontà delle sedute. Si potrebbero impiegare altre persone per giudicarne l’accuratezza e utilizzare poi le valutazioni in calcoli che confrontassero i risultati con quello che ci si sarebbe aspettati dal puro caso. Se i punteggi risultano migliori di quel che si potrebbe predire per caso e i controlli sono accurati, potrebbe darsi che abbiate poteri paranormali. Misi tutto questo insieme ed escogitai un semplice esperimento per verificare se i tarocchi funzionano in maniera normale o paranormale» (pp. 62-63).
Nel suo primo esperimento Blackmore chiese a dieci dei suoi studenti del corso di parapsicologia di mescolare le carte mentre contemporaneamente pensavano a se stessi, e di tagliare poi tre volte il mazzo con la mano sinistra. Un assistente prese nota dell’ordine delle prime dieci carte e diede tali sequenze a Blackmore senza identificarle. Questa depose sul tavolo le carte corrispondenti e battè a macchina un’interpretazione. Ciascuno studente assegnò poi un punteggio alle dieci interpretazioni, con una scala di valutazioni che andava da 1 (migliore) a 10 (peggiore).
Secondo le leggi della casualità le loro personali interpretazioni avrebbero dovuto ottenere un punteggio medio di 5.5, ma se le carte avessero funzionato in modo paranormale il punteggio medio avrebbe dovuto essere inferiore. In effetti il punteggio medio fu 4 e aveva significato statistico, ma c’era un problema - gli studenti si conoscevano bene tra loro e quindi se una lettura sembrava adattarsi a uno dei compagni, gli altri avrebbero saputo automaticamente che non si trattava di se stessi, cosa che avrebbe naturalmente falsato i risultati.
A tempo debito Blackmore condusse altri due esperimenti nei quali questo problema fu evitato. In entrambi i casi i risultati non andarono oltre i livelli attesi dalla casualità. I soggetti cioè non erano in grado di distinguere la propria lettura dalle altre. Nonostante l’eccellente protocollo sperimentale della Blackmore e l’eccellente interpretazione che lei dava dei tarocchi, non vi fu alcuna prova che in tali letture vi fossero componenti paranormali.
Inoltre, l’abilità dei clienti della Roussel nel vedere quel che desideravano vedere, o che qualche volta desideravano non vedere, dimostra che non dobbiamo guardare oltre la proiezione per spiegare gli esiti di una lettura dei tarocchi, per quanto questa possa sembrare impressionante (la qual cosa ovviamente aveva indotto Blackmore a ritenere che qualcosa di paranormale potesse accadere nel corso di una lettura).
Neher (1990) riferisce un esperimento simile a quelli di Susan Blackmore nei quali i soggetti non erano in condizione di identificare la propria lettura dei tarocchi con maggiore accuratezza rispetto alla casualità e conclude «non vi sono prove adeguate che dimostrino l’esistenza di processi paranormali nella lettura [dei tarocchi] [...] Comunque, ciò non vuol dire che le letture siano prive di valore; [...] viste come strumenti per la proiezione e la comprensione del nostro personale inconscio, le letture possono risultare molto utili».
Naturalmente, la proiezione è alla base non solo dei tarocchi psicologici ma anche di quelli divinatori e di tutte le altre forme di predizione del futuro.
I tarocchi psicologici si basano sulle loro immagini evocative ma ambigue, che si adattano praticamente a qualunque situazione (Roussel p. 140). L’atmosfera in cui avviene la lettura dovrebbe essere tranquilla, confortevole e rilassata, magari con candele e fiori. «Evitate intrusioni. Proteggete la porta d’ingresso apponendovi un cartellino che avverte di Non disturbare. Staccate il telefono, specialmente se dovete affrontare dei tarocchi elaborati» (p. 151). Lo scopo non è predire il futuro ma aiutare il cliente ad esprimere i propri problemi e a risolverli senza che necessariamente vengano proposte delle soluzioni. Il compito del lettore è aiutare i clienti, attraverso il processo di lettura, a stabilire connessioni con ciascuna carta e il problema (o la domanda) in oggetto, e condurli così a proporre delle soluzioni proprie. In breve, «Ci siamo contrapposti alle regole di condotta di un veggente. I tarocchi psicologici passano la responsabilità al cliente, laddove la comprensione del problema conduce alla sua soluzione» (p. 342).
Tutto ciò si adatta ugualmente a una lettura astrologica. In un tema natale le immagini astrologiche sono evocative ed ambigue (ambigue, cioè, sia nella loro interpretazione che nella inevitabile presenza di immagini opposte). Lo scopo non è predire il futuro ma aiutare i clienti a risolvere i propri problemi.
