Dalla prefazione di Margerita Hack Questo libro ci mostra un lato poco conosciuto di Galileo, e cioè il suo interesse (o forse sarebbe meglio dire: obbligo di interesse) per l’astrologia. All’epoca di Galileo l’astrologia e l’astronomia non erano chiaramente separate e ambedue erano ritenute egualmente rispettabili. Certo, allora si sapeva ben poco sulla natura fisica e la distanza dei corpi celesti, ed era comprensibile che a oggetti così misteriosi si potessero attribuire poteri e capacità di influire sulle vicende umane. Questa è una storia dell’astrologia ai tempi di Galileo e di Keplero, e delle tante credenze assurde, proprio negli anni in cui stava nascendo una concezione moderna della scienza. Ma è anche una storia della vita di Galileo a Padova e poi a Firenze, e delle sue scoperte. Keplero, che appare molto più interessato di Galileo all’astrologia, ha avuto il grande merito di aver creduto alle osservazioni delle posizioni dei pianeti, fatte dal suo maestro Tycho Brahe, piuttosto che ai dogmi aristotelici. Le osservazioni indicavano che le orbite dei pianeti sono ellissi e non dei circoli, come voleva la tradizione aristotelica. Poiché circoli e sfere erano ritenute figure geometriche perfette, i corpi celesti dovevano necessariamente avere orbite circolari e non delle imperfette ellissi. Anche Copernico, per far quadrare le osservazioni con il dogma delle orbite circolari, dovette ricorrere agli epicicli, come già avveniva per il sistema tolemaico, complicando così il semplice sistema eliocentrico. Galileo, con le sue esperienze sul moto dei corpi, è stato il primo fisico sperimentale in senso moderno e un ingegnoso sperimentatore, che usava i battiti del suo cuore per misurare i tempi che un grave impiega a percorrere un piano inclinato, o per studiare le leggi delle oscillazioni del pendolo; come è stato un grande osservatore dei corpi celesti. L’osservazione della stella nova apparsa nel 1604 fu un’altra prova dell’inconsistenza dei dogmi aristotelici, secondo cui i corpi celesti posti oltre la Luna dovevano essere perfetti e incorruttibili e non soggetti ad alcuna variazione. Galileo mostrò che la stella nova non mostrava alcun effetto di parallasse e quindi doveva essere più lontana della Luna. Così pure, l’avere utilizzato il cannocchiale per osservare i corpi celesti gli permise di dimostrare che la Luna è un corpo in tutto simile alla Terra, con vallate e montagne; che sul Sole appaiono e scompaiono delle macchie scure, e che quindi non è il perfetto e invariabile corpo celeste voluto da Aristotele. Infine, la scoperta dei quattro maggiori satelliti di Giove, che costituivano un vero e proprio sistema solare in miniatura, era una forte prova a favore del sistema eliocentrico...
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