E il processo di proiezione che funziona così bene per i tarocchi psicologici non può che funzionare altrettanto bene per l’astrologia, ivi inclusa l’astrologia oraria. Questo perché i tarocchi psicologici affrontano molto bene «lo sbalorditivo assortimento di domande che possono essere formulate a proposito della salute, delle relazioni, del lavoro, delle scelte, delle azioni, e così via» (p. 153). In verità, Roussel cita molti esempi di domande a cui è stata data con successo una risposta mediante i tarocchi psicologici e tutti avrebbero piena cittadinanza in un testo di astrologia o di astrologia oraria, come in questi campioni presi dalle pagine 153-154:
Se la proiezione da sola può affrontare simili domande, è chiaro che non vi è alcuna ragione di invocare spiegazioni paranormali per l’astrologia oraria, come quelle avanzate da Curry e Willis (1999).
I partecipanti a una lettura del tema natale sono quindi le vittime di qualcosa che finge di essere ciò che non è. E la più probabile fonte di questa illusione è la proiezione. La proiezione è coinvolta in qualunque esperienza astrologica e questo indipendentemente dal fatto che il cliente interpreti più o meno correttamente l’esperienza.
In più, la proiezione non richiede alcun supporto né da parte di sistemi di credenze o di fede né da parte di altri livelli di realtà ed è quindi la spiegazione più semplice. Potrebbe sembrare inappropriato a molti ridurre una lettura astrologica ad un esercizio di proiezione, visto che si tratta di una forte esperienza emotiva. È facile dimenticare che, per i clienti, la lettura può essere di profonda importanza. In un certo senso, importa poco o nulla che in essa siano coinvolti la verità oppure altri livelli di realtà o la proiezione o chissà che altro, poiché per molti clienti la lettura assolve al suo compito e ciò può bastare. Potranno procedere in qualunque direzione l’esperienza suggerisca, fiduciosi del fatto che è stata significativa e ha cambiato le loro vite.
D’altra parte, affinché le persone possano trattare meglio i problemi, è necessario che apprendano un’intera serie di abilità per tenere loro testa. Dobbiamo quindi chiederci quale tipo di apprendimento ha luogo nel corso di una lettura astrologica e se l’astrologo sia competente a condurre tale apprendimento. La terapia non è un’esperienza che aiuta la gente a sentirsi meglio, che fornisce una migliore visione interiore, o rende più calmi. E’ un processo che tenta di mostrare alle persone come poter raggiungere una maggiore responsabilità personale nei confronti dei propri pensieri e delle proprie azioni. Insegna loro ad affrontare i rischi e ad accettare che la vita non ha certezze. L’autodeterminazione è una delle componenti più importanti del benessere. All’astrologia non dovrebbe essere permesso di suggerire che esistono forze misteriose a cui possiamo attingere per raggiungere la felicità, poiché ciò (come l’eroina) può essere di una dannosità devastante.
I molti modi nei quali un astrologo può manipolare una lettura e inconsciamente aiutare il processo di proiezione sono vividamente descritti da Jacques Halbronn (A&S): «Il vostro cliente ha bisogno di sentirsi speciale. Una volta che avrete ottenuto la sua fiducia grazie al vostro atteggiamento generale, l’astrologia può diventare gradualmente sfumata, permettendovi di focalizzarvi sul feedback. Presto voi e il vostro cliente sarete strettamente uniti in un dialogo e l’astrologia può ampiamente essere ignorata salvo che per essere usata come un comodo sistema per cambiare argomento».
Geoffrey Dean
Fellow del Committee for Skeptical Inquirer (CSI)
Traduzione di Fara Di Maio
Testo tratto da www.astrology-and-science.com . La versione completa dell’articolo (ridotto per ragioni di spazio) è disponibile in italiano alla pagina www.cicap.org/astrologia
Alcuni riferimenti di questo articolo rimandano al sito web astrology-and-science.com, a cui si rinvia anche per eventuali approfondimenti. In particolare (i riferimenti al sito web sono segnati nel testo come "A&S"):
Ad ogni modo, mezzo secolo di ricerche non ha trovato alcun fondamento a sostegno dell’esistenza di divinità planetarie, alcuna prova che le dimensioni degli influssi astrali siano commisurate alle dichiarazioni degli astrologi, alcuna prova che i clienti siano in grado di distinguere un oroscopo genuino da uno fasullo, e invece molte prove contro tali affermazioni.
Come si può spiegare la soddisfazione di tanti clienti che si sono rivolti a un astrologo considerando che non esiste alcuna prova sull'esistenza di flussi astrali?
Fin qui però l’esistenza di altri livelli di realtà è un dogma di fede associato ad un determinato sistema di credenze. Possiamo considerarlo una possibilità, ma in assenza di prove non abbiamo alcuna ragione di darlo per scontato e in realtà siamo in qualche modo obbligati a verificare quanto lontano possiamo arrivare senza di esso. Il ragionamento umano non assistito è soggetto a errori sistematici che definiamo "persuasori occulti" (Dean e Kelly A&S). I persuasori occulti spiegano come un’astrologia basata sull’esperienza possa dare l’impressione di funzionare anche se (come i fatti suggeriscono) è di fatto non valida. Questo articolo dimostra come il processo psicologico denominato "proiezione" sia sottostante ai persuasori occulti che definiamo come "trovare un significato laddove non ne esiste alcuno" e "considerare solo i casi confermati positivamente". Viene poi mostrato il funzionamento del processo utilizzando esempi basati sui tarocchi psicologici.
Indice |
Proiezione e test proiettivi
Tutti gli incontri con l’astrologia derivano da un bisogno, espresso o inespresso, che va dalla semplice curiosità sull’astrologia alla risoluzione di una crisi personale o di un dubbio religioso e terminano con un’interpretazione del tema natale. A prescindere dai mezzi impiegati per tale interpretazione (se stessi, il computer o un astrologo), questa viene eseguita in modi che coinvolgono necessariamente le esigenze del cliente mediante un processo denominato proiezione.
In psicologia la proiezione è un meccanismo di difesa con il quale diamo ad altri la colpa dei nostri sentimenti o delle nostre azioni inaccettabili («non sono stato io, è stato Satana»), che in forme estreme sfocia nella paranoia. Si è giunti quindi a costruire dei test proiettivi, nel corso dei quali si presentano immagini vaghe ma neutre o frasi incomplete. Il presupposto è che noi proiettiamo i nostri sentimenti privati e i nostri bisogni sull’accomodante vaghezza e li riveliamo nelle nostre risposte. Se ci viene domandato cosa vediamo in quelle macchie d’inchiostro e noi riusciamo a vederci solo violenza, allora potremmo essere giudicati antisociali e bisognosi di cure psicologiche. Ad ogni modo, quel che noi proiettiamo potrebbe non riflettere la nostra personalità permanente, ma i nostri istinti artistici oppure il film che abbiamo visto la sera prima. Il presupposto è aperto al dubbio.
I test proiettivi erano un tempo numerosi e vari e decine di migliaia di studi sono stati fatti allo scopo di valutarne l’esecuzione. Due tra i più frequentemente usati erano il Test di Rorschach (macchie ottenute versando inchiostro su di un foglio di carta e piegandolo a metà, introdotto nel 1921) e il Test di Appercezione Tematica o TAT (immagini vaghe, introdotto nel 1938). Quelle decine di migliaia di studi però hanno dimostrato che i test proiettivi hanno una validità e un’affidabilità cosi ridotte che oggi generalmente vengono giudicati inutili.
Liebert e Spiegler (1978:153) notarono che, malgrado l’esigua validità e affidabilità delle tecniche proiettive, queste continuavano ad essere popolari tra i clinici, per i quali «la più semplice [spiegazione] può essere riassunta in una sola parola: Tradizione! Le tecniche proiettive hanno una storia lunghissima e fra tutti gli strumenti atti a determinare la personalità di un individuo sono quelli che hanno ottenuto la massima attenzione. È difficile scartare e mettere da parte un simile enorme investimento di tempo e di impegno». Sembra di sentir parlare gli astrologi.
I tarocchi
I tarocchi, e un gioco che ne richiedeva l’impiego, furono inventati in Italia nel quindicesimo secolo. Erano originariamente impiegati solo per giocare, e cominciarono ad essere usati come strumenti di divinazione solo verso la fine del diciottesimo secolo. Comprendono 78 carte. Si ritiene che le immagini sulle carte rappresentino le energie totali dell’universo, che offrano opportunità per lo sviluppo spirituale e che, se adeguatamente avvicinate, possano aprire le porte ai più nascosti recessi dell’anima. Le carte vengono lette durante rituali che prevedono il mescolamento e la deposizione in diversi schemi, nei quali ciascuna posizione assume un particolare significato. Sono centinaia i mazzi di tarocchi disegnati e pubblicati, molti dei quali con discrepanze sui simboli e sulle procedure. I loro discendenti esoterici diventano sempre più eccentrici. Alcune carte vengono sottoposte a revisioni radicali, ciascuna delle quali dà origine ad un altro volume di spiegazioni. Come l’astrologia, i tarocchi danno origine a newsletter, seminari e letture che possono essere effettuate telefonicamente (da Decker 1996 e Guiley 1991).
I tarocchi psicologici
Nel suo libro Le Tarot Psychologique: Miroir de Soi (Tarocchi Psicologici: uno specchio del sé) pubblicato nel 1983, la psicoterapeuta canadese Denise Roussel descrive l’uso da lei fatto dei tarocchi in quella che è sostanzialmente una tecnica proiettiva. Il suo libro è zeppo di immagini di tarocchi e di loro significati, di modi per sistemarli allo scopo di ottenerne il massimo contenuto simbolico e di esempi di ciò che i clienti vedevano in essi nel corso delle consultazioni.
Roussel chiama il proprio approccio "tarocchi psicologici" in contrapposizione ai "tarocchi divinatori". Utilizza le carte come uno strumento terapeutico per aiutare i clienti ad esprimere i propri problemi e successivamente a trovare soluzioni. Sottolinea che il suo approccio è basato sulle proiezioni dei clienti, e non sulla chiaroveggenza del lettore (pag. 148): «Risolutamente psicologico, rompe con la tradizione divinatoria basata sulla chiaroveggenza. Ciononostante, mantiene le proprie migliori caratteristiche, laddove le immagini dei tarocchi vengono utilizzate per illuminare i problemi seri per i quali un cliente ha richiesto la consultazione. Comunque, la terapia e le decisioni provengono dal consulente, supportato dalle procedure illustrate nel presente manuale. [...] Se avvicinati come strumento psicologico, i tarocchi perderanno le loro connessioni con gli Sciamani e gli Zingari. [...] In questo modo delle abilità tecniche aggiungeranno valore alle qualità intrinseche di questa risorsa» (p. 12).
Alcuni mazzi di tarocchi come il popolare Tarot de Marseille (Tarocchi di Marsiglia) non sono adatti poiché i loro arcani minori sono troppo monotoni (come le moderne carte da gioco) per essere evocativi. Roussel preferisce di gran lunga il mazzo Hurley. Il cliente mescola il mazzo mentre riflette sul problema (ciò aiuta la concentrazione) e poi depone 13 carte a faccia in giù in uno schema a diamante nell’ordine mostrato a lato (p. 242). È interessante notare che le 13 posizioni sono definite con termini astrologici (per lo più planetari) così come mostrato dai glifi. Roussel lo spiega così: «Il linguaggio astrologico è descrittivo di un comportamento osservabile. Contrariamente al linguaggio psichiatrico e psicoanalitico, descrive la personalità in un modo che non fa sentire il cliente colpevole o patologico. Questo linguaggio, nella sua semplicità e nella sua capacità suggestiva, include tutti e ciascuno» (p. 244). Una volta che le carte sono deposte, Roussel dice al cliente di voltare la numero 1 e «di descriverla. Dica qualunque cosa le venga in mente. Stabilendo dei contatti con la sua vita, scopriremo infine... [inserite qui le parole riportate qui sotto]». Il cliente allora passa alla numero 2, e così via, finché tutte le carte sono state voltate e hanno ricevuto una descrizione. Scopriremo finalmente...
- [Sole] le sue principali preoccupazioni
- [Luna] qualcosa della stessa importanza della numero 1 ma più nascosto
- [Terra] la sua posizione rispetto alle numero 1 e 2. Combatte, fugge, o cos’altro?
- [Giove] quel che è benefico e positivo per lei
- [Saturno] quel che le riesce difficile, quel che lei deve imparare ad affrontare
- [Venere] quel che per lei è fonte di amore e bellezza
- [Marte] quel che la rende aggressivo e desideroso di agire
- [Mercurio] il consiglio dato dalla sua mente, la sua soluzione al problema
- [Nettuno] il suo probabile futuro che è già in programmazione
- [Urano] i cambiamenti da contrastare o da realizzare nel futuro immaginato alla numero 9
- [Vesta] i fattori la cui mancanza l’hanno condotta al suo problema
- [Plutone] il suo futuro oltre quello previsto alla numero 9
- [Nuovo Ascendente] le forze che domineranno il suo prossimo ciclo.
In altre parole il cliente interpreta ciascuna carta a seconda di una particolare prospettiva, basata sull’astrologia, della propria situazione personale, in gran parte come si farebbe nel corso di un’interpretazione del tema natale. Come in un tema natale, le immagini agiscono come centri dell’attenzione e creatori di nuovi punti di vista. Sotto la guida del terapista, i clienti vedono se stessi e i propri problemi in un modo nuovo. Quel che non vedono può essere significativo quanto quel che vedono. È qui che i tarocchi psicologici forniscono un’utile lezione all’astrologia.
Una lezione per l’astrologia
A differenza dell’astrologia, in cui il tema natale è chiaramente personale, i tarocchi sono chiaramente impersonali - un punto facilmente dimostrato dal fatto che essi non mostrano mai due volte lo stesso schema. Ma le carte sembrano personali perchè i simboli dei tarocchi non sono arbitrari. Furono scelti per le risposte che evocano e, nel corso dei secoli, hanno guadagnato molto in ricchezza e profondità. Di conseguenza quasi chiunque può guardare le carte e trovare in esse un riflesso della propria situazione personale. Lo stesso accade con il tema natale. La lezione per l’astrologia è semplicemente questa: è il soggetto che personalizza delle immagini altrimenti impersonali e attribuisce loro un significato.
Ad esempio uno dei clienti della Roussel vede il sei di bastoni, che mostra una ragazza in piedi sotto un arco fiorito (sotto a sinistra). Si identifica con la ragazza, trasforma l’arco in un tunnel, e vede se stesso emergere da un tunnel di difficoltà che in quel momento stava sperimentando (p. 238). Ad un esame obiettivo, però, nella carta non c’è nulla che suggerisca una simile situazione. Il cliente è stato persuaso dal processo di proiezione che la carta conosceva la sua situazione e poteva aiutarlo a migliorarla. (Nei tarocchi divinatori la fede nel fatto che le carte abbiano un tale potere è un fattore cruciale e proviene dalla fiducia del cliente nel lettore e dal fatto che le carte poggino su tradizioni vecchie di secoli, cosa questa che impressiona anche il più scettico dei clienti.)
Questa lettura è confermata se si guarda alle carte della Roussel di cui vengono riportate il maggior numero di risposte ottenute nel corso dalle consultazioni, vale a dire il 10 di bastoni (5 risposte) e il 5 di bastoni (4 risposte), si veda sopra al centro e a destra. Le risposte riportate dalla Roussel sono le seguenti:
Nel 10 di Bastoni (sopra, al centro):
- Suzanne, 35, vede catene ovunque; non deve essere schiava della propria vita sentimentale (p.216).
- Maurice, 55, vede Giovanna d’Arco. È lui stesso che brucia e compie sacrifici (p. 235).
- Solange, 26, vede attentati alla propria vulnerabilità, ha bisogno di imparare le arti marziali (p.286).
- Laurent, allontanatosi da Josie, vorrebbe riportare alla libertà il corpo incatenato di lei (p. 290).
- Celine vede una persona sola, confinata, che non parla. Evoca immagini del proprio passato (p.296).
Nel 5 di Bastoni (p. 43, a destra)
- Maurice, 55, vede i propri datori di lavoro che lo mettono in ridicolo davanti agli altri. È disperato (p. 234).
- Christian, 19, vede se stesso schiacciato dalle opinioni degli altri. Fa degli sforzi ma ne è ferito (p. 249).
- Nicole vede come un problema la collaborazione degli altri. Potrebbe dover ricominciare daccapo (p. 302).
- Raymond vede 4 persone che cercano qualcosa, la quinta (lui stesso) pensa ad un sistema migliore (p. 314)
Gli esempi sopra riportati mostrano come la stessa carta possa evocare risposte piuttosto diverse. È quindi il soggetto che personalizza le carte e conferisce loro un significato. In altre parole l’intero esercizio si fonda sulla proiezione. E la proiezione è un processo potente. Infatti Roussel commenta «Dopo aver effettuato più di cinquecento tarocchi psicologici non ricordo una singola occasione in cui non fosse possibile stabilire un collegamento forte e significativo tra l’immagine presentata e la domanda posta» (p. 249). Pressappoco la stessa cosa può essere detta a proposito dell’astrologia (e della grafologia, della lettura della mano, della frenologia, delle foglie di tè, e così via). La proiezione funziona, di sicuro!
E l’influsso paranormale?
Contrariamente al processo psicologico sopra esposto, in genere i lettori di tarocchi insistono sul fatto che siano coinvolti alcuni processi paranormali. Questo punto di vista è stato esplorato dalla parapsicologa Susan Blackmore (1986, pp.61-70). All’epoca delle sue esplorazioni aveva tenuto letture dei tarocchi per otto anni e aveva fama di esserne un’eccellente interprete. «E volta dopo volta le carte mi hanno impressionato. Qualcosa di interessante stava evidentemente accadendo. [...] i Tarocchi evidentemente funzionavano» (p. 61). Quindi, si mise all’opera per mettere i tarocchi alla prova.
Susan Blackmore condusse diversi esperimenti sui tarocchi perché si era convinta che queste carte funzionassero grazie a qualche potere paranormale. Ma i risultati andarono in tutt'altra direzione.
La lettrice può così utilizzare tutto il feedback che le viene fornito. Osservando inconsciamente le sottili risposte alle suggestioni e a qualunque vago commento, la lettrice può guidare la propria lettura verso le risposte esatte. Ciò non vuol dire che questi processi giocano necessariamente un ruolo importante nella lettura dei tarocchi, ma solo che, se desiderate trovare l’elemento paranormale, dovete escluderli. Questo potrebbe significare che lettrice e richiedente debbano essere separati l’una dall’altro. D’altro canto, ciò avrebbe cominciato a distruggere l’intera atmosfera della lettura dei tarocchi. Cosa sarebbe accaduto dell’intima seduta attorno alla tavola, del rituale mescolare e tagliare il mazzo e della lenta e riflessiva deposizione delle carte? Tutto ciò avrebbe dovuto rimanere, altrimenti avrei avuto la sensazione che non fosse un test imparziale.
Come avrei allora potuto accertare il risultato per decidere se fosse positivo oppure no? Ovviamente avrei dovuto sviluppare qualche metodo per la valutazione statistica del successo delle sedute. Esistevano già dei metodi per farlo.
Ad esempio, si potrebbero richiedere al soggetto dei giudizi sulla bontà delle sedute. Si potrebbero impiegare altre persone per giudicarne l’accuratezza e utilizzare poi le valutazioni in calcoli che confrontassero i risultati con quello che ci si sarebbe aspettati dal puro caso. Se i punteggi risultano migliori di quel che si potrebbe predire per caso e i controlli sono accurati, potrebbe darsi che abbiate poteri paranormali. Misi tutto questo insieme ed escogitai un semplice esperimento per verificare se i tarocchi funzionano in maniera normale o paranormale» (pp. 62-63).
Nel suo primo esperimento Blackmore chiese a dieci dei suoi studenti del corso di parapsicologia di mescolare le carte mentre contemporaneamente pensavano a se stessi, e di tagliare poi tre volte il mazzo con la mano sinistra. Un assistente prese nota dell’ordine delle prime dieci carte e diede tali sequenze a Blackmore senza identificarle. Questa depose sul tavolo le carte corrispondenti e battè a macchina un’interpretazione. Ciascuno studente assegnò poi un punteggio alle dieci interpretazioni, con una scala di valutazioni che andava da 1 (migliore) a 10 (peggiore).
Secondo le leggi della casualità le loro personali interpretazioni avrebbero dovuto ottenere un punteggio medio di 5.5, ma se le carte avessero funzionato in modo paranormale il punteggio medio avrebbe dovuto essere inferiore. In effetti il punteggio medio fu 4 e aveva significato statistico, ma c’era un problema - gli studenti si conoscevano bene tra loro e quindi se una lettura sembrava adattarsi a uno dei compagni, gli altri avrebbero saputo automaticamente che non si trattava di se stessi, cosa che avrebbe naturalmente falsato i risultati.
Niente di paranormale nei tarocchi
A tempo debito Blackmore condusse altri due esperimenti nei quali questo problema fu evitato. In entrambi i casi i risultati non andarono oltre i livelli attesi dalla casualità. I soggetti cioè non erano in grado di distinguere la propria lettura dalle altre. Nonostante l’eccellente protocollo sperimentale della Blackmore e l’eccellente interpretazione che lei dava dei tarocchi, non vi fu alcuna prova che in tali letture vi fossero componenti paranormali.
Inoltre, l’abilità dei clienti della Roussel nel vedere quel che desideravano vedere, o che qualche volta desideravano non vedere, dimostra che non dobbiamo guardare oltre la proiezione per spiegare gli esiti di una lettura dei tarocchi, per quanto questa possa sembrare impressionante (la qual cosa ovviamente aveva indotto Blackmore a ritenere che qualcosa di paranormale potesse accadere nel corso di una lettura).
Neher (1990) riferisce un esperimento simile a quelli di Susan Blackmore nei quali i soggetti non erano in condizione di identificare la propria lettura dei tarocchi con maggiore accuratezza rispetto alla casualità e conclude «non vi sono prove adeguate che dimostrino l’esistenza di processi paranormali nella lettura [dei tarocchi] [...] Comunque, ciò non vuol dire che le letture siano prive di valore; [...] viste come strumenti per la proiezione e la comprensione del nostro personale inconscio, le letture possono risultare molto utili».
Naturalmente, la proiezione è alla base non solo dei tarocchi psicologici ma anche di quelli divinatori e di tutte le altre forme di predizione del futuro.
L’astrologia come una lettura di tarocchi
I tarocchi psicologici si basano sulle loro immagini evocative ma ambigue, che si adattano praticamente a qualunque situazione (Roussel p. 140). L’atmosfera in cui avviene la lettura dovrebbe essere tranquilla, confortevole e rilassata, magari con candele e fiori. «Evitate intrusioni. Proteggete la porta d’ingresso apponendovi un cartellino che avverte di Non disturbare. Staccate il telefono, specialmente se dovete affrontare dei tarocchi elaborati» (p. 151). Lo scopo non è predire il futuro ma aiutare il cliente ad esprimere i propri problemi e a risolverli senza che necessariamente vengano proposte delle soluzioni. Il compito del lettore è aiutare i clienti, attraverso il processo di lettura, a stabilire connessioni con ciascuna carta e il problema (o la domanda) in oggetto, e condurli così a proporre delle soluzioni proprie. In breve, «Ci siamo contrapposti alle regole di condotta di un veggente. I tarocchi psicologici passano la responsabilità al cliente, laddove la comprensione del problema conduce alla sua soluzione» (p. 342).
L'atmosfera in cui avviene la lettura dovrebbe essere tranquilla, confortevole e rilassata. Lo scopo non è predire il futuro ma aiutare il cliente ad esprimere i propri problemi e a risolverli senza che necessariamente vengano proposte delle soluzioni.
E il processo di proiezione che funziona così bene per i tarocchi psicologici non può che funzionare altrettanto bene per l’astrologia, ivi inclusa l’astrologia oraria. Questo perché i tarocchi psicologici affrontano molto bene «lo sbalorditivo assortimento di domande che possono essere formulate a proposito della salute, delle relazioni, del lavoro, delle scelte, delle azioni, e così via» (p. 153). In verità, Roussel cita molti esempi di domande a cui è stata data con successo una risposta mediante i tarocchi psicologici e tutti avrebbero piena cittadinanza in un testo di astrologia o di astrologia oraria, come in questi campioni presi dalle pagine 153-154:
- Lisette, 35, potrò mai sfuggire alla prigione delle mie fissazioni?
- Fernand, musicista, perchè la mia espressione musicale è così difficile?
- Claire, desiderando unirmi ad un movimento politico, quale sarà il migliore per me?
- Louis, sto per fare un investimento da un quarto di milione di dollari, quale ne sarà il risultato?
- Jeanne, scrittrice, desiderando cambiare la propria carriera, come ne uscirà?
- Jean, mia moglie ha tendenze suicide, c’è niente che io possa fare?
- Solange, 32, una divorziata, dovrei scegliere la solitudine o un nuovo cambiamento?
- Roger, ho perso il controllo, come posso fermarmi?
- Andre, 20, esito a sposarmi, amo davvero Suzanne?
- Guy, sopraffatto da tre gravissimi avvenimenti nello stesso tempo, come sopravvivere?
Se la proiezione da sola può affrontare simili domande, è chiaro che non vi è alcuna ragione di invocare spiegazioni paranormali per l’astrologia oraria, come quelle avanzate da Curry e Willis (1999).
Conclusione
I partecipanti a una lettura del tema natale sono quindi le vittime di qualcosa che finge di essere ciò che non è. E la più probabile fonte di questa illusione è la proiezione. La proiezione è coinvolta in qualunque esperienza astrologica e questo indipendentemente dal fatto che il cliente interpreti più o meno correttamente l’esperienza.
In più, la proiezione non richiede alcun supporto né da parte di sistemi di credenze o di fede né da parte di altri livelli di realtà ed è quindi la spiegazione più semplice. Potrebbe sembrare inappropriato a molti ridurre una lettura astrologica ad un esercizio di proiezione, visto che si tratta di una forte esperienza emotiva. È facile dimenticare che, per i clienti, la lettura può essere di profonda importanza. In un certo senso, importa poco o nulla che in essa siano coinvolti la verità oppure altri livelli di realtà o la proiezione o chissà che altro, poiché per molti clienti la lettura assolve al suo compito e ciò può bastare. Potranno procedere in qualunque direzione l’esperienza suggerisca, fiduciosi del fatto che è stata significativa e ha cambiato le loro vite.
D’altra parte, affinché le persone possano trattare meglio i problemi, è necessario che apprendano un’intera serie di abilità per tenere loro testa. Dobbiamo quindi chiederci quale tipo di apprendimento ha luogo nel corso di una lettura astrologica e se l’astrologo sia competente a condurre tale apprendimento. La terapia non è un’esperienza che aiuta la gente a sentirsi meglio, che fornisce una migliore visione interiore, o rende più calmi. E’ un processo che tenta di mostrare alle persone come poter raggiungere una maggiore responsabilità personale nei confronti dei propri pensieri e delle proprie azioni. Insegna loro ad affrontare i rischi e ad accettare che la vita non ha certezze. L’autodeterminazione è una delle componenti più importanti del benessere. All’astrologia non dovrebbe essere permesso di suggerire che esistono forze misteriose a cui possiamo attingere per raggiungere la felicità, poiché ciò (come l’eroina) può essere di una dannosità devastante.
I molti modi nei quali un astrologo può manipolare una lettura e inconsciamente aiutare il processo di proiezione sono vividamente descritti da Jacques Halbronn (A&S): «Il vostro cliente ha bisogno di sentirsi speciale. Una volta che avrete ottenuto la sua fiducia grazie al vostro atteggiamento generale, l’astrologia può diventare gradualmente sfumata, permettendovi di focalizzarvi sul feedback. Presto voi e il vostro cliente sarete strettamente uniti in un dialogo e l’astrologia può ampiamente essere ignorata salvo che per essere usata come un comodo sistema per cambiare argomento».
Geoffrey Dean
Fellow del Committee for Skeptical Inquirer (CSI)
Traduzione di Fara Di Maio
Testo tratto da www.astrology-and-science.com . La versione completa dell’articolo (ridotto per ragioni di spazio) è disponibile in italiano alla pagina www.cicap.org/astrologia
Bibliografia
Alcuni riferimenti di questo articolo rimandano al sito web astrology-and-science.com, a cui si rinvia anche per eventuali approfondimenti. In particolare (i riferimenti al sito web sono segnati nel testo come "A&S"):
- Dean G. e Kelly I.W., "Artifacts in Reasoning", in Doing Scientific Research.
- Halbronn J. "Astrologer meets Client: Tricks of the Trade", in Applied Astrology.
- Blackmore S. (1986), The Adventures of a Parapsychologist, Amherst NY: Prometheus.
- Curry P. e Willis R. (2004), Astrology, Science and Culture, Oxford: Berg.
- Decker R. (1996), Tarot, in G. Stein (a cura di), The Encyclopedia of the Paranormal, Amherst NY: Prometheus, pp. 752-759. Decker è il curatore della US Playing Card Company, produttrice di carte da gioco.
- Dobkin M. (1969), "Fortune’s Malice: Divination, Psychotherapy, and Folk Medicine in Peru", in Journal of American Folklore, 82, pp. 132-141.
- Evans H. (1987), Gods, Spirits, Cosmic Guardians: A Comparative Study of the Encounter Experience. Wellinborough: Aquarian. Uno studio eccellente e dettagliato delle relazioni di contatti avuti con dei, angeli, demoni, fantasmi, spiriti e visitatori dallo spazio, e del perché avvengono. 273 riferimenti.
- Guiley R.E. (1991), Encyclopedia of Mystical and Paranormal Experience, London: Grange, pp. 602-604.
- Jensen A.R. (1964), "The Rorschach Technique: A Re-Evaluation", in Acta Psychologica 22, pp. 60-77.
- Liebert R.M. e Spiegler M.D. (1978), Personality: Strategies and Issues, terza edizione, Homewood IL: Dorsey.
- Neher A. (1990), The Psychology of Transcendence, Dover, NY, pp. 240-242.
- Roussel D. (1983), Le Tarot Psychologique: Miroir de Soi. Un essai de psychologie appliquée, Boucherville PQ: Editions de Mortane, 372 pp., senza indice, ristampato nel 1990. Comprende una breve storia dei tarocchi illustrati da carte tratte da oltre quindici mazzi diversi. I miei ringraziamenti ad Axel Harvey per aver rintracciato questo testo altrimenti molto difficile da trovare (era in un negozio di libri situato proprio dietro il suo ufficio) e per aver generosamente rifiutato di essere pagato. Ciò accadeva nel luglio 1990